Città
(X, p. 472)
Alla fine del Novecento la definizione di 'città', in quanto contrapposta a quella di 'campagna', continua a indicare un tipo d'insediamento accentrato, disteso su una superficie ragguardevole, densamente popolato, sede di attività extra-agricole (soprattutto terziarie) e di funzioni organizzative che interessano un'area circostante più o meno vasta.
La popolazione urbana
Quella parte della popolazione che abita in c., definita popolazione urbana, rappresenta ormai quasi l'80% della popolazione totale nell'insieme dei paesi sviluppati, mentre non tocca il 40% nell'insieme di quelli in via di sviluppo, sicché in totale, data la dominanza numerica di questi ultimi nel quadro mondiale, non costituisce ancora, nonostante il lento ma costante cammino in questa direzione, il 50% della popolazione totale della Terra. I casi estremi sono rappresentati da un lato da Gran Bretagna e da Australia, dove più del 90% della popolazione vive in c., dall'altro dai meno sviluppati paesi asiatici e africani, come il Bangla Desh e l'Etiopia, dove la proporzione di popolazione urbana è, rispettivamente, del 19 e del 16%.
Dimensioni e classificazioni
Al di sopra di quella soglia, in termini di numero di abitanti, oltre la quale un insediamento può essere definito città (soglia d'altronde assai diversa da paese a paese e anche all'interno di un singolo paese), le c. possono assumere dimensioni demografiche molto diverse: da alcune migliaia a diversi milioni di abitanti. Di qui la classica distinzione fra c. piccole, medie e grandi (basata largamente, peraltro, anche sull'importanza e la rarità delle funzioni da ciascuna di esse esercitate) fino alla definizione di metropoli. Spesso però con il termine metropoli viene designata non una singola c., pur grande, bensì un insieme di centri urbani, fra i quali di solito uno dominante, stretti da legami funzionali intensi: dunque una 'agglomerazione' di una c. con centri minori a essa legati; in crescendo,
una 'conurbazione' di più c., una 'area metropolitana', in casi estremi una 'megalopoli'.
La distribuzione geografica delle c. con oltre un milione di abitanti non coincide che parzialmente con quella del tasso di popolazione urbana: queste c. 'milionarie' sono naturalmente frequenti nei paesi tradizionalmente più urbanizzati (paesi europei e di popolamento europeo, Giappone), ma non mancano, paradossalmente, nei paesi che fanno registrare le più basse percentuali di popolazione urbana, quali il subcontinente indiano, la Cina, l'Asia sud-orientale). Anzi, è nei paesi prevalentemente rurali che è cresciuta più della metà di quella cinquantina di supermetropoli che superano oggi i 5 milioni di abitanti, quando non si apprestano a oltrepassare i 10 e più (è il caso, per es., di Calcutta, Shanghai, Manila, Djakarta).
Ruolo e funzioni
Le c. per definizione svolgono un ruolo di servizio nei confronti di un'area più o meno ampia. Questo ruolo tuttavia può essere, oltre che di diverso livello, generico o specifico: una c. può offrire alla sua regione tutta una gamma di servizi a un determinato livello, o un servizio specializzato, com'è il caso di una c. turistica, di una c. universitaria, di una c. portuale, di una capitale 'artificiale'. L'insieme delle c. di una regione o di un paese può costituire dunque un sistema di tipo 'gerarchico', quando le funzioni urbane si distribuiscono per livelli, cui corrispondono pressappoco le dimensioni demografiche delle c. (armatura urbana); o un sistema di tipo 'reticolare', quando tali funzioni si distribuiscono per specializzazioni, relativamente svincolate dalla consistenza demografica.
