CIRCEO (o Circello; M. Circeius o Circellorum degli antichi; A. T., 27-28-29)
Promontorio dell'Italia centrale, che sporge isolato sul Mar Tirreno, chiudendo a O. il golfo di Terracina. Alto 541 m., con pendii ripidi e precipiti specialmente a ovest, tutto circondato da aree pianeggianti, sembra, soprattutto a chi lo veda dal mare, un'isola, il che può spiegare la localizzazione, qui, del mito dell'isola di Circe; ma in tempi storici non fu mai un'isola vera e propria. È costituito in prevalenza da una massa di dolomie e calcari bianchi cristallini o ceroidi, che si allunga da O.-NO. a E.-SE. per circa 5 km., mentre la larghezza del rilievo non arriva alla metà (la vetta più alta è verso l'estremo O. della cresta; altre vette non superano i 450 m.). Per quanto isolato, si ricollega probabilmente coi Lepini e perciò con l'Appennino calcareo, non solo per la struttura, che ricorda appunto quella dei Lepini, ma anche per la tettonica: perché la cresta rappresenta - a quanto pare - il residuo di un'anticlinale, in gran parte sommersa, mentre l'area occupata dalle Paludi Pontine rappresenta una sinclinale riempita. Il Circeo è oggi saldato alla terraferma per le alluvioni del Sisto e di altri minori corsi d'acqua; la saldatura era forse meno completa nell'antichità, allorché esistevano, specie nel litorale verso Terracina, aree di lagune. Lunghi e alti cordoni di dune corrono lungo il mare, a E. e a NO.; questi ultimi separano dal mare il Lago di Paola.
I dossi calcarei del Circeo, ricchi di alabastri (una cava abbandonata si trova presso la costa, a NO. della cosiddetta Batteria Pontificia) sono rivestiti di boscaglia e di macchia; sulle pendici esposte a sud vegeta spontaneamente la Chamaerops humilis, che raggiunge qui il suo limite settentrionale nella nostra penisola (42°14′ circa).
Alla base del massiccio esistono, a livello del mare, alcune grotte di abrasione marina: tra esse la più nota è la grotta detta della Maga Circe, profonda circa 30 m., larga 20, notevole anche perché sulle sue pareti si riscontrano fori di litodomi, il che è prova di movimenti bradisismici. Alla base del monte, sul versante nord, sono, a breve distanza l'una dall'altra, due sorgenti, delle quali una fortemente ferruginosa. Le parti culminali e le pendici del Circeo sono disabitate; sul pendio orientale, in ottima posizione, è il paese di S. Felice Circeo, a 98 m. s. m. (1491 ab. nel centro); a 448 m., su un cocuzzolo, è il Semaforo; sulla costa o a breve distanza da essa alcune vecchie torri di guardia, tra le quali a S. la torre Cervia, sulla quale è un faro, e la torre Paola all'estremo NO. Il Circeo si può salire in circa 3 ore e mezza da S. Felice, passando per la Batteria, ovvero dirigendosi al Semaforo e poi seguendo la cresta. Sulla vetta sono i ruderi di un tempio (al Sole?).
V. tavv. CV e CVI.
Bibl.: Th. Ashby, Monte Circeo, in Mélanges de l'École française de Rome, XXV (1905), pp. 147-209.