MIOLITICA, CIVILTÀ
. Le civiltà pleistoceniche si dividono in due gruppi fondamentali, che si succedono nel tempo: proto-paleolitiche; paleolitiche superiori e mesolitiche. A queste seguono nell'Olocene le civiltà neolitiche, nelle quali esistono già, più o meno sviluppati, quegli elementi culturali che costituiranno in seguito le basi economiche, sociali e politiche delle grandi civiltà del mondo antico orientale e greco-romano. I problemi che interessano l'origine delle civiltà neolitiche europee sono ancora molto complessi e oscuri: presentano serie difficoltà tanto le vecchie ipotesi delle immigrazioni in massa, quanto quelle che ammettono evoluzioni locali. Tuttavia un fatto oggi possiamo ritenere come acquisito, e cioè che nelle civiltà del cosiddetto paleolitico superiore e mesolitico troviamo in germe, o in pieno sviluppo, alcuni di quegli elementi che si ritenevano proprî e caratteristici delle civiltà neolitiche.
Il progredire delle ricerche rivelò, in altri termini, una sempre maggiore varietà e complessità nelle civiltà che precedettero il Neolitico, e un sempre maggiore distacco tra le prime e le culture del Paleolitico. Già nel 1912 H. Breuil proponeva di separare le civiltà del Paleolitico superiore da quelle del grande ciclo chelléo-mousteriano che le precedette.
Il profondo distacco esistente tra i cicli culturali primitivi proto- e paleolitici e quelli successivi più evoluti, apparsi nel nostro continente, a quanto pare, nell'interstadio würmiano, trova una valida conferma anche nel campo antropologico. La razza, con le sue diverse tendenze e possibilità psichiche, costituisce indubbiamente un fattore di primaria importanza nella genesi delle civiltà. Ora è precisamente con il diffondersi delle civiltà del Paleolitico superiore che appaiono in Europa e nel bacino del Mediterraneo i primi rappresentanti dell'umanità attuale. Delle diverse razze, di cui troviamo i resti scheletrici nei sepolcri di questo periodo, alcune sono estinte, altre appartengono a stirpi umane ancora viventi. La composizione antropologica dell'Europa non era allora meno complicata di quanto lo sia al presente. Anzi possiamo ritenere che il mosaico razziale fosse ancora più vario dell'odierno, poiché accanto alle stirpi leucoderme (Cromagnoniani, Mediterranei, brachicefali di Furfooz), vissero razze melanoderme proto-etiopiche e negroidi (Grimaldi, Combe-Capelle) e razze appartenenti - secondo l'opinione più diffusa - al ceppo eschimoide (Chancelade). Nei periodi precedenti, all'incontro, cioè durante lo svolgersi delle arcaiche civiltà chelléane, clactoniane, mousteriane, vissero in Europa e negli altri continenti tipi umani primitivi, appartenenti a specie e forse anche a generi estinti, molto diversi dal gruppo dell'Homo sapiens fossile e vivente (Sinanthropus, Palaeanthropus, Eoanthropus).
Appunto in considerazione delle affinità che il gruppo delle civiltà del Paleolitico superiore presenta con le civiltà neolitiche, risulta opportuna la nuova classificazione proposta da U. Rellini (1919), il quale stacca nettamente le civiltà del Paleolitico superiore da quelle paleolitiche antiche (Chelléano, Clactoniano, Mousteriano), e ne fa un gruppo a parte che denomina Miolitico.
La comunanza del nome: Paleolitico antico e Paleolitico superiore, può generare infatti confusioni e fare credere - come precisamente ritenevano i vecchi paleoetnologi - all'esistenza tra i due gruppi di rapporti di parentela e di affinità etnologiche, che non esistono in realtà. Questo inconveniente venne rilevato anche da J. de Morgan (1909) e da H. Breuil (1912); il primo sostituì il termine Paleolitico superiore con quello di Archeolitico (già adottato da altri autori per indicare le industrie del Pleistocene inferiore), il Breuil, pure senza adottarlo, ritenne preferibile invece il termine Mesolitico, anch'esso già usato, però, per indicare le industrie microlitico-geometriche derivate da quelle del Paleolitico superiore. Il nome proposto dal Rellini - già suggerito da A. Issel nel 1908, ma con altro significato - evita invece interpretazioni errate.
Il Miolitico abbraccia, secondo il Rellini, una lunga età di transizione, che va dalle ultime manifestazioni glaciali del Würmiano al principio dell'Olocene. In questo lungo periodo avvennero in Europa e negli altri continenti importanti modificazioni geografiche e climatiche. Alle tundre ghiacciate e alle steppe delle ultime fasi glaciali del Würmiano succedevano le foreste di betulle, di pini, di abeti e di querce. E con l'avanzarsi della foresta, l'estinzione dei grandi mammiferi pleistocenici e l'emigrazione verso il nord della renna e delle altre specie artiche, si diffondeva nelle zone temperate l'attuale fauna di foresta. Non meno importanti movimenti e mutamenti avvenivano nelle società umane. In Europa, come nell'Asia e nell'Africa settentrionale, si diffondevano le civiltà delle lamelle silicee, e più tardi quelle microlitico-geometriche e le rozze civiltà protoneolitiche delle selci scheggiate. E. Octobon ha tratteggiato un quadro molto chiaro della complessità dei fenomeni etnici ed etnologici che caratterizzano principalmente la seconda metà del Miolitico (corrispondente al Mesolitico).