Nell'una come nell'altra situazione, però, e nei frequenti casi intermedi, sono le metropoli a monopolizzare le funzioni di livello superiore (alta amministrazione, alta finanza, terziario avanzato, ricerca scientifica, relazioni internazionali, elaborazione e trasmissione della cultura e dell'informazione). Le metropoli nazionali possono collocarsi al vertice di un sistema urbano 'equilibrato', formato da c. grandi, medie e piccole le cui dimensioni demografiche sono via via decrescenti in maniera abbastanza regolare (come in Italia, USA, Brasile), o di un sistema 'primaziale', dove un forte sbalzo demografico separa la primate city (di solito la capitale) da quelle minori (come in Gran Bretagna, Francia, ma anche in vari paesi del Terzo Mondo).
Di c. 'mondiali' si parla di solito per designare un numero limitato di grandi metropoli, innovative, dinamiche e competitive (Londra, New York, Tokyo; e forse anche Parigi, Los Angeles, Rio de Janeiro, Hong Kong), le quali, strettamente interconnesse fra loro da flussi di comunicazione e rapporti finanziari, svolgono effettivamente un certo numero di funzioni elevate e rare a livello sovranazionale e tendenzialmente intercontinentale. Da queste c. partono quelle idee, novità, mode, trasformazioni sociali ed economiche che prima o poi investono e conquistano il mondo.
L'ambiente urbano e le differenziazioni interne
L'ambiente urbano è senz'altro diverso a seconda delle dimensioni della c., ma in ogni caso è molto differente dall'ambiente rurale, in quanto è ambiente quasi totalmente 'costruito'. Gli stessi elementi di ambiente 'naturale' presenti in c. sono tipicamente addomesticati, com'è il caso del verde urbano. Il clima risulta percettibilmente modificato (un po' più caldo e un po' più piovoso di quello dell'area rurale circostante). L'aria, che fra l'altro è sottoposta a una circolazione artificiale modellata dalle strade e dalla forma e dimensione degli edifici, risulta fortemente inquinata dai gas di scarico dei veicoli a motore oltre che dalle emissioni delle industrie e degli impianti di riscaldamento. Il traffico motorizzato genera anche un forte inquinamento acustico. La raccolta delle immondizie, prodotte in misura crescente, crea problemi complessi.
Anche l'ambiente sociale risulta diverso se confrontato con quello delle campagne: da un lato in c. ci sono maggiori possibilità di comunicazione, d'istruzione e d'informazione e una più spiccata mobilità sociale; dall'altro maggiori occasioni di degrado, sporcizia, degenerazione e criminalità. Non per niente cresce, soprattutto nell'opinione pubblica occidentale, una reazione ambientalista che, pur senza sfociare in un'ideologia anti-urbana, chiede con vigore una c. più verde, più bella, più vivibile o, per usare l'aggettivo che sembra caratterizzare gli auspici per il 21° sec., più 'sostenibile'.
Marcate differenze ambientali, d'altronde, si possono riscontrare non solo fra c. e c., ma anche all'interno della stessa c.: fra il centro cittadino (spesso un'area storica e monumentale nelle c. europee, un agglomerato di grattacieli riservato agli uffici in quelle nordamericane), i quartieri residenziali, industriali o commerciali che gli si collocano intorno, e le periferie o i sobborghi, a loro volta distinguibili a seconda delle funzioni esercitate, che ne stanno al margine.
Le varietà geografiche
Le generalizzazioni, che fin qui sono state presentate volutamente come tali, vanno integrate con un cenno alle varianti geografiche del fenomeno urbano, che alla vigilia del nuovo millennio continuano a farsi notare in modo spiccato, nonostante una progressiva lenta tendenza all'uniformizzazione o 'globalizzazione' anche di tale fenomeno.
