CIPRO (X, p. 392; App. II, 1, p. 619; III, 1, p. 389)
Repubblica presidenziale, indipendente dal 1960, associata al Commonwealth, C. ha visto succedersi periodi di relativa tranquillità con ondate di guerriglia e di violenza, che non hanno mancato di avere ripercussioni sulla vita economica e sulla distribuzione degli abitanti. L'ultimo censimento (dicembre 1960) ha contato 577.615 ab., dei quali 76,6% di lingua greca e 18,1% di lingua turca. Una stima del giugno 1973 valutava gli abitanti a 659.000, con un accrescimento annuo di circa il 10‰. Nicosia nel 1971 contava 117.000 ab.
Conseguenza notevole sull'insediamento ha avuto il conflitto tra i due elementi verificatosi nel novembre 1963, in seguito al quale sono intervenute nell'isola truppe dell'ONU (1964). Esso ha causato spostamenti notevoli con la tendenza da parte dei Turchi ad abbandonare i villaggi nei quali vivevano misti con i Greci oppure i piccoli villaggi discosti dalle strade principali, e a creare un certo numero di enclaves esclusivamente turche. Spostamenti di maggior portata si sono avuti nell'estate 1974, quando, in seguito all'occupazione turca di due quinti dell'isola (a nord di una linea che corre da Famagosta a est fino a Kokkini a ovest, passando per Nicosia) circa 200.000 Ciprioti di lingua greca si sono rifugiati nella parte sud-occidentale dell'isola, mentre 15.000 sono rimasti nella zona occupata dai Turchi; 30.000 Turchi restano invece nella zona occupata dai Greci.
Economia. - L'agricoltura resta la base dell'economia, ma poiché la proprietà è troppo suddivisa (con perdita di tempo da parte dei coltivatori che devono spostarsi da un terreno all'altro) si è cercato di riunire le particelle separate, creando poderi più vasti. Modesto è il contributo dato dalle industrie e dalle miniere (soprattutto piriti di ferro). Più consistente quello derivante dalle rimesse dei Ciprioti, emigrati soprattutto a Londra, dalle spese sostenute dai contingenti militari stranieri, dal nolo delle navi (3,2 milioni di t di stazza nel 1975) e, in tempi normali, dal turismo. In progresso è la coltura sia degli agrumi (1,3 milioni di q, di arance nel 1972), che della vite (che si estende su 40.350 ha e fornisce vino, uva da tavola, uva passa e un'acquavite locale, detta zivania).
Il turismo, che in passato poteva contare su un numero limitato di presenze (Inglesi, attirati d'inverno dal clima mite; villeggianti che d'estate trovano un clima fresco nel Troodos), si era andato sviluppando di recente in seguito alla possibilità di accedere all'isola per via aerea (nell'aeroporto di Nicosia sono transitate nel 1971 524.000 persone). Oltre agl'Inglesi, anche Tedeschi e Scandinavi erano cominciati a venire in gran numero soprattutto a Varosha, quartiere greco di Famagosta che possiede una bella spiaggia, cinta di aranceti. Lungo un viale parallelo alla costa sono sorti numerosi alberghi (con 10.000 posti letto e 380.000 pernottamenti nel 1971). Anche Kyrenia era progredita, attirando soprattutto clientela inglese.
Bibl.: J. E. Matthews, Cyprus. An economic and geographical outline, Nicosia 1964; E. F. Chapman, Cyprus trees and shrubs, ivi 1967; G. Karouzis, The geographical regions of Cyprus, ivi 1971; E. Kolodny, Une communité insulaire en Méditerranée orientale: les Turcs de Chypre, in Revue de géographie de Lyon, XLVI (1971), pp. 5-56; G. Heinritz, Grundbesitzstruktur und Bodenmarkt in Zypern, Erlangen 1975.
