cinghiamattanza
s. f. Lotta a suon di musica, durante la quale si tirano cinghiate.
• Si definiscono apartitici, ma non extraparlamentari. Non rinnegano in toto il fascismo, ma contestano chi li accosta all’estremismo di destra. Rifiutano la xenofobia e l’antisemitismo, oltre che il multiculturalismo. Sono animalisti ed ecologisti, a favore delle coppie di fatto, ma non dell’adozione per le coppie gay. E se ai concerti nei centri sociali si pratica il «pogo» (salti e spintoni spalla contro spalla), loro hanno inventato la più virile «cinghiamattanza», dove si danza a colpi di cinta sul corpo del vicino («Ma senza farsi male», giurano). (Dario Prestigiacomo e Romina Marceca, Repubblica, 23 marzo 2011, Palermo, p. VII) • «È inaccettabile ‒ dice Gianluca Peciola, consigliere provinciale di Sel ‒ che si organizzi il concerto di un gruppo che si richiama apertamente al fascismo. I titoli delle canzoni degli Zeta Zero Alfa sono Nel dubbio mena, Rose rosse ossa rotte, Tante botte. E durante i loro concerti gli spettatori si prendono a cinghiate, facendo la cinghiamattanza». Replica Andrea Antonini, consigliere del XX, ed esponente di CasaPound: «Il concerto si farà e sarà una festa». (Corriere della sera, 17 giugno 2011, Cronaca di Roma, p. 7) • «Mens sana in corpore sano». Tra le discipline in voga c’è la «cinghiamattanza» («lotta di strada», «caciara costruttiva» il combattimento a colpi di cinghia). (Paola Zanca, Fatto Quotidiano, 27 ottobre 2012, p. 8).
- Composto dai s. f. cinghia e mattanza.
- Già attestato nell’Unità del 18 agosto 2007, p. 21, In scena (Eduardo Di Blasi).