CIRCONCISIONE (dal lat. circumcido "taglio attorno"; cfr. il gr. περιτέμνω; ted. Beschneidung)
È l'ablazione totale o parziale o anche la semplice incisione del prepuzio negli uomini; il taglio della clitoride o delle piccole labbra nelle donne. La circoncisione appartiene a quella serie di mutilazioni artificiali (forature dei lobi o dei padiglioni dell'orecchio; del setto nasale o delle narici; tatuaggi varî; limature, seghettature, estrazione dei denti, ecc.) che presso i popoli primitivi servono o a consacrare un grado d'iniziazione, o a contraddistinguere un gruppo sociale o tribale, o per semplice ornamento. Dal punto di vista etnologico essa rientra nel quadro della cultura totemica e si trova perciò diffusa soprattutto nell'Africa, nell'Australia, nella Polinesia e nell'America meridionale.
I primitivi. - Nel quadro culturale totemico la circoncisione ha essenzialmente il valore d'iniziazione giovanile, ossia è il rito di passaggio del giovane pubere dalla società delle donne e dei fanciulli a quella degli adulti e dei guerrieri. Questo originale significato rimane anche se, per ragioni varie, presso molti gruppi umani la circoncisione è stata in seguito anticipata all'età infantile.
Varî i tentativi di spiegare questo rito: igienico (Erodoto, II, 37; Crawley); sacrificale (Jeremias, Gray, Lagrange); di reincarnazione (Frazer). Ma dall'esame comparato delle varie cerimonie di circoncisione si ricava che il motivo fondamentale è: a) effettuare il passaggio del giovane alla vita adulta della tribù operando sulla parte che esprime la nuova capacità raggiunta dal candidato; b) come corollario del precedente, provocare mediante quel rito fecondatore il benessere del gruppo sociale e il rigoglio dell'ambieute naturale cui l'iniziato appartiene; c) come sublimazione mistica del primo significato, operare la rinascita del candidato a nuova vita, mediante un rito di morte e resurrezione.
a) Nelle tribù dell'Australia centrale (dove la circoncisione è praticata, a differenza di quelle del SE. che praticano invece l'estrazione del dente) il giovane circonciso viene, fino a guarigione, internato nel bosco dove lo spirito del dio, presente attraverso il ronzio del rombo, lo investe e lo fa uomo della tribù. Nelle tribù montanare dell'Africa del SE. si offre ai circoncisi un pasto ove sono mescolate le ceneri delle parti nobili (fegato, orecchi, testicoli) di un nemico ucciso affinché ne acquisti forza virile e capacità guerriera. Presso i Kikuyu (Africa Orientale Britannica) soltanto la circoncisione dà al giovane i suoi diritti civili e militari e perciò essa è attesa come una liberazione. Questo valore sociale così evidente che presso i Cafri praticano la circoncisione anche i cristiani (cfr. Anthropos, IX, 1924, p. 53 segg.). Nel Madagascar (ove il rito della circoncisione aveva un tempo un valore statale, circoncidendovisi ogni sette anni solennemente gl'incirconcisi, a cominciare dai componenti della famiglia reale) la cerimonia è preceduta e accompagnata dal tabu della continenza che deve essere osservata dall'operatore e dai parenti del fanciullo; l'animale immolato deve esser un toro e non un bue perché al circonciso aumenti la forza virile; gli oggetti che si adoperano nel rito, banane e canna da zucchero, e che son deposti nella "casa della circoncisione", vengono presi d'assalto dalle donne che vogliono divenir madri; l'acqua santa per le purificazioni preliminari deve esser portata da un adolescente che abbia vivi entrambi i genitori (cfr. i pueri patrimi et matrimi dei Romani e gli ἀμϕιϑαλεῖς dei Greci); gli augurî che vengono formulati durante il rito sono tutti diretti alla forza virile del ragazzo.