Storia. - La costituzione sulla quale si fondò il nuovo stato indipendente di C., proclamato il 16 agosto 1960, non evitò che i rapporti fra le comunità greco-cipriota e turco-cipriota rimanessero tesi e che si dileguassero rapidamente i propositi di collaborazione tra i due gruppi etnici. Risultò ben presto evidente che Greci e Turchi non si consideravano parti di una nuova entità nazionale che superava le aspirazioni di enosis (unione alla Grecia) dei primi e quelle di taksim (spartizione) dei secondi, ma vedevano nell'assetto costituzionale del 1960 una fase interlocutoria in attesa di far prevalere il proprio rispettivo punto di vista; né la costituzione, che aveva stabilito una specie di apartheid tra le due collettività, si rivelò uno strumento adatto a trarle fuori dalla loro visione particolaristica, dalle reciproche secolari diffidenze, e a far loro identificare il proprio sviluppo con lo sviluppo parallelo dell'altra collettività nel quadro d'uno stato comune. Il vice presidente Kutchuk (turco) cominciò subito a utilizzare largamente il diritto di veto riconosciutogli dalla costituzione verso le iniziative politiche e legislative del presidente Makarios (greco), i due rami dell'amministrazione tesero a boicottarsi l'un l'altro, mentre gli estremisti dei due gruppi nazionali si scontravano, spesso in modo sanguinoso, ciascuno scorgendo una minaccia ai propri interessi in ogni iniziativa del gruppo opposto. La crisi s'inasprì quando, il 30 novembre 1963, Makarios propose tredici emendamenti alla costituzione, tra i quali l'abolizione del diritto di veto, l'integrazione delle forze armate e l'eliminazione dei doppi municipi nelle città miste: urti e massacri accompagnarono il rifiuto turco della revisione costituzionale, la dichiarazione di Kutchuk che i Turchi-Ciprioti consideravano finita la repubblica cipriota e si proponevano di creare uno stato separato, e la decisione di Makarios, dal canto suo, di non tenere più conto del veto turco e di denunziare i trattati di alleanza con Atene e Ankara contenuti negli accordi di Zurigo del 1959. Solo l'intervento del Consiglio di sicurezza dell'ONU, che il 18 febbraio 1964 decise d'inviare a C. una forza d'emergenza (caschi blu) per tre mesi - successive regolari proroghe fecero sì che nel 1975 tale forza fosse ancora sul posto - e un rappresentante speciale del segretario generale con compiti di mediazione, riuscì a evitare che Grecia e Turchia giungessero a un conflitto diretto.
Si trattò però di semplice tregua, di cui profittò, ma senza successo, il segretario di stato americano Acheson per avanzare (17 agosto) un piano di soluzione sulla base dell'annessione di C. alla Grecia e della concessione alla Turchia d'una base militare e dell'isola di Castelrosso: l'avvento della dittatura militare in Grecia nell'aprile 1967 favorì la ripresa nazionalistica dei Greco-Ciprioti che, mentre accusavano Makarios di obbedire a un suo patriottismo del potere piuttosto che al suo dovere di greco, attaccarono ripetutamente villaggi turchi e aggredirono esponenti turco-ciprioti rei di attuare una separazione di fatto. Intervenne ancora l'ONU e con la sua mediazione riprese la trattativa tra Makarios e il capo turco Rauf Denktash. La flessibilità di Makarios nel negoziato - da abile politico egli si rendeva conto che la realtà interna cipriota e interessi internazionali in giuoco la imponevano - accentuò nei suoi confronti le reazioni e i sospetti sia di Atene che dei Greco-Ciprioti più intransigenti: il governo greco lo accusò (11 febbraio 1972) di connivenza col comunismo e indusse i vescovi ciprioti a dichiarare, in un sinodo del 3 marzo dello stesso anno, incompatibile con la sua dignità arcivescovile l'esercizio dei poteri presidenziali; e gli estremisti greco-ciprioti iniziarono, dopo lo sbarco clandestino nell'isola del col. Grivas, il vecchio capo della lotta di liberazione anti-inglese, un'aspra pressione, a base anche di attentati e rapimenti, per imporre un mutamento politico di fondo in senso pro-greco. L'epilogo di questa manovra si ebbe il 15 luglio 1974 con un colpo di stato a opera della guardia nazionale cipriota sotto comando greco. L'etnarca, che sfuggì avventurosamente a un tentativo di assassinio e riparò a Londra, venne sostituito da un giornalista, Nicos Sampson.