Nell'Europa occidentale si può rilevare l'accentuarsi della tendenza all''americanizzazione' delle c., che si manifesta nell'aumento della mobilità urbana, degli spostamenti pendolari, della suburbanizzazione della popolazione. D'altra parte, l'allargamento della Comunità Europea e la sua trasformazione in Unione (1993), con vincoli più stretti e maggiori relazioni di tutti i tipi fra i paesi membri, stanno lentamente portando a una graduale uniformizzazione della vita urbana tra i vari paesi europei (per es. la presenza di immigrati afro-asiatici nelle popolazioni urbane, caratteristica propria in precedenza solo di alcuni paesi). Sono cresciuti anche i collegamenti ferroviari, aerei e autostradali fra le c. europee, in seguito alla valorizzazione dei trafori alpini, al diffondersi dell'alta velocità ferroviaria, all'entrata in funzione del tunnel scavato sotto la Manica, al moltiplicarsi degli aeroporti e delle compagnie aeree. Lo sviluppo del turismo ha urbanizzato con un nastro continuo di insediamenti buona parte dei litorali dell'Europa mediterranea, dalla Spagna all'Adriatico.
Quanto alle c. dell'Europa centro-orientale e della Federazione Russa, esse, abbandonata la pretesa di essere, o l'obiettivo di diventare, un originale modello di c. 'socialista', si avviano verso un futuro postsocialista. Una volta abbattuti i segni espliciti del regime tramontato, rivoluzionata o restaurata (in Russia in particolar modo) la toponomastica, le c. di quest'area si vanno lentamente dotando di quei servizi commerciali, finanziari, ricettivi che le renderanno più omogenee alla famiglia delle c. europee.
Nell'America anglosassone e in Australia sembra essersi arrestata la crescita dell'urbanizzazione, sia perché il tasso di popolazione urbana vi aveva già raggiunto valori elevati, sia per una limitata tendenza al riflusso verso piccoli centri, definita controurbanizzazione (v. urbanizzazione: Urbanizzazione e controurbanizzazione, in questa Appendice). Le c. statunitensi, canadesi e australiane hanno peraltro ulteriormente rafforzato le loro caratteristiche di aree urbane incomparabilmente più vaste di quelle europee, modellate sulle possibilità e le esigenze del traffico automobilistico privato: in esse il centro degli affari, con il suo intensissimo uso del suolo nei grattacieli, occupa uno spazio limitatissimo rispetto alla sterminata distesa dei sobborghi residenziali, composti prevalentemente da casette unifamiliari. Tuttavia l'immigrazione latino-americana, caribica e asiatica - soprattutto negli Stati Uniti, ma per quanto riguarda gli asiatici anche in Canada e Australia - sta gradualmente introducendo o rafforzando varianti etniche in questo schema.
L'America Latina ha registrato un notevole sviluppo del tasso di urbanizzazione negli ultimi due decenni del secolo, raggiungendo valori percentuali di popolazione urbana analoghi a quelli europei e nordamericani. Gli sviluppi urbani sono largamente di tipo spontaneo, più caotico che pianificato. Il dualismo urbano fra quartieri residenziali o 'normali' e spazi degradati e precari, che non manca nelle c. europee e si fa ben netto nel caso dei ghetti etnici in una parte delle c. nordamericane, caratterizza ancor più molte c. latino-americane: le estese favelas di periferia, se vanno migliorando o riducendosi nelle c. brasiliane, si moltiplicano e si degradano ulteriormente, con l'intensa immigrazione dalle campagne, nei paesi meno evoluti.
Vaste periferie insalubri, squallide e precarie continuano a svilupparsi, sempre in seguito a forti correnti d'immigrazione rurale, attorno alle c. dell'Asia meridionale e sud-orientale, in quella parte dei paesi a economia arretrata che debbono ancora compiere un lungo cammino sulla via dell'urbanizzazione. Spiccano le differenze fra le c. che si sono sviluppate nel solco del modello occidentale, dove un traffico automobilistico intenso e caotico si sovrappone al degrado urbano (per es. Djakarta), e le c. cinesi, dove il traffico prevalente è per ora quello delle biciclette. Una sintesi accettabile tra influenze occidentali e situazione cinese si è realizzata a Hong Kong e ancor più nella verde, pulita e ordinata Singapore.
