CIOLI (Ciolli, Chioli)
Famiglia di scultori documentata tra il XIV e il XVII secolo. Essi "ebbero origine da Settignano, villaggio tre miglia presso Firenze, ove sono le ville e beni, che furono già de' nobili antenati del gran Michelangelo Buonarroti, ed oggi de' di lui eredi, paese che per esser poco distante da' monti, ove si cavano in gran copia ed in pezzi d'ogni grandezza i macigni, è stato ed è tuttavia patria d'ottimi maestri di scarpello, non solo in ciò che appartiene al lavorar di questo, ma eziandio alla bell'arte statuaria..." (Baldinucci, III, p. 504).
Oltre a Simone (e al padre Michele), Valerio e a Giovan Simone, biografati parte, ne risultano molti altri dei quali è difficile individuare i nessi di parentela e che vengono qui di seguito registrati in ordine alfabetico.
Alessandro: la prima notizia della sua attività - documentata peraltro soltanto a Roma - è contenuta in una lettera autografa di Michelangelo del 22 ag. 1561, indirizzata ai deputati della Fabbrica di S. Pietro, in cui il Buonarroti, che dal 1547 era il direttore del cantiere, chiedeva che fosse assegnata a scultori di sua fiducia l'esecuzione delle imposte della cupola "non mi parendo - scriveva - per questo gravare la Fabbrica in raccomandarmi questi tali che sono homini vecchi su l'opera e mi pare meritino ricognizione..." (Francia, 1977, p. 95).
I documenti citati dal Francia registrano l'operosità di Alessandro, con gli altri scalpellini scelti da Michelangelo, nel 1561 e ancora nel 1567, Alessandro eseguì inoltre, nel 1576, il deposito di papa Niccolò IV in S. Maria Maggiorg collocato dapprima nel presbiterio e successivamente spostato dal Fuga (1746) in fondo alla navata mediana, sulla sinistra, dove ancora oggi si trova. Nel documento di allogazione del 15 maggio 1573 Alessandro è indicato come "Magister Ciolus Florentinus scarpellinus" (R. Lanciani, Il mausoleo di Nicolò IV in S. Maria Maggiore, in Ausonia, I[1906], pp. 96-99). Il 24 luglio 1577 Alessandro firmò, insieme con un altro scalpellino di Settignano, Giannozzo, una stima dei lavori da eseguire per il palazzo dei Conservatori in Campidoglio (P. Pecchiai, IlCampidoglio nel Cinquecento, Roma 1950, p. 187).
Nel 1582 scolpì la memoria funebre di Pio IV in S. Maria degli Angeli, nell'abside sulla sinistra; di Alessandro è anche lo stemma papale in tarsie di marmi pregiati dietro l'altare maggiore, nella zona absidale (A. Schiavo, in Boll. di storia dell'architettura, VIII[1954], pp. 21, 35 s.; G. Matthiae, S. Maria degli Angeli..., Roma 1965, p. 86). Nello stesso anno lavorò come scalpellino alla costruzione della facciata di S. Maria di Monserrato per i cui lavori venne pagato 1919 scudi (J. F. Alonso, S. Maria di Monserrato, Roma 1968, p. 25).
Antonio, detto Cioli, scalpellino, è il primo della famiglia che risulta attivo, nel 1513, nella Fabbrica di S. Pietro (Arch. della Rev. Fabbrica di S. Pietro, I piano, Serie Armadi, vol. 556, f 511v).
Battista: figlio di Michele e quindi fratello di Simone e di Ciolo (Arch. della Rev. Fabbrica di S. Pietro, I piano, serie I, pacco 65, f. 176); la sua attività di scultore è documentata solo a Roma. Dai documenti pubblicati dal Francia risulta attivo dal 1546 come scalpellino; fra il 1553 e il 1561 fu tra coloro che furono scelti individualmente da Michelangelo. È nominato per l'ultima volta nel 1567 quando eseguì insieme con i nipoti Giulio e Alessandro "capitelli piccoli per li pilastri de dentro la cuppola." (p. 99).
Bernardino: è nominato nei documenti (Francia, pp. 95 s.) quando ebbe insieme con altri l'appalto dei dodici capitelli per la tribuna di S. Pietro "dietro l'altar maggiore", collocati in situ tra il 1542 e il 1543.
Ciolo: almeno due sono gli artisti di questo nome; il primo fu a Firenze dove lavorò all'altar maggiore della chiesa di S. Pancrazio progettato nel 1449 da Bernardo Rosselli (W. e E. Paatz, Die Kirchen von Florenz, IV, Frankfurt am M. 1952, p. 573).
