MONZANI, Cirillo
MONZANI, Cirillo. – Nacque nel 1820 secondo la maggior parte degli studi, ma più probabilmente il 17 settembre 1823, a Castelnovo ne’ Monti (Reggio Emilia), da Mariano e da Anna Brizzi Strata.
Dagli atti di battesimo conservati presso l’archivio dell’Arcipretura-plebania di Castelnovo ne’ Monti risulta battezzato il 17 settembre 1823, mentre nello Status animarum di Castelnovo ne’ Monti la data di nascita è il 27 settembre 1823. La presenza di questi documenti discordanti ha indotto a sostenere che l’errore sulla data di nascita sia sorto tardivamente, ovvero sia stato alimentato dallo stesso Monzani in ragione della sua giovane età come deputato nel primo parlamento del Regno d’Italia (Petrucci, 1990, p. 150).
Secondogenito di cinque figli (tre maschi e due femmine) di un’agiata famiglia di mercanti della montagna reggiana con vaste relazioni commerciali esterne al ducato austro-estense, crebbe in un ambiente familiare ricco di fermenti ideali e animato da aspirazioni nazionali.
Lo zio paterno, Battista Monzani, fu incarcerato a Rubiera nel 1838 per essersi rifiutato di suonare in onore del duca Francesco IV, mentre Cirillo e i suoi fratelli (Feliciano e Luigi) furono coinvolti a vario titolo nelle vicende risorgimentali. Feliciano (1821-1907), medico, partecipe delle agitazioni studentesche di Pisa del 1842, fu membro del direttivo del Comitato nazionale dell’Italia centrale che il 3 marzo 1860 stese il Manifesto ai popoli dell’Emilia, dal quale scaturì il plebiscito che sancì l’annessione al Piemonte. Esponente di spicco del nucleo mazziniano della montagna reggiana, dopo l’Unità fu assessore e sindaco del Comune di Castelnovo ne’ Monti e amministratore della Provincia di Reggio Emilia (dal 1887 come consigliere, poi in qualità di membro della Deputazione nel 1889 e quindi dal 1902 come vicepresidente). Luigi (1828-1893), convinto assertore delle idee patriottiche dei fratelli nell’espletamento di incarichi pubblici, alimentò nella Reggio postunitaria l’impegno risorgimentale e democratico della famiglia.
Dopo aver frequentato il ginnasio presso il seminario di Marola, l’orientamento antiestense della famiglia indusse Monzani a lasciare Castelnovo ne’ Monti nel 1841 per recarsi prima a Pisa e poi a Palermo, dove si iscrisse alla facoltà di giurisprudenza. Conseguita la laurea, esercitò l’avvocatura entrando in contatto con gli ambienti mazziniani siciliani e legandosi in amicizia con Francesco Crispi. Trasferitosi a Napoli, fu coinvolto in attività rivoluzionarie collegate allo sbarco in Calabria e al tentativo insurrezionale dei fratelli Bandiera, venendo arrestato nel 1844 dalla polizia borbonica. Scarcerato grazie all’intervento dello scienziato di idee liberali Macedonio Melloni, fu nuovamente imprigionato e condotto a Civitavecchia, da dove riuscì ad evadere e rifugiarsi in Toscana.
Stabilitosi a Firenze, si dedicò a un’intensa stagione di studi durante la quale frequentò influenti milieux della socialità aristocratico- borghese di orientamento liberale (come il salotto di Emilia Peruzzi e il Circolo politico di Firenze) e ambienti scientifico-letterari, collaborando attivamente all’Archivio storico italiano di Giovan Pietro Vieusseux, alla Biblioteca nazionale di Felice Le Monnier e alla Rivista di Firenze diretta da Atto Vannucci. Da Vannucci, col quale entrò in stretta amicizia, raccolse il tratto più propriamente risorgimentale legato al rapporto tra questione della lingua e causa nazionale, facendolo intimamente proprio.