b) Il valore fecondante della cerimonia è attestato anch'esso da molteplici riti. Nel Gabon il prepuzio asportato vien messo nel tronco dell'albero totemico, Kula edulis, per aumentarne il rigoglio; nelle tribù settentrionali dell'Australia centrale il sangue colato dal taglio viene raccolto su una scorza d'albero, posta poi a galleggiare su di uno stagno ove crescono i gigli d'acqua delle cui radici gl'indigeni si nutrono; talora il lacerto asportato vien dato a mangiare al fratello più giovane del circonciso a fine di irrobustirlo (Arunta del S.) o all'operatore (Flower's Bay) o all'operato stesso (Australia del SO.). Presso i Kikuyu (Africa Orientale Britannica) prima della cerimonia si fa una processione verso l'albero sacro, mogumo, specie di fico, il cui latte significa fecondità e ricchezza e i cui rami, staccati dagl'iniziandi, debbono da questi esser tenuti in mano durante l'operazione facendovi colar sopra il sangue del taglio. Quivi la notte prima dell'operazione vengono lanciati verso gli operandi lazzi e canti osceni, con lo stesso significato erotico-magico dei fescennini romani.
c) Il significato di rinascita, che corrobora i due precedenti, si riscontra p. es. in talune tribù della Nuova Guinea dove la circoncisione è immaginata come la morte dell'iniziando, provocata da un mostro (uno degli anziani della tribù) il cui morso è rappresentato appunto dal taglio. Il mostro rigurgita poi la sua vittima che viene riscattata mediante un maiale (rito analogo nelle isole Figi). Presso i Kikuyu un tempo la circoncisione era associata a un rito di rinascita, per cui la madre dell'iniziando (o chi per essa) simulava le doglie del parto mentre il ragazzo emetteva vagiti e una levatrice compiva le funzioni del caso. Oggi la circoncisione vi è separata da questo rito, ma il concetto è rimasto perché l'operatore simula avanti ai circoncisi l'accoppiamento con sua moglie, quasi che con quell'atto egli li abbia rigenerati.
La circoncisione si compie presso quasi tutti i primitivi, e questo è prova della sua alta antichità, mediante un coltello di pietra o di coccio finemente affilato. Ma anche il coltello metallico è in uso. L'operatore può essere il padre, il suocero, un dignitario della tribù, il prete-medico.
La subincisione. - Collegata con la cerimonia della circoncisione è presso gli Australiani quella della subincisione (detta ariltha o mika e generalmente designata dagli etnologi col termine inglese di terrible rite) che si compie circa un anno dopo. Essa consiste nell'incidere l'uretra per tutta la sua lunghezza, dal meato urinario all'innesto dello scroto. Non è facile indicare un motivo sufficiente di questo barbaro supplemento della circoncisione. Probabilmente è da escludere quello malthusiano.
Egitto. - La circoncisione è giunta agli Egiziani dalle popolazioni dell'Africa (E. Meyer, R. Reitzenstein, J. C. Matthes, C. F. Lehmann-Haupt). E vi fu praticata, almeno nell'epoca antica, su larghissima scala da tutte le classi della popolazione come afferma Erodoto (II, 36,104) seguito da Diodoro Siculo (Bibl., I, 28), Giuseppe Flavio (Ant. Iud., VIII, 10, 3), Agatarchide (in Geogr. Gr. Min., ed. C. Müller, I, 154), Barnaba (Ep., 9), Clemente Aless., (Str., I, 15; VIII, 768); e come è attestato dalle rappresentazioni figurate (tomba di Saqqarah, VI din.; tempio di Khonsu, XX din.) e dalle mummie (scavi di Naga-ed-dêr; cfr. J. C. Matthes, in Zeitsch. für Altert. Wiss., 1909, p. 70 seg.).
