CINURIA (Κυνουρία, Cyiturĭa)
1. Regione del Peloponneso, limitata dalla catena del Parnon (oggi Malevo) a occidente, dal Parthenion a nord, e dal mare a oriente; è un altipiano, attraversato dalle strette e profonde vallate di alcuni torrenti. Unica pianura considerevole è nella parte settentrionale, a sud del fiume Tano, l'antica Tireatide, o territorio di Tirea (l'odierna Astros). Per tale costituzione del terreno la Cinuria, priva di grandi centri, è rimasta anche sempre fuori dalle vie del traffico fra l'Argolide e la Laconia, vie che passano naturalmente a occidente del Parnon. È spiegabile quindi come essa non abbia mai avuto una storia autonoma. Abitata secondo la tradizione da Ionî al momento delle migrazioni doriche, fu dorizzata da Argo; sarebbe stata devastata già da Echestrato, il successore del mitico eponimo della dinastia degli Agiadi; dopo alterne vicende l'influenza spartana nella regione si affermò sempre più nel sec. VI; al principio della guerra del Peloponneso gli Spartani installarono a Tirea e ad Antene gli Egineti cacciati dagli Ateniesi, e perciò nel 424-423 gli Ateniesi distrussero la prima città; Filippo II di Macedonia nel 338 ridiede la regione agli Argivi; ma questa era contrastata tra Argo e Sparta ancora in età romana, quando fu mandato (163 a. C.) a giudicare della competizione Gaio Sulpicio Gallo.
2. Antico nome di un territorio dell'Arcadia posto nella regione sud-occidentale al confine con la Trifilia verso occidente e col monte Liceo e col territorio dei Parrasî verso sud; è attraversato dall'alto corso dell'Alfeo, che ha formato nell'antichità la migliore via dall'interno dell'Arcadia verso la pianura di Olimpia; una strada romana correva sulla sponda destra. Le città della Cinuria: Gortina, Tisoa, Alifera, e Liceate cooperarono alla fondazione di Megalopoli; ma rimasero indipendenti fino a circa la metà del sec. IV a. C.
Bibl.: C. Neumann e J. Partsch, Physikal. Geographie von Griechenland, Breslavia 1885, pp. 178-79; Pieske, in Pauly-Wissowa, Real-Encycl., XII, col. 42 segg.; cfr. E. Curtius, Peloponnesus, I, Gotha 1851, p. 164 segg., 347; su Tisoa, cfr. Oikonomos, Πρακτικά, 1911, pp. 243, 254.