Ma le conseguenze del gesto di forza non furono quelle preventivate da Atene e da Grivas (questi era morto il 27 gennaio precedente nel suo rifugio di Limassol); infatti, invece di rafforzare il regime militare in Grecia, lo travolse (24 luglio), e inoltre offrì un valido motivo immediato all'intervento militare turco a C. (20 luglio). Tale intervento, nonostante il pronto cessate-il-fuoco imposto dal Consiglio di sicurezza dell'ONU (22 luglio), si allargò e consolidò una prima volta il 24 luglio e una seconda volta il 14 agosto, dopo che era fallita a Ginevra una conferenza tripartita anglo-turco-greca promossa dal governo britannico (25 luglio-14 agosto). Su sollecitazione anche dell'Assemblea dell'ONU (1° novembre), si aprì una fase di trattative tra le due collettività cipriote, intensificatesi dopo il ritorno in dicembre di Makarios a Nicosia; ma esse furono condizionate dalla volontà turca di non ridiscutere più la pratica spartizione dell'isola, che era stata realizzata nei mesi precedenti con la concentrazione nella parte settentrionale dell'isola dei nuclei di popolazione turco-cipriota sparsi nelle diverse zone e con il forzato allontanamento da questa parte dei Greco-Ciprioti che vi abitavano, e poi consacrata unilateralmente, il 13 febbraio 1975, con la proclamazione dello "Stato laico e autonomo turco-cipriota", presentato come atto preparatorio della trasformazione di C. in "Repubblica federale indipendente". Nel marzo il Consiglio di sicurezza affidò al segretario generale Waldheim una "missione di buoni uffici" attraverso negoziati da lui diretti, tra rappresentanti delle due collettività. Gl'incontri promossi da Waldheim si svolsero a Vienna a più riprese, ma fino alla primavera del 1976 non riuscirono a sbloccare la situazione specie per quanto riguarda la scelta tra una federazione pluri-regionale (tesi greco-cipriota) e una federazione bi-regionale (tesi turco-cipriota), l'estensione dei poteri del governo centrale, le garanzie internazionali del futuro statuto e il ritorno alle zone di origine dei 200.000 Greco-Ciprioti costretti dai Turchi nel 1974 ad allontanarsene.
Bibl.: R. Stephens, Cyprus, power politics and ethnic conflict in the eastern Mediterranean, Praeger 1966; G. Hill, History of Cyprus, IV, Cambridge 1972.
Archeologia. - A partire dal 1960 non è stato effettuato alcuno scavo neolitico ma soltanto una serie di ricognizioni che, specie sulla costa settentrionale dell'isola, hanno permesso l'individuazione di numerosi siti di tale epoca. Il deposito neolitico di Khirokitia che aveva restituito un Neolitico primitivo con abitazioni a tholos e vasi in pietra, è stato datato tramite il Carbonio 14 al 5800 a.C. Al periodo Calcolitico, che si fa iniziare al 3000 circa, appartiene una serie di idoletti in steatite rinvenuti nella regione di Paphos presso la costa sud occidentale: allo stesso periodo risale il materiale ceramico a vernice rossa su fondo bianco.
All'età del Bronzo appartengono vaste necropoli (Dhenia, Limassol, Vounous, Kalopsidha) già note e che hanno accresciuto il repertorio di forme vascolari di questo periodo; importante per le relazioni con Creta minoica così scarsamente documentate, il rinvenimento di una tazza policroma dello stile di Kamares rinvenuta a Palaealona, presso Kyrenia, sulla costa settentrionale, in una tomba del Medio Cipriota I (1800-1750 circa); sempre nel distretto di Kyrenia una fortezza rinvenuta in posizione elevata e precipite circondata da un muro con doppia cortina con bastioni, testimonia insieme con quelle già note, le condizioni turbolente del Mediterraneo orientale in seguito all'invasione degli Hyksos.
Le località di Enkomi e Kition, sulla costa meridionale, hanno rivelato altri aspetti delle civiltà del Tardo Bronzo. A Enkomi, un santuario con altari sacrificali e banchine per offerte, in uso tra il 13° e l'11° secolo ha restituito figure votive di due grandi centauri bicefali a corpo di toro ed una statuetta bronzea raffigurante un giovane stante, con un elmo a corna, schinieri, lancia e scudo: forse il dio di Alasia protettore delle miniere di rame. Nella città sono stati messi in luce il reticolato stradale, il circuito delle mura e una tomba ad alveare, in mattoni crudi, la prima di questo tipo rinvenuta a Cipro. È stato rinvenuto anche un sigillo in terracotta con più di 150 segni dell'alfabeto cipro-minoico ancora sconosciuto, incisi prima della cottura. La città viene distrutta nell'11° secolo; allo stesso periodo risalgono le più antiche abitazioni e le tombe della necropoli della vicina Salamina, che si pensa sia la città che successe a Enkomi.
