MESSICO, Città di (A. T., 148)
Capitale della Repubblica e centro principale del Distretto federale, Messico è situata sull'altopiano centrale messicano, nella valle di Messico, a 19° 26′ 5″ di lat. N. e 99° 6′ 45″ di long. O., a 2277 m. sul mare. Gode di un clima assai mite con una temperatura media annua di 15°,4 (massima di 19°,6 nel maggio e minima di 12°,5 nel gennaio) e una piovosità annua di 553,8 mm., concentrata soprattutto nei mesi estivi.
La popolazione che era di 344.721 ab. nel 1900 e di 615.367 nel 1921, conta 1.130.000 anime secondo il censimento del 1930. Messico è quindi la terza città dell'America latina, superata soltanto da Buenos Aires e da Rio de Janeiro.
La città sorge nella parte sudoccidentale della Valle di Messico, grande conca chiusa, circondata dai contrafforti delle varie sierre e dominata dai superbi profili del Popocatepetl e dell'Iztaccihuatl, le cui vette sono scintillanti di nevi eterne. Costruita a circa tre miglia dalla riva occidentale del lago di Texcoco, ridotto ora a modeste proporzioni in seguito ai lavori di prosciugamento, la città è composta di due parti distinte: da un lato i quartieri moderni del centro, dell'O. e del SO., e dall'altro i quartieri del N., dell'E. e del SE., di fisionomia più antica e ancora assai arretrati. Il nucleo più vecchio è costituito dalla città antica che conserva in molti punti il suo vecchio carattere coloniale, nonostante che alcune strade siano state allargate per sopperire alle esigenze della vita moderna: i suoi quartieri con gli edifici monumentali in stile barocco e arabo-spagnolo, le chiese decorate superbamente con la ricchezza ornamentale dell'architettura churrigueresca, i vecchi palazzi spagnoli e delle comunità religiose attestano tutta la prosperità dell'epoca dei viceré. La città moderna invece è formata di quartieri nuovi, chiamati "colonie", costruiti in particolare sul lato sudoccidentale della vecchia città, fino al bosco di Chapultepec; le colonie sono quasi delle città-giardino, attraversate da strade e viali assai larghi e fornite di piazze amplissime, adorne di aiuole e giardini, con ville e palazzi che fanno sfoggio della varietà dell'architettura moderna, specie nordamericana.
Nel 1923 l'area della città era di circa 40 kmq., divisa in otto sezioni (cuarteles o demarcaciones) e suddivisa in un migliaio di isolati (manzanas).
Centro politico e commerciale è la Plaza Mayor o Plaza de la Constitución, alla quale si affacciano gli edifici più famosi: sul lato orientale sorge l'enorme Palazzo nazionale, già dei viceré, costruito sull'area della dimora di Montezuma, che ospita i principali uffici governativi; esso ha tre ingressi sulla piazza e da quello centrale pende la famosa "campana della libertà", con cui Hidalgo chiamò a riscossa il popolo di Dolores nella notte del 16 settembre 1810, e che viene suonata ad ogni anniversario dallo stesso presidente della Repubblica. A nord sta la cattedrale, enorme duomo in stile dorico-ionico con cinque cupole e due torri, costruito tra il 1573 e il 1667 al posto dell'antico tempio azteco (teocalli) distrutto da F. Cortés nel 1521; vicino alla cattedrale si trova il Sagrario metropolitano, gioiello d'arte churrigueresca. A sud della piazza s'innalza il palazzo municipale, mentre a ovest si trova il Portal de Mercaderes, una specie di mercato popolare assai frequentato che mantiene un aspetto caratteristico.
