CIRENAICA
Basiliche cristiane. - La C. è una regione estremamente ricca di basiliche cristiane, sia nelle città antiche maggiori, che nei centri minori o in campagna. Anche se identificate, diverse di esse non sono scavate, specialmente nel territorio.
Secondo una divisione operata dal Ward Perkins, tutte le basiliche cristiane della C. possono essere divise in due gruppi, riconoscibili per differenziazioni architettoniche o di decorazione. Il primo comprende le costruzioni del V e della prima parte del VI sec. d. c.; il secondo quelle innalzate dopo il ristabilimento dell'autorità bizantina nella Pentapoli ad opera di Giustiniano. Al primo potrebbero appartenere le seguenti basiliche:
Tolemaide (Ptolemais), basilica. - La basilica fu scavata e restaurata da G. Caputo nel 1935 ed anni seguenti, nella parte occidentale della città. È una massiccia costruzione, in parte ben conservata, tutta in blocchi ben squadrati, utilizzati anche nelle vòlte della navata centrale e di quelle laterali (in parte conservate e restaurate), che sono sorrette da pilastri, nonché nelle cupolette degli ambienti accanto all'abside, che hanno l'uno una pianta trilobata (con la cupola in posto) e l'altro una pianta cruciforme rettilinea. È interessante l'accoppiamento nella stessa costruzione dei due schemi fondamentali, quello a pianta allungata e quello a pianta centrale. Davanti alle navate vi è un nartece che, in forma di portico con due arcate, si apre tra due ambienti laterali, in uno dei quali si trova la scala per il piano superiore, mentre l'altro è in comunicazione con l'esterno attraverso una stretta porta. Un'altra piccola porta si trova lungo la navata settentrionale. Questi ingressi così ridotti d'ampiezza e lo spessore notevole delle mura indicano la caratteristica difensiva della costruzione. Secondo il Caputo, la basilica potrebbe assegnarsi già al volgere del IV sec., o agli inizî del V, al tempo del metropolita condottiero Sinesio; secondo il Goodchild nessuna chiesa dovrebbe essere anteriore alla metà del V secolo.
Qaṣr el Lebia (Olbia, Nea Theodorias), basilica occidentale. - Il restauro che si sta ultimando nella costruzione che albergava la vecchia mudiryya ha rivelato sotto superfetazioni moderne una basilica cristiana a pianta cruciforme con le pareti quasi completamente conservate. La struttura è a filari isodomi di bei blocchi di pietra ben squadrati, usati anche nelle vòlte e nelle cupole. La basilica, ad O, è in diretto rapporto con un ipogeo, forse funerario. Il carattere di fortezza è dato, oltre che dalla massiccia costruzione, anche dalla esiguità della porta d'ingresso, posta nel transetto meridionale, e da un pozzo in parte ricavato nello spessore di una parete. La pianta a croce greca per una costruzione grande è unica in tutta la C., mentre la tecnica di costruzione avvicina questa basilica a quella di Tolemaide (v. vol. vi, p. 584).
Marsa Susa (Apollonia), basilica orientale (Cattedrale). - È la più grande delle basiliche del porto di Cirene ed è stata la prima costruzione scavata nella città (E. Ghislanzoni, 1921-22). Il suo atrio si apre sul decumano. È stata costruita sopra tracce evidenti di una costruzione ellenistica. Atrio e basilica non sono in sequenza assiale, ma l'atrio si trova sul fianco settentrionale della chiesa. La basilica è munita di transetto e divisa in tre navate da alte colonne di cipollino recanti capitelli riutilizzati, come lo sono del resto le colonne. L'abside è inscritta. Vi sono tracce dell'altare e di un ciborio. A questa fase della basilica, che si può datare al V sec., appartengono i mosaici dell'abside e alcune tracce nel transetto sotto un pavimento posteriore. All'età di Giustiniano si deve invece ascrivere il livello superiore del mosaico del transetto (pannelli con animali e Noè con l'arca) ed il battistero a pianta trilobata, costruito nella parte nordorientale della chiesa in luogo di una precedente cappella quadrata. Tutto il battistero era originariamente coperto internamente di lastre marmoree.
Marsa Susa (Apollonia), basilica extramurale. - È una chiesa fortificata che sorge nell'area cimiteriale meridionale della città e quindi potrebbe essere un martyrium. Non è ancora scavata ed anzi, costruzioni moderne la ingombrano. E interessante perchè presenta il presbiterio a forma trilobata, raro in Libia.
