ASIA, Civiltà antiche dell'
Il continente asiatico è stato sede di alcune delle più antiche civiltà umane sviluppatesi dopo la grande "rivoluzione neolitica", che segna l'inizio di una organizzazione umana stabile e articolata e suscettibile di rapido sviluppo. Le più antiche organizzazioni civili si trovano in corrispondenza delle valli di grandi fiumi, i quali, con le periodiche alluvioni, o con sistemi di canalizzazione garantivano un rinnovamento del terreno agricolo e quindi l'insediamento stabile di gruppi umani. Così sorgono le civiltà mesopotamiche (tra i fiumi Tigri ed Eufrate); la civiltà dell'Indo; la civiltà del Fiume Giallo (Huangho). Così anche, altrove, nella valle del Nilo, sorge la civiltà Egiziana. Non pochi studiosi di preistoria ritengono che la civiltà Mesopotamica (v.) sia tra tutte queste la più antica e che da essa gli elementi superiori e specializzati di civiltà si siano sparsi nel resto del mondo e, in particolare, del continente asiatico.
Comunque, lo studio delle più antiche civiltà dell'A. è appena agli inizi e soltanto nell'ultimo trentennio ha preso un ritmo di ricerche sistematiche, specialmente per quanto riguarda l'Asia Centrale. Qui viene dato uno sguardo d'insieme agli elementi distintivi delle varie culture del continente asiatico. (Maggiori dettagli e la relativa bibliografia si troveranno alle voci dedicate alle grandi civiltà di alcune regioni dell'immenso continente asiatico quali la Mesopotamia, l'Irān, l'India, la Sibena, la Cina, il Giappone, e ai luoghi dove queste civiltà hanno avuto i loro centri più antichi, messi in luce dalla ricerca archeologica). Scopo di questo articolo è di indicare, soprattutto, i rapporti fra le varie civiltà del continente asiatico, ponendo in evidenza i fattori ed elementi che entrano a far parte, con altri autoctoni propri di ogni paese, del patrimonio culturale delle grandi civiltà orientali, non solo in epoca pre- e protostorica, ma anche in tempi storici dove, anche se mimetizzati, rimangono come substrato di un più antico fondo culturale, il quale costituisce quella particolare visione artistica che si riconosce in ogni paese e popolo dall'Eufrate, all'Indo, al Fiume Giallo. Certo non possiamo parlare di fondo comune; ma i reciproci e frequenti contatti e rapporti hanno prodotto un quid comune a popoli lontanissimi tra loro per distanza, razza e grado di incivilimento.
E proprio ai rapporti, alle influenze, ai contatti, riconoscibili spesso con chiara evidenza, chiediamo l'aiuto, più valido, per una ricostruzione della vita di questi paesi che, salvo rare eccezioni, non hanno storia scritta e che, attraverso la documentazione archeologica, si mostrano come analogie e ci permettono di intravedere l'immensa area dell'Oriente Medio ed Estremo come un tutto organico.
Nell'esaminare l'ampia superficie asiatica, come si presenta all'osservazione analitica fin dalla età preistorica, dobbiamo tener presenti le osservazioni fatte in campo geo-fisico, antropologico e storico-etnologico oltre che archeologico, osservazioni che acquistano la massima importanza quando non si abbiano sufficienti dati storici a disposizione, come nel nostro caso. Noi, infatti, ci muoviamo per alcuni luoghi dal 5000 circa a. C. trattando, più che di "civiltà", di "culture"; comunque tali osservazioni sono sempre necessarie anche per le grandi civiltà, come ad esempio per quella della valle dell'Indo dove, non essendo stato ancora possibile decifrare la scrittura, niente è consegnato in documenti della sua storia che è ricostruibile solo da elementi e dati offertici dall'archeologia.
Due espressioni artistiche specialmente ci interessano per delineare una sommaria e rudimentale storia dell'Oriente artistico: la produzione fittile e quella bronzea. Ambedue sono legate all'epoca pre- e protostorica; la prima, più dichiaratamente, fa parte del Neolitico, la seconda da questo si innesta nella storia, dove poi troverà una maggiore espressione e produzione.
Il formarsi e lo svilupparsi della produzione fittile nelle sue diverse forme e nei suoi motivi decorativi, il passaggio di questi nella produzione bronzea consente di cogliere l'essenza delle più antiche culture di cui queste forme d'arte sono l'espressione più viva e, in alcuni casi, l'unica offertaci; inoltre come, se, quando e quali si svilupparono in civiltà: infatti molte di esse formarono o contribuirono al nascere di grandi civiltà come quella Sumerica, Elamita, Indiana, Cinese.
