CISTOFORI (Κιστοϕόροι, cistophori)
Moneta d'argento d'Asia Minore, caratterizzata, e denominata, dalla cista mystica che vi è rappresentata sul dritto, col coperchio semisollevato ed un serpente che ne sguscia fuori, il tutto in corona d'edera; al rovescio, invece, compare un arco con la sua custodia, fra due serpenti che si avvinghiano. Esistono, ma sono assai rare, anche frazioni della unità, e precisamente il 1/2 cistoforo ed il 1/4 di cistoforo, con i seguenti tipi: dritto, clava e leontè in corona di pampini; rovescio, grappolo d'uva.
Il peso del cistoforo oscilla fra i g 12,40 e 12,70 e resta invariato, insieme al tipo ed al metallo, in tutte le zecche di emissione, che si distribuiscono in massima parte sul territorio del reame di Pergamo e sono quasi sempre facilmente individuabili attraverso le lettere o monogrammi che contrassegnano il rovescio delle monete, accanto a simboli, nomi di magistrati, talvolta il nome del regnante (ba ey = βασιλέως Εὐμένου) e, in qualche caso, l'indicazione dell'anno di emissione, benché quest'ultimo non sia chiaramente determinabile, essendo ignota l'èra secondo la quale il computo veniva fatto. Accanto alle più larghe coniazioni di cistofori da parte di città come Pergamo, Efeso, Tralles, Apamea e Laodicea, ve ne furono altre meno abbondanti ad Adramytion, Chokaia, Smirne, Apollonia, Nissa, Sardi, Stratoniceia, Thyateira, Synnada, oltre a quelle rappresentate dagli esemplari, sinora unici, di Creta, Hyerapolis di Frigia e di una città non ancora identificata (Kop....).
Circa il luogo d'origine, la data d'inizio ed il carattere della coniazione cistoforica, nulla di sicuro è possibile affermare. Infatti alla vecchia teoria che localizzava le prime emissioni ad Efeso, datandole verso il 215-210 a. C., si è recentemente sostituita una nuova ipotesi che, partendo da osservazioni di indole tipologica, stilistica e tecnica, appoggiate da considerazioni storiche e geografiche, rivendica la priorità di coniazione a Pergamo, seguita immediatamente da Efeso, Sardi, Apamea e Tralles e propone come data d'inizio il 228-220 a. C. circa. L'introduzione della nuova moneta andrebbe quindi attribuita al momento storico in cui il regno di Pergamo, sotto la guida di Attalo I, prende posizione contro i Seleucidi con l'appoggio e la simpatia dei Tolomei d'Egitto; ciò giustificherebbe la partecipazione alla coniazione, accanto alle città pergamene che ne costituiscono il nucleo principale, di Tralles e di Efeso, ancora sotto il dominio tolemaico ma interessate egualmente ad un'offensiva economica contro la Siria, e spiegherebbe il carattere di questa monetazione, così radicalmente diverso da tutte le altre, precedenti o coeve, dello stesso ambiente: infatti la mancanza dell'effigie del regnante e persino del suo nome, salvo i rari casi in cui è relegato in posizione secondaria e limitato alle sole iniziali, l'unicità del tipo, identico in tutte le numerose zecche di coniazione nonostante la loro appartenenza a regni diversi, l'identità della tecnica e del peso, rendono plausibile l'ipotesi che si tratti di una sorta di moneta federale, tentativo ambizioso e lungimirante di una monetazione panasiatica. Inoltre la presenza, nel primitivo gruppo di cistofori, di emissioni di una città quale Apamea, centro viario di capitale importanza per i traffici verso l'interno dell'Asia, lascia intravedere sin dalle origini lo sforzo di conferire a questa monetazione una funzione commerciale ad ampio raggio, il cui carattere, tuttavia, solo più approfondite indagini potranno chiaramente determinare. In tale nuova luce sarà da riprendere in esame anche il sistema ponderale in cui i cistofori erano inseriti - il peso di g 12,40-12,70 si fa corrispondere comunemente ad un didracma eginetico, oppure ad uno speciale tetradracma basato su una dracma di g 3,20 ed i suoi rapporti con i sistemi delle regioni con cui tale moneta dovette entrare in contatto.
In età romana il cistoforo fu quotato ufficialmente a tre denari, come si deduce da un esplicito passo di Festo, che ragguaglia un talento cistoforico a 4.500 denari romani. Con la fine della dinastia degli Attalidi ed il passaggio del regno di Pergamo a Roma, le emissioni di cistofori non ebbero termine. Al principio, restando inalterati i tipi ed il peso della moneta, comparvero su di essa nomi di magistrati romani; in seguito, però, anche i tipi cominciarono a trasformarsi, finché del carattere originario rimase solo il metallo ed il peso, segno evidente che i cistofori avevano acquistato nella zona una funzione commerciale stabile ed un credito duraturo, che Roma seppe sfruttare con la consueta sagacia. Infatti il tipo della cista fu gradatamente relegato in posizione secondaria al posto del simbolo, per poi scomparire del tutto quando la moneta romana ebbe evidentemente acquistato sufficiente autonomia ed autorità nell'ambiente commerciale della regione. Tali emissioni, per cui spesso vennero riutilizzati, riconiandoli, veri cistofori, continuarono da M. Antonio fino ad Adriano, e sono spesso indicate con il nome improprio di "medaglioni" d'argento della provincia romana d'Asia.
Bibl.: M. Pinder, Ueber die Cistophoren und über die kaiserlichen Silbermedaillons der römischen Provinz Asia, in Abhandlungen der königl. Akademie der Wissenschaften zu Berlin, 1855, Berlino 1856, p. 533 ss.; Fr. Imhoof Blumer, Die Münzen der Dynastie von Pergamon, Berlino 1884; L. Robert, Villes d'Asie Mineure, Parigi 1935, pag. 34 ss.; S. Noe, Beginnings of the Cistophoric Coinage, in Museum Notes, IV, New York 1950, p. 29 ss.; A. M. Woodward, Notes on the Augustean Cistophori, in Numismatic Chronicle, 1952, p. 19 ss.; E. S. G. Robinson, Cistophori in the Name of King Eumenes, ibid., 1954, p. i ss.