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Cipro, isola mediterranea crocevia delle rotte marittime tra il Medio Oriente e l’Europa, ha ottenuto l’indipendenza dal Regno Unito nel 1960. Atto fondativo della repubblica è il Trattato di Nicosia – sottoscritto e garantito, oltre che dal Regno Unito, dalla Grecia e dalla Turchia – attraverso il quale veniva creato un sistema costituzionale bi-comunale basato sull’uguaglianza dei diritti delle comunità greche e turche residenti nell’isola. Sin dagli anni Sessanta, tuttavia, la convivenza tra le due comunità si è rivelata carica di tensioni. Queste sono sfociate nella divisione dell’isola a seguito del conflitto del 1974, generato da un tentativo di colpo di stato ispirato dal regime dei Colonnelli al potere in Grecia a favore del greco-cipriota Nikos Sampson e dalla decisione della Turchia di inviare le proprie truppe sull’isola a protezione dell’architettura costituzionale, occupando circa un terzo del territorio. Da allora Cipro risulta divisa tra la Repubblica di Cipro, a maggioranza greco-cipriota e riconosciuta internazionalmente come unico governo legittimo dell’isola, e, nella parte settentrionale, l’autoproclamata Repubblica Turca di Cipro Nord (Kktc), che beneficia del solo riconoscimento di Ankara. A dividere le due entità è la cosiddetta ‘linea verde’, zona cuscinetto che taglia longitudinalmente l’isola, presidiata dalla United Nations Peacekeeping Force in Cyprus (Unificyp).
La questione cipriota rappresenta una delle ferite ancora aperte per la pacifica convivenza tra gli stati dell’area euro-mediterranea, con profonde conseguenze geopolitiche tanto sul piano regionale, quanto su quello internazionale. Tradizionale oggetto di contesa tra Grecia e Turchia, nel corso della seconda metà del 20° secolo la questione cipriota ha più volte portato i due paesi membri della Nato alle soglie dello scontro armato. Se questo rischio sembra essere scongiurato dal progressivo riavvicinamento tra Atene e Ankara, i riflessi della questione cipriota continuano tuttavia a gravare sul corretto funzionamento dei principali meccanismi di cooperazione di matrice euro-atlantica – Unione Europea (Eu) e Nato in primis. Dal 1° maggio del 2004 la Repubblica di Cipro è divenuta membro dell’Eu, ottenendo potere di veto su questioni rilevanti che riguardano il futuro assetto dell’Unione e la sua proiezione esterna, in particolare per ciò che riguarda il negoziato per l’ingresso della Turchia. Se, da un lato, il mancato riconoscimento da parte di Ankara della Repubblica di Cipro costituisce un ostacolo (ancorché non l’unico) all’ammissione della Turchia come membro dell’Unione, il veto cipriota sull’apertura di nuovi capitoli negoziali tra Turchia e Eu – primo tra tutti quello sull’energia – rischia di inficiare i più ampi interessi strategici dell’Eu. D’altra parte, in un gioco di veti incrociati, la vertenza turco-cipriota ostacola anche la piena inter-operabilità delle forze Eu e di quelle Nato nelle operazioni di crisis management, resa impossibile dall’opposizione turca.
Le previsioni della Costituzione del 1960 sono ancora in vigore per la Repubblica di Cipro, fatta eccezione per i meccanismi di condivisione del potere tra le due comunità. Cipro è una repubblica presidenziale, con un parlamento unicamerale (la Camera dei rappresentanti) composto da 80 membri, eletti con sistema proporzionale e a suffragio universale ogni cinque anni. I 24 seggi costituzionalmente riservati ai rappresentanti turco-ciprioti restano tuttavia vacanti. Il presidente, al contempo capo di stato e del governo, è eletto anch’esso per un mandato quinquennale attraverso un sistema maggioritario a doppio turno. I suoi poteri sono piuttosto estesi, tanto più in considerazione della circostanza che il congelamento delle previsioni di power sharing ha, di fatto, eliminato la carica di vice-presidente, costituzionalmente attribuita a un rappresentante della comunità turco-cipriota.
Il dibattito politico interno è incentrato, da più di trent’anni, sulla questione dell’unificazione dell’isola. Attualmente il governo è guidato da Demetris Christofias, leader del Partito progressista dei lavoratori (Akel), di matrice comunista, giunto per la prima volta alla guida del paese nel 2008. Nonostante tradizionalmente Akel abbia una posizione più dialogante nei confronti della componente turco-cipriota rispetto all’altra forza politica più importante di Cipro, il Raggruppamento democratico (Disy) dell’ex presidente Tassos Papadopoulos, anche l’attuale esecutivo non è ancora riuscito ad ottenere alcun risultato concreto rispetto all’unificazione. Le ultime elezioni parlamentari del maggio 2011 hanno del resto evidenziato una leggera inversione di tendenza in favore del Disy.
1964 – A seguito di scontri inter-comunali, le Nazioni Unite avviano un’operazione di peacekeeping a Cipro.