Durante l'epoca greco-romana, anche per l'avversione che i Romani dimostrarono sempre verso questo rito, la circoncisione fu limitata alla classe sacerdotale come si ricava da Giuseppe Flavio, c. Ap., II, 13; Orig., in Rom., II, 43; Ambros., Epist., II, 72,5 ed è confermato dai papiri, particolarmente dal Pap. Tebtunis, II, n. 293, che afferma essere necessario che (il sacerdote) sia circonciso perché, se non è tale, non può compiere le sacre cerimonie.
Bibl.: Parte generale e primitivi: H. Ploss, Das Kind in Brauch und Sitte der Völker, Berlino 1884; P. Lafargue, La circoncision, in Bull. Soc. Anthr. de Paris, s. 3ª, X, 3; P. C. Remondino, History of circumcision from the earliest times to the present, Philadelphia 1891; Tomes, Della circoncisione, Firenze 1895; A. Glassberg, Die Beschneidung in ihrer geschtlichen, ethnographischen, religiösen und medizinischen Bedeutung, Berlino 1896; J. C. Matthes, De besnijdenis, in Teylers theolog. Tijdschrift, VI (1908), p. 163 seg.; Circumcision, in Encycl. of Relig. and Ethics, III. Egitto: F. Chabas, De la circoncision chez les Égyptiens, in Rev. Archéol., 1861, p. 298 seg.; R. Reitzenstein, Beschneidung und Priesterordnung (Zwei religionsgeschichtl. Fragen), Strasburgo 1901; P. Wendland, Die hellenistischen Zeugnisse über die ägyptische Beschneidung, in Arch. für Pap. Forschung, II (1902), p. 22 seg.; U. Wilcken, Die ägyptische Beschneidungurkunden, ibid., II (1902); A. Wiedemann, Beschneidung im alten ıgypten, in Orient. Literaturzeitung, VI (1903), p. 99 seg.
Semiti. - Mentre i Semiti orientali, i Babilonesi-Assiri, non usarono la circoncisione, questa si trova fin da tempi antichissimi presso tutti i Semiti occidentali: Ebrei, Fenici, Edomiti, Ammoniti, Moabiti, Arabi. E poiché la circoncisione è largamente diffusa nell'Africa orientale (Egitto, Etiopia) è molto verosimile l'ipotesi che di qui l'abbiano tratta i Semiti, specialmente se si tengano presenti le relazioni intercorse fin da tempi remoti tra l'Egitto e i nomadi semiti della Siria e della Palestina da una parte, tra l'Etiopia e gli Arabi meridionali dall'altra. A un'origine egiziana della circoncisione dei Semiti pensava già Erodoto, nel famoso passo (II, 104) che attesta appunto il suo uso presso i Fenici (per questi cfr. anche Aristofane, Uccelli, v. 507) e altre popolazioni della Siria.