Marsa Susa (Apollonia), basilichetta nel Palazzo del Governatore. - Sul lato meridionale del cortile del palazzo si apre una chiesetta, che presenta, in miniatura, la stessa forma basilicale delle chiese maggiori. Dal cortile si passa in un nartece, il quale comunica mediante tre porte con la chiesetta vera e propria, a tre navate e con abside inscritta. La navata centrale era coperta a vòlta. Al centro di essa è stato ritrovato un reliquiario in forma di sarcofago ad orecchie.
Cirene, Cattedrale. - La basilica era già conosciuta dai viaggiatori del XIX sec.; fu parzialmente scavata dagli Italiani, mentre il Goodchild, tra il 1954 e il 56 terminò il lavoro. La costruzione è del V sec., a tre navate distinte da pilastri con arcate di pietra, con l'abside fiancheggiata da cappelle. A NE fu in seguito aggiunto un battistero. All'epoca di Giustiniano fu rovesciato l'orientamento con la costruzione di un nuovo coro ad occidente. Più tardi, ma sempre in epoca cristiana, fu costruita una serie di camere su due piani a ridosso della navata settentrionale e tutto l'edificio fu fortificato. I mosaici appartengono tutti alla fase giustinianea. Nel coro vi è una delle scene migliori con uccelli ed animali sullo sfondo di un paesaggio. Il pavimento della navata centrale è diviso in pannelli con scene di animali e di vita agreste. A mosaico sono anche decorate le navate laterali ed il vestibolo. Notevole un frammento di scena nilotica nella navata settentrionale.
Lamluda (Limmies), basilica. - Basilica fortificata a tre navate e transetto conservata per notevole altezza, ma ancora non scavata. È costruita sopra una precedente tomba ipogeica, il cui ingresso fu mantenuto aperto e incorporato nella costruzione. Con ogni probabilità appartiene al V secolo.
Tutte queste basiliche hanno l'abside ad oriente, ma mostrano notevole varietà di pianta. Se prevale la pianta a schema allungato, non manca quella a schema centralizzato (basilica occidentale di Qaṣr el Lebia), schemi che si trovano anche fusi nella basilica di Tolemaide. Rapporti sembrano possibili per alcune solo con costruzioni dell'Egitto. La decorazione a mosaico è rimasta solo in parte della Cattedrale di Apollonia, dove appaiono alcuni animali (un magnifico pavone) vivamente mossi in ambiente boschivo, accanto a zone a semplice disegno geometrico.
Al secondo gruppo, databile all'età giustinianea, si possono ascrivere, oltre al rifacimento della Cattedrale di Cirene ed all'aggiunta del battistero nella Basilica orientale di Apollonia, le chiese seguenti che, a differenza di quelle del primo gruppo, presentano una sostanziale uniformità nelle piante e nei particolari, mentre l'orientamento è indifferentemente ad E o ad O. La pianta è costantemente a tre navate, con due ambienti ai lati dell'abside e due altri ambienti alla fine delle navate minori, sul lato opposto, presso l'ingresso. I paralleli si possono trovare nel mondo egeo ed altrove, ma non in Egitto. Gli elementi architettonici marmorei sono importati già lavorati dal Proconneso o imitati localmente. I pavimenti a mosaico sembrano eseguiti da una sola scuola. Malgrado differenze nelle esecuzioni, il repertorio delle figurazioni è molto limitato, tranne nel complesso mosaico della basilica orientale di Qaṣr el Lebia.
Marsa Susa (Apollonia), basilica centrale. - La chiesa si trova quasi esattamente a metà strada tra le altre due basiliche urbane. La pianta è simile a quella della basilica centrale di Cirene, con l'aggiunta di uno stretto e lungo nartece ad estremità absidate e, davanti a questo, di un atrio porticato. La basilica, che ha l'abside ad E, è divisa da due file di colonne, in parte di marmo, in parte di pietra. Tutti gli elementi architettonici marmorei (colonne, capitelli, pulvini) provengono dal Proconneso. Dei due ambienti fiancheggianti l'abside, quello meridionale è absidato, mentre quello settentrionale dà accesso ad un probabile diaconico absidato. La costruzione, che presenta tracce di pavimento a mosaico, è da attribuire al VI secolo.