Il quadro etnologico del Miolitico si può ritenere così composto: A) Ciclo delle lamelle silicee: 1. Culture delle lamelle (Aurignaciano, Magdaleniano, Grimaldiano, Capsiano, ecc.); 2. Culture delle selci microlitico-geometriche (Aziliano, Tardenoisiano, Capsiano superiore, Natufiano). B) Ciclo nordico delle ossa (Kunda). C) Ciclo delle selci scheggiate (Asturiano, Campignano, Ertebölle).
Il primo gruppo (A 1) appartiene cronologicamente al Miolitico inferiore. Alle civiltà sopra nominate di questo gruppo vanno aggiunte il Solutreano e il Predmostiano con punte silicee lavorate sulle due facce. Gli altri gruppi (A 2, B, C) vanno riferiti al Miolitico superiore.
Uno dei fenomeni etnologici più interessanti, che caratterizza le civiltà del Miolitico inferiore, è la rapida fioritura delle arti figurative (incisioni, pitture, sculture). Veramente impressionanti sono le sculture e le pitture policrome di animali trovate negli abitati e nelle caverne sacre aurignaciane e magdaleniane della Francia e della Spagna settentrionale. Altro stile presentano i vivaci pannelli rappresentanti cacce e combattimenti dipinti dai Capsiani sulle pareti rocciose della Spagna meridionale. Un'arte particolare, in cui si notano influssi dell'arte quaternaria russo-asiatica (Mezine), troviamo in Moravia nelle stazioni occupate dai Předmostiani. In Russia e in Siberia compaiono statuette femminili simili a quelle aurignaciane dell'Europa occidentale e incisioni di stile geometrico. I Grimaldiani d'Italia lasciarono soltanto scarse tracce della loro abilità artistica: la statuetta femminile di Savignano del Panaro e i graffiti di grotta Romanelli scoperti dal barone G. A. Blanc, nei quali si avvertono anche influenze del Capsiano nordafricano. Nell'Africa settentrionale, fino nelle più interne oasi sahariane, esistono imponenti gruppi d'incisioni e pitture rupestri, alcune delle quali forse risalgono al Miolitico. A questo periodo appartengono le pitture rupestri e le sculture d'animali recentemente scoperte nelle grotte della Palestina (Magharāt al-Wādī, Maghārat al-Kibārah, Umm az-Zuwaitinah). Nel Miolitico superiore questa fiorente attività artistica va estinguendosi gradatamente, almeno in Europa.
Nelle civiltà miolitiche fu in grande onore il culto dei morti. I riti funebri praticati dai Grimaldiani della Riviera ligure sono uguali a quelli praticati più tardi dai Neolitici liguri. Nel Miolitico troviamo le prime tracce di capanne seminterrate. Verso la fine di questo periodo avvenne l'addomesticamento del cane (Mugem, Tourasse, Oban). È probabile che presso i Magdaleniani la renna vivesse in uno stato di semi-addomesticamento. In Moravia troviamo i primi strumenti di pietre verdi levigate. L'Octobon ha messo in rilievo, con le sue ricerche sul Mesolitico (Miolitico superiore), le difficoltà che s'incontrano nel fare derivare, sul suolo europeo, le civiltà neolitiche da quelle del Miolitico inferiore, attraverso la catena delle industrie azilio-tardenoisiane. Nel Neolitico europeo, benché sorto da ceppi locali, prevalgono di fatto gli elementi stranieri, alcuni di origine africana, altri di origine asiatica. Ma se noi vogliamo studiare l'origine delle civiltà neolitiche senza preoccupazioni di ordine geografico, o meglio ancora la genesi dei principali elementi culturali che distinguono le civiltà neolitiche, allora dovremo constatare che questi elementi sorsero e si maturarono, come affermò il Rellini, sul suolo fertile delle civiltà miolitiche.
Bibl.: R. Battaglia, Il Miolitico, in Riv. di antropologia, XXIX (1930); H. Breuil, Les subdivisions du Paléolithique Supérieur et leur signification, in Congrès int. d'anthrop. et d'archéol. préhist., XIV sess., Ginevra 1912; id., Les origines de la Société, Parigi (Deuxième Semaine int. de synthèse); O. Menghin, Wletgeschichte der Steinzeit, Vienna 1931; G. Patroni, Le origini preistoriche d'Italia, in Rend. R. Ist. lomb. di sc. e lett., LX (1927); U. Rellini, Lo strato di Grimaldi e l'età miolitica, in Riv. di antropol., XXIII (1919); id., Successione probabile delle industrie pleistoceniche europeo-africane, in Riv. di antropol., XXVII (1926); id., Appunti sul Paleolitico italiano, in Bull. paletn. ital., XLIV (1924); id., Sulla nomenclatura delle culture quaternarie, in Bull. paletn. ital., XLVII (1927); G. Schwantes, Nordisches Paläolithikum und Mesolithikum, in Mitt. a. d. Museum für Völkerkunde in Hamburg, 1928; id., Zur Campignien-Frage, in Germania, XVI (1932); E. Octobon, Le Mésolithique, in XV Congrès int. d'anthrop. et d'archéol. préhist., Lisbona, 1930.