Nel mondo arabo-islamico si assiste all'importazione di grattacieli dal modello americano e all'espansione dell'equivalente francofono delle favelas, le bidonvilles. Queste ultime si ritrovano e anzi si moltiplicano alla periferia delle c. dell'Africa a sud del Sahara, con varianti pianificate e più accettabili quasi soltanto nel Sudafrica.
In Giappone si verifica una semiimitazione del modello americano: grattacieli di buon livello estetico hanno invaso i centri delle c. giapponesi, ma la diversa disponibilità di spazio in rapporto alla popolazione rende impraticabile il modello della periferia diffusa.
bibliografia
E. Lichtenberger, Stadtgeographie, Stuttgart 1986 (trad. it. Geografia dello spazio urbano, Milano 1993).
J. Bastié, B. Dézert, La ville, Paris 1991.
P.L. Cervellati, La città bella. Il recupero dell'ambiente urbano, Bologna 1991.
Città e poli metropolitani in Italia, a cura di G. Scaramellini, Milano 1991.
I sistemi urbani, a cura di C.S. Bertuglia, A. La Bella, Milano 1991.
La città prossima ventura, a cura di J. Gottmann, C. Muscarà, Bari 1991.
La grande ville, enjeu du XXIe siècle, éd. J. Beaujeu-Garnier, B. Dézert, Paris 1991.
S. Sassen, The global city, New York 1991.
Sustainable cities, ed. R. Stren, R. White, J. Whitney, Boulder (Colo.) 1991.
M. Balbo, Povera grande città. L'urbanizzazione nel Terzo Mondo, Milano 1992.
J.E. Hardoy, D. Mitlin, D. Satterthwaite, Environmental problems in Third World cities, New York 1992.
N. Harris, Cities in the 1990s. The challenge for developing countries, London 1992.
Il fenomeno urbano in Italia, a cura di G. Dematteis, Milano 1992.
La città occasionale, a cura di F. Indovina, Milano 1992.
E. Salzano, La città sostenibile, Roma 1992.
G. Burgel, La ville aujourd'hui, Paris 1993.
B. Cori et al., Geografia urbana, Torino 1993.
W.K.D. Davies, D. Herbert, Communities within cities. Geographical perspective, London 1993.
B. Gandino, D. Manuetti, La città possibile, Como 1993.
G. Martinotti, Metropoli. La nuova morfologia sociale della città, Bologna 1993.
J.-B. Racine, La ville entre Dieu et les hommes, Paris 1993.
M. Alberti, G. Solera, V. Tsetsi, La città sostenibile, Milano 1994.
G. Corna Pellegrini, Le città mediterranee, in Bollettino della Società geografica italiana, 1994, pp. 419-29.
Europe's cities in the late twentieth century, ed. H. Clout, Utrecht 1994.
G. Haughton, C. Hunter, Sustainable cities, London 1994.
P. Merlin, La croissance urbaine, Paris 1994.
Cities in competition. Productive and sustainable cities for the 21st century, ed. J. Brotchi et al., Melbourne 1995.
J.J. Palen, The suburbs, New York 1995.
The urban context. Ethnicity, social networks and situational analysis, ed. A. Rogers, S. Vertovec, Oxford 1995.
World cities in a world system, ed. P.L. Knox, P.J. Taylor, Cambridge 1995.
Commission of the European Communities. Expert group on the urban environment, European sustainable cities, Luxembourg 1996.
Megalopoli/Ecumenopoli. La città come destino o come sfida: dalla megalopoli di Filone all'ecumenopoli di Gottmann, Atti del seminario interdisciplinare Napoli-Roma: 9 aprile-16 giugno 1984, a cura di E. Mazzetti, Napoli 1996.
La città invivibile. Nuove ricerche sul traffico urbano, a cura di B. Cori, Bologna 1997.
T. Hall, Urban geography, London 1998.
D.B. Massey, City worlds, London 1998.
S. Musterd, Multi-ethnic metropolis. Patterns and policies, Amsterdam 1998.
F. Sammis, Cities and towns, New York 1998.