STROZZI, Ciriaco (Chirico, Kyrico, Quirico). – Nacque a Capalle, borgo agricolo nei pressi di Campi Bisenzio (Firenze), il 22 aprile 1504 da Zaccaria di Battista di Giovanni e da Maria di Pietro di Zanobi Strozzi. Era primogenito di otto fratelli, tra i quali si ricordano: Lorenza (1514-1591), monaca domenicana in S. Niccolò da Prato, conosceva il greco e compose inni latini in metri lirici; Francesco (1520-1592 ca.)
, che il fratello maggiore affidò all’educazione di Pietro Vettori, fu due volte governatore di Foligno. Il ramo genealogico risaliva a Geri di Strozza e non era tra i più illustri e cospicui del casato.
Ciriaco fu iniziato agli studi di greco e latino molto probabilmente a Firenze, negli anni in cui brillava il magistero di Francesco Verino il Vecchio (1464-1541) e di Vettori (1499-1585). Nella prima metà degli anni Trenta soggiornò a Parigi e a Cracovia; qui entrò nel circolo del vescovo Piotr Tomicki (1464-1535) che gli procurò un insegnamento presso il Collegium maius Cracoviense. In Francia ebbe modo di conoscere il filologo Guillaume Budé, già amico di Filippo Strozzi (1489-1538), l’esponente più importante di tutta la famiglia. È possibile che il prolungarsi del soggiorno all’estero fosse dovuto a ragioni politiche che riguardavano il padre Zaccaria, denunciato dai fautori dell’ultima repubblica fiorentina nel 1530. Nel novembre del 1533 Zaccaria morì, lasciando debiti così ingenti da obbligare i figli a rifiutare l’eredità: è l’inizio di un lungo periodo di difficoltà economiche, che indussero Strozzi a richiedere l’aiuto di membri più facoltosi del casato.
Nel 1535, comunque, era tornato in Italia e in qualità di lettore di greco si trovava presso la Badia Fiorentina, chiamatovi da Francesco Verino; soltanto poche settimane più tardi ottenne la cattedra di lettere greche presso lo Studio di Bologna, subentrando a Stefano Salutati dall’inizio del 1536 fino al termine dell’anno accademico 1542-43, quando fu sostituito da Pompilio Amaseo. Negli anni bolognesi Strozzi si dedicò alla lettura pubblica di Omero, di Demostene, della pseudoaristotelica Retorica ad Alessandro, della Retorica di Aristotele e delle Pitiche di Pindaro. Probabilmente grazie all’appoggio di Vettori, nel novembre del 1543 fu chiamato allo Studio di Pisa in qualità di lettore di lingua greca con uno stipendio ragguardevole e mantenne questo incarico fino alla morte.
La situazione economica personale di Strozzi restava comunque tanto difficile che nell’estate del 1547 tentò addirittura il suicidio; fu certamente aiutato da Lelio Torelli (giurista e primo segretario di Cosimo de’ Medici) e dallo stesso duca di Firenze, cui aveva rivolto varie suppliche. Nel 1551 formalizzò il matrimonio con Elisabetta di Onofrio da Susinana, con la quale intratteneva da otto anni relazione coniugale e da cui aveva avuto quattro figli: Pietro, Lodovico, Ermolao e Maria Salomé. Dal 1556 l’insegnamento affidato a Strozzi cambiò denominazione, divenendo «philosophia moralis graeca et latina» (per questo motivo i repertori biografici lo ricordano a volte come professore di greco, altre come professore di filosofia; in realtà, la connotazione morale dello studio del greco fu tipica dell’Università di Pisa per tutto il XVI secolo). Tra i colleghi pisani si possono ricordare Giovan Battista Adriani, Francesco Robortello, Pietro Angeli da Barga (il Bargeo), mentre allievi di Strozzi furono i futuri cardinali Marcantonio Colonna e Flavio Orsini, Francesco Alciati, Pirro Strozzi, Pietro Rucellai, Francesco Buonamici, Baccio Valori. A partire dal febbraio del 1541 Strozzi fu anche membro dell’Accademia Fiorentina, sostenuta da Cosimo I de’ Medici quale decisivo strumento di politica culturale; questo significa che l’opposizione al potere mediceo, frequente negli Strozzi, nel caso di Ciriaco dovette esaurirsi «in una generica solidarietà con i membri della famiglia direttamente coinvolti nelle lotte politiche», presto trasformata in «aperto consenso» nei confronti del principato (Zorzi, 2006, p. 378).
