ANSEATICHE, Città
Città dell'Europa settentrionale che nel Medioevo furono caratterizzate dapprima dall'associazione cooperativa dei loro mercanti all'estero (Hansa dei mercanti) e in seguito da una lega delle stesse città sempre a scopo mercantile. Dal 1356 presero il nome di Stede van der dudischen hanse ('città della Hansa tedesca') e di fatto, sebbene avesse scopi d'ordine principalmente economico, la Hansa rappresentò in quel periodo un importante fattore politico e anche culturale nell'Europa settentrionale.A partire dal sec. 11° si formarono varie associazioni di mercanti di varie nazionalità (Hansen): tra esse vanno ricordate per es., a Londra, quelle dei mercanti di Colonia, dei Paesi Bassi e della Vestfalia, che già nel 1157 avevano ottenuto privilegi reali. Il punto di partenza per la nascita della Hansa tedesca e per l'acquisizione di un ruolo decisivo della zona del Baltico può essere individuato in tre fattori: la definitiva fondazione di Lubecca (1158-1159) e delle altre città nell'ambito della colonizzazione tedesca verso E e delle missioni cristiane; la costituzione, a scopo protettivo, di una associazione fra i mercanti tedeschi che si recavano nel Gotland (1161); il mutamento nella struttura del commercio.L'associazione fra i mercanti che operavano nell'entroterra e quelli che lavoravano sul mare - associazione che per la prima volta ebbe luogo nella zona del Baltico, in modo evidente, con la fondazione di Lubecca - fu una innovazione ricca di conseguenze per il commercio. Se ne può trovare una espressione simbolica già nel più antico sigillo della città, del 1223 (Lubecca, Arch. der Hansestadt Lübeck), dove sono raffigurati un mercante di terra e uno marittimo che, a bordo di una barca del tipo c.d. a cocca, sulla base di un giuramento, fondano una compagnia di viaggio (Hanse). In un certo senso si potrebbe vedere qui raffigurato l'atto di fondazione della Hansa tedesca (Ellmers, 1985).L'accesso diretto al mar Baltico così ottenuto dai mercanti tedeschi, in particolare da quelli del Basso Reno e della Vestfalia, rese possibile un maggiore scambio di prodotti e principalmente di materie prime, cereali e altri prodotti naturali provenienti dall'Est e dal Nord e vino, sale e prodotti finiti provenienti dall'Ovest e dal Sud. I traffici avvenivano per la maggior parte via mare, sulle efficienti imbarcazioni del tipo a cocca. I principali collegamenti passavano per Novgorod, Bruges, Londra e Bergen, dove la Hansa installò le sue grandi filiali estere.Da un punto di vista formale l'associazione fra le città venne sancita solo nel 1356 riunendo in una organizzazione non rigida ca. settanta città, che arrivano però a centotrenta se si contano anche le diramazioni più lontane. Ruolo decisivo svolsero, nell'ambito delle suddivisioni regionali in 'terzi' e 'quarti', le città vendiche, o città marittime, poste principalmente nelle zone già di insediamento slavo. Ciò vale soprattutto per il capoluogo, Lubecca, che come 'capo della Hansa' guidò le sorti della lega negli intervalli tra le assemblee generali delle città, gli Hansetagen. Le città sassoni erano guidate da Brunswick (Braunschweig), quelle della Vestfalia e della Bassa Renania prima da Dortmund e poi da Colonia, quelle della Prussia e della Livonia da Riga e da Danzica, i rispettivi capoluoghi. Oltre alle città situate fra l'Ijssel Meer a O e il golfo di Finlandia a E, appartenevano alla Hansa anche alcune città poste più nell'interno, come per es. Erfurt, Breslavia e Cracovia.Con la loro associazione le città della Hansa tedesca perseguirono, di preferenza in modo pacifico, scopi primariamente economici. Tuttavia non si astennero dal partecipare a iniziative di carattere militare: fu l'egemonia della Hansa nel Nord che assicurò la sconfitta della Danimarca e la pace di Stralsunda del 1370. Il loro periodo di fioritura giunse fino al sec. 16°: il mutamento di struttura del commercio a seguito delle scoperte transoceaniche e la nascita degli stati territoriali e nazionali (in particolar modo dell'Inghilterra e