Più che per qualunque altro popolo semitico, a quanto si sappia, la circoncisione ebbe importanza presso gli Ebrei, presso i quali essa assurse a simbolo del patto di alleanza tra Dio e il popolo d'Israele. Questo significato è esplicitamente indicato in Genesi, XVII, 10-14, dove Iddio prescrive ad Abramo la circoncisione dei maschi, compresi gli schiavi nati in casa o acquistati, l'ottavo giorno dalla nascita, come segno del patto che egli ha stabilito con lui e coi suoi discendenti. Il passo suddetto, come anche quello XVII, 23-27, secondo cui Abramo circoncide sé stesso, il figlio Ismaele tredicenne e tutti i maschi della sua casa, nonché quello XXI, 4, in cui è narrata la circoncisione d'Isacco l'ottavo giorno dalla nascita, appartengono al cosiddetto "documento sacerdotale" secondo la critica documentaria; altri passi biblici di fonte diversa menzionano la circoncisione come istituto vigente: tale Gen., XXXIV, 14 segg., in cui i Sichemiti consentono a circoncidersi per ottenere in matrimonio Dina, la figlia di Giacobbe, e "divenire un popolo solo coi suoi fratelli"; tale ancora Esodo, XII, 48, secondo cui il cliente straniero (gēr) è ammesso a celebrare la Pasqua qualora si circoncida, ecc. Carattere alquanto diverso hanno due altri passi, pure antichissimi: l'uno, Esodo, IV, 25, narra l'assalto notturno di Jahvè contro Mosè sulla via tra Madian e l'Egitto, parato dalla moglie di Mosè col circoncidere il loro figlio con una pietra e col far toccare il prepuzio ai piedi (eufemismo per genitali) del marito (o di Jahvè?) dicendogli: "Tu mi sei sposo di sangue!". L'altro, Giosuè, V, 2-9, narra come Giosuè, dopo aver celebrato la Pasqua, circoncide l'intero popolo all'atto di farlo entrare nella Terra promessa, poiché esso, durante il soggiorno nel deserto, aveva lasciato cadere in disuso tale pratica; e all'essere incirconcisi viene dato il nome caratteristico di "vergogna degli Egiziani". L'uno e l'altro passo, specialmente il primo, sono di difficile interpretazione e sembrano presupporre, intorno all'origine della circoncisione, tradizioni diverse da quella che la collega col patto di Abramo. Ad ogni modo la circoncisione rimase presso gli Ebrei come segno distintivo della loro nazionalità, benché ciò dovesse naturalmente intendersi soltanto in confronto dei popoli che non la praticavano; è notevole, a questo riguardo, che la legislazione mosaica non contiene nessuna norma per il rito della circoncisione, che doveva pertanto essere considerato come preesistente alla legge mosaica. Il contrasto con gl'incirconcisi ('arĕlīm, da 'orlāh "prepuzio") fu sentito in modo particolare rispetto ai Filistei, di stirpe non semitica, dai quali gli Ebrei si sentivano separati da un insanabile contrasto di razza (v. l'episodio di I Re [Samuele], XVIII, 25, segg.).
Come tutto ciò che si riferiva al culto esterno, anche la circoncisione, cadde sotto la critica moralistica del profetismo, il quale contrappone alla circoncisione della carne", semplice segno formale vuoto di contenuto, il concetto della "circoncisione degli orecchi e del cuore", ossia l'esigenza della purezza spirituale, senza la quale le pratiche del culto non hanno valore. Tale concetto ebbe una straordinaria importanza per la svalutazione della circoncisione nel cristianesimo primitivo.
Con l'accrescersi, soprattutto dopo il ritorno dall'esilio babilonese del voluto isolamento degli Ebrei dai popoli pagani, la circoncisione aumentò d'importanza, e, durante l'età ellenistica e romana, fu oggetto di scherno da parte dei pagani e, pertanto, di gelosa difesa da parte degli Ebrei. Antioco Epifane la vietò, punendo di atroci supplizî chi la praticasse (I Maccabei, VI, 10, cfr. IV Macc., IV, 25). Soprattutto presso gli scrittori romani troviamo abbondanza di epiteti derisorî per questo costume (raccolti, per es., presso J. Juster, Les Juifs dans l'Empire romain, Parigi 1914, I, 263-264), e a questa derisione va attribuito l'introdursi dell'uso, presso gli Ebrei ellenizzati, di sottoporsi a una operazione (epispasmo) per nascondere gli effetti della circoncisione (già I Maccabei, I, 14, e v. Juster, II, 284, nota 4). Non mancarono misure legali contro la circoncisione: un editto di Adriano la punì di morte, applicandole il disposto della lex Cornelia contro l'evirazione; tale editto fu abrogato da Antonino Pio, ma soltanto riguardo agli Ebrei, rimanendo esso in vigore sia per i convertiti al giudaismo, sia per gli altri popoli (compresi gli Egiziani, con la sola eccezione dei membri di famiglie sacerdotali, v. sopra) che praticavano tale uso (v. Juster, I, 264-274). Risulta tuttavia che la legge non fu applicata rigorosamente.
