AJTMATOV, Čingiz
Scrittore sovietico di nazionalità kirghisa, scrive tanto nella sua lingua d'origine quanto in russo. È nato a Šeker il 12 dicembre 1928; diplomatosi in agraria nel 1953 ha lavorato per qualche tempo come zootecnico. Esordì nel 1952 col racconto Gazetčik Dzjujdo ("Il giornalaio Dziujdo"), ma si affermò col breve romanzo Džamilija, del 1958, che tra l'altro venne tradotto in francese, l'anno seguente, da L. Aragon. Da allora la fama dell'A. si è andata imponendo in patria e all'estero; i suoi Povesti gor i stepej ("Racconti delle montagne e delle steppe") ottennero il premio Lenin nel 1963; il breve romanzo Proščaj, Gul′sary ("Addio, Gul′sary") fu insignito del Premio di stato nel 1968. Scrittore attento ai risvolti psicologici e morali dell'individuo, l'A. proietta i suoi eroi e le sue storie in una dimensione fiabesca, cui non è estranea la suggestione esotica della sua terra, che non scade però mai in vezzi folcloristici. Molta risonanza, non senza polemiche, ha avuto il suo nuovo romanzo Belyj parochod (1971, "La nave bianca"), struggente e poetica storia del suicidio di un bambino. Membro del Partito dal 1959, l'A. dal 1967 è deputato al Soviet supremo dell'URSS. In ital., col titolo Romanzi brevi, Milano 1973, sono stati tradotti "Addio, Gul′sary", "Dzamilija" e "La nave bianca".