CINGOLO
È propriamente il nome della cintura (v.) dell'ufficiale e del soldato romano (cingulum militiae), che era come un'insegna onorevole di chi era sottoposto alla disciplina militare. Divenire soldato si diceva anche cingi; discingi era per conseguenza sinonimo di degradazione. Non era mai permesso al militare in servizio, in ispecie durante le campagne militari, di togliersi il cingulum. Gli ufficiali e i soldati armati di corazza lo portavano sopra a questa, attorno alla vita, quelli fuori servizio, senza la corazza, lo portavano sopra la tunica. In mancanza della tracolla (balteus) il cingolo serviva anche a reggere la spada ed a tenere il pugnale.
Il cingolo militare consisteva in una semplice fascia di stoffa o di cuoio sottile, frangiata all'estremità e annodata sul davanti. Quello dei soldati è più spesso fermato a mezzo di una fibbia con ardiglione, o anche con dei bottoni; il cuoio è coperto da una serie di laminette di metallo, per lo più con ornamenti a rilievo. Non sembra che il cingolo degli alti ufficiali si distinguesse da quello dei militari di grado inferiore e dei soldati; tuttavia il cingolo, che si vede nelle statue loricate degl'imperatori e degli alti personaggi, è sempre annodato alla stessa maniera sul ventre, in modo che le estremità non ricadono sui fianchi, ma sono rialzate sotto la stessa cintura così che formano due svolazzi simmetrici.
Il cingolo divenne, nel basso Impero, quando la gerarchia amministrativa si andò foggiando sul modello dell'esercito, un segno di distinzione anche per i funzionarî civili. Questi erano tenuti a portarlo in servizio, e non era loro permesso di presentarsi davanti all'imperatore senza di esso (Cod. Theod., VIII, 4, 16; XII,1, 147). L'espressione sumere cingulum o cingulo mereri significava essere in servizio attivo; dicevasi cingulum deponere il lasciarlo.
Per il cingolo ecclesiastico, v. vesti liturgiche.
Il cingolo per le ruote. - È un ordegno che si applica alle ruote del carreggio o dell'autocarreggio militare per impedire l'affondamento e talora anche lo slittamento del veicolo quando la strada o il terreno siano poco consistenti o molto ripidi. A tale scopo si applicò intorno alla ruota una corona snodata di piattaforme che costituiscono sotto la ruota un largo appoggio e ne migliorano - sotto gli aspetti considerati - le condizioni di rotolamento. Il cingolo, naturalmente, non è parte integrante della ruota, ma può essere applicato e tolto con grande rapidità. Alcuni cingoli sono applicabili anche alle ruote degli affusti campali (v. affusto) con il vantaggio di eliminare o semplificare la preparazione del terreno (costruzione di piattaforme o paiuoli) sotto la bocca da fuoco, che altrimenti affonderebbe durante il tiro e non potrebbe più essere puntata. L'idea del cingolo rimonta a circa un secolo fa, ma la sua applicazione fu perfezionata dall'italiano Crispino Bonagente (v.).
L'uso dei cingoli, nel senso sopra accennato, è stato molto largo nel primo ventennio di questo secolo. Il cingolo fu applicato alle ruote di molti affusti e alle ruote di speciali carrelli destinati al traino di artiglierie in montagna. Con ingegnosi adattamenti fu poi, in anni più recenti, applicato anche alle ruote motrici di autocarri militari (trattori), e con forma più allungata (in modo da comprendere più di una ruota) anche alle trattrici. Attualmente l'impiego del primitivo classico tipo di cingolo, perfezionandosi alcuni tipi di autocarreggio militare capaci di grandi sforzi di traino ed anche di percorrere terreno rotto fuori dalle strade, è in diminuzione, pur restandone applicato il principio ispiratore.
I cingoli per ruote grandi sono generalmente di legno con armature e snodi di ferro e acciaio, e hanno anche qualche riscontro di gomma per diminuire il forte rumore che altrimenti farebbero le piattaforme girando con la ruota. I cingoli per ruote più piccole sono per lo più formati interamente di parti metalliche.