Rapporti tra Siberia e regioni a E. - Iniziamo il nostro esame partendo dalle regioni dell'Asia Centrale e da quelle Siberiane (v. Siberia), dove sistematici scavi condotti da archeologi sovietici hanno reso possibile in anni recenti una conoscenza più ampia della storia di questa immensa regione e ci hanno dato la possibilità di modificare non solo varie teorie sulla conoscenza del mondo siberiano preistorico, ma soprattutto di vederlo in relazione certa con altre regioni quali il Turkestan (v.), il Caucaso (v.), l'Irān (v.), la Cina (v.). Non è questa la sede per porre il problema delle origini dei popoli siberiani e se in questa regione si devono rintracciare le origini di gruppi che andarono a popolare le regioni settentrionali dell'Irān, del Turkestan, del Caucaso. Certo i primi stanziamenti culturali di questi paesi mostrano analogie notevoli con quelli siberiani, tanto da un punto di vista culturale che cronologico, anche se probabilmente alcuni dati cronologici potrebbero essere rivisti proprio in virtù di tali analogie che, ripetiamo, se non dimostrano una unica origine, testimoniano che rapporti e contatti si sono effettuati anche in tempi lontani. Tracce del Paleolitico si sono trovate con abbondanza in diversi punti della Siberia occidentale, centrale ed orientale, particolarmente nelle vicinanze di Krasnoiarsk; ma trarre conclusioni da questi dati è ancora prematuro e non direttamente importante per la nostra indagine; invece ci interessa la fase neolitica, che nella zona di Krasnoiarsk e nella regione del Baikal e nella valle dello Jenissei si presenta presto, circa nel V millennio (per quanto tracce dell'esistenza umana siano qui state riconosciute anche prima di questa data, tra 10.000 e 8.ooo a. C.). Si può anche dire con buone probabilità che la Siberia e la regione della taiga era abitata, dopo il Paleolitico, da uomini di tipo mongoloide quando popolazioni di tipo paleo-europeo occuparono le regioni delle Steppe. Le fasi più antiche del Neolitico si trovano nella Siberia centrale dove sono state riconosciute tre località, o meglio culture, che segnano tre successivi periodi che sono nell'ordine: Issakovo, Serovo e Kitoi. Questi periodi denotano già somiglianze con le prime fasi di alcuni stanziamenti del Turkestan e dell'Irān settentrionale: una zappa ritrovata accanto al morto in una tomba del periodo di Issakovo e l'impiego dei color ocra per dipingere il corpo, con relative palette per l'uso, hanno precedenti a Tepe Siyalk, 1° strato, uno dei centri più importanti dell'altipiano iranico La ceramica stessa ricorda alcuni esemplari iranici che nel periodo di Kitoi, più tardo, presenta motivi geometrici del tipo visto ad Anau (v.), nel Turkestan. I rapporti si fanno sempre più evidenti con le culture dei periodi seguenti di Afanasevo (III millennio - 1700), Andronovo (1700-1200), Karasuk (1200-700), Tagar (700-300) che si trovano nella Siberia occidentale oltre che centrale, quindi sempre più vicini alle terre iraniche.
