CISTITE (dal gr. κύστις "vescica"; fr. cystite; sp. cistitis; ted. Blasenentzündung; ingl. cystitis)
È l'infiammazione della vescica urinaria. Le minzioni sono frequenti, dolorose specialmente al principio e alla fine; le urine contengono pus, meno spesso sangue (cistite emorragica). Si ha la febbre specialmente quando coesistono complicazioni settiche (pielo-renali, perivescicali, prostatiche). Ma si possono eliminare urine contenenti germi anche da una vescica sana (v. batteriuria).
Sono fattori predisponenti, la congestione (disturbi ginecologici, ingestione di cantaridina), la ritenzione (stenosi uretrale cicatriziale, prostatica, calcolosa, da polipi, ecc.), i traumatismi (sondaggio, corpi estranei, calcoli), l'alterazione delle pareti (sclerosi, tumori, diverticoli), i disturbi d'innervazione (lesioni del midollo spinale). Spesso questi fattori sono associati (v. calcolosi). I germi infettanti, oltre che dall'uretra (propagazione da vulvite, sondaggio, iniezioni endovescicali non asettiche), possono raggiungere la vescica per via discendente o reno-uretrale (da pielonefrite), per via parietale (da pericistite, salpingite), o per via sanguigna (colibacillo, tifobacillo, pneumococco). I germi possono essere di una sola specie, oppure associarsi o succedersi in specie differenti nei diversi periodi evolutivi. I più frequenti sono il colibacillo, lo stafilococco, il proteo, il gonococco, lo streptococco; più rari il tifo, il piocianeo, gli anaerobî. Sotto forma di una cistite banale può, a volte, nascondersi quella tubercolare spesso secondaria alla tubercolosi del rene. Le sofferenze dell'infermo possono essere assai vive anche se il decorso è subacuto o cronico. Non v'è un rapporto costante fra la specie batterica, le lesioni e i sintomi.
Molti dei fatti anatomopatologici possono essere rilevati in vivo con la cistoscopia (v.). La flogosi acuta è diffusa o localizzata (trigono, collo vescicale); nelle forme più lievi si ha iperemia, turgore, edema della mucosa; in quelle più gravi ascessi (e quindi ulcerazioni) sottomucosi minimi o confluenti (cistite purulenta), deposizioni membraniformi nelle quali la fibrina ingloba le cellule del pus e le cellule epiteliali (cistite pseudomembranosa), eliminazione a stampo della mucosa (cistite necrotica dissecante) alla quale residua rimpiccolimento e rigidità cicatriziale della vescica. Nelle forme croniche sono interessati tutti i tre strati della vescica e il connettivo perivescicale. Si possono avere proliferazioni epiteliali polipose (cistite vegetante), deposizioni calcaree sulle zone private di epitelio (cistite incrostata), trasformazione delle cellule epiteliali in cellule mucose con organizzazione ghiandolare (cistite ghiandolare), formazioni cistiche (cistite cistica), polistratificazione dell'epitelio con elementi pavimentosi e cornei (cistite leucoplasica). L'esito generale delle forme croniche è l'ispessimento, l'inestensibilità, la diminuzione della capacità vescicale (se non preesisteva notevole dilatazione).
Cura. - Igiene della dieta, calmare con i sedativi la frequenza e il dolore della minzione, modificare la reazione acida o alcalina delle urine, diluire le urine con bevande diuretiche, disinfettarle con gli antisettici (urotropina, salolo, blu di metilene, ecc.), vaccinare l'organismo rispetto ai germi infettivi; praticare, secondo i casi, istillazioni o lavande vescicali con liquidi antisettici; in casi speciali raschiamento, folgorazione, ionoforesi, cistostomia e drenaggio vescicale permanente.