Tra il 1853 e il 1859 pubblicò sull’Archivio storico italiano alcuni pregevoli studi, tra cui un saggio dedicato a Leonardo Bruni Aretino nel quale denunciava il nesso politico tra la rinascita degli studi classici del XV secolo e l’indebolimento della coscienza nazionale (Di Leonardo Bruni Aretino discorso di C. M., in Arch. stor. italiano, n.s., V [1857], 1, pp. 29-59; 2, pp. 3-23). Tuttavia, sul piano storico-letterario il suo contributo di maggiore rilievo fu l’attività editoriale svolta con Le Monnier che portò alla pubblicazione, preceduta da ampie prefazioni, delle opere di Camillo Porzio (C. Porzio, Opere arricchite di schiarimenti storici per cura di C. M., Firenze 1846; 2a ed. ampliata, ibid. 1855), Paolo Paruta (Opere politiche di Paolo Paruta precedute da un discorso di C. M. e dallo stesso ordinate e annotate, Firenze 1852, 2 voll.) e Vincenzo Gioberti, di cui fu assiduo corrispondente, amico e interprete appassionato. Oltre a curare fin dal 1844 la pubblicazione della prima traduzione italiana della lettera a Lamennais del filosofo neoguelfo (Lettera sulle dottrine filosofiche-religiose di Lamennais. Prima edizione italiana di C. M., Napoli 1844), Monzani ne progettò l’opera omnia avviandone anche la realizzazione con la ristampa dello scritto Del buono, del bello (Firenze 1853), preceduto da un’ampia introduzione dedicata all’«italiano più italiano del suo tempo» che gli valse l’espulsione dal Granducato di Toscana (Sopra Vincenzo Gioberti discorso di C. M., pp. III-XLVII).
Riparò quindi in Piemonte, dove instaurò una duratura amicizia personale e politica con Urbano Rattazzi, appoggiandolo anche nell’operazione del ‘connubio’. Con Rattazzi partecipò ai colloqui di Parigi del 1856 per poi essere inviato da Cavour in Toscana nei primi mesi del 1859, svolgendo un ruolo non secondario nella rivoluzione del 27 aprile che portò alla fuga del granduca Leopoldo II. Nella fase dell’annessione dell’Italia centrale al Piemonte costituì un importante elemento di raccordo tra il movimento liberale toscano e quello emiliano, anche per il ruolo assunto a Modena dal fratello Feliciano e gli stretti rapporti con personalità del movimento liberale reggiano come Luigi Chiesi, Nicomede Bianchi e Luigi Carbonieri.
La candidatura alle elezioni politiche del marzo 1860 nel collegio di origine della famiglia di Castelnovo ne’ Monti fu dunque lo sbocco naturale della stagione di studi e dell’impegno per la causa nazionale. Nonostante la sconfitta elettorale, il radicamento e il prestigio presso gli ambienti culturali e politici toscani gli consentirono di entrare presto a far parte del primo parlamento nazionale. Nel gennaio 1861 fu eletto deputato del collegio della Romagna toscana di Rocca San Casciano nelle file della sinistra costituzionale. Consolidò poi la sua base elettorale, in virtù anche dei trascorsi risorgimentali, grazie ai quali «era in grado di coprire uno spettro politico piuttosto ampio, [...] dalle posizioni della sinistra costituzionale a quelle del mondo democratico non pregiudizialmente ostile alle istituzioni monarchiche» (Conti, 1994B, p. 131). Questa base elettorale gli assicurò la conferma ininterrotta del seggio fino alla morte, anche dopo la riforma elettorale del 1882; risultò il più votato all’interno della più ampia circoscrizione plurinominale di Firenze II alle consultazioni del 1882 e del 1886.
