Vedi CIRO dell'anno: 1959 - 1994
CIRÒ (v. vol. Il, p. 693)
Le ricerche nel territorio di C. riprese dalla Soprintendenza Archeologica della Calabria nel corso degli anni Ottanta, hanno permesso di conseguire nuovi determinanti risultati per la conoscenza della parte settentrionale del territorio di Crotone, quello più a contatto con la chòra di Sibari.
Punti di riferimento per l'area gravitante sul grosso abitato di C. Marina sono i corsi d'acqua Fiumenicà (che segna l'attuale limite della provincia di Catanzaro) a N, il Lipuda a S, mentre a E la costa si allunga verso Punta Alice. Proprio qui, nella Mesola di S. Paolo, bonificata intorno agli anni Venti, Paolo Orsi aveva scoperto i resti del Santuario di Apollo Aleo con il tempio e altre costruzioni, interpretate allora come «case dei sacerdoti», ma che con ogni probabilità devono essere identificate con il katagòghion del celebre santuario, dove la tradizione voleva fossero conservate le frecce e l'arco di Filottete e gli strumenti di Epeo. È in tal modo sottolineata l'importanza e l'antichità di questo luogo di culto, che lo stesso oracolo di Delfi aveva indicato a Myskellos di Rhype come limite per la prima chòra di Crotone.
Gli interventi della Soprintendenza Archeologica hanno interessato in particolare la zona compresa tra C. Marina e C. Superiore, che forma un'insenatura tra la Punta Alice e il delta del fiume Neto a S. Dietro queste alture si trovano le prime pendici silane, sulle quali si disloca l'abitato di C. Superiore. Sulle alture più prossime al mare sono state effettuate scoperte inerenti l'Età del Bronzo (contrada Motta: ciotole carenate di impasto ad ansa sopraelevata con appendice cornuta, ollette di impasto, brocchette buccheroidi).
La maggiore densità di insediamenti per l'Età del Ferro è localizzabile, viceversa, intorno a C. Superiore. A parte il rinvenimento di un ripostiglio di asce di bronzo in contrada S. Elia si segnalano i siti gravitanti intorno all'attuale campo sportivo, anch'esso interessato a trovamenti risalenti a quest'epoca. Le aree di Cozzo Leone e del Serbatoio sono interessate dalla presenza di sepolture a fossa, tra cui si segnala, oltre a manufatti di impasto, la presenza di vasi in argilla figulina con decorazioni pseudogeometriche dipinte.
L'elevato livello di vita dell'insediamento di C. Superiore sarebbe confermato dalla ricchezza di alcuni corredi contenuti in sepolture, purtroppo non oggetto di scavo regolare. Da una sepoltura terragna provengono ornamenti preziosi in oro, ambra, alabastro e bronzo (disco in lamina aurea decorato a sbalzo, perle biconiche in bronzo, fibule ad arco serpeggiante a foglia d'ulivo, ambra e un dischetto in alabastro); da un'altra provengono oggetti di bronzo che evidenziano la ricchezza del defunto deposto (calderone, armille, appliques, anelli, pendagli di orecchini, cerchi).
È riconoscibile una facies dello stesso tipo di quella di Francavilla Marittima in un c.d. calcofono - pendaglio - di bronzo, scoperto in tombe a grotticella, nella contrada Cozzo del Saltarello.
La presenza greca è documentata a C. Superiore nelle località Cozzo Leone e S. Elia: si tratta di coppe a filetti e di un pendaglio di bronzo a forma di melagrana, che riportano a orizzonti tipici del Geometrico Recente e dell'Orientalizzante e riscontrabili in Grecia (Tessaglia, Laconia). Da queste stesse aree si segnalano sepolture infantili con materiali databili tra VII e VI sec. a.C. (arỳballoi protocorinzi, corinzi e d'imitazione coloniale, kothònes, ecc.)
Novità rilevanti provengono da due ulteriori scavi, il primo dei quali è stato aperto a C. Superiore, nella contrada Serra Sanguigna (1985). Qui, numerosi indizi lasciano supporre l'esistenza di un piccolo abitato (fornace, resti di strutture), databile, in base all'unico strato presente, all'inizio del VI sec. a.C. Il secondo scavo è stato eseguito a C. Marina nella contrada Taverna (1979). È stato scoperto fortuitamente uno scarico di ceramica arcaica con materiale di importazione corinzia e di imitazione locale. Di particolare interesse sono le decorazioni zoomorfe (crateri) e quelle più usuali a trattini e campi metopali, alternate a bande o a campiture e vernice brunastra (crateri, dìnoi, uno dei quali decorato con il motivo di un uccello acquatico, ecc.), che riportano all'ambito del Protocorinzio transizionale.
Presenze arcaiche, dalla seconda metà dèi VII sec. a.C. (coppe a filetti) alla prima metà del VI sec. a.C. (testa di kouros in terracotta, coppa samia a figure nere), si segnalano anche nell'area del Tempio di Apollo Aleo.
Al V sec. a.C. sono attribuibili sepolture, del tipo alla cappuccina 0 a cassettone, sparse, senza una particolare concentrazione, nel territorio. I resti di qualche struttura nei pressi delle tombe fanno pensare a insediamenti di tipo rurale.