1974 – Makarios è spodestato dall’ala destra della Guardia nazionale cipriota con l’appoggio della giunta militare al potere in Grecia. Appellandosi al Trattato di garanzia, l’esercito turco interviene e occupa circa un terzo dell’isola. Fallito il colpo di stato, Makarios riassume la carica di presidente, che terrà sino alla sua morte, avvenuta nel 1977.
1975 – I Turchi del nord si autoproclamano Stato Federato Turco di Cipro e scelgono come presidente Rauf Denkta¸s che si accorda con la controparte greco-cipriota per lo scambio delle popolazioni.
1983 – I Turchi del nord proclamano la propria indipendenza: nasce la Repubblica Turca di Cipro Nord (Kktc). Denktash sospende i colloqui avviati nel 1980 con la mediazione delle Nazioni Unite. Un tentativo di dialogo con il presidente cipriota Spyros Kyprianou fallirà nel 1985.
1988 – George Vasiliou è eletto presidente della Repubblica di Cipro. Riprendono i negoziati che falliranno per due volte, nel 1989 e 1992.
1990 – La Repubblica di Cipro avanza domanda di membership all’Eu, nonostante l’opposizione turco-cipriota.
1993 – Glafkos Clerides succede a Vasiliou alla presidenza di Cipro.
1996 – Per la prima volta dal 1974 violenti scontri tra Greci e Turchi ciprioti provocano la morte di due dimostranti.
1997 – La Repubblica di Cipro annuncia l’acquisto di missili con gittata utile a colpire le coste della Turchia, che minaccia un ‘attacco preventivo’, giungendo alle soglie dello scontro armato con la Grecia. La ‘crisi dei missili’ si risolverà solo nel dicembre 1998 con la rinuncia cipriota allo schieramento dei missili sull’isola. Fallisce un nuovo round di negoziati.
2002 – Dopo il fallimento dei colloqui del 1997, Denkta¸s e Clerides riprendono i negoziati sotto l’egida delle Nazioni Unite e la mediazione del segretario generale Kofi Annan, che propone un piano per la creazione di una federazione composta da due stati costituenti entro il 2003. Il progetto fallisce.
2003 – Tassos Papadopoulos sconfigge Clerides alle elezioni presidenziali. Vengono alleggerite le restrizioni alla libera circolazione delle persone attraverso la ‘linea verde’.
2004 – È indetto un doppio referendum per approvare il piano di riunificazione avanzato dalle Nazioni Unite, il cosiddetto ‘Piano Annan’. I Turco-ciprioti approvano, i Greco-ciprioti no. La Repubblica di Cipro entra in Eu senza Kktc.
2005 – Nella Kktc viene eletto presidente Mehmet Ali Talat, favorevole a un compromesso con i greco-ciprioti.
2006 – Le Nazioni Unite mediano un’intesa per la predisposizione di misure di confidence-building tra le due comunità.
2008 – Cipro adotta l’euro. Demetris Christofias è eletto presidente della Repubblica di Cipro, dando nuovo impulso ai negoziati. Nel centro di Nicosia viene aperto un passaggio nel muro che divide la città, ma i colloqui entrano in una nuova fase di stallo.
2010 – Riprendono i negoziati tra Christofias e Talat, già indebolito dalla vittoria parlamentare dell’opposizione nazionalista. In aprile, il nazionalista Dervi¸s Ero˘glu succede a Talat.
2011 – Alle elezioni legislative di maggio vince di misura il Disy
Secondo le statistiche ufficiali del governo della Repubblica di Cipro, in tutta l’isola vi sarebbero circa un milione di abitanti, di cui l’88% Greco-cipriota e il 18% Turco-cipriota, con un restante 2% di altre minoranze. I due gruppi principali sono tuttavia concentrati, rispettivamente, nel sud e nel nord del paese. Alla separazione territoriale corrisponde anche la frammentazione religiosa, con un nord principalmente musulmano sunnita e un sud prevalentemente greco-ortodosso. Benché la religione non rivesta un ruolo politico rilevante, per evidenti ragioni storiche e culturali essa costituisce tuttavia un importante elemento dell’identità nazionale cipriota.
Sulla base dell’architettura costituzionale bi-comunale, le lingue ufficiali parlate a Cipro sono il greco e il turco. L’inglese rimane tuttavia una lingua parlata da gran parte della popolazione, come risultato della storica influenza britannica sull’isola.
Cipro ha anche un livello di istruzione molto qualificato e in cui investe significativamente, il che lo rende, rispetto agli altri Stati membri dell’Eu, il paese con la più alta percentuale di persone in età lavorativa con un alto livello di istruzione.
Diritti e libertà individuali e collettive sono generalmente rispettati. Unici problemi, in questo senso, derivano dalla discriminazione che ancora colpisce le minoranze etniche e le donne. Nonostante gli sforzi governativi, Cipro rimane inoltre un paese di transito e di destinazione del traffico di esseri umani. Per quanto riguarda la parte settentrionale amministrata dai Turco-ciprioti i rapporti di Freedom House riportano un sostanziale rispetto dei diritti civili e politici, nonostante vi siano ancora degli aspetti critici, come quello della corruzione percepita.
