FERRI, Ciro
Pittore, nato in Roma nel 1634, ivi morto nel 1689. Fu scolaro e aiuto di Pietro Berrettini da Cortona. Tra i primi suoi lavori vanno ricordati due affreschi nella galleria del palazzo del Quirinale, decorata sotto la direzione del Cortona nel pontificato di Alessandro VII, rappresentanti la storia di Ciro e l'Annunziazione. Già dal 1657 il F. era membro dell'Accademia di S. Luca. Nel 1659 fu chiamato a Firenze per continuare nel palazzo Pitti la decorazione lasciata incompiuta dal maestro: la sala di Saturno. Rimase in Firenze sino al 1665; poi andò a Bergamo, dove condusse gli affreschi nella vòlta della navata destra della basilica di Santa Maria Maggiore. Tornato a Roma nel 1669, dopo la morte del Cortona, terminò varî lavori lasciati incompiuti dal maestro, come i cartoni per i mosaici in San Pietro e gli affreschi della cupola della cappella Gavotti in San Nicola da Tolentino. In Roma fece, oltre quelle già accennate, varie opere, tra cui la decorazione ad affresco della cupola di Sant'Agnese in Piazza Navona lasciata incompiuta e terminata dopo la sua morte dallo scolaro S. Corbellini. Si citano inoltre altre pitture in San Marco, in Sant'Andrea al Quirinale, in Santa Prassede, ecc. In Frascati decorò la villa Falconieri con affreschi che sono tra le cose sue migliori (Allegorie della Primavera, dell'Autunno e dell'Inverno). Diede anche disegni per varie fabbriche e altari, tra cui quelli per l'altar maggiore di San Giovanni dei Fiorentini e per il ciborio dell'altar maggiore della Chiesa Nuova. Così anche lavorò a frontispizî di libri, ad armi, imprese, ecc. Un suo biografo afferma che gli piaceva più il disegnare che il dipingere.
È venuta alla luce anche un'altra forma della sua attività artistica: la scultura. Si sono trovate di lui quattro statue presso la sagrestia della chiesa del Gesù in Roma, rappresentanti San Francesco Saverio, Santa Teresa d'Avila, San Filippo Neri e S. Isidoro Agricola. Già la guida del Titi (ed. 1763) ricordava due statue d'argento, San Lorenzo e San Damaso "fatte col disegno di Ciro Ferri", e conservate nella chiesa di S. Lorenzo in Damaso.
Il F. non ebbe nelle sue pitture grande originalità, poiché rimase sempre troppo legato alla maniera del Cortona suo maestro. Più caratteristico si mostra nelle opere minori di decorazione, nei disegni per adornare libri e pubblicazioni varie. Le sue sculture sono la traduzione plastica dei suoi modelli pittorici.
Bibl.: L. Pascoli, Vite ecc., I, Roma 1730, pp. 171-79; J. Kurzwelly, in Thieme-Becker, Künstler-Lexikon, XI, Lipsia 1915 (con bibl.); C. Galassi Paluzzi, Quattro statue di Ciro Ferri, in La Canonizzazione dei Ss. Ignazio da Loiola e Francesco Saverio, Roma 1922; H. Voss, Die Malerei des Barock in Rom, Berlino 1925.