Maggiore è la documentazione rilevata per il periodo compreso tra IV e III sec. a.C. Nella località Cozzo Leone di C. Superiore è ipotizzabile la presenza di un piccolo abitato; nella contrada Carrocceddu il rinvenimento di un piccolo deposito di cavallini di terracotta è da mettere in relazione con un luogo sacro forse collegato a cavalieri e cavalli (de La Genière, 1972). Nella fascia marina gli insediamenti di questo periodo appaiono infittirsi, tuttavia nessuno di essi assurge al livello di un vero e proprio abitato.
Meglio pensare a piccoli nuclei sparsi tra la prima linea di colline e la linea di costa. Si segnalano sepolture a muretto nelle contrade Franza e Cappella: anche qui ritornano oggetti collegati ai cavalli (morsi in ferro e piombo), oltre a cinturoni, strigili e vasi di bronzo. L'analisi del materiale costituente questi corredi riporta alla cultura macedone. A ridosso della costa si ricordano le sepolture del Castello Sabbatini (necropoli databile tra IV e III sec. a.C. con vasi a figure rosse di fabbrica italiota), quelle dalla contrada Ceramidio (sepolture appartenenti a gente brettia con cinturoni, spiedi, coltelli, candelabri, strigili, morsi di cavallo, ecc.) e quelle dalle vicine località Amendoleto e Marinetto. Di particolare importanza sono due tombe, scavate una dal Patroni nei primi anni del secolo e l'altra più recentemente (1986). Entrambe sono del tipo a camera con due klìnai funebri mentre le pareti e i letti sono dipinti. Le facciate erano decorate con motivi scolpiti, riproducenti finte architetture (metope e paraste). Il corredo particolarmente ricco (nella sepoltura di Spatoletto i resti di un diadema a foglie d'oro e una coppia di orecchini dello stesso metallo attestano una deposizione femminile), pone in evidenza l'importanza e la ricchezza dei defunti. La tipologia delle due tombe richiama le coeve sepolture a camera di Gangemi alla Marina di Strongoli e della località Salto del Fosso a Cariati, rispettivamente a S e a Ν di C. Marina.
La distribuzione di queste particolari sepolture conferma la tipologia insediativa nel lungo territorio costiero ionico tra Sibari e Crotone in età brettia. Piccoli agglomerati sono distribuiti soprattutto sulla linea delle prime alture e nei pressi della costa (Taverna, bivio Alice, Spatoletto). Prende sempre più consistenza anche per C. Marina l'ipotesi di un sistema difensivo articolato per piccoli nuclei fortificati (scavo di un muro in località S. Gennaro), che richiama le cinte fortificate, con le quali i Brettii organizzarono la propria presenza nel territorio (cfr. Pietrapaola, Pruiia di Cariati, Murgie di Strongoli, ecc.).
L'area del tempio è stata oggetto di nuove indagini condotte dall'Istituto Archeologico Germanico (1977) in collaborazione con la Soprintendenza Archeologica della Calabria (1985). Sono state riconosciute due grandi fasi di costruzione (Mertens, 1984): la prima tardoarcaica (cella costruita in mattoni crudi su un muro in pietra e circondata da colonnato ligneo, rivestito con decorazioni in terracotta); la seconda, tardoellenistica, costruita in pietra squadrata, appartiene a un tempio períptero (il primo in Italia meridionale) con otto colonne sul lato breve e diciannove su quello lungo.
La vita del comprensorio dell'antica Krimisa non si arresta tuttavia all'epoca dell'influenza dei Brettii: infatti esso riprenderà vigore con analoga tipologia insediativa tra IV e VI sec. d.C. (Taverna, ecc.), dimostrando ancora una volta il particolare interesse rivestito da questa zona a causa delle sue risorse agricole e della posizione nodale sulla direttrice di traffico lungo la costa ionica e per l'interno della Sila.
Bibl.: In generale si vedano le cronache della Soprintendenza Archeologica della Calabria in Klearchos e negli Atti dei Convegni Internazionali di Studi sulla Magna Grecia. - V. inoltre: J. de La Genière, Aspetti e problemi del mondo indigeno, in Atti dell'XI Convegno di Studi sulla Magna Grecia, Taranto 1971, Napoli 1972, pp. 229, 235, 267; C. Sabbione, Reggio e Catanzaro, in Atti del XVI Convegno di Studi sulla Magna Grecia, Taranto 1976, Napoli 1977, pp. 934-935; A. Capano, Scavo di tombe ellenistiche in località Ceramidio di Ciro Marina, in Klearchos, XXI, 1979, pp. 55-82; P. Poccetti, Su due lamine plumbee iscritte nel Museo di Reggio Calabria, ibid., XXVI, 1984, pp. 73-86; D. Mertens, I santuari di Capo Colonna e Crimisa. Aspetti dell'architettura crotoniate, in Crotone. Atti del XXIII Convegno di Studi sulla Magna Grecia, Taranto-Crotone 1983, Taranto 1984, pp. 208-228; F. Martino, Considerazioni su alcuni bronzi protostorici ed un bacino ad orlo periato rinvenuto in Calabria, in RStorCalabr, VI, 1985, pp. 115-145.