Infatti la ceramica di Afanasevo rammenta quella di Siyalk, Susa ed Anau per i simili motivi decorativi e così quella delle culture di Andronovo e Karasuk. Durante questo ultimo periodo i contatti si fanno certi anche con la Cina: infatti il gusto degli abitanti (che tra l'altro presentano caratteri antropologici differenti dai precedenti, in quanto sono il risultato di una mescolanza di popoli) è espresso con forme che si differenziano da quelle del periodo precedente e del mondo circostante, sempre siberiano, e dobbiamo guardare verso la Cina del N per trovare un simile gusto e stile palese nella decorazione che mostra un carattere di identità: stele di pietra sono qui ornate con facce umane che ricordano il t'ao-t'ieh (v. Cina). Ma non dobbiamo pensare che l'influsso sia partito dall'E (come credono alcuni specialisti) anche se pugnali e asce di combattimento ritrovati nella regione siberiana (nel periodo Karasuk) denotano una derivazione da quelle Shang. Piuttosto pensiamo che, in epoca precedente, vi sia stata una corrente da occidente verso oriente che, partita dal mondo siberiano attraverso popolazioni nomadi, abbia portato in Cina, insieme alla tecnica del bronzo, elementi occidentali. Presumiamo che questi popoli nomadi si incontrarono - interferendosi a vicenda - sulle zone di frontiera con popolazioni sedentarie cinesi e sempre sulle frontiere si devono essere svolti scambi non solo commerciali (crediamo che lo scambio si valesse di pugnali ed asce come moneta) ma, come logico e naturale, d'ordine culturale. Così si ha un'ondata di elementi occidentali pervenuti con la mediazione e con altri proprî siberiani nel mondo cinese, donde rivista con occhio e gusto locale, ritorna nelle regioni delle steppe dando inizio a quell'arte caratteristica dell'Asia centrale e settentrionale detta "arte delle Steppe" (v. Animalistico, stile) che presenta un miscuglio di elementi originari dei popoli nomadi siberiani e di quelli cinesi. L'espressione migliore di questo incontro è data dalla manifestazione dell'arte animalistica delle steppe nella prima fase, le cui forme primitive mostrano uno stile statico con tendenza al realismo. Anche da un punto di vista cronologico il periodo Karasuk e la Cina degli Shang si incontrano: Karasuk è datato dal 1200 al 700, i bronzi Shang dal XIV al XI secolo. Naturalmente le teorie cronologiche per il periodo Karasuk sono varie e discordanti; qui seguiamo quella del Kisselev proprio per il punto fisso offertoci dai bronzi trovati a Karasuk in stretta relazione con quelli Shang provenienti da Anyang.
La cultura di Karasuk occupa un territorio assai esteso: dal basso Minussinsk all'Altai (v.) con punte in Mongolia e più ad O, sul medio Irtish, mentre la civiltà di Andronovo continua la sua evoluzione, salvo nella regione dell'alto Irtish, dove si costituisce una forma molto differente di evoluzione degli oggetti di bronzo che è detta "bronzo del Kazakstan". Nei secoli che vanno dal 700 al 300, sempre nella Siberia centrale, seguita l'apporto di elementi cinesi e si delineano influenze di tribù scite e sàrmate durante il periodo detto di Tagar. Ma il fatto artistico notevole di questa età è rappresentato dalla seconda fase dell'arte animalistica che arriva in Mongolia e fino nella regione dell'Ordos per poi ritornare nella Cina del N dove è riconosciuto come "stile dei Regni combattenti". La Siberia occidentale e centrale continuerà la sua evoluzione non disgiunta da nuovi e frequenti influssi che saranno lievi, ma continui, con il mondo cinese; intensi con l'Irān, specie in periodo Achemènide (v.), ma che con l'apparire dell'impero degli Unni, verso il 300 a. C., diminuiscono sensibilmente, anche in considerazione dell'invasione di Alessandro Magno che interrompe le relazioni commerciali tra i due mondi basate soprattutto sull'importazione dell'oro dell'Altai in Persia. I rapporti, comunque, non cessarono mai del tutto; ma questo fa parte già dei periodi storici.
Abbiamo finora considerato le regioni della Siberia e della Cina, ma prima di passare ad esaminare le culture iraniche, mesopotamiche ed indiane, va accennato che anche il Giappone si lega al mondo asiatico, tramite la Cina più antica e poi la Corea; anche se, forse, ciò può essere dovuto ad un attardamento di antiche fasi cinesi, o proprie, neolitiche. Inoltre ci pare necessario accennare alle culture che dal III millennio in poi prendono vita ad occidente della Siberia la cui importanza fondamentale per noi è data dall'aver svolto un'opera di mediazione tra Occidente ed Oriente, dall'Europa orientale alla Cina.
Contatti tra Siberia e regione a O e a S delle steppe. - Si determina così che l'Età del Bronzo non si sia sviluppata seguendo una strada determinata e a senso unico, ma da scambi diversi che rilevano, è vero, la presenza di correnti maggiori da altre di minore importanza, ma comunque partecipi delle grandi tappe evolutive del bronzo. Testimonianze certe di questi larghi contatti sono date dalla cultura di Tripolje (v.), in Ucraina, già nel III millennio, che presenta connessioni con l'ambiente egeo (Creta), diffuse sui bordi del Mar Nero, e che si collega ai centri del Caucaso, del Talish e, più oltre, del Luristan.