dei Paesi Bassi) portarono infatti al declino della Hansa, e la guerra dei Trent'anni (1618-1648) al suo tramonto definitivo (Dollinger, 1964; Hanse in Europa, 1973; Schildhauer, 1984).Scopo della Hansa erano attività economiche e non culturali: non esiste quindi un'arte anseatica vera e propria definibile in quanto tale. Esiste però una cultura prodotta dalla borghesia delle città associate in cui trovarono diffusione correnti artistiche e intellettuali. Alcuni fattori culturali, chiaramente connessi con il progresso o la decadenza della Hansa, trovarono particolari possibilità di sviluppo nella regione del Baltico. Qui, diversamente da ciò che avvenne nelle città di più antica colonizzazione, la nascita e il rafforzamento della nuova coscienza urbana procedette di pari passo con quella della Hansa tedesca (Zaske, Zaske, 1986).In quanto alle città di antica colonizzazione, come per es. Colonia, Amburgo e Brema, già agli inizi del fenomeno urbano, in epoca altomedievale, esse si configurarono come centri importanti dell'organizzazione laica e religiosa, dove si praticava anche il commercio e l'artigianato. Anche a Oriente, nelle zone slave e baltiche, esistevano centri, per lo più commerciali e artigianali, spesso con castelli e borghi, che in seguito si trasformarono in città del nuovo tipo, grazie all'iniziativa dei principi locali che non di rado chiamarono allo scopo maestranze tedesche e talora anche danesi (Seehandelszentren, 1983; The Comparative History of Urban Origins, 1985). Il mutamento di struttura topografica, dalla città primitiva a carattere locale alla città completamente sviluppata di tipo occidentale, si verificò in alcuni casi per sovrapposizione, come appare chiaramente a Stettino, Wolin e Riga, in altri casi per giustapposizione. Accanto al nucleo antico - costituito da castello e suburbio, a volte già segnati da proprie, diverse vicende insediative - il nuovo centro urbano sorse da prima in forma di mercato (villae forenses), poi come 'città di diritto' (Brandeburgo, Danzica). L'ampliarsi dei centri urbani poté comportare anche spostamenti del sito insediativo, come a Kolberg, o il trasferimento del centro cittadino, come a Lubecca. Così, per es., le funzioni economiche e il toponimo della slava Alt Lübeck vennero trasferiti alla fondazione della Lubecca tedesca, distante km. 6. Da recenti ricerche archeologiche, tuttavia, è risultato che contrariamente a quanto si è ritenuto finora la nuova Lubecca tedesca si collegava a un insediamento slavo plurisecolare - a più nuclei e dotato di un castello - su una arteria commerciale di lungo percorso (Fehring, Hammel, 1985). Le vecchie concezioni secondo cui le città a. sorsero grazie a precisi atti di fondazione vanno evidentemente riviste: nel caso di Lubecca, per es., il formarsi della città avvenne per gradi e anche per le fondazioni ex novo, come Berlino e Francoforte sull'Oder, che non si situavano su insediamenti precedenti, il formale conferimento del diritto civico, la 'locazione', non costituì l'esordio dell'insediamento, bensì il coronamento di uno sviluppo decennale (Schich, in The Comparative History of Urban Origins, 1985, II, pp. 531-545). Di conseguenza nella maggior parte delle città marittime del Baltico risalenti a insediamenti più antichi la pianta della città non è il risultato di un progetto unitario astratto. Nella Lubecca della seconda metà del sec. 12° (e analogamente a Visby) un'arteria commerciale chiaramente preesistente divenne l'asse viario longitudinale e, con l'aggiunta di assi trasversali, si realizzò successivamente una rete stradale solo relativamente regolare. Con la serie di strade trasversali, perpendicolari al porto, nacque qui un nuovo tipo di insediamento portuale, con un centro commerciale per i traffici su lunghe distanze, che trovò in seguito ampio sviluppo nel territorio del Baltico. Chiese, municipio e piazza del mercato locale vennero allineati sulla sommità del colle cittadino, nelle vicinanze dell'asse viario longitudinale (Fehring, Hammel, 1985). Nelle fondazioni