Un Ciolo è ricordato in una lettera dell'11 maggio 1501 in cui veniva mandato al podestà di Empoli per "fare pallottole secondo l'ordine di Giuliano da S.to Gallo" (G. Gaye, Carteggio inedito..., II, Firenze 1840, p. 52; Milanesi, 1882, che però riferisce il documento a Michele Cioli, padre di Simone). Questo documento potrebbe riferirsi sia al Ciolo già menzionato sia a un altro, figlio di Michele e quindi fratello di Simone e di Battista (Arch. della Rev. Fabbrica di S. Pietro, I piano, Serie Armadi, vol. 48, ff. 72v73), attivo tra il 1554 e il 1560, nella Fabbrica di S. Pietro a scolpire capitelli (Francia).
Giacomo: "architetto romano" si definiva firmando i suoi progetti; si, conosce solamente un'opera da lui realizzata: la movimentata facciata ad andamento concavo-convesso della chiesa di S. Paolino alla Regola, iniziata nella pane inferiore da Giacomo e finita nel 1721 da Giuseppe Sardi, Egli fu vincitore del primo premio del "concorso clementino" del 1704 con un progetto di altare della Maddalena inella chiesa dei ss. Domenico e Sisto; del secondo premio, ex aequo con Ferdinando Reif, nel "concorso clementino" del 1706 che aveva per tema il progetto di una fontana pubblica. Nell'anno successivo ebbe il primo premio del medesimo concorso per una memoria sepolcrale di un personaggio militare; e nel 1709 per un salone ovale per Accademia. Ricoprì inoltre incarichi importanti nell'ambito della Accademia di S. Luca nella quale era entrato il 4 luglio 1728, e nella Congregazione dei Virtuosi al Pantheon nella quale risulta attivo fin dal 1718. Dai documenti dei due sodalizi sappiamo che morì a Roma all'inizio del mese di marzo del 1734 (Roma, Arch. d. Accad. di S. Luca, Libro delle Congregazioni, n. 49 [1706-1738], cc. 36, 37, 41v, 68v, 112v, 128, 133; Disegni di architettura dell'Archivio storico dell'Accademia di San Luca, Roma 1974, ad Indicem).
Giovanni Battista: il Titi lo ricorda come l'esecutore del tabernacolo di "pietra affricana" nella chiesa di S. Giacomo a Scossacavalli, del 1687 circa. Nel 1703 eseguì anche la statua di S. Fausto per uno dei bracci dritti, quello verso il S. Uffizio, del colonnato di S. Pietro, finita nel giugno dello stesso anno (Arch. della Rev. Fabbrica di S. Pietro, Giornale 240, cc. 1271 156).
Giulio: nipote di Battista e forse fratello di Alessandro, con i quali fu scelto da Michelangelo (1561) per lavorare con gli altri scalpellini nella Fabbrica di S. Pietro. Continuò a lavorare nella fabbrica anche sotto G. Della Porta nelle varie cappelle; nell'aprile dell'89 mise mano al primo ordine di "occhi" al di sopra della seconda cerchiatura della cupola e appena sei mesi dopo anche al secondo ordine (gli "occhi tondi"). Alla fine dell'anno scolpì animali "per ornamento delle finestre tonde fuori"; l'ultima volta è nominato tra l'aprile e il settembre 1591 tra gli scultori dei candelieri grandi della lanterna (Francia, p. 120).
Piero e Pierantonio: questi due scalpellini, peraltro del tutto sconosciuti, sono ricordati nei documenti della Fabbrica di S. Pietro nel 1546, insieme con Battista C., nell'esecuzione delle rosette di travertino della volta della basilica verso palazzo. Forse furono fratelli o parenti di Battista (Francia, p. 68).
Fonti e Bibl.: Vedi U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, VII, pp. 1 s., s. v.Cioli, Cioli Alessandro, Cioli Giacomo, Cioli Giovanni Battista; ibid., pp. 1-3, altri appartenenti alla famiglia di Settignano per i quali allo stato degli studi non risultano altre notizie. Si veda inoltre: F. Baldinucci, Notizie dei Prof. del disegno..., a cura di F. Ranalli, Firenze 1845-1847 (v. Indice, a cura di A. Boschetto. in ed. anast., VII, Firenze 1975); F. Uti, Ammaestramento..., Roma 1686, p. 404 (Giov. Battista); Id., Descrizione..., Roma 1763,. p. 100 (Giacomo); G. Vasi, Itinerario..., Roma 1777, p. 408 (Giacomo); G. Milanesi, Documenti senesi, Siena 1882, III, p. 137 (Ciolo); Id., Nuovidocumenti, Siena 1901, pp. 174 s. (Ciolo); E.Francia, 1506-1606. Storia della costruzione del nuovo S. Pietro, Roma 1977, ad Indicem.