I rapporti tra il Caucaso ed il Talish (1500 a. C.) sono visibili nella produzione di un centro del Caucaso settentrionale: Digorà, vicino a Koban, che attraverso una serie di esemplari di pugnali ci permette di seguire lo sviluppo delle culture del Caucaso settentrionale fra il 1300 e il 500 a. C. Digorà presenta quattro fasi di evoluzione: la prima risale al II millennio; la seconda ha analogie con tipi del Koban (1000-600) e del Luristan; la terza con elementi Sciti (lo stile animalistico del Caucaso ha assorbito il gusto scita come avviene tra Minussinsk e gli Ordos (v.), la quarta fase è di tipo tracio-cimmerio e dimostra che i contatti si sono orientati verso l'occidente. Questa ultima corrente si esercita solo in parte attraverso le steppe della Russia meridionale in quanto la via più battuta è quella del Mar Nero e del corso del Danubio.
Sempre nel Caucaso, un centro di raccolta di elementi varî è il Koban che si innesta nella cultura del Kuban recente. Nella prima metà del 1° millennio abbiamo una fase del Kuban detta recente, a N, distinta da uno stile Kuban più a S. Questo, come Digorà, è in rapporto con il Talish e con il Luristan: ne dà prova la suppellettile funeraria delle tombe a sarcofago in pietra, che hanno dato asce, pugnali, spille decorate con forme animalistiche e con motivi geometrici di elegante fattura. Dire dei bronzi del Luristan (v.) esula da questo sguardo d'insieme: interessa precisare qui che la cronologia della produzione luristana, dallo Schaeffer posta dal 2500 al 1100 a. C., può con i dati siberiani, modificarsi e quindi la sua fine può essere posta dopo il 1100. Una prova di questa ipotesi ci è offerta dagli scavi di Ziwijè (v.) ad O degli Zagros, che ci permettono di far cadere la sua fine verso il IX sec. che è la datazione accettata di Ziwijè in quanto qui si notano soppravvivenze dello stile del Luristan (a meno che non si tratti di un attardamento locale). La produzione luristana - pur mantenendo un carattere di individualità - accoglie suggerimenti e tendenze esterne le più varie, esercitando a sua volta influssi in mondi diversi. Alcune situle in bronzo ricordano la maschera del t'ao-t'ieh, e la stilizzazione particolare dei leoni quelli delle terrecotte di Ch'ansha, in Cina. È perciò evidente che questi rapporti si estesero e si intrecciarono non solo con il Caucaso e le terre limitrofe, e con la Mesopotamia, ma anche con la Cina, essendo evidenti e frequenti le analogie tra i due mondi anche se, allo stato attuale delle nostre conoscenze (insufficienti e scarsi scavi in molte regioni poste tra il Luristan e la Cina fanno sì che nella carta della protostoria asiatica si rilevino alcune zone quasi bianche, come le zone del territorio afghano e alcune dell'Asia Centrale) non possiamo ancora con certezza spiegare la natura e la via di questi contatti cino-luristani. Dobbiamo far presente inoltre che l'Irān settentrionale mostra spesso somiglianze con la Cina; lo prova la produzione di Susa, la più antica del I stile, che presenta analogie non casuali con la ceramica dipinta degli Han, come più tardi quella di Anau che ha analogie con la ceramica Panshan nel Kansu, e i vasi a tripode persiani di Tepe Giyan (III) e Tepe Iamshidi (III) in stretta relazione con quelli cinesi di tipo "Kià" di Machang. Non possiamo non accennare, ritornando alle regioni che sono anelli tra E ed O, alle culture dei Kurgan (kurgan = tomba a tumulo) conosciute soprattutto dalle sepolture a fosse (2400-2200 a. C.), a catacombe (2200-1500 a. C.) a travi di legno (1500-800 a. C.) in contatto con il Kuban (2200-1000 a. C.) e con il Koban (1000-300 a. C.), con Andronovo (1800-700 a. C.) ed Anau.
Altre zone di passaggio di motivi occidentali ed orientali sono quelle della regione detta "VolgaKama" dove, nel III millennio, si forma una grande cultura: quella di Fatianovo, la cui prima fase (2200-1800 a. C.) è in rapporto con la Russia meridionale (culture dei Kurgan). Nella seconda fase si avvicina al Kuban, e, nella terza, alle terre più occidentali e verso E ad Andronovo (1200-700 a. C.). In seguito la cultura di Ananino (700-200 a. C.), sempre sotto l'influsso siberiano, continuerà a svolgere il compito di ponte tra l'Oriente e l'Occidente.
