Citta e principati della Germania
Il contributo è tratto da Storia della civiltà europea a cura di Umberto Eco, edizione in 75 ebook
I principi tedeschi godono di privilegi ed esercitano poteri territoriali per essere stati in origine funzionari reali con dotazione di terre, mentre alla Chiesa appartiene un terzo circa del territorio. Una distinzione fondamentale tra i centri urbani è quella tra città imperiali e città territoriali, le prime alla diretta dipendenza dell’imperatore, le seconde inserite in una dominazione di qualche principe o di un signore ecclesiastico. Gli sviluppi autonomistici delle città sono tardi e di modesta indipendenza.
La Germania nel passaggio tra alto e basso Medioevo è un insieme di popolazioni: Bavaresi, Sassoni, Alemanni ecc. Un sentimento di identità collettiva fiorisce solo a partire dal XII secolo. Dal X secolo si può parlare di un re tedesco che porta il titolo di re dei Romani, ma non esiste uno stato tedesco prima del XII - XIII secolo e il termine Deutschland compare solo a partire dal 1550.
Le caratteristiche dominanti dell’ordinamento politico della Germania sono, infatti, la disgregazione e la varietà. I maggiori principati laici che la compongono sono l’Austria, la Baviera, il Württemberg, il Palatinato, l’Assia, la Sassonia e il Brandeburgo. I principi tedeschi – duchi, margravi, conti – godono di privilegi ed esercitano poteri territoriali per essere stati in origine funzionari reali con dotazione di terre. È proprio nel corso della seconda metà dell’XI secolo che si accelera, infatti, il passaggio dalla condizione di funzionari a quella di proprietari terrieri. I duchi si differenziano dagli altri principi per un rango maggiore, in quanto in origine erano eletti dai componenti della loro tribù e non dal re. Ai conti e ai margravi spettava la difesa dei confini orientali e pertanto nell’ordinamento successivo mantengono poteri giudiziari e militari notevoli. I conti palatini traggono la loro origine dall’esercizio della giustizia nel nome del re all’interno dei ducati. Il conte palatino del Reno assurge a maggiore importanza grazie all’assenza dell’autorità ducale in Franconia.
Ci sono poi molteplici principati minori, dal Brunswick al Meclemburgo, oltre a una lunga gerarchia di nobiltà tedesca che si conclude coi cavalieri imperiali. Alla Chiesa, poi, appartiene circa un terzo del territorio. Arcivescovi, vescovi, abati e priori governano domini molto diversi per estensione, ricchezza e importanza. Infine ci sono, sparpagliate, le città imperiali, che devono obbedienza solo all’imperatore e che perlopiù estendono il loro dominio al territorio appena adiacente.
Per quanto riguarda i centri urbani, la distinzione principale in Germania va posta tra città imperiali e città territoriali, le prime alla diretta dipendenza dell’imperatore, le seconde inserite in una dominazione territoriale di qualche principe o di un signore ecclesiastico. Ci sono poi città vescovili, per lo più di antica fondazione romana, che sono assimilabili alle città regie, grazie al potere che l’imperatore esercita sui vescovi tedeschi.
Le città imperiali giurano fedeltà al sovrano, hanno scarsi oneri fiscali e forniscono contingenti per le lotte degli imperatori. Le città territoriali sono sottoposte ai signori feudali e possono diventare piccole capitali di formazioni territoriali di qualche consistenza, dove viene posta la residenza di qualche principe.
Nel contesto dell’Europa centro occidentale la Germania presenta un numero esiguo di città di origine antica, mentre numerosi centri urbani nascono nel corso del Medioevo a opera di signori oppure intorno a monasteri, fortezze, mercati, fiumi, miniere. Molti principi, desiderosi di rendere fruttuose le loro terre, favoriscono la fondazione di nuove città. Enrico il Leone, ad esempio, fonda Monaco e Braunschweig e promuove Lubecca. Gli Zähringen fondano Friburgo in Brisgovia e Friburgo in Svizzera. La particolarità dell’area tedesca, soprattutto nel XII secolo, è, infatti, la fondazione di nuovi insediamenti urbani, che ricevono dai loro stessi fondatori il diritto di adottare costituzioni di città preesistenti, dando vita al fenomeno delle “famiglie” di città, ordinate secondo il medesimo diritto della città ispiratrice. Colonia ha un ruolo importante e precoce nella formazione del suo diritto urbano e nel 1120 la carta di fondazione di Friburgo fa espresso riferimento alla costituzione di Colonia. Lubecca nel 1158 riceve il diritto di Soest, derivato a sua volta da Colonia. Poi Lubecca stessa esporta le sue consuetudini in numerose città create nei paesi dell’est, a seguito della colonizzazione tedesca. Magdeburgo ottiene nel 1188 un privilegio dall’arcivescovo, successivamente al quale la città si dà diversi statuti. Da allora decine di città nuove, soprattutto dell’est, in Brandeburgo, Slesia, Prussia, Polonia, Moravia e Boemia si modellano su quel privilegio e su quegli statuti.
