Cipro
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Geografia umana ed economica
di Anna Bordoni
Stato insulare costituito dall'isola omonima, situata nel Mediterraneo orientale a sud della Turchia e a ovest della Siria. Al censimento del 2001 la popolazione del Paese risultava di 689.565 ab. (780.000 a una stima del 2005) con l'esclusione della popolazione della Repubblica turca di Cipro del Nord, dove vivevano 230.000 persone. L'isola continua a essere divisa in due zone, una turca, l'altra greca (spartizione peraltro non riconosciuta dalla comunità internazionale), che hanno ulteriormente rafforzato, anche negli ultimi decenni, i loro differenti modelli insediativi ed economici: in quella turca continuano a essere prevalenti gli insediamenti rurali e la popolazione considerata urbana non supera il 40% del totale; diversamente nella zona greca la percentuale è decisamente maggiore (69% nel 2004); il PIL pro capite dei Turchi ciprioti risulta inferiore ai 4000 dollari annui contro gli oltre 12.000 dollari dei Greci ciprioti. La maggiore città del Paese rimane la capitale, Nicosia, che nel 2001 contava 47.832 ab. (escluso il settore occupato dai Turchi), con 200.459 nell'agglomerazione urbana; seguono Limassol (160.733 ab.) e Larnaca (71.740 ab.). Famagosta continua a rappresentare l'unico principale centro della sezione turco-cipriota dell'isola, ma i dati disponibili sulla sua consistenza demografica risalgono al 1994 (22.200 ab.).
Nei primi anni del 21° sec. la parte greca dell'isola ha registrato una consistente crescita economica, dovuta al progredire del settore dei servizi e soprattutto del turismo. Il 1° maggio 2004 è entrata a far parte dell'Unione Europea nel pieno rispetto dei parametri di Maastricht: ha registrato infatti un basso tasso di disoccupazione (4,7% nel 2004), un'inflazione contenuta (3,6% nel periodo 1990-2002), un tasso di crescita del 4% nel 2003 e un modesto debito pubblico.
Sempre nella sezione greca dell'isola, nonostante la superficie irrigata sia in larga parte destinata alle colture cerealicole, alla viticoltura e alla frutticoltura, nel 2003 il settore primario concorreva solo per il 4,1% alla formazione del PIL. Anche il settore industriale, che annovera poche attività legate alle risorse del sottosuolo e alcune industrie manifatturiere di piccole e medie dimensioni attive nei comparti agroalimentare e tessile, non svolge un ruolo importante. Sono invece le attività terziarie (in modo particolare il turismo) e quelle legate al settore finanziario a concorrere in modo preponderante, nella misura del 76%, alla formazione del PIL. C. offre inoltre una legislazione fiscale privilegiata che ha attirato nell'isola ingenti capitali esteri; tuttavia, richiamato nel 2000 dall'OCSE, il Paese ha adottato provvedimenti antiriciclaggio ed è all'inizio del nuovo secolo impegnato in politiche tese a cancellare l'immagine di paradiso fiscale (peraltro anche il termine offshore non è più usato e si parla ormai di IBC, International Business Company).
Diversa è la situazione nella sezione turca dell'isola, dove l'economia dipende principalmente dall'agricoltura (cereali, ortaggi, olive, agrumi), dai servizi della pubblica amministrazione e dagli aiuti della comunità internazionale e, in particolare, dell'Unione Europea.
Storia
di Paola Salvatori
L'irrisolto contrasto tra il governo centrale e l'autoproclamata Repubblica turca di C. del Nord continuò a condizionare anche agli inizi del Duemila la politica interna del Paese e a mantenere irrimediabilmente divise le due comunità, greco-cipriota e turco-cipriota, che da oltre un trentennio vivevano rigidamente separate all'interno della stessa piccola isola. La questione cruciale intorno a cui ruotava la disputa riguardava l'assetto istituzionale su cui doveva poggiare la riconciliazione: mentre il governo centrale propugnava un progetto di Stato federale, la comunità turca, rivendicando il diritto all'autodeterminazione, insisteva per la formazione di due Stati nazionali di pari dignità.
L'estensione territoriale occupata dalle due comunità e i risarcimenti per i beni espropriati in seguito all'occupazione turca costituivano gli altri elementi irrisolti della controversia cui si andò ad aggiungere il prospettato ingresso dell'isola nella Comunità europea. L'eventualità che questo avvenisse senza l'inclusione della zona turco-cipriota (non riconosciuta dalla comunità internazionale) se da un lato approfondì la disputa, dall'altro costituì un potente stimolo alla ripresa delle trattative che, trascinatesi per tutti gli anni Novanta, subirono così un'accelerazione. Il primo passo fu la visita, nel dicembre 2001, del presidente G. Klerides (in carica dal 1993) nella zona turco-cipriota - la prima visita ufficiale dai tempi dell'occupazione turca - ricambiata alla fine dello stesso mese da R. Denktaş (presidente, fin dalla sua costituzione nel 1975, della Repubblica turco-cipriota). Seguì, nel gennaio 2002, la ripresa dei negoziati diretti tra le parti, dichiaratesi disposte a confrontarsi senza avanzare posizioni pregiudiziali. I colloqui, tuttavia, proseguiti nel corso dell'anno, non portarono a nessun risultato concreto e venne bocciato il progetto di riunificazione presentato dai mediatori ONU, basato sulla costituzione di un unico Stato federale composto da due entità giuridiche autonome ed eguali, indipendenti sul piano della politica estera.
Mentre la diplomazia internazionale continuava a fare pressioni per giungere a un accordo, anche in vista di un rilancio delle relazioni tra Grecia e Turchia, sul piano interno crescevano le resistenze al dialogo, considerato da molti un cedimento di fronte alle pretese 'illegali' della comunità turco-cipriota. La sconfitta di Klerides nelle elezioni presidenziali del febbraio 2003, vinte dal candidato del Partito democratico T. Papadopoulos, fu letta da molti come il segnale di un irrigidimento, nonostante il nuovo presidente acconsentisse a riprendere il dialogo con la controparte. A pochi giorni dalla firma del trattato di adesione all'Unione Europea da parte di Papadopoulos (16 apr.), che di fatto sanciva l'ingresso in Europa di C. anche senza la zona turco-cipriota, Denktaş inaspettatamente decretava la fine delle restrizioni negli spostamenti tra le due parti dell'isola (22 apr.) e apriva la 'linea verde' che dal 1974 teneva separate le due comunità.
Il nuovo clima di distensione favorì la ripresa del dialogo, ma il tentativo estremo di giungere a un accordo prima del maggio 2004, data di ingresso ufficiale di C. nell'Unione Europea, così da garantire l'inclusione dell'intera isola, fallì di fronte ai risultati del referendum, svoltosi nell'aprile dello stesso anno, sul progetto di riunificazione proposto dall'ONU. La maggioranza dei greco-ciprioti espresse infatti parere negativo (75,8% voti contrari), a fronte di una maggioranza dei consensi dei turco-ciprioti (64,9% voti favorevoli). Nonostante l'esclusione di questi ultimi dall'Unione Europea, le relazioni tra le due comunità si intensificarono e in agosto vennero ripresi i rapporti commerciali diretti. Nell'aprile 2005 le elezioni presidenziali svoltesi nella zona turco-cipriota sancirono la vittoria di M.A. Talat, leader del moderato Partito repubblicano turco, fautore di un riavvicinamento all'Europa e di una riunificazione dell'isola.