CIUDAD REAL (A. T., 39-40)
REAL Capoluogo della provincia omonima della Spagna centrale, a 632 m. s. m., con 19.950 ab. (1920) a S. di Madrid da cui dista 173 km. per ferrovia e 186 per la strada provinciale, in una vasta piana ben coltivata specialmente a olivi e bagnata a N. dalla Guadiana, a S. dal suo affluente Jabalón. Né per importanza né per carattere urbano si distingue oggi dagli altri centri della Mancia. Poche le industrie locali: fabbriche di tessuti grossolani, di guanti, di paste alimentari, di liquori; essa è essenzialmente un mercato di prodotti agricoli e bestiame (asini, muli).
Monumenti. - A tratti conserva le mura antiche, che erano sormontate da 130 torri. L'edificio più importante è la chiesa parrocchiale di S. Maria del Prado, cattedrale, iniziata nel seeolo XV in stile gotico tardo, e terminata nel sec. XVI. È a una sola navata, con due portafi: uno, ogivale, con reminiscenze romaniche, e l'altro dello stesso stile della chiesa. Interessante anche la porta di Toledo in stile moresco.
Storia. - Fin dal principio del sec. XIII, su tutto il vasto territorio, che rimase deserto dopo la battaglia di Alarcos, si sparsero delle bande di avventurieri che rappresentavano un grave pericolo per le comunicazioni fra Toledo e l'Andalusia. Nel 1245 un nobile Castigliano, di nome Don Gil, si stabilì con cavalieri e altre forze nel posto che è oggi occupato da Ciudad Real, fondando un abitato che da lui prese nome di Pozuelo de Don Gil. Alfonso X il Savio comprese presto la necessità di creare in quei luoghi un posto forte e poderoso che rendesse sicure le comunicazioni e così fece del piccolo borgo di Pozuelo di Don Gil una splendida città, alla quale dette il nome di Villa Real. La nuova città assorbì gli scarsi abitanti che rimanevano in Alarcos, centro della regione.
Attorniata dai vasti dominî dell'ordine di Calatrava, rimanendo esente solo essa dalla giurisdizione e signoria di quello, entrò ben presto in lotta contro il potere feudale che cercava di soggiogarla. Lotte lunghe e complicate, in cui la città ebbe sempre l'aiuto dei re, contro i potenti signori di Calatrava, che tuttavia varie volte saccheggiarono la città e usarono violenza ai suoi abitanti. Questo stato di cose durò dal 1280 sino alla fine del sec. XV, quando i re cattolici, unito alla corona il Magistero dell'Ordine, posero fine ai contrasti, creando nel 1483 il Tribunale dell'Inquisizione e nel 1494 la Reale cancelleria. Nel 1346 Alfonso XI vi adunò le Cortes, e nel 1420 Giovanni II, dandole rango e dignità di città, ne cambiò il nome in quel lo di Ciudad Real.
La provincia di Ciudad Real.
La provincia di Ciudad Real, nella Nuova Castiglia, ha un'area di 19.741 kmq. e una popolazione, calcolata al 31 dicembre 1927, di 480.047 ab., ossia 24,3 per kmq. Confina a O. con la provincia di Badajoz, a N. con quella di Toledo, a NE. con quella di Cuenca, a E. con quella di Albacete a S. con quelle di Jaén e di Córdoba. Il suolo è nella massima parte un esteso altipiano, meno che a NO., dove sorgono i corrugamenti dei Monti di Toledo, e a S. e SO. dove s'erge la Sierra Morena.
Il tavolato, che comprende quasi tutta la cosiddetta "Mancha baja", è un'immensa distesa piatta, priva di alberi, arida specialmente nella parte orientale, un po' più mossa verso occidente e a N. della Guadiana. I principali fiumi della provincia sono la Guadiana che l'attraversa da E. a O. con un corso pigro e sinuoso, e i suoi affluenti, la Záncara e il Gigüela, i quali hanno un ampio letto ma scarsa portata; l'Azuer, le cui acque dopo Manzanares si perdono per la porosità del terreno e perché captate per l'irrigazione; lo Jabalón e altri minori; l'estremo S. della provincia è solcato da piccoli corsi che vanno al Guadalquivir. Il clima è eccessivo, con forti escursioni; gl'inverni sono rigidi per l'influenza dei venti freddi che scendono dalla Sierra de Guadarrama e dalla Serrania de Cuenca; le estati lunghe e torride, essendo allora l'altipiano battuto dai venti caldi africani. Scarse sono le precipitazioni, circa 400 mm. all'anno, prevalentemente invernali. Eppure la Manc; a non difetterebbe di acqua: la falda idrica è tanto superficiale che basterebbe forare un pozzo di pochi metri per averne a sufficienza: lo dimostra la campagna di Daimiel, dove si trovano oltre 10.000 norie per l'irrigazione dei terreni, e altre oasi intorno ai principali centri di popolazione. Tuttavia, nonostante la siccità e il latifondismo il terreno dà abbondanti raccolti di cereali e legumi; prospera l'olivo sul suolo vulcanico del Campo de Calatrava; le uve sono di qualità ottima per la vinificazione; i pascoli nutrono bestiame caprino e ovino; rinomate sono le razze di muli e di tori. Nelle parti elevate abbondano le sorgenti minerali, sfruttate in molti stabilimenti; il sottosuolo è ricco di minerali: cinabro ad Almadén, carbone a Puertollano, galena, argento, piombo, ferro, rame in altri distretti. Le industrie, all'infuori delle estrattive, hanno carattere soltanto locale. Mancano, in genere, buone strade; dei fiumi, nessuno è navigabile; abbastanza estesa è invece la rete ferroviaria.