Cinemasessanta
Rivista cinematografica italiana mensile, poi bimestrale, fondata a Roma nel luglio 1960, con una redazione composta da Mino Argentieri, Tommaso Chiaretti, Spartaco Cilento (direttore responsabile), Lorenzo Quaglietti e Giovanni Vento. Dopo essere stata presentata alla Mostra del cinema di Venezia del 1959, la rivista nacque, come mensile e con la testata "Cinema 60", per i tipi di Beniamino Carucci, in piccolo formato e con 32 pagine. Nel primo numero la breve e anonima pagina di presentazione individuò in "un senso di stanchezza, quasi di capitolazione" della pubblicistica cinematografica la necessità di proporre una voce nuova. Ovvero una rivista di tendenza, fautrice di un'estetica del realismo, ma aperta al dialogo e alla discussione. Tra i redattori, Argentieri all'epoca era uno dei critici di "l'Unità", Chiaretti era il critico di "Il Paese" e Quaglietti collaborava a varie testate, mentre Cilento, ingegnere, rappresentò un costante compagno di strada, talora attivo come soggettista di film. Nel primo numero apparvero contributi di Chiaretti (Cannes 1960: i vivi e i morti), Argentieri (Da Andreotti a Tupini: il risveglio del dinosauro), Quaglietti (La linea di Barbaro), Libero Solaroli (Nella "nebbia" del cinema fascista, i "fari" di Franciolini), Callisto Cosulich (L'Accademia premia l'accademia), Lucio Mandarà (Il ruggito del topo), Pierre Kast (L'amore dei marziani), Sergej Apollinarievič Gerasimov (I giovani del cinema sovietico), un intervento della redazione su Il "Potemkin" oggi e una nota di Jacques Becker (Gli innamorati del cinema). Tra essi si possono individuare atteggiamenti, scelte e linee che la rivista confermerà nel corso della sua storia. La battaglia contro ogni forma di censura e di pressione politica (Argentieri), una certa autonomia di giudizio critico anche nei confronti di autori consacrati (Chiaretti su Federico Fellini e Michelangelo Antonioni), il ricordo di un buon cinema d'antan (Solaroli su Gianni Franciolini), l'attenzione non esclusiva ma particolare al cinema russo e sovietico (la redazione e Gerasimov), quella verso il nuovo cinema americano (Cosulich), il richiamo al magistero storico e teorico di Umberto Barbaro (Quaglietti). E proprio la Biblioteca del cinema Umberto Barbaro, diretta da Argentieri, rilevò, nel 1967, la proprietà della rivista, divenendone l'editore. Tra il 1968 e il 1969, alla rivista si affiancò un supplemento economico, un quindicinale di otto pagine dal titolo "Questocinema", ricco di dati e materiali informativi, il cui comitato direttivo era composto da Libero Bizzarri, Giovan Battista Cavallaro, C. Cosulich, Giacomo Gambetti e Lino Miccichè. Nel 1969 il comitato editoriale risultò composto da Argentieri, Miccichè, Quaglietti, Bruno Torri e Gianni Toti. Nel corso del tempo la proprietà è rimasta della Biblioteca Umberto Barbaro, ma si sono succeduti vari editori, dagli Editori Riuniti a Tullio Pironti alla Ediesse, dalla Rsb alla Nuova Arnica (a partire dalla metà del 1991). Il formato aumentò fino ad assumere, nel 1976, la veste odierna (21×28), il numero di pagine si assestò su una media di 64 e vennero inserite le illustrazioni. La direzione, sostanzialmente collegiale, ma fino al 1970 affidata ufficialmente a Cilento, è stata dalla fine del 1970 assunta da Argentieri, accanto al quale si è insediato un comitato direttivo composto da Giorgio De Vincenti, Teresio Spalla e Toti. A partire dai nr. 73-74 (dic. 1969-genn. 1970) la cadenza di uscita è divenuta bimestrale.Molti sono stati i temi, le tendenze, gli autori e le cinematografie trattati, i libri e i film recensiti (con le rubriche Occhio critico, Miscellanea e Indicatore librario). Le sezioni via via susseguitesi sono state rivolte a riflessioni di teoria, estetica e linguaggio del cinema (con contributi, tra i molti, di L. Albano, R. Alemanno, U. Barbaro, G.P. Brunetta, G. De Vincenti, L. Miccichè e pubblicazioni di Michelangelo Antonioni, Ingmar Bergman, Anton Giulio Bragaglia, René Clair, Carl Theodor Dreyer, Sergej M. Ejzenštejn, Alfred Hitchcock, L. Pirandello, Vsevolod I. Pudovkin, Dziga Vertov e Orson Welles), alla dimensione critica anche in relazione alla sociologia, alla politica, all'antropologia e alla psicoanalisi. Attenzione costante è stata rivolta al film documentario e alla cineattualità, alla censura, all'industria cinematografica, ai rapporti tra il cinema e il teatro, la letteratura e la musica, alla tecnica, al cinema d'animazione, alla televisione. Sono apparsi testimonianze e documenti, soggetti e sceneggiature, dialoghi e testi teatrali, di figure quali B. Brecht e Charlie Chaplin, R. Clair e Aleksandr P. Dovženko, C.Th. Dreyer e S.A. Esenin, Jean-Luc Godard (i dialoghi integrali di Le petit soldat, nel nr. 8-9 del 1961), A. Hitchcock (i dialoghi di Rear window, nel nr. 175-176-177 del 1987), Fritz Lang (l'atto unico Sturm, nel nr. 178 del 1987), Alain Resnais (i dialoghi di La guerre est finie, nel nr. 61 del 1967), Eric Rohmer (i dialoghi di Pauline à la plage, nel nr. 174 del 1987), V.B. Šklovskj, Paolo e Vittorio Taviani (la sceneggiatura di Sovversivi, nel nr. 62-63 del 1967), Vertov, Luchino Visconti (un estratto da Il Gattopardo, nel nr. 31 del 1963). Lo spirito militante non è venuto meno negli ultimi anni e in più numeri si rilevano interventi su aspetti legati al più generale contesto politico e culturale.