Dalla piazza partono alcune delle strade principali: come l'Avenida Cinco de Mayo, ampia ed elegante, che porta al grandioso edificio del Teatro nazionale, opera dell'architetto italiano Adamo Boari, e che, iniziato nel 1910, è stato compiuto solo parzialmente. La via Santo Domingo porta alla chiesa omonima, una delle più belle del Messico, e alla Scuola di medicina, che occupa l'antico palazzo dell'Inquisizione. L'arteria più aristocratica è la Avenida Madero già di S. Francisco, su cui sorgono le chiese della Profesa e di S. Francisco, nonché il palazzo Itúrbide e la Casa de los Azulejos, due dei più noti edifici della capitale; la via, che ospita i più eleganti ritrovi cittadini, è assai animata specie nelle ore del passeggio. Il corso Madero termina all'Alameda, vasto e grazioso giardino, da cui si parte il famoso Paseo de la Reforma, fatto costruire dall'imperatore Massimiliano. Il Paseo de la Reforma, che è certo la più bella strada di Messico, e si stende dall'Alameda, o meglio dall'Avenida Juárez fino al castello di Chapultepec, è un largo viale interrotto a intervalli regolari da piazzette circolari, dette glorietas, su ciascuna delle quali sorge un monumento: la statua equestre di Carlo IV, opera pregiatissima del Tolsá, il monumento a Colombo, l'alta colonna del monumento dell'indipendenza, e lo splendido gruppo in onore di Cuauhtemoctzin (Guatimozino), difensore della città durante l'assedio del 1521. Il castello di Chapultepec, circondato da un magnifico bosco secolare, già sede del Collegio militare, è la residenza del presidente della repubblica. Altri edifici notevoli sono: la Escuela de Minería, il sontuoso palazzo della posta, pure opera del Boari, sulla Calle Tacuba; i palazzi dei varî ministeri; il Museo nazionale, nella Via de la Moneda, che contiene una splendida collezione di cimelî del Messico precolombiano; la Biblioteca nazionale, che occupa la vecchia chiesa di S. Agostino ed è ricca di oltre 225.000 volumi, il Palazzo di giustizia e il Pantheon con monumenti e busti in cui sono raffigurati i più celebri messicani.
Numerosi gl'istituti scolastici e di cultura: la vecchia università fondata nel 1551, che era stata chiusa nel 1865, è stata riaperta nel 1910, e contava nel 1928 ben 7527 alunni; nel 1922 fu impiantata anche una Escuela de verano (scuola estiva) collegata all'università, e destinata agli stranieri desiderosi di studiare la lingua spagnola e la civiltà messicana. Esistono poi scuole superiori d'ingegneria, di medicina, istituti medî d'istruzione e scuole per indigeni.
Il traffico assai intenso è favorito dalle numerose linee tramviarie, la cui rete complessiva misura circa 320 chilometri, con servizî rapidi e continui, eserciti da una compagnia inglese; ingente il numero delle automobili, 30 mila circa, che circolano nella città.
L'industria, un tempo assai scarsa, si è ora molto sviluppata, grazie all'abbondanza dell'energia elettrica fornita da varî impianti: il maggiore è quello sui fiumi Necaxa e Tenango, sito nello stato di Puebla, che produce oltre 40.000 HP; seguono gl'impianti del sobborgo di San Lazzaro, la cui energia è distribuita in città per mezzo di cavi sotterranei dallo sviluppo di 160 km., quelli di San Ildefonso e quello del Río Churubusco a 25 chilometri da Messico.
Nel 1925 gli stabilimenti industriali erano 215 con circa 10.000 operai, in maggioranza indiani e meticci: la produzione annuale raggiungeva allora il valore di 16 milioni di pesos. Prosperano le manifatture di cotone, le fabbriche di sigari e sigarette, gli stabilimenti metallurgici e di conserve alimentari sviluppati particolarmente nei sobborghi di Messico e nei centri minori del distretto federale.
Le comunicazioni ferroviarie sono numerosissime, giacché a Messico fanno capo quasi tutte le grandi linee ferroviarie dello stato: in particolare le due ferrovie che per Xalapa e Orizaba uniscono la capitale a Veracruz, e quelle che collegano Messico con gli Stati Uniti, con Guadalajara e gli stati messicani di nord-ovest e quindi con la California. Anche le linee aeree partono da Messico, che possiede inoltre una ricca rete telegrafica e telefonica ed è collegata telefonicamente per via diretta con Washington.
Nel 1921 la colonia straniera residente nella città comprendeva 14 mila Nordamericani e altrettanti Spagnoli, 4 mila Francesi, circa 4 mila Inglesi e 5 mila Cinesi, nonché buon numero di Italiani e di Giapponesi; tra gli stranieri, molti sono i capitalisti e i direttori d'industria la cui attività contribuì molto efficacemente ai progressi della città.
Storia. - La prima fondazione è dovuta alla tribù dei Mexica nel 1325, secondo il Codice Mendocino. Il suo centro era sull'isola di Tenoxtitlán nell'antica laguna di Messico, poco più a nord del luogo dove ora si trova il palazzo nazionale della Repubblica messicana. Un altro gruppo dei Mexica, a NO. e poco distante dal precedente, sull'isola di Tlatelolco, rivaleggiava col primo: fino a che, dopo oltre un secolo, questi due gruppi si riunirono, costituendo, fino al 1521, la capitale del regno azteco.