più recenti, del sec. 13° inoltrato, la regolarità dell'impianto appare accentuata, fino a raggiungere, per es. a Breslavia, una rigida struttura a scacchiera dove - come già a Lubecca - la piazza del mercato, il mercato e la chiesa parrocchiale si dispongono per lo più in modo da dar vita a uno spazio centrale quadrilatero. Queste planimetrie urbane regolari, che rammentano le piante di città antiche, sono state interpretate come espressione di una nuova razionalità adatta anche alla logica mercantile (Meckseper, 1982).Ricerche archeologiche e storiche condotte sulla struttura del terreno libero ed edificato hanno recentemente mostrato che i lunghi lotti stretti, considerati tipici della fondazione di città, sono di regola il risultato di successivi frazionamenti, risalenti spesso già al 13° secolo. Di fatto nel sec. 12° è bensì documentata l'assegnazione di terreni di misura precisa (Meckseper, 1982) ma in tali casi si tratta di ampi fondi squadrati recintati. Inizialmente gli edifici (per es. a Lubecca) coprivano solo una piccola parte del lotto così che nella strada venivano a trovare spazio anche edifici posti trasversalmente. All'interno, entro i cortili, sorsero ben presto strutture turriformi in pietra, ambienti con camini e impianti relativi a vari tipi di infrastrutture. A partire dall'avanzato sec. 13° ebbe luogo la divisione in senso longitudinale dei lotti e la trasformazione della struttura delle case, che vennero progressivamente assumendo la caratteristica tipologia c.d. del Giebelhaus. Per i lotti angolari si adottarono specifiche soluzioni, particolari e affatto tipiche, dette Seehandelszentren (Seehandelszentren, 1983; Fehring, Hammel, 1985).La costruzione delle case nelle città a., secondo quanto è venuto alla luce negli scavi condotti a Minden, Amburgo, Lubecca, Danzica, Elbla̧g e Riga, era condotta nel tardo sec. 12° e all'inizio del 13° secondo i principi della costruzione in legno tipica della tradizione germanico-tedesca (Ständerbau e Fachwerkbau 'costruzione a sostegni' e 'a graticcio'; Fehring, 1986; Hausbau, 1986). Si trattava in sostanza di edifici a singolo corpo longitudinale che raggiungevano dimensioni ragguardevoli e potevano comprendere un alto ambiente principale (Diele) come anche più piani. L'evoluzione successiva di questo tipo di costruzione portò, dalla metà del sec. 13°, al Dielenhaus, in pietra o laterizio, con numerosi piani adibiti a magazzini per la conservazione delle merci. Grazie ad adeguate disposizioni edilizie questa tipologia prese il sopravvento su quella lignea. Definita il 'magazzino-abitazione dei mercanti anseatici', essa fu in realtà adibita anche a usi legati ad attività artigianali e manifatturiere. Inizialmente si abitava nella parte posteriore dell'edificio; in seguito, sempre più spesso, in un'ala della corte retrostante. Le caratteristiche facciate cuspidate (Giebel-Fassaden) - con le varianti regionali a terminazione triangolare, a gradini o a scudo - come anche il tipo di edificio subirono nel corso dell'epoca gotica poche mutazioni sostanziali, il che permise la singolare omogeneità del tessuto urbano caratteristica di queste città.Prima della comparsa del Dielenhaus in pietra, a partire dalla fine del sec. 12°, piccole strutture in pietra, turriformi, sul tipo delle torri di abitazione urbane, servirono agli strati sociali più elevati come magazzini a prova d'incendio e, se muniti di riscaldamento, anche come abitazioni. Quasi contemporaneamente erano già comparsi i grandi Saalgeschoßbauten a più piani in stile tardoromanico, come per es. l'Overstolzenhaus a Colonia (1230 ca.). Questi ultimi edifici, sviluppatisi dai palazzi civili e religiosi, servivano agli strati sociali più elevati come abitazioni di rappresentanza oltre che per scopi commerciali (Fehring, 1986; Hausbau, 1986).Alla tipologia di rappresentanza del Saalgeschoßbau a più piani appartengono anche numerosi municipi, collegati spesso anche all'emporio di stoffe o da esso derivanti. Il municipio, insieme alla chiesa parrocchiale e al