Kition è stata riportata in luce e identificata come una grande città del Tardo Bronzo presso l'odierna Larnaca in una località occupata da una necropoli del Bronzo Antico. La città del Tardo Cipriota II era un importante centro per la lavorazione del rame; era cinta da un muro in mattoni crudi rafforzato da bastioni; gli ambienti delle case erano aperti su cortili rettangolari, che venivano usati come sepolcreti famigliari. A testimonianza della floridezza dei traffici con l'Occidente e l'Oriente di cui la città godeva, sono stati rinvenuti una notevole quantità di ceramica micenea, splendidi esempi di oreficeria lavorata a sbalzo, vasi di faïence. La città fu distrutta verso la fine del 130 secolo; sulle sue rovine sorse una città con impianto completamente nuovo, associata forse ai colonizzatori achei, che restò attiva per circa 30 anni quando ebbe luogo una nuova distruzione; alla fine del 12° secolo risale un grande stanziamento di coloni greci che forse fuggivano l'invasione dorica. Fra alterne vicende di distruzioni e ricostruzioni la vita continua fino al periodo geometrico, quando il centro cittadino si spostò verso il mare e sui resti della città del bronzo fu impiantato un grande santuario fenicio che restò in vita fino al periodo classico.
Sulla costa settentrionale importanti scoperte relative ai mntatti con il mondo miceneo si sono avute a Toumba tou Skourou, e ad Haghía Irini presso Morphou.
Il periodo protogeometrico e geometrico dell'isola attesta grande povertà e un'interruzione di commerci con la Grecia; verso l'inizio del periodo geometrico cominceranno ad avvertirsi le prime influenze siro-palestinesi che nell'8° e 7° secolo avranno un ruolo preponderante nella cultura dell'isola.
Nella piana di Salamina sono state rinvenute 7 grandi tombe a camere costruite a blocchi squadrati di grandi dimensioni - una delle tombe era coperta da un tumulo - cui si accede tramite un propileo con gradini cui conduce un dromos in discesa, nel quale, durante i funerali, venivano sacrificati cavalli o asini aggiogati al carro: si sono rinvenuti gli scheletri degli animali con una vasta gamma di finimenti in bronzo, avorio; l'impronta del legno dei carri è rimasta nel terreno e tutte le loro parti metalliche si sono conservate. Nelle tombe è stata rinvenuta una grande congerie di vasi del 7° secolo, lebeti, molte armi; in una di questa tombe è stato rinvenuto un trono coperto di placche di avorio con spalliera dorata, un letto in avorio con placche scolpite con sfingi, scene orientali che sono molto simili ad avori dal palazzo di Nimrud.
Accanto a questo gruppo di tombe che per l'opulenza dei corredi si suppone appartenessero a membri della nobiltà, sono state rinvenute anche tombe modeste, in un'altra area della necropoli che rimase in uso fino al periodo classico. Nel perimetro della stessa necropoli sembra sia stato identificato il cenotafio di re Nicocreonte, l'ultimo re di Salamina, suicida con la famiglia nel 311 davanti al vittorioso Tolomeo: fra i resti del rogo sono stati rinvenuti frammenti di ritratti in terracotta forse di membri della famiglia reale. Al periodo romano risale una villa rinvenuta a Paphos con uno splendido pavimento in mosaico del 3° secolo raffigurante Piramo, Tisbe e Dioniso con la ninfa Akme. A Kourion è stato individuato l'unico stadio dell'isola, che fu inaugurato nel 2° secolo e restò in funzione fino al 400 circa; a Salamina, oltre al ginnasio e alle terme è stato rinvenuto un imponente teatro con monumentale cavea e scena; nella stessa località risale all'epoca bizantina una grande basilica costruita dal vescovo Epifanio. Vedi tav. f. t.
Bibl.: nella serie della Swedish Cyprus Expedition (SCE) il vol. IV, parte Iª: P. Dikaios, J. R. Stewart, The Stone Age and the Early Bronze Age in Cyprus, Lund 1962; il vol. IV parte IC: P. Ästrom, The Late Cypriote Bronze Age, ivi 1972. Per Enkomi: P. Dikaios, Enkomi, Magonza 1971; per Salamina: V. Karagheorghis, Excavations in the Necropolis of Salamis, I, Nicosia 1967; II, ivi 1970; III, ivi 1973; per Kition: V. Karagheorghis, Kition, Mycenaean and Phoenician Discoveries in Cypros, Londra 1976. Vedi inoltre i rapporti annuali del Dipartimento di Antichità Report of the Department of Antiquities. Cyprus. Numerosi i contributi all'archeologia cipriota nella serie Studies in Mediterranean Archeology (SIMA) pubblicati da P. Ästrom.