Nel centro dell'isola di Tenoxtitlán, fu eretto il tempio principale azteco, che raggiunse proporzioni gigantesche sotto il regno di Ahuitzotl, nel 1487. Attorno ad esso, stavano i palazzi dei re, il sacro recinto delle cerimonie religiose e i grandi collegi teocratici e militari dei giovani guerrieri. Di lì partivano tre strade lastricate, che univano il tempio con la terraferma, ogni tanto interrotte e fornite di ponti levatoi. Fra quelle strade maestre e il contorno del sacro recinto e dei palazzi vi era l'abitato, con case parte sull'aequa parte su terra ferma, e una popolazione fra i 65.000 e i 70.000 abitanti.
La potenza della città (allora la maggiore dell'America Settentrionale) fu ammirata dal conquistatore Hernán Cortés, quando l'8 novembre 1819 il re Montezuma II gli andò incontro fino a un quarto di lega dai palazzi reali. Ma la sua permanenza in Messico non fu lunga: la notte del 30 giugno 1521, egli dové abbandonare la città.
Assediata, presa e distrutta Messico, nell'agosto 1521, il Cortés decise di ricostruirla sul medesimo posto dove era prima.
Perciò divise la città in due parti: una, spagnola, delimitata da una linea quadrata, il cui centro politico e religioso veniva ad essere quello della città azteca; l'altra, formata di quattro quartieri indigeni, disposta intorno ad essa. La prima parte si prolungò, poi, per mezzo di una via costruita sopra il terrapieno di ponente. Subito dopo ne fu terrapienata un'altra, pure a ponente, attraverso la laguna che disseccò poi rapidamente, benché ancora per un lungo tempo la città fosse tagliata da lunghi canali, percorsi durante tutto il giorno dalle canoe indiane. Essa ebbe a soffrire gravi calamità: inondazioni, epidemie. Il sec. XVI fu il secolo delle sue istituzioni fondamentali, perfezionate nel sec. XVII, completate nel sec. XVIII, in cui la città venne dotata di edifizî di grande magnificenza. Nel 1803 la popolazione era secondo Humboldt di 137.000 abitanti. Alla fine dell'epoca coloniale la fusione fra i quartieri indigeni e la città spagnola aveva fatto molti progressi, grazie soprattutto alla formazione della razza dei meticci.
Il 27 settembre 1827 a Messico entrava trionfalmente l'esercito liberatore; il 24 febbraio 1822 vi s'installava il primo congresso; il 18 maggio vi era proclamato, dal popolo, Itúrbide imperatore; il 31 gennaio 1824 vi fu proclamata la repubblica. Il 18 novembre 1824 si decise che la città fosse residenza del governo della repubblica, e che il piccolo distretto che la circonda dovesse formare il Distretto federale. Conservò fino al 1856 il suo antico aspetto, nello stesso tempo conventuale, popolare e aristocratico, e le sue grandi feste religiose, dentro e fuori delle chiese. Decretata la chiusura e l'abolizione degli ordini religiosi, furono demoliti i conventi e varie chiese. Il 12 giugno 1862 Messico assistette all'entrata dell'arciduca Massimiliano, e il 13 febbraio 1867 alla sua partenza per Queretaro. Assediata poi dal generale Porfirio Díaz, si arrese a lui il 20 giugno dello stesso anno. Venne unita da una ferrovia col porto di Veracruz il 1 gennaio 1873, con gli Stati Uniti il 10 aprile 1884. I lavori di bonifica della valle di Messico furono terminati nel 1900, e quelli di drenaggio e di risanamento della città nei primi anni del sec. XIX. (V. tavv. CXCI e CXCII).
Bibl.: I. Alcocer, Mapa de la Ciudad prehispánica; Messico 1931; M. F. Alvarez, Plano de la Ciudad y Lago de México levantado p. D. Diego García Conde en 1793, ivi 1807; Atlas general del Distrito federal, ivi 1930; J. M. Marroqui, La Ciudad de México, ivi 1900-1903; J. Galindo y Villa, Historia sumaria de la Ciudad de México, ivi 1925; M. Orozco y Berra, Memoria para el plano de la Ciudad de México, ivi 1867.