mercato, costituiva uno dei simboli architettonici dell'autonomia cittadina. Esempi notevoli, nelle zone in cui il materiale da costruzione era la pietra, sussistono a Dortmund, Münster e Brunswick. Nell'area del Baltico e nelle zone in cui si usava il laterizio, i primi esempi si trovano a Lubecca, dove, intorno al 1230-1240, tre Giebelbauten paralleli avevano la funzione di municipio e di fondaco. L'ascesa di Lubecca a capo della Hansa rese necessarie numerose ristrutturazioni e ampliamenti di edifici, nel 14° e 15° secolo. La soluzione architettonica più suggestiva è quella che prevede una grande finta-facciata decorativa coronata da torrette: essa trovò seguito, fra l'altro, nel Rathaus di Rostock e in quello di Stralsunda. A Stralsunda (fine sec. 13°) e soprattutto a Thorn (sec. 14°) dallo sviluppo di due case poste una di fronte all'altra in un impianto a quattro ali con cortile interno sorse un nuovo tipo di Rathaus; a Thorn esso è sovrastato da una potente torre campanaria così da ricordare precedenti empori di stoffe fiamminghi (Hanse in Europa, 1973; Zaske, Zaske, 1986).Gli edifici pubblici e le sedi delle gilde si possono per lo più ricondurre alle due tipologie fondamentali del Dielenhaus e del Saalgeschoßbau, a seconda che l'ambiente per le solennità e per le riunioni si trovi al pianterreno (Lubecca, Schiffergesellschaft) o al piano superiore (Colonia, Gürzenich).Anche gli edifici destinati a scopi utilitari, come gli impianti difensivi, mostrano un carattere di monumentalità: un esempio di particolare effetto, in questo ambito, è la cinta muraria turrita di Visby. Ciò vale in modo particolare per le porte cittadine, sia per quelle sormontate da una struttura turriforme, sia, soprattutto, per quelle fiancheggiate da torri circolari, come l'Holstentor a Lubecca o il Kranentor a Danzica. Nei paesi che costituirono il nucleo più ristretto della Hansa si ha notizia della costruzione, all'epoca delle missioni cristiane, di chiese in legno. Di tal genere sembra siano state la prima costruzione del duomo di Amburgo e la prima chiesa vescovile di Lubecca, consacrata nel 1163, per le quali tuttavia mancano testimonianze archeologiche apprezzabili. Quasi contemporaneamente, nei territori della Germania settentrionale, poveri di materiali lapidei, comparve come materiale da costruzione il laterizio. A differenza dei conci di pietra, che potevano peraltro essere lavorati, esso garantiva alle costruzioni compattezza di superfici e volumi, la cui articolazione plastica, in funzione anche decorativa, venne ottenuta di regola con l'uso di materiale laterizio prelavorato. D'altro canto, i diversi colori dei mattoni, naturali o dovuti all'invetriatura, così come l'uso di colorare le superfici dei muri, offrirono possibilità del tutto nuove di elaborazione cromatica. Impiegato già nella tarda epoca romanica, il laterizio caratterizzò soprattutto l'architettura gotica. Di fatto nei territori centrali della Hansa l'architettura sacra si identificò come il 'Gotico laterizio' della Germania settentrionale.
Grazie al costante sostegno economico del duca Enrico il Leone, dopo quello di Ratzeburg sorse, a partire dal 1173, il duomo tardoromanico di Lubecca. Si tratta dei due primi esempi di edifici monumentali a volte, in laterizio, della Germania settentrionale. Terminato nel 1220-1230, il duomo di Lubecca si colloca nella tradizione dell'architettura signorile. Ha forma basilicale a tre navate divise da pilastri a sistema legato, transetto aggettante, un'abside centrale e due secondarie che si aprono nei bracci del transetto e due torri occidentali. Questo edificio - in cui furono rielaborate tipologie della Bassa Sassonia e soprattutto della Vestfalia - servì da modello per la costruzione tardoromanica della Marienkirche di Lubecca; iniziata intorno al 1200 ca. in qualità di parrocchia principale e chiesa del Consiglio, essa dà corpo, con la sua posizione centrale e le dimensioni ancora maggiori di quelle del duomo, alla pretesa di autonomia del ceto dirigente mercantile. Sempre in quest'epoca