circuito
. Questo sostantivo ricorre una sola volta in D., col significato di " moto rotatorio " (quindi, sinonimo dell'adiacente ‛ cerchio ') là dove Matelda spiega a D. l'origine della brezza che muove la vegetazione del Paradiso terrestre: Or perché in circuito tutto quanto / l'aere si volge con la prima volta / ... in questa altezza ch'è tutta disciolta / ne l'aere vivo, tal moto percuote, / e fa sonar la selva perch'è folta (Pg XXVIII 103). La locuzione - esclusiva di D. - va però considerata piuttosto come un sintagma avverbiale equivalente a (muoversi) " in giro ", (spostarsi) " con movimento circolare "; ne è forse una riprova la presenza nella tradizione manoscritta di una variante autorevole come in circuitu, da considerare (col Petrocchi) " citazione latina... per quanto i sostantivi dotti della IVa non di rado serbino -u ". In questo senso appare parlante la chiosa del Serravalle: " Ista pars aieris, quae est hic, volvitur in circum, idest circulariter... ad motum coeli, nec deficiet motus circularis, nisi rumperetur circulus in aliqua parte, quod est impossibile ".
Propende invece per il valore sostantivale l'Ottimo: " L'acre ha da sé movimento circulare, e quello movimento genera vento il quale percuote nelle piante di quello luogo "; mentre Benvenuto lascia ambiguo il dilemma, con esplicazione estrosamente libera: " Mathildis... assignat veram causam istius venti et videtur velle dicere in effectu quod quia mons iste superextendit cacumen suum in aere vivo, qui continuo volvitur cum firmamento coeli, ideo talis motus aeris superioris est causa soni, sive venti ".