Marsa Susa (Apollonia), basilica occidentale. - Giace in immediato contatto con le mura urbane, anzi l'abside, che è voltata ad O, è ritagliata nella parte posteriore di una torre. L'abside e la zona dell'altare erano pavimentate in opus sectile di ottima qualità. La navata è divisa da colonne di varî tipi e dimensioni ed è preceduta da un breve nartece. Davanti alla basilica, oltre il cortile, sorge un altro complesso edilizio con un battistero e con l'ingresso alla basilica, che è volto a N. Tutto il complesso è databile al VI secolo.
Cirene, basilica centrale. - La basilica, a tre navate divise da arcate su pilastri, si trova lungo la via di fondovalle del Quartiere Centrale, alla confluenza in essa della strada proveniente dal Cesareo. Fu scavata nel 1954 ed anni seguenti. L'abside, inscritta, è volta ad O; l'ingresso è laterale. Nel presbiterio, quale fondazione per plutei di transenna, sono stati riadoperati elementi marmorei provenienti dai grandi altari dell'Agorà. Nella navata sono rimasti alcuni tratti di pavimento a mosaico, databile al VI secolo. Manca il battistero.
Marsa el Hilal (Naustathmos), basilica. - Piccola basilica, divisa da pilastri, con abside inscritta volta ad oriente. Dei due piccoli ambienti ai lati dell'abside, quello a N dell'abside è il battistero. È rilevante il fatto che vi è traccia di un terzo piano nelle navate laterali. Nella basilica si entrava o da O, attraverso un ampio vestibolo (fiancheggiato da ambienti) o da due porte sussidiarie alla metà delle navate minori. La piattaforma dell'altare, del quale rimangono evidenti tracce, è coperta di opus sectile, contornato da un bordo di mosaico. Verso l'estremità O della navata centrale sono rimaste parti del mosaico, raffiguranti due personificazioni, la Ktisis (creazione) e la Kosmesis (ordinamento). Si sono salvati raffinati elementi di balaustra. La basilica è databile al secondo, terzo venticinquennio del VI secolo.
Latrun (Erythrum), basilica orientale. - Fu scavata da W. M. Widrig nel 1960 ed anni successivi. Le sue misure (m 32 × 21) contrastano con l'esiguità dell'abitato antico, che in buona parte doveva svolgersi in grotte ricavate nella parete a strapiombo sul mare, tenendo conto che la località aveva anche una seconda basilica. La basilica è a tre navate divise da colonne di cipollino di varia altezza. I capitelli dell'ordine inferiore sono ionici, quelli dell'ordine superiore dorici. Nell'abside, inscritta, volta ad oriente, è conservato il sỳnthronos. Accanto all'abside vi sono dei piccoli ambienti, uno dei quali a N, è il battistero.
Latrun (Erythrum), basilica occidentale. - È a tre navate come la basilica orientale ed anch'essa è di dimensioni minori. L'abside è ad occidente. Le caratteristiche sono identiche a quelle della chiesa maggiore.
Qaṣr el Lebia (Olbia, Nea Theodorias, v. vol. vi, p. 584), basilica orientale. - Basilica a tre navate, in proporzioni leggermente più allungate che le altre. Le navate sono divise ad arcate su pilastri. Il mosaico maggiore occupa la metà orientale della navata centrale ed è diviso in 50 pannelli (disposti in 5 liste longitudinali e 10 liste trasversali). Un secondo mosaico occupa un piccolo ambiente ad oriente della navata settentrionale della chiesa, con una scena nilotica al centro, contornata da una serie di animali. Nell'abside vi è un mosaico con animali. Nella navata un'iscrizione menzionante il vescovo Macario è dell'anno 539; nel martyrium un'iscrizione ricorda il vescovo Teodoro.
La costruzione di ogni singola scena del mosaico centrale tiene conto della posizione in cui ogni riquadro viene a trovarsi rispetto al fedele che, entrato in chiesa, si dirige verso l'altare. Infatti tutte le figure delle liste laterali sono rivolte verso quelle della lista centrale (tranne un caso, che è manifestamente un errore, in cui il riquadro n. 42 e quello n. 43 sono stati scambiati di posto).
Il Grabar considera il mosaico come un'illustrazione simbolica del tema della terra governata dal signore; è preferibile vedervi nella metà occidentale la più antica rappresentazione conservataci della creazione biblica del mondo.