vennero realizzati con carattere analogo anche altri edifici sacri, parrocchie o chiese monastiche, di tipo basilicale o 'a sala', caratterizzati dall'adozione di elementi derivati dalla Bassa Sassonia e dalla Vestfalia, zone di origine di gran parte della popolazione.Nel primo Gotico si diffuse, per gli edifici religiosi, la tipologia a Hallenkirche. Intorno al 1250, la navata della basilica tardoromanica della Marienkirche venne trasformata in una sala a sei campate, a terminazione quasi rettilinea, senza transetto e con una torre occidentale di gigantesche dimensioni (Ellger, 1951). La forma spaziale adottata ha chiaramente le sue radici nelle sale longitudinali della Vestfalia, mentre l'articolazione parietale e i singoli elementi seguono modelli renani e di Treviri. Le forme decorative in laterizio sono invece creazioni autonome. Da parte della borghesia che aveva consolidato il suo potere l'adozione della moderna forma a Hallenkirche fu evidentemente un atto dimostrativo, inteso a sfruttare il mezzo architettonico per contrapporsi al tradizionalismo dell'episcopato, manifestato emblematicamente dalle forme del duomo. La sala monumentale realizzata a Lubecca innestò, per così dire, una reazione a catena imponendosi come tipologia specifica della chiesa cittadina della borghesia a Stralsunda, Wismar, Rostock, Greifswald e, ancora, fino a Elbla̧g e Riga. Di queste chiese le uniche conservatesi sono St. Nikolai a Rostock e St. Marien a Greifswald, fondate intorno al 1240-1250. La forma spaziale unitaria della Hallenkirche assunse valore alternativo rispetto all'articolazione basilicale cosicché a buon diritto è stata intesa come espressione di un fiero laicismo borghese (Zaske, Zaske, 1986). Nel Gotico maturo peraltro anche la chiesa della borghesia assunse la forma della cattedrale. Già negli anni sessanta del Duecento il progetto a sala della Marienkirche di Lubecca venne abbandonato in favore di un coro a deambulatorio pentapartito modellato sull'esempio delle cattedrali gotiche e completato già intorno al 1280. Fra il 1315 e il 1330 venne realizzato il corpo longitudinale basilicale dell'edificio e nel 1351 venne terminata la facciata occidentale a due torri. Con una lunghezza di m. 80, una larghezza di m. 32,5 e un'altezza di m. 38,5, la Marienkirche si colloca fra le chiese più grandi del Medioevo, accanto alle cattedrali di Amiens e Beauvais, al duomo di Spira e a quello di Colonia. Anche la scelta di questo tipo di pianta, finora riservata alle chiese vescovili, testimonia la autoconsapevolezza e le rivendicazioni, ma anche le possibilità realizzative, del ceto dirigente di una libera città anseatica. Anche se legata al più moderno Gotico 'da cattedrale', la pianta della Marienkirche, con il suo stretto deambulatorio e le sole tre cappelle, è da considerare, rispetto alle precedenti derivazioni da modelli normanno-bretoni (come la cattedrale di Quimper), come una soluzione individuale e autonoma specifica di Lubecca (Hasse, 1983; Kunst, 1985). L'alzato è a due soli piani, senza triforio, con ballatoio; il coro, a imitazione del duomo di Colonia, presenta, rispetto al corpo longitudinale, un'articolazione più ricca delle pareti e dei pilastri (Kunst, 1985). Per il resto predominano le lisce superfici compatte, anche all'esterno, dove le torri si presentano in forma di blocchi cubici sovrapposti. La spinta verticale è data dall'allungamento delle proporzioni e non dallo sveltirsi e alleggerirsi delle pareti. Effetti di solidità e di forza si combinano con la chiarezza e razionalità proprie della mentalità borghese e mercantile. La Marienkirche di Lubecca condizionò durevolmente l'architettura sacra dell'area baltica: non solo le grandi chiese parrocchiali, come quelle di Rostock, Stralsunda e Wismar, ma anche le stesse chiese vescovili, come quelle di Lubecca e Schwerin, e le chiese monastiche, come quelle cistercensi di Doberan e Dargun.Dopo che le più tarde chiese 'a cattedrale' avevano già accolto gli impulsi provenienti dalla Germania meridionale, adottando il