cinema
. Una prima versione dell'Inferno fu realizzata nel 1906, riscuotendo scarso successo. Grande successo, e non solo in Italia, ebbe invece il lungometraggio di 5 bobine, diviso in tre parti e 54 episodi, realizzato dalla Milano-Film nel 1909. La regia era di Giuseppe De Liguoro, coadiuvato da Francesco Bertolini e Adolfo Padovan. L'attore Salvatore Papa interpretava la parte di D., il Padovan quella di Virgilio; De Liguoro interpretava alcuni dei personaggi, tra cui il conte Ugolino. Per le inquadrature, regista e operatore s'ispirarono alle illustrazioni di Gustavo Doré. Scrive il Sadoul: " De Liguoro aveva introdotto del lirismo in un grande spettacolo di sorprendente originalità, che si distaccava nettamente sulla produzione dell'epoca. Per il 1909 l'Inferno fu senza dubbio un capolavoro ". Si discusse molto e destò curiosità e interesse il modo con cui il fotografo Emilio Roncarolo ottenne effetti e suggestioni grandiose. Famoso quello realizzato per la scena di Bertram del Bornio: incappucciata la testa di velluto nero, un uomo di statura altissima avanzava su un fondale nero e reggeva per i capelli un altro uomo di bassissima statura, avvolto il corpo di un mantello nero. Arditissime per quell'epoca altre trovate, alcune suggerite forse dalla tecnica che il regista Méliés aveva sperimentato ne Le voyage dans la lune. Qualche trucco non fu mai svelato dal Roncarolo; quello ad esempio dell'aureola luminosa che sovrastava la testa di Beatrice.
Il carattere solenne dell'anteprima al teatro Mercadante di Napoli fu sottolineato dagl'illustri invitati che vi parteciparono: tra essi Roberto Bracco e Benedetto Croce. L'indomani un entusiastico resoconto del film e della serata venne pubblicato da Matilde Serao sul giornale " Il Giorno ". L'eco del successo si propaga, intanto, dall'Italia all'estero. Sul parigino " Temps " il direttore del Théâtre-Français, Jules Claretie, rientrato da Firenze, si domanda in un lungo articolo: " Dante cinematografato? Si potrebbe credere a una scommessa, ed è vivere una realtà che dà un risultato veramente artistico ". Un lusinghiero successo ottenne il film in America.
La Helios-Film, una casa produttrice minore, sull'onda del successo del film della Milano, faceva girare una riduzione dell'intero poema dantesco, ma il risultato fu fallimentare. La Milano-Film, allora, per avere libero il campo e temendo un disorientamento del pubblico, acquistò sia i diritti della precedente riduzione del 1906, sia i diritti per l'America della versione dell'Helios. Il film, in quattro bobine, delle due altre cantiche dantesche, il Purgatorio e il Paradiso, girate dall'Helios, fu presentato in America nel 1912. Nello stesso anno l'Ambrosio-Film di Torino realizzava il film Dante e Beatrice, regista Mario Caserini, operatore Giovanni Vitrotti, distribuito negli Stati Uniti col titolo The life of Dante. Un anno prima, il regista Giuseppe De Liguoro, già provatosi nel 1907 con una riduzione de Il conte Ugolino per la Itala-Film, si era impegnato nella realizzazione di un altro film ispirato all'Inferno dantesco, interpretandovi egli stesso la parte del conte Ugolino. Nel 1920 abbiamo una Francesca da Rimini, con Mary Bayma Riva, della Floreal-Film di Roma; nel 1921 alla Tespi-Film La mirabile visione, soggetto di Fausto Salvatori, regia e scenografia di Caramba, interpreti Camillo Talamo, Lilliana Millanova, Gustavo Salvini, Lamberto Picasso. Nello stesso anno, ma uscito nel 1922, viene realizzato un film che porta il titolo Dante nella vita dei tempi suoi, soggetto di Valentino Soldani, regia di Domenico Gaido, interpreti Guido Maraffi, Amleto Novelli, Diana Karenne.
Qualche rapido cenno bisogna fare per Maciste all'Inferno (Maciste in Hell) realizzato dall'Excelsior-Film e immesso nel circuito nel 1931, per Dante's Inferno (La nave di Satana, in italiano), della Fox, interprete principale Spencer Tracy; in quest'ultimo film da notare una ricostruzione plastica dell'Inferno dantesco.
Appena da citare sono altri due film del 1949: Il conte Ugolino (produzione Forum-Film; regia di Riccardo Freda), e Paolo e Francesca (produzione Lux-Film, regia di Raffaello Matarazzo), in cui produttori e registi facevano affidamento sul richiamo che i personaggi danteschi esercitano sulla fantasia popolare.
Bibl. - M.A. Prolo, Storia del cinema muto italiano, Milano 1951; R. Paolella, Storia del cinema muto, Napoli 1956; G. Sadoul, Storia generale del cinema, II, Torino 1967.