CIPRO.
– Demografia e geografia economica. Condizioni economiche. Storia. Bibliografia.
Demografia e geografia economica di Silvia Lilli. – Stato insulare costituito dall’isola omoni ma, situata nel Mediterraneo orien tale a sud della Turchia e a ovest della Siria. Nel 2011 i dati del censimento, riferiti alla parte greca dell’isola, hanno registrato una popolazione di 840.407 ab., con una crescita del 21,9% rispetto al censimento del 2001; secondo una stima UNDESA (United Nations Department of Economic and Social Affairs), nel 2014 la popolazione è cresciuta ancora, arrivando a 1.153.058 abitanti. Il tasso di urbanizzazione è al 67,4%, con un lieve calo rispetto al 2001, mentre aumenta il numero di residenti di origine non cipriota (circa il 20% del totale), provenienti in larga parte da Grecia, Regno Unito, Romania e Bulgaria. La capitale, Nicosia, nel 2011 contava 55.014 ab. (nella parte greca), per un totale di 239.277 ab. nell’agglomerato urbano; seguivano Limassol (180.201 ab.) e Lárnaca (84.591 ab.). Nel 2008 C. è entrata a far parte della zona euro.
Condizioni economiche. – Dopo un decennio di crescita costante, l’economia ha subito una grave crisi soprattutto nel biennio 2010-11, in dipendenza della forte esposizione delle banche cipriote in Grecia, con un coinvolgimento disastroso nella ristrutturazione dei titoli di Stato ellenici. La crisi ha comportato una contrazione del PIL reale del 5,4% tra il 2012 e il 2013 e del 4,8% tra il 2013 e il 2014, e un aumento del tasso di disoccupazione dal 7,9% del 2011 al 15,9% del 2013 e al 16,6% del 2014. Nel 2014 il PIL pro capite a parità di poteri d’acquisto (PPA) si è attestato a 27.986 dollari, contro i 29.248 del 2011. Questa tendenza aveva indotto lo Stato cipriota a richiedere nel giugno 2012 l’assistenza del Meccanismo europeo di stabilità finanziaria (EFSF/ESM), che nell’aprile 2013 ha approvato un piano di finanziamenti per un totale di 10 miliardi di euro (v. oltre: Storia). Gran parte dell’economia continua a fondarsi sul settore terziario, che concorre all’82,3% del PIL e assorbe il 76,9% della forza lavoro (2012).
Storia di Francesco Anghelone. – Nel luglio del 2006 il presidente della Repubblica di C., Tassos Papadopoulos, e il presidente dell’autoproclamata Repubblica turca di C. del Nord (la parte dell’isola occupata dalle truppe turche nel 1974), Mehmet Ali Talat, ripresero i colloqui per la riunificazione dell’isola sotto l’egida delle Nazioni Unite. Il rifiuto della Turchia di aprire i propri porti e aeroporti a navi e aerei provenienti dalla Repubblica di C. determinò però una rottura delle trattative nel novembre dello stesso anno.
All’inizio del 2007 fu tuttavia deciso l’abbattimento di parte del muro che divideva la città vecchia di Nicosia, permettendo così il libero passaggio tra le due parti dell’isola.
Dimitris Christofias, segretario dell’Anorthotikó Kómma Ergazómenou Laoú (AKEL, Partito progressista dei lavoratori) eletto presidente della Repubblica di C. nel 2008, decise di riprendere i colloqui con Talat puntando alla creazione di uno Stato federale bizonale. I negoziati parvero subire una battuta d’arresto a seguito dell’elezione di Derviş Eroğlu alla presidenza della Repubblica turca di C. del Nord nell’aprile del 2010. Fautore dell’indipendenza della parte turca dell’isola, Eroğlu decise comunque di continuare le trattative. Le elezioni politiche del maggio 2011 nella Repubblica di C. furono tuttavia vinte dall’opposizione di destra del Dimokratikós Sinagermós (DISY, Raggruppamento democratico), meno propensa al dialogo con la parte turco-cipriota.Lo stesso anno una grave crisi economica investì la Repubblica di C., cui il governo rispose attraverso il varo di una serie di misure di austerità. La ristrutturazione del debito greco decisa dalla UE nel giugno del 2012 determinò nuove perdite per le principali banche cipriote, in possesso di molti titoli di stato greci. Il governo di Nicosia fu quindi costretto a chiedere l’intervento della cosiddetta Troika (Commissione europea, Banca centrale europea e Fondo monetario internazionale). I negoziati con le istituzioni internazionali furono inizialmente frenati dal rifiuto opposto dal presidente Christofias alla riforma del settore bancario e alle privatizzazioni richieste da UE e FMI.
La crisi economica fu il tema centrale nelle elezioni presidenziali del febbraio 2013, che videro la vittoria del candidato di centrodestra Nicos Anastasiades, favorevole a un rapido accordo con UE e FMI oltre che al varo di nuove misure di austerità. Nel marzo 2013 venne quindi trovato un accordo per il salvataggio della Repubblica di C., che prevedeva 10 miliardi di euro di prestiti da parte di UE e FMI e ulteriori tagli ottenuti attraverso la ristrutturazione del settore bancario cipriota, l’aumento delle imposte sulle imprese e la vendita di riserve auree. Fu inoltre stabilita la revisione del quadro giuridico relativamente alle norme antiriciclaggio, alla responsabilità fiscale e ai sistemi di bilancio: tali previsioni sancirono la fine delle condizioni che avevano attratto nel Paese ingenti capitali stranieri, che furono inoltre colpiti pesantemente dai prelievi fiscali volti al risanamento dei bilanci bancari.
I rapporti tra le due comunità dell’isola sul finire del 2014 tornarono a essere tesi, a causa di un annoso contenzioso in merito ai diritti di esplorazione di risorse di gas e petrolio al largo delle coste di Cipro. La vittoria del moderato Mustafa Akıncı nelle elezioni per la presidenza della Repubblica turca di C. del Nord, nell’aprile 2015, produsse tuttavia un rinnovato ottimismo, essendosi Akıncı impegnato sin da subito a riprendere urgentemente i negoziati di pace con la comunità greca dell’isola.
Bibliografia: Resolving Cyprus. New approaches to conflict resolution, ed. J. Ker-Lindsay, London 2014.