coro con deambulatorio a sala, in epoca tardogotica si ebbe una nuova fioritura della Hallenkirche. Oltre che in S. Giacomo a Stettino, in S. Olav presso Tallin e nel duomo di Dorpat, questa tipologia raggiunse il suo culmine nella gigantesca sala cruciforme a terminazione rettilinea di S. Maria a Danzica (1379-1502).Per quanto riguarda le arti figurative, fino alla fine del Medioevo si produssero opere di pittura e scultura quasi esclusivamente nell'ambito dell'arte sacra, benché i committenti fossero le ricche famiglie patrizie e le corporazioni artigiane e mercantili. I materiali non ebbero peso condizionante come in architettura, tuttavia la scultura in legno e la fusione in bronzo prevalgono nettamente sulla scultura in pietra.Nel complesso in questo ambito gli scambi e i reciproci rapporti di dare e avere tra diverse correnti e aree artistiche furono molto più marcati che in campo architettonico (Zaske, Zaske, 1986).La scultura in pietra, nata nei cantieri delle cattedrali (come l'apparato plastico del coro di Colonia o le Vergini sagge e le Vergini stolte di Magdeburgo, ca. 1260), non poté svilupparsi nei territori in cui prevaleva l'uso del laterizio. Solo intorno al 1400 emerse a Lubecca, con Johannes Junge, un maestro che - dopo il ciclo figurato della Burgklosterkirche, di carattere vestfalico, e la schöne Madonna Darsow nella Marienkirche (1406 ca.) - nella realizzazione della tomba della regina Margherita a Roskilde (1423) da un lato rielaborò l'arte di corte francofiamminga, dall'altro rivitalizzò la tradizione locale diffondendola in tutta l'area baltica.L'arte del bronzo, dopo la fusione del leone del Burgplatz di Brunswick (1166) e delle porte realizzate a Magdeburgo per la cattedrale di Novgorod (fine del sec. 12°), a partire dal 1200 ca. si diffuse, fra l'altro, a Lubecca, con la produzione di monumenti funebri, campane e fonti battesimali per le chiese di tutto il territorio del Baltico: vanno ricordati in particolare il fonte battesimale del 1290 in St. Marien a Rostock e la tomba del vescovo Heinrich Bocholt nella cattedrale di Lubecca, realizzata dall'artista locale Hans Apengeter intorno al 1341.Le tecniche artistiche prevalenti sono l'intaglio ligneo e la pittura su tavola mentre, per ciò che riguarda i contenuti figurativi, tipicamente anseatici sono gli stalli della Compagnia di Novgorod, nella chiesa di St. Nikolai a Stralsunda, nei cui rilievi sono rappresentate in modo realistico ed espressivo scene di relazioni commerciali tra mercanti e cacciatori russi e mercanti anseatici.Già agli inizi del sec. 14° Lubecca diede un forte impulso all'arte dell'intaglio. In seguito, grazie all'opera di Bertram von Minden e di maestro Francke, anche Amburgo divenne una capitale artistica. Bertram von Minden (1340 ca.-1415 ca.), maestro formatosi in Vestfalia e influenzato dall'arte boema, scultore e pittore, è l'autore dell'altare a sportelli Grabow, nella chiesa di St. Petri ad Amburgo (1379-1383; Amburgo, Hamburger Kunsthalle), con la Crocifissione, nel reliquiario, fiancheggiata da santi e profeti e, sulle due coppie di sportelli, ventiquattro scene evangeliche dipinte su fondo oro, caratterizzate da grandiosa monumentalità e nuovo realismo. Anche il maestro Francke, di formazione occidentale, raggiunse (per es. nell'altare della Compagnia inglese per St. Johannis ad Amburgo; 1424, Hamburger Kunsthalle) un inedito realismo narrativo. Anche in altre città della lega, di minor importanza artistica rispetto a Lubecca e Amburgo, sorsero botteghe artigiane attraverso le quali opere d'arte d'impronta sempre più 'borghese' si diffusero nell'intera area baltica. Contemporaneamente operarono nell'area anseatica occidentale pittori legati a tipiche correnti artistiche europee, tra Paesi Bassi e Alto Reno, come il lirico e raffinato Stephan Lochner a Colonia (Presentazione al tempio, 1447, Darmstadt, Hessisches Landesmus.) e Conrad von Soest in Vestfalia (altare della Stadtkirche di Niederwildungen, 1404).Tra la fine del sec. 15° e l'inizio del 16° l'arte anseatica 