CINERARIA (dal lat. cinis, per il tomento grigio che ricopre la pianta)
Questo nome fu adoperato da Linneo per designare un gruppo di specie della famiglia Composte, che oggidi sono riportate al genere Senecio; prototipo di esse è la S. cineraria DC. (fr. cinéraire; sp. cineraria; ted. Aschenkraut; ingl. dusty miller). È un suffrutice comune sulle rupi marittime della regione mediterranea, a foglie spesse, variamente inciso-lobate o pennatifide, ragnatelose come tutta la pianta e a capolini in ampio corimbo composto giallo-dorati. Per altre specie di questo genere v. senecio. Il nome di cineraria in orticoltura, è adoperato a designare forme diverse, scaturite con la coltura, del S. cruentus DC. che, insieme con un'altra decina di specie, è endemica delle isole Canarie. È questa una delle specie ornamentali primaverili più diffuse nei giardini e si presenta come un elegante cespo a foglie ampie, alterne, subcordate, picciolate e auricolate alla base, più o meno pelose o cotonose. I capolini, numerosi e formanti una bella pannocchia corimbiforme, sono circondati da 12-16 brattee, presentanti alla periferia 10-12 fiori ligulati che nelle forme più tipiche sono di un porporino vellutato, mentre quelli del centro sono gialli o purpurei. La coltura e la selezione hanno prodotto, come si disse, un'infinita varietà nei fiori che possono essere di vario colore, anche doppî, e nello stesso portamento della pianta relativamente alta e slanciata, ovvero nana. Si semina alla fine dell'estate e in generale la coltura si fa in vasi, che devono essere riparati in inverno.
Il nome Cineraria, nell'uso strettamente scientifico, fu conservato per designare un genere, pure delle Composte, comprendente circa 25 specie della regione del Capo di Buona Speranza e finitime; qualcuna vegeta in Abissinia, nel Kilimangiaro e al Madagascar. Suo sinonimo: Xenocarpus Cass. (V. tav. a colori).