Nell'ebraismo dell'età talmudica e delle età posteriori la circoncisione (mīlāh, ebr. biblico mūlāh) è fatta l'ottavo giorno dalla nascita, secondo regole precise e minuziose e con una tecnica particolare; essa si compie nella sinagoga o in casa dei genitori del bambino; l'operatore (mōhēl) può essere il padre stesso o altra persona; egli è assistito da un altro membro della comunità il quale, fungendo quasi da padrino, tiene sulle ginocchia il bambino sedendo su una sedia detta "seggio d'Elia". Durante la cerimonia si recitano benedizioni e dopo di essa si compie un banchetto (v. Enciclopedia Judaica, IV, Berlino 1929, p. 346-61).
Presso i Fenici e gli altri Semiti la circoncisione scompare gradatamente, probabilmente per l'influsso della civiltà greco-romana, ad eccezione degli Arabi, i quali la conservarono attraverso tutta l'antichità (come è attestato da testimonianze di autori classici e siriaci), ed essa era generalmente usata all'età del sorgere dell'Islām (v. J. Wellhausen, Reste arab. Heidentums, 2ª ed., Berlino 18971 pp. 174-175), il quale la conservò, insieme con altre usanze dell'Arabia preislamica, indipendentemente dall'influsso del giudaismo. Il Corano non la menziona; la legislazione religiosa la raccomanda, ma non è unanime nel ritenerla obbligatoria (essa è tale soltanto secondo il rito shafi‛ita); tuttavia essa è universalmente praticata, in età variabile tra il settimo giorno e l'epoca della pubertà (persino nel tredicesimo o quindicesimo anno). L'operazione (designata col termine khitān, ma popolarmente, in alcuni paesi, con quello di taṭhīr o tahārah o ṭuhūr "purità") si compie fra manifestazioni di letizia, di cui la più caratteristica è una processione a cui il fanciullo da circoncidersi prende parte, vestito riccamente e montato a cavallo (v. Enc. dell'Islām, s. v. Khitān).
Chirurgia. - È un atto operativo assai semplice, consistente nella escissione totale o parziale del prepuzio, eseguito allo scopo di sopprimere una stenosi dell'orificio prepuziale e una sovrabbondanza della cute del sacco prepuziale stesso. L'indicazione principale a tale operazione è data dalla fimosi congenita, la quale va però operata, se non esistono disturbi notevoli nell'emissione dell'urina o complicanze infiammatorie della mucosa prepuziale, soltanto a una certa età: è noto infatti che la fimosi dei lattanti e dei bambini può ritenersi quasi fisiologica fino ai cinque anni e scompare più spesso nella pubertà, spontaneamente o con operazioni ancora più semplici, quali la dilatazione incruenta, il taglio dorsale, i metodi plastici conservativi. Altre indicazioni sono date da fimosi acquisite, per infiammazioni o balanopostiti, per malattie veneree, per lesioni da fermentazione urinaria nei diabetici. Anche la parafimosi, dopo la riduzione manuale, può essere trattata con la circoncisione. Molti sono i metodi operatorî della circoncisione, sia per ciò che riguarda la sezione del prepuzio, sia per ciò che riguarda le suture: le varianti però hanno scarso valore. La circoncisione parziale (s'usa più spesso nella fimosi congenita per scoprire un po' il glande) o totale (si usa in genere nella fimosi infiammatoria, da ulcera molle o da sifiloma iniziale) si pratica in anestesia generale eterea (nei bambini), o locale, alla cocaina (negli adulti). Non si deve in genere asportare né troppo né troppo poco di sacco prepuziale, la corona del glande dovendo rimanere coperta da una zona mobile di cute e la continuità della cute e della mucosa dovendo farsi sotto la corona stessa nel solco balano-prepuziale.