'borghese' raggiunse, con Lubecca come centro, il suo apogeo. Dal 1448 al 1474 fiorì in Amburgo la bottega del pittore Hans Bornemann e fino al 1484-1485 quella del suo seguace, influenzato dall'arte fiamminga, Hinrik Funhof (altar maggiore di St. Johannis a Luneburgo). A Lubecca, tra il 1460 e il 1504, fu attivo il pittore Hermann Rode, nelle cui opere si riflette la vita della società anseatica. Lavorarono a Lubecca anche gli intagliatori Henning von der Heyde (Hieronymus von Vadstena, intorno al 1490) e, a conclusione di quest'epoca, il 'gotico-barocco' Claus Berg, influenzato dall'arte meridionale (altare del duomo di Odense, 1517-1522), e Benedikt Dreyer (figure del Lettner della Marienkirche a Lubecca). Ma la personalità artistica più geniale fu il pittore e scultore Bernt Notke (1440-1509) che è stato giustamente definito artista anseatico anche se, non più legato alla corporazione, viaggiò molto e fu anche imprenditore. Dal 1483 al 1497 risiedette a Stoccolma e fu maestro coniatore della corona svedese. Le sue opere sono caratterizzate da un realismo drammatico e da uno stile monumentale, ben rappresentati, in ambito pittorico, dalla Danza macabra, databile al 1466 ca. (già a Lubecca, fin dal 1588 in parte a Tallin), o dalla Messa di s. Gregorio (Lubecca, Marienkirche), e, in ambito scultoreo, dal gigantesco gruppo con il Trionfo della croce realizzato in occasione di una sacra rappresentazione nella cattedrale di Lubecca (1477), dall'altar maggiore del duomo di Aarhus (1497) e da quello dell'ospedale dello Spirito Santo di Tallin (1483) - concepito alla maniera dei reliquiari a cappella fiamminghi - e soprattutto dal possente gruppo di S. Giorgio nella cattedrale di Stoccolma (1489), realizzato su incarico del reggente svedese Sten Sture in occasione della vittoria sui Danesi.Con l'inizio dell'era moderna si cominciarono a realizzare ritratti, per es. di donatori, svincolati dal contesto sacro.
Bibl.: D. Ellger, St. Marien zu Lübeck, Neumüster 1951; P. Dollinger, La Hanse, XIIe-XVIIe siècles, Paris 1964 (trad. ted. Die Hanse, Stuttgart 1966); Hanse in Europa, Brücke zwischen den Märkten, 12.-17. Jahrhundert, cat., Köln 1973; C. Meckseper, Kleine Kunstgeschichte der deutschen Stadt im Mittelalter, Darmstadt 1982; M. Hasse, Die Marienkirche zu Lübeck, München-Berlin 1983; Seehandelszentren des nördlichen Europa, der Strukturwandel vom 12. zum 13. Jahrhundert, "Beiträge des Ostsee-Kolloquiums, Lübeck 1981", a cura di G.P. Fehring (Lübecker Schriften zur Archäologie und Kulturgeschichte, 7), Bonn 1983; A. d'Haenens, Die Welt der Hanse, Antwerpen 1984; J. Schildhauer, Die Hanse, Geschichte und Kultur, Stuttgart 1984; The Comparative History of Urban Origins in nonroman Europe, Ireland, Wales, Denmark, Germany, Poland and Russia from the Ninth to the Thirteenth Century, a cura di H.B. Clarke, A. Simms (BAR International Series, 255), 2 voll., Oxford 1985; D. Ellmers, Die Entstehung der Hanse, Hansische Geschichtsblätter 103, 1985, pp. 3-40; G.P. Fehring, R. Hammel, Die Topographie der Stadt Lübeck bis zum 14. Jahrhundert, in Stadt im Vandel. Kunst und Kultur des Bürgertums in Norddeutschland 1150-1650, a cura di C. Meckseper, cat. (Braunschweig 1985), Stuttgart-Bad Cannstadt 1985, pp. 167-190; H.-J. Kunst, Der norddeutsche Backsteinbau, die Marienkirche in Lübeck und der Dom in Verden an der Aller als Leitbilder der Kirchenarchitektur Norddeutschlands, in Baugeschichte und europäische Kultur, I (Forschung und Information, 37), Berlin 1985, pp. 157-166; G.P. Fehring, Städtischer Hausbau in Norddeutschland von 1150-1250, in Zur Lebensweise in der Stadt um 1200, Ergebnisse der Mittelalter-Archäologie, "Bericht über ein Kolloquium, Köln 1984", a cura di H. Steuer (Zeitschrift für Archäologie des Mittelalters, 4), Köln 1986, pp. 43-61; Hausbau in Lübeck mit Beiträgen zum Hausbau in Hamburg, Lüneburg und Mölln, a cura di K. Bedal, G. U. Grossmann, K. Freckmann (Jahrbuch für Hausforschung, 35), Sobernheim 1986; N. Zaske, R. Zaske, Kunst in Hansestädten, Köln-Wien 1986.G.P. Fehring