Cipro non può, inoltre, essere compresa senza considerare la ‘linea verde’ che divide l’isola in due. Se, infatti, gli indici di democrazia confermano che Cipro sia uno stato libero, tuttavia l’ultimo muro europeo edificato per ragioni belliche si erge proprio a Nicosia, capitale della Repubblica di Cipro e solo nell’aprile 2008 è stata aperta una breccia nel muro ed è stato inaugurato il passaggio pedonale di Ledra Street.
A partire dal 1° gennaio 2008 Cipro ha aderito all’euro e ha rafforzato i rapporti commerciali con gli altri 26 paesi dell’Unione Europea. Quest’ultima, nel 2009, ha fornito il 71,6% delle importazioni cipriote e ha assorbito il 51,5% delle esportazioni dell’isola. La solidità delle infrastrutture, l’efficienza dei porti e della flotta navale (settima al mondo per stazza) e l’avanguardia del settore della navigazione hanno permesso a Cipro di mantenere il suo tradizionale valore geo-strategico: il 60% dei flussi commerciali tra Medio Oriente e Eu, infatti, transita per il paese.
L’isola mediterranea ha accusato la crisi economica mondiale a partire dalla fine del 2008; nel secondo quadrimestre del 2009, infatti, Cipro è entrata in recessione, registrando una perdita del pil dello 0,6% e invertendo il trend positivo dell’ultimo decennio. Le ragioni principali sono da imputarsi, oltre alla congiuntura economica internazionale, all’aumento dei prezzi del petrolio, al calo della domanda estera e soprattutto alla drastica diminuzione del turismo, comparto che produce il 10% del pil nazionale e che, assieme al settore dei servizi, traina l’economia cipriota. Sia i flussi turistici che i valori del pil sono in aumento dall’inizio del 2010. Rilevante l’ammodernamento del settore finanziario che, con l’adozione di Cipro delle normative di trasparenza dell’Oecd e l’ingresso nell’Eu, si è allineato a quelli europei e ha permesso lo smantellamento di pratiche finanziarie che facevano dell’isola un paradiso fiscale. Tuttavia l’isola rimane un solido centro finanziario. Cipro è infatti tra i primi investitori in Russia ma, nella maggior parte dei casi, si tratta di capitali russi estero-vestiti. I ciprioti investono molto in Europa orientale, soprattutto in Bulgaria e Romania, e nel Medio Oriente. L’isola ha poche risorse naturali ma c’è la possibilità che esistano riserve di gas off-shore. Nel febbraio 2007 il governo ha avviato un progetto di esplorazione, consistente nel setaccio delle acque tra Cipro ed Egitto, per rinvenire giacimenti di idrocarburi.
L’esercito cipriota è numericamente limitato e coincide con il corpo della Guardia nazionale di Cipro che conta poco più di 10.000 uomini. Sull’isola sono tuttavia presenti, oltre ai peacekeepers delle Nazioni Unite, contingenti militari di Grecia, Turchia e Regno Unito. Gli inglesi sono presenti nel sud dell’isola, dove, sin dal 1960, sorgono due basi militari in un’area a sovranità britannica che occupa circa il 3% del territorio cipriota. Le basi britanniche sono dislocate ad Akrotiri, nella parte greco-cipriota, e a Dhekelia, dalla baia di Larnaca sino a oltre la ‘linea verde’, e sono utilizzate principalmente come testa di ponte per il Medio Oriente e per l’intelligence elettronica. Qualora Turco-ciprioti e Greco-ciprioti riuscissero a trovare un’intesa per l’unificazione, il Regno Unito potrebbe rinunciare a buona parte dei territori di propria sovranità.
Le truppe delle Nazioni Unite, giunte sull’isola a seguito degli scontri inter-comunali del 1964, operano nella zona cuscinetto demilitarizzata che demarca il confine tra le due repubbliche, con obiettivi di peacekeeping. Alla missione internazionale Unficyp, che ha visto la massima presenza di militari nel 1974 durante l’invasione turca e che è rinnovata dal Consiglio di sicurezza ogni semestre, hanno preso parte Regno Unito, Argentina, Slovacchia, Ungheria e, con un contingente di poche unità, anche Austria, Croazia, Perù (attualmente al comando dell’operazione) e Canada.
Pur non essendo membro della Nato e non partecipando ai meccanismi di cooperazione tra l’Alleanza e i partner esterni ad essa, Cipro collabora attivamente con gli Stati Uniti nella lotta al terrorismo internazionale sulla base di un ‘Trattato di mutua assistenza’ sottoscritto nel settembre 2002. Nel 2005, il paese ha inoltre sottoscritto con gli Stati Uniti un accordo per la cooperazione in operazioni navali di contro-terrorismo.