Morì a Pisa per calcoli renali il 6 dicembre 1565 e fu sepolto nella chiesa parrocchiale di Capalle. Nel 1741 Carlo Tommaso Strozzi fece apporre sul pavimento del presbiterio una lapide marmorea con iscrizione celebrativa.
Il catalogo della biblioteca dei testi a stampa è stato ricostruito da Gustavo Bertoli (2011), grazie all’inventario accluso al testamento definitivo (rogato due giorni prima della morte). È però forte il sospetto che non si trattasse dell’unica raccolta libraria dello studioso, giacché le sue carte risultano quasi totalmente scomparse, mentre un solo manoscritto greco reca la sua firma di possesso (Parigi, Bibliothèque nationale, Par. gr., 1643), contenente un’antologia delle Storie di Polibio; l’inventario redatto subito dopo la morte menziona bensì due manoscritti greci pergamenacei, ma senza specificazione del contenuto. È presumibile ritenere che l’intera collezione di codici e di stampati sia andata dispersa.
A giudizio dei contemporanei Strozzi fu uno studioso dall’erudizione sconfinata e dai molteplici interessi (medicina, architettura, botanica); la sua opera di filologo e antichista non è molto vasta, ma significativamente collegata alla ricezione del pensiero aristotelico. Quattro brevi testi introduttivi all’Etica Nicomachea di Aristotele furono stampati postumi (Parigi 1599); il ms. Archivio di Stato di Firenze, Carte Strozziane, s. III, f. CLIII, contiene altre due Praefationes alla stessa opera, un breve trattato in volgare De voluntate, fortuna, libero arbitrio, casu, un Ragionamento di messer K. S. con l’ambasciatore o mandato del Gran Turcho l’anno 1556, lettere e varie annotazioni ad autori antichi, tutto autografo. Il codice Città del Vaticano, Biblioteca apostolica Vaticana, Vat. gr., 1722, riporta un breve trattato in greco sulla facoltà sensitiva (Περὶ δυνάμεως αἰσθητικῆς, De virtute sensitiva), nel quale Strozzi ribadisce il ruolo centrale del cervello nella fisiologia della percezione e della sensazione.
L’opera più nota di Strozzi è altresì un testo composto in greco: l’integrazione della Politica di Aristotele, ritenuta incompiuta, con i libri IX e X del trattato, pubblicati a Firenze nel 1562 (Libri duo de republica, «Illis octo additi quos scriptos reliquit Aristoteles») seguiti l’anno successivo dalla traduzione latina. Argomento della riflessione di Strozzi è il potere dello Stato, nelle sue articolazioni militari, politiche e religiose (discussione effettivamente assente nel testo tradito della Politica). La versione greca fu dedicata a Cosimo de’ Medici e quella latina al figlio Francesco, ma fu certamente Torelli a suggerire a Strozzi sia la composizione in greco sia la traduzione latina, come si apprende dalle pagine premesse ai testi; del resto, il preteso completamento della Politica aveva una dichiarata finalità pratica nell’educazione del principe. Mostrando una buona padronanza del greco, Strozzi imita lo stile aristotelico, corredando la trattazione con numerose citazioni (soprattutto da Platone e dallo stesso Aristotele) e digressioni che rivelano l’intento retorico-letterario (più che di filosofia politica) del suo supplemento. Esso ebbe comunque notevole fortuna, fu ristampato in alcune edizioni complessive dell’opera di Aristotele e suscitò commenti di ammirazione fino a tutto il Settecento. Il volume del 1563 reca in appendice il commento a due passi e congetture sul testo greco della Metafisica. «L’interesse di Chirico per la filosofia [...] si estese da Platone e Aristotele fino a Plotino e al Ficino, senza trascurare la letteratura antica di carattere scientifico, in particolare Teofrasto e Galeno» (Zorzi, 2006, p. 425).