Pur intervenendo nell’aula di Montecitorio in rare occasioni («il grande taciturno» era l’appellativo attribuitogli), svolse un’intensa attività parlamentare nelle fila del centro-sinistra rattazziano avanzando proposte di leggi e partecipando a numerose commissioni parlamentari, distinguendosi come un autorevole esponente del notabilato della sinistra democratica toscana. In tale veste, in particolare, assunse un ruolo di rilievo nella questione ferroviaria inerente l’attraversamento dell’Appennino tosco- romagnolo.
Il suo percorso politico raggiunse il momento più alto nel 1867, quando fu nominato (15 aprile) segretario di Stato del ministero degli Interni durante la breve e travagliata esperienza del secondo governo Rattazzi, fungendo da ‘eminenza grigia’ all’interno della compagine ministeriale. Esercitò un ruolo cruciale, in particolare durante la crisi di Mentana, sovrintendendo alle relazioni informali allacciate da Rattazzi in vista delle operazioni politicomilitari nello Stato pontificio. Nell’ottobre del 1867 fu lui a stendere il proclama che, a firma del re Vittorio Emanuele II, avrebbe dovuto preludere all’ingresso dell’esercito italiano a Roma. Credente ma di convinzioni laico-liberali, ebbe un ruolo rilevante anche nell’attuazione di provvedimenti normativi di laicizzazione delle istituzioni come quelli riguardanti la soppressione di enti ecclesiastici e la vendita dei loro beni, votati dal parlamento nel 1866-1867, nella prospettiva di «assicurare al possibile l’indipendenza della Chiesa e del Clero, e venire in aiuto delle esauste nostre finanze» (Agli elettori del Collegio di Rocca San Casciano [5 marzo 1867], Rocca San Casciano 1867, p. 12).
Dopo la scomparsa di Rattazzi, del quale pronunciò un’accorata commemorazione ad Alessandria nel 1873 (Commemorazione ufficiale per la morte di Urbano Rattazzi. Ristampa anastatica dell’originale effettuata il 20 agosto 1883, a cura del Comune di Castelnovo ne’ Monti, s.l né d.), Monzani divenne il fedele custode della sua eredità politica, acquistando reputazione di deputato diligente e autorevole. Nonostante l’atteggiamento schivo (pur se più volte sollecitato rifiutò di entrare in altri ministeri), consolidò progressivamente la propria posizione politica e parlamentare sostenendo l’esperimento democratico di Cairoli e Zanardelli per approdare nell’alveo ministeriale durante la stagione del trasformismo depretisiano e concludere quindi il suo itinerario politico come ministeriale filocrispino.
Morì a Roma il 2 aprile 1889 e per disposizione testamentaria fu sepolto a Firenze nel cimitero di San Miniato accanto ad Atto Vannucci.
Su proposta di Crispi, Umberto I con R.D. motu proprio del 2 febbraio 1890 conferì il titolo di conte trasmissibile al fratello di Monzani, Luigi.
Oltre agli scritti già citati nel testo si segnalano: Discorso sulla vita di Antonio Giacobini ed l’Apologia dè Cappucci di Iacopo Pitti, in Arch. stor. italiano, s. 1, IV (1853), pp. 75-97; Discorso preliminare alla vita di Francesco Ferrucci scritta da Filippo Sassetti e sulle lettere del Ferrucci al magistrato dei dieci di Firenze, ibid., IV (1853), pp. 425-458; Di Guglielmo Favre e della vita di Gianmario Filelfo scritta da lui, ibid., IX (1859), pp. 87-127; Leonardo Bruni Aretino discorso di C. M., in Istoria fiorentina di Leonardo Aretino tradotta in volgare da Donato Acciajuoli premessovi un Discorso su Leonardo Bruni aretino per C. M., Firenze 1861, pp. III-LI.