Irān. - Come abbiamo visto queste culture sono di grande interesse in quanto formano tanti anelli di raccordo con le più grandi civiltà orientali; purtuttavia è al mondo iranico che va il primato, estendendosi il suo influsso dalla Mesopotamia all'India, alla Cina, alla Siberia, al Caucaso. Ancora in un'ascia del Koban (1000-300 a. C.) si ritrova il doppio triangolo iranico visto prima a Minussinsk, Krasnoiarsk e Seima.
Abbiamo già detto infatti che le culture sibenane presentavano caratteri iranici per alcuni elementi dati soprattutto dalla produzione fittile, i cui motivi decorativi denunciano un'origine iranica. Questi motivi sono per lo più geometrici: spine di pesce, bande a zig-zag, scacchiere; ma la forma più caratteristica è data dal triangolo o meglio dalla composizione di due triangoli uniti ai vertici; motivo che nell'Irān dà il via alle decorazioni più complicate per tecnica e più complesse per contenuto chiaramente simbolico. Infatti il motivo a doppio triangolo appare non essere altro che la stilizzazione geometrica di un capride, animale sacro per l'Irān. L'altipiano iranico, dove si sono scoperti i più antichi stanziamenti umani di tutta la regione, è probabilmente la patria di questo motivo o almeno il suo centro di irradiazione. Qui giacciono le più antiche culture persiane: quella di Tepe Siyalk, di Tepe Giyan, di Tepe Hissar, di Tepe Iamshidi. Possiamo aggiungere anche di Anau; sebbene la località sia nel Turkestan essa è da comprendersi nel gruppo delle culture iraniche. Questi siti, e soprattutto Siyalk, sono i centri propulsori che portarono o dettero il loro patrimonio artistico-culturale non solo ad altre regioni dell'Irān, ma a regioni della Mesopotamia e dell'India.
Questi luoghi presentano un fondo culturale comune, ricostruibile dai motivi decorativi delle ceramiche e dalle forme di queste. È proprio seguendo il cammino di tali motivi che possiamo ritenere le culture delle località iraniche meridionali, come Susa e Tell-i Bakun (Persepoli), di derivazione dall'altipiano iranico e meglio da Siyalk. Il tema principale dei motivi meridionali è la figura del capride con tutti gli attributi e gli elementi distintivi visti nell'altipiano: perfino la deformazione e la stilizzazione di questo animale è in un primo tempo simile, poi acquisterà un gusto locale che si manifesta in uno stile più libero e mosso, valendosi per questo della tecnica a "macchia". Più tardi Bakun, e in special modo Susa, subiranno l'influsso mesopotamico che lievemente toccherà la regione tutta dell'Irān, quando Susa perverrà al complesso urbano costituendo il primo organismo statale iranico con il nome di Elam; ma si manterranno sempre le forme e i motivi che furono conquiste dei popoli dell'altipiano. Gli ultimi stanziamenti di Tepe Siyalk e di Tepe Giyan, sebbene dopo un lungo hiatus e periodi di interferenze elamitiche e pressioni migratorie di popoli del N, articolano ancora forme artistiche, ornati e decorazioni e motivi sull'antico fondo culturale. La tradizione è viva e sentita ancora nel primo millennio a. C. Una serie di opere in ceramica e in bronzo di differenti centri iranici ne dà la prova. Questi siti, che affiancano la produzione del Luristan sono: Hasanlu, Amlash, Rezaiyè (tutti verso il 1000 a. C.), Sakkez (Kurdistan, 1500 a. C.), Kangavar (Kermanshah, XII sec. a. C.), Khorvin (presso Teheran, 1500-1000) ed infine Kalar Dasht, regione montagnosa del Mazanderan. Tutto questo dimostra ampiamente quanto importante sia stato l'influsso iranico che arriva fino in India e in Mesopotamia in maniera diretta. Si pensa infatti che in seguito ad un cambiamento geofisico che lentamente stava trasformando in deserti i laghi esistenti nella regione iranica e, viceversa, nel territorio mesopotamico si definiva il sistema del Tigri e dell'Eufrate, gruppi distinti da una cultura omogenea si mossero dalle terre dell'altipiano e sarebbero scesi una parte verso la Mesopotamia e un'altra verso l'India. Questo avveniva verosimilmente nel IV millennio, ma già prima si erano avuti contatti tra Irān e regioni mesopotamiche; osservando infatti la ceramica di Samarra (una cultura che precede quella di el-῾Ubaid - che pensiamo dovuta ai popoli iranici - e contemporanea in parte di quella di Tell Ḥassūnah che viene immediatamente prima di quella di el-῾Ubaid) non si può non pensare ai centri dell'altipiano e proprio a Tepe Siyalk (1° e 2° strato); questo confronto è soprattutto suggerito dalla decorazione di una coppa che mostra una combinazione stilizzata geometricamente di quattro capridi ai quali è impresso un movimento rotatorio che è la nota data dall'artefice di Samarra, mentre il tema dei capridi formati da triangoli uniti ai vertici è proprio di Siyalk.