Fonti e Bibl.: Carte, lettere, genealogie, atti notarili, testamenti e inventari dei beni, profilo biografico a opera di Carlo di Tommaso Strozzi (m. 1670) e del figlio Luigi (m. 1700) si trovano presso le Carte Strozziane dell’Archivio di Stato di Firenze (cui rimandano dettagliatamente Zorzi, 2006, e Bertoli, 2011), in particolare la filza 153 dell’archivio Uguccioni-Strozzi. Principale fonte della biografia è una Vita, pubblicata anonima in appendice all’edizione parigina delle Orationes, sive introductiones [...] in aliquot Aristotelis de moribus libros (1599); in una versione accresciuta (Vita K. S. auctior) il testo fu ristampato come libretto (Parigi 1604), anepigrafo ma con chiaro riferimento all’autorialità del nipote Zaccaria di Matteo Monti (figlio della sorella Elisabetta). Tale Vita è alla base di tutte le notizie dei principali repertori biografici tra Cinque e Novecento (Zorzi, 2006, pp. 257 s. nota 6). Ventotto lettere inedite indirizzate a Pietro Vettori si trovano in differenti manoscritti della British Library di Londra (ibid., p. 359 nota 9).
A. Fabroni, Historia Academiae Pisanae, II, Pisis 1795, pp. 418-422; P.L. Ginguené, Histoire littéraire d’Italie, VII, Milano 1821, p. 453; A. Ventrone, Il Supplemento di C. S. (1562) alla Politica di Aristotele, tesi di laurea, relatore A. Pontani, Università di Padova, a.a. 1987-88; M.O. Helbing, La filosofia di Francesco Buonamici, Pisa 1989, passim; D.A. Lines, The importance of being Good. Moral philosophy in the Italian universities, 1300-1600, in Rinascimento, s. 2, XXXVI (1996), pp. 139-193 (in partic. p. 163); M.O. Helbing, Messer C. S. e il passo mancante del nono libro della Metafisica aristotelica, in Feconde venner le carte. Studi in onore di Ottavio Besomi, a cura di T. Crivelli, Bellinzona 1997, pp. 254-257; N. Zorzi, Il grecista C. S. (1504-1565): notizie sulla biografia, le lettere, gli scritti, in «In partibus Clius». Scritti in onore di Giovanni Pugliese Carratelli, a cura di G. Fiaccadori, Napoli 2006, pp. 355-460; G. Bertoli, L’inventario dei libri di Chirico Strozzi e nuovi documenti per la sua biografia, in «Books seem to me to be pestilent things». Studi in onore di Piero Innocenti per i suoi 65 anni, a cura di C. Cavallaro, Manziana 2011, pp. 437-466; E. Sciarra, I copisti e la stampa. Interazioni tra testo e margine nelle cinquecentine delle raccolte romane, in Segno e testo, IX (2011), pp. 247-268 (in partic. p. 254); V. Prestini, Un ambasciatore turco e un accademico fiorentino a Pisa nel 1556, in Atti della Accademia Pontaniana di Napoli, n.s., LII (2013), pp. 123-141; M. Curnis, Felice Figliucci interprete della Politica di Aristotele, in Nous, Polis, Nomos. Festschrift Francisco L. Lisi, a cura di A. Havlicek - Ch. Horn - J. Jinek, Sankt Augustin 2016, pp. 295-306.