Fonti e Bibl.: Principale fonte per una biografia di Monzani sono le carte personali custodite a Firenze presso la famiglia. Inoltre si vedano: Castelnovo ne’ Monti (Reggio Emilia), Arch. Arcipretura-plebania, Libro dei battezzati 1812- 1831, p. 38; Reggio Emilia, Biblioteca Panizzi, bb. 215/53; 215/54; 391/25; Roma, Arch. stor. Camera dei Deputati, Incarti diversi di Segreteria della Camera del Regno, bb. 20, 35. Altra documentazione sulla sua attività parlamentare e ministeriale si trova presso l’Arch. dell’Istituto per la storia del Risorgimento di Roma, Fondo Rattazzi. Tra le commemorazioni: L’Italia centrale, 5 aprile 1889; La Stampa, 7 aprile 1889; Atti parlamentari, IV, Roma 1889, p. 1183; Archivio storico italiano, s. 5, III (1889), pp. 309 s. Una ricca bibliografia è reperibile in E. Moretti di San Martino, C. M. In appendice note araldiche sulla famiglia M., Firenze 1959 (2a ed., ibid. 1981), comprendente anche una scelta della corrispondenza di Monzani. In occasione del centenario della morte furono pubblicati: C. M.: artefice dell’indipendenza e dell’Unità d’Italia (1820-1889), Cortona 1991; Discorso celebrativo del prof. avv. Mario Angelici: comitato nazionale per le onoranze a C. M. (artefice dell’indipendenza e dell’Unità d’Italia), s.l., s.d.; I. Spada, Esule, letterario, statista per il Risorgimento d’Italia: C. M., Firenze s.d. Si segnalano inoltre: P. De Luca, Glorie e figure del Risorgimento, Bergamo 1934, pp. 259-265; A. Luzio, Aspromonte e Mentana. Documenti inediti, Firenze 1935, pp. 22, 65, 347, 357, 359, 384 s.; C. Pischedda, Appunti e documenti a proposito delle carte Rattazzi nelle rivelazioni di C. M., in Riv. stor. italiana, LXXIII (1961), pp. 133-146; A. Salvestrini, I moderati toscani e la classe dirigente italiana (1859-1876), Firenze 1965, pp. 129 s., 133, 213; D. Martelli, Corrispondenza inedita, a cura di A. Marabottini - V. Quercioli, Roma 1978, ad ind.; I. Porciani, L’«Archivio storico italiano». Organizzazione della ricerca ed egemonia moderata nel Risorgimento, Firenze 1979, pp. 77, 111, 270; G. Spini - A. Casali, Firenze, Roma-Bari 1986, pp. 74 s.; A. Petrucci, C. M., in Malacoda, 1989, n. 22, pp. 55 s.; F. Boiardi, C. M., in Il parlamento italiano. Storia parlamentare e politica dell’Italia 1861-1988, III, 1870-1874. Il periodo della destra da Lanza a Minghetti, Milano 1989, pp. 372 s.; A. Petrucci, Giovinezza di C. M., in Strenna del Pio Istituto artigianelli, 1990, pp. 143- 151; G. Spadolini, Ottocento minore e maggiore. Personaggi e problemi della vecchia Italia, Firenze 1992, pp. 226, 228; F. Conti, Vita politica ed elezioni nella Romagna toscana negli anni dello scrutinio di lista (1882-1890), in Memoria e Ricerca, 1994A, n. 3, pp. 99, 103, 107; Id., I notabili e la macchina della politica. Politicizzazione e trasformismo fra Toscana e Romagna nell’età liberale, Manduria-Bari-Roma 1994B, ad ind.; I. Giovanelli, Educazione e istruzione durante il periodo della Restaurazione, con particolare riferimento all’Appennino reggiano, in Bollettino storico reggiano, XXXVIII (2005), pp. 36, 41, 87, 112, 119; G. Badini, I M. e le insegne della nobiltà, in Il palazzo dell’Imperatore. Cinque secoli di sapere costruttivo e arte figurativo nella dimora Manenti a Reggio Emilia, a cura di G. Adani - F. Manenti Valli, Milano 2010, pp. 77-79.