Dalla prima alla quarta lista, partendo dal presbiterio, il discorso si snoda con due frasi. La prima, dalla prima lista trasversale si allarga anche alle liste laterali longitudinali estreme e alla settima lista trasversale, tutte con figure di animali. Le due figure femminili al lato del riquadro centrale della prima lista (che è un richiamo reale alla località in cui sorge la basilica, indicata come Nea Theodorias) sono due personificazioni richiamanti alla mente i primi momenti della storia del mondo. Ktisis è la Creazione (Gen., 1,1-31), intesa come suscitamento dal nulla di tutti gli esseri, mentre Kosmesis è la Ordinazione (Gen., ii, 1-2), cioè la manifestazione delle distinzioni e delle diversità, che secondo Gregorio Nisseno ed Agostino avvenne gradatamente e successivamente. Dalle due figure si diparte la lunga serie di riquadri con animali di ogni specie e ogni genere che in tutto il pavimento inquadrano anche le altre allegorie.
La seconda frase abbraccia un quadrato tra la seconda e la quarta lista, quadrato che ha ai suoi vertici la rappresentazione dei quattro fiumi che, uscendo con un ramo dal Paradiso terrestre, bagnano tutta la terra, indicati con gli stessi nomi usati nella continuazione del racconto della Genesi (ii, 10-14); Fison, Gheon, Eufrates, Tigris. Il riquadro tra le raffigurazioni del Tigri e dell'Eufrate reca quella della fonte Castalia, che vuol significare il centro del mondo, il luogo dove sorgeva l'albero della vita, quello di Adamo (Gen., ii, 9) che si potrebbe anche vedere nella pianta rappresentata davanti alla figura della ninfa.
Il riquadro tra i fiumi Gheon e Fison è invece un'altra allegoria che si potrebbe interpretare come l'Eucarestia, La figura femminile che vi è rappresentata è indicata infatti come Ananeosis, cioè Rinnovazione. La figura si trova sotto un ciborio ed ha davanti a sè un canestro di pani. Ora è chiaro che il sacrificio dell'Eucarestia avveniva sull'altare, posto sotto il ciborio, mentre il canestro dei pani richiama alla mente quello analogo accanto alla Vittoria Eucaristica nel mosaico della basilica di Aquileia. Anche in quella basilica il richiamo all'Eucarestia si trova sull'asse della navata, spostato verso l'altare. Mentre ad Aquileia sono dei fedeli che porgono le offerte verso Dio sotto le specie eucaristiche, a Qaṣr el Lebia sono le personificazioni dei quattro fiumi, intesi come la totalità della terra, a porgere ciascuno la sua offerta.
Nella metà orientale il discorso allegorico, in frasi staccate, si ritrova soltanto nella lista longitudinale centrale. Nel riquadro immediatamente vicino alla porta è raffigurato il faro della fede (anche se, come ha creduto il Goodchild, si è presa a prestito una raffigurazione del faro di Alessandria), a cui si dirige; nel riquadro accanto, una barca con due marinai. L'allegoria continua nel nono riquadro centrale (n. 42) nel quale alcuni uccelli (fedeli) beccano ad una pianta che sorge da un vaso (l'albero della vera vita). Il prossimo riquadro centrale, sulla falsariga dell'Orfeo pagano, raffigura un pastore cantore, che alletta gli animali, mentre anche un fauno è da lui attirato.
La quinta e la sesta lista recano al centro un ricordo reale e non allegorico: nella sesta vi è rappresentata la facciata di una basilica con nartece tetrastilo, che indubbiamente vuol indicare la chiesa in cui si trova il mosaico, anche se nella realtà la facciata era diversa. I cartoni dei mosaicisti dovevano in effetti avere un solo schema per indicare quel soggetto. Nella quinta lista vi è l'epigrafe che ricorda, immediatamente vicino alla rappresentazione della basilica, come "anche quest'opera" si sia compiuta all'epoca del vescovo Macario.
Tocra (Taucheira), basilica orientale. - La basilica si trova vicino alle mura nella parte settentrionale della città. È a tre navate divise da pilastri ed è orientata con l'abside ad E. L'ingresso è lungo la navata settentrionale. È conservata parte della scala che portava al matroneo.
Oltre a queste basiliche, conosciute, altre sono individuate, come quella di Mghernes, della quale rimane ancora in piedi, fuori terra, un'arcata della navata centrale, come quella di Mtaugat, o come la Basilica occidentale di Tocra, che sembra essere una basilica "doppia", che giace fuori le mura, a SO della città. Di altre numerose costruzioni vi sono resti notevoli, di altre tracce, anche se non è stato individuato il luogo esatto in cui sorgevano, come nel caso di el Merg (Barce). Si conoscono infatti, provenienti dall'area di questa città, dei plutei tipici dell'architettura basilicale giustinianea, ma non si conosce il luogo esatto di trovamento.
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