In seguito si perde l'apporto iranico, e perché i centri dell'altipiano cadono sotto l'influenza elamita, e perché, essendo in formazione la civiltà sumerica, la vita cittadina si è evoluta e, in seguito ad altre esigenze, si è sciolta dalle forme iraniche, che sono espressione di un diverso mondo culturale articolato ancora su una organizzazione a villaggio.
L'India. - Così l'Irān volge la sua attenzione all'India o meglio alle terre del Belucistan; questo verso la fine del IV ed inizio del III millennio. È chiaro che ci si muove su un terreno incerto e si possono solo avanzare delle ipotesi in base alla documentazione della ceramica, che mostra forti analogie con quella delle culture iraniche e somiglianze con quella mesopotamica. Si può dedurre così che vi furono contatti e rapporti tra questi paesi che riguardano non solo le culture minori ma la stessa civiltà della valle dell'Indo o, con termine più esatto e proprio, di Harappa (v.). Le culture dell'India preistorica che precedono la sua prima e grande civiltà, hanno un posto importante nella formazione di quest'ultima. Le origini di queste culture vanno ricercate, con molta probabilità, in un movimento migratorio iranico (così si spiegano i caratteri iranici dominanti nella loro produzione artistica - che è poi quella fittile - e che entreranno nel patrimonio culturale della civiltà dì Harappa e Mohenjo-Daro) e sono, in ordine cronologico, quelle di Quetta, Amri, Zhob, Nundara e Nal, tutte più o meno vicine al mondo iranico; Kulli, Shahi-tump, Jhukar, Jhangar e "Cimitero H", legate alla civiltà di Harappa e posteriori ad essa, almeno le ultime tre. L'importanza delle culture belucistane è l'aver trasmesso motivi ed idee propri dell'Irān alla civiltà, in formazione, dell'India, dove si riconoscono evidenti, insieme ad altri, originari del gruppo di popolo dominante, e che sono distintivi di quest'ultimo, come l'albero sacro di "pipal" e l'altro, sempre simbolico e più caratteristico, del "toro gibboso". Certamente queste culture (che non sono da ritenersi dichiaratamente indiane come quelle che giacciono nella stessa regione della valle dell'Indo) contribuirono validamente alla formazione di Harappa e Mohenjo-Daro (v.), ma non alla intera personalità e all'intero sviluppo della loro civiltà, perché anzi da questa civiltà furono a loro volta influenzate ed alcune vissero suo tramite e servirono da ponte per i rapporti commerciali che la valle dell'Indo effettuò con paesi lontani, fino con la distante valle del Tigri e dell'Eufrate (rapporti mediati da Kulli). I più evidenti motivi iranici trasmessi all'India sono qui pervenuti dai centri di Siyalk, Hissar ed Anau, tramite la cultura, di Zhob e in parte di Quetta, la quale si collega in più stretta relazione con i siti iranici meridionali, come Susa, ma soprattutto Tell-i Bakun (Persepoli) di cui mantiene lo stile libero e a "macchia". Con le invasioni degli Arii e con la fine della grande civiltà di Harappa, si perdono in India i rapporti con l'Irān, ma l'influsso iranico si farà sentire di nuovo al tempo degli Achemènidi e dei Sassanidi, che portarono nel N-O indiano elementi della loro civiltà ed altri del mondo greco. L'arte del Gandhāra li assorbì e se ne servì come espressione della iconografia del buddismo. Dalle regioni del N-O indiano, pervennero, tramite questa mediazione, alle oasi dell'Asia Centrale (Khotan (v.), Kashgar, Tumshuq, Kucha, Turfan, Miran, Tunhuang) la cui espressione artistica è appunto la sintesi delle conquiste del mondo ellenico, persiano e indiano.
Gli studî più recenti dimostrano dunque che questi vari centri culturali si incontrarono già in epoca pre- e protostorica; e questo è un dato di fondamentale importanza per meglio capire le espressioni artistiche di molte civiltà orientali di età storica e perché non ci si può accostare all'arte cinese o indiana o persiana senza prima aver considerato quanto queste civiltà si siano reciproca mente condizionate.