Le città tedesche non raggiungono, però, la libertà che caratterizza le città fiamminghe o quelle italiane. Nelle città del regno di Germania gli sviluppi autonomistici sono più tardi rispetto al resto d’Europa, e, come per le città francesi, non si va oltre una modesta indipendenza. In Renania e in Lotaringia, ad esempio, i cittadini danno vita ad associazioni giurate che li pongono in un primo tempo in forte contrasto coi signori delle città e che vengono riconosciute dopo decenni di aspre lotte, come avviene a Cambrai, Colonia, Metz e Verdun. Altrove il processo di affermazione delle istituzioni comunali si realizza attraverso la progressiva emancipazione dal potere signorile. Magonza acquisisce una graduale autonomia cittadina già a partire dall’ultimo quarto dell’XI secolo. Nel secolo successivo si viene a formare una convergenza tra famiglie di cittadini e ministeriali vescovili. In altre città, però, sono proprio le famiglie ministeriali a bloccare l’ascesa politica di quelle di origine commerciale, oppure sono proprio i ministeriali a impegnarsi in attività mercantili, fondendosi con il ceto cittadino. Quest’ultimo caso è quello di Colonia, dove, nel XII secolo, non sono distinguibili i ceti ministerali da quelli mercantili e l’associazione giurata dei cives ottiene il riconoscimento dal vescovo dopo aspre lotte, con l’esito di una città governata da un regime di scabinato.
La supremazia conseguita dalla casa di Sassonia sposta il baricentro dell’impero verso est. I sovrani sassoni si impegnano al massimo nella sottomissione della regione tra l’Elba e l’Oder.
La colonizzazione dell’Est ha anche il carattere di crociata, che viene indetta formalmente nel 1147, rafforzando l’antagonismo tra Germani e Slavi. Bernardo di Chiaravalle si rende conto della propensione dei nobili sassoni ad attaccare i vicini Slavi, piuttosto che recarsi in crociata a Gerusalemme e, quindi, li incita a combattere i pagani Slavi. La crociata della Sassonia orientale (1147-1185) vede Sassoni, Danesi e Polacchi sconfiggere le tribù del Magdeburgo e della Lusazia e imporre l’ubbidienza al cattolicesimo. Nel 1198 Harwig, vescovo di Brema, lancia un’altra crociata contro la Livonia. Aiutato da un ordine di monaci guerrieri, i cavalieri Portaspada con base a Riga, crea un’organizzazione che gradualmente porta l’area baltica all’ubbidienza cattolica. Si succedono guerre, combattute come guerre sante anche se non specificamente autorizzate dal papa. La crociata prussiana inizia, invece, intorno al 1200. I Prussiani hanno mantenuto la loro indipendenza e con le loro continue scorrerie hanno infastidito le popolazioni polacche. Uno dei principi polacchi, Corrado di Masovia, si decide di risolvere il problema facendo intervenire un ordine militare minore, i Cavalieri Teutonici, da poco tempo privi di un’occupazione perché cacciati dalla Terrasanta. L’iniziativa però sfugge di mano a Corrado e i cavalieri, invece di svolgere il loro compito e andarsene via, ottengono sia dall’imperatore che dal papa il riconoscimento dei loro diritti di crociati.
Nonostante l’espansione orientale, il centro della vita economica dell’impero continua, tuttavia, a essere la zona renana. La capitale dove vengono proclamati gli imperatori resta Aquisgrana e la Lotaringia funge da cerniera nei rapporti con l’Occidente. Per quanto la dinastia salica, succeduta a quella sassone, sia di origine franca, non governa l’impero dei Franchi, ma il Sacro Romano Impero Germanico.