MOUSTERIANA, CIVILTA'
'. La civiltà paleolitica, che prese il nome dal riparo sotto roccia di Le Moustier in Dordogna (G. de Mortillet, 1869), è caratterizzata dall'uso di manufatti litici ricavati da schegge silicee con faccia inferiore liscia e bulbata, ritoccate lungo i margini. Nelle vecchie classificazioni il Mousteriano appariva una civiltà primitiva estremamente povera. Due soli oggetti di pietra: una cuspide ovale e un raschiatoio semicircolare, adoperati a mano - perché secondo G. de Mortillet i Mousteriani non sapevano immanicare gli strumenti - costituivano tutto quanto l'uomo di quell'epoca sapeva produrre nel duro ambiente glaciale che lo circondava. Lavorazione dell'osso, attitudini artistiche, sia pure elementari, credenze religiose, riti funerarî venivano posti al di fuori delle possibilità psichiche dell'uomo mousteriano. Il quadro della civiltà mousteriana, quale risulta dalle più recenti ricerche, è invece ben più vasto e complesso, per quanto ora si sappia che certe industrie appartenenti al cosiddetto "ciclo della scheggia ritoccata", - il quale fino a pochi anni or sono era considerato sinonimo di Mousteriano - facciano parte di gruppi culturali diversi e più antichi. L'industria mousteriana delle schegge sarebbe stata preceduta da quella chelléo-acheuleana dell'amigdaloide (v.). Le scoperte fatte nei terreni plio-pleistocenici dell'East Anglia (Ipswich, Cromer) e in Cina (Chou-Kou-Tien) dimostrarono l'esistenza di comunità umane antichissime, le quali sapevano ricavare manufatti da schegge grossolane, prima e contemporaneamente della diffusione sulla terra delle civiltà chelléane. Un'industria di schegge prechelleane venne scoperta anche da U. Rellini nel 1929 a Loretello di Venosa (Lucania).
Il Mousteriano appare in Europa nell'ultimo periodo interglaciale (Riss-Würm), attraversa la prima grande espansione glaciale würmiana (Würm I), e si estingue nell'interstadio tra Würm I e Würm II (Bouicheta, Abri Audi). Anteriormente al Mousteriano, nei terreni del penultimo interglaciale a Baker's Hole s'incontra il Levalloisiano (da Levallois, Seine), confuso prima col Mousteriano, e ora, in seguito alle osservazioni di H. Breuil, tenuto distinto. Anteriormente alla diffusione dell'industria di Levallois, nell'interglaciale Günz-Mindel, appaiono nelle alte terrazze fluviali del Tamigi a Barnfield Pit, Swascombe, i rozzi manufatti ricavati da schegge grossolane del Clactoniano antico (da Clacton on Sea nell'Essex). Questa primitiva industria paleolitica, di cui esistono tracce in varie località dell'Inghilterra, in Francia, nel Principato di Monaco e nell'Africa, è contemporanea quindi alle industrie amigdaliane di Chelles e Saint-Acheul. Il Clactoniano superiore viene riferito di fatto dal Breuil al principio del Mindel-Riss.
Le schegge clactoniane si distinguono per avere il piano di percussione non preparato, largo e inclinato rispetto al piano di scheggiatura. I manufatti levalloisiani e mousteriani sono ricavati invece da nuclei con piano di percussione preparato mediante un accurato lavoro di scheggiatura. In certi abitati mousteriani della Francia persiste, secondo il Breuil, l'antichissima tecnica clactoniana (La Quina). Le selci levalloisiane sono di grandi dimensioni, per lo più di forma ovale, con i margini lisci scarsamente ritoccati. La faccia superiore è tagliata a grandi piani. Insieme a questi strumenti si trovano dischi e grosse lame a sezione triangolare. Oggetti di questo tipo furono raccolti nell'Europa occidentale e nell'Africa del Nord. Le schegge silicee lavorate dai Mousteriani sono più corte e larghe; il ritocco marginale è molto piu accurato e continuo. Nel Mousteriano finale di La Quina (Charente) si hanno punte con ritocco marginale alternato sulle due facce. Negli abitati mousteriani, accanto alla punta ovale e al raschiatoio a taglio arcuato, si trovano diversi altri tipi di raschiatoi, dischi, punteruoli, coltelli, lame, alcune delle quali a margine incavato (à encoche), strumenti bipuntuti (le cosiddette limaces di La Quina), ecc. Il bulbo di percussione è spesso asportato per ridurre lo spessore della base, specialmente nelle cuspidi che dovevano essere immanicate (giavellotti, lance).
In certe stazioni mousteriane sono frequenti anche strumenti amigdaloidi cordiformi. Gli scavi recenti di D. Peyrony in Dordogna dimostrarono che in questo dipartimento la tecnica acheuleana continuò presso certe tribù durante tutta la durata del Mousteriano. Tra i manufatti litici sono da ricordare ancora percussori e sferoidi di calcare, probabilmente pietre da getto o bolas. L'utilizzazione e la lavorazione delle ossa, contrariamente a quanto si riteneva un tempo, era abbastanza diffusa tra i Mousteriani. Sono caratteristiche le cosiddette incudini, trovate per la prima volta da H. Martin a La Quina. Si tratta di falangi di cavallo, bisonte o grandi cervidi, estremità articolari inferiori dell'omero di bisonti e cavalli o anche semplici pezzi di diafisi, le quali presentano una parte della superficie coperta di tagli e di tracce di colpi. Altre ossa con segni di lavorazione, e certamente utilizzate come strumenti da lavoro e forse anche come armi, diedero gli abitati trogloditici francesi del Petit-Puy Moyen, di La Chapelle-aux-Saints, Le Moustier, La Ferrassie, Rebières, ecc. Ossa mousteriane utilizzate furono raccolte anche in alcune caverne della Germania, del Belgio e della Spagna settentrionale. L'industria delle ossa diventa comune, come vedremo, anche nel Mousteriano alpino.
Il Mousteriano europeo si può dividere in tre gruppi principali, ritenuti da alcuni facies geografiche, da altri, con maggior ragione, gruppi culturali distinti.
Essi sono: a) Mousteriano di tipo piccolo (corrispondente alla classica industria di Le Moustier, strato n. 6); b) Mousteriano di tradizione acheuleana; c) Mousteriano alpino.
a) Mousteriano di tipo piccolo: negli strati puri mancano completamente le amigdali a lavorazione bifacciale. L'industria litica è quella descritta più sopra dischi, lame, ecc., con cuspidi ovali, raschiatoi, faccia inferiore liscia e bulbata, e ritocco marginale che può estendersi fino a coprire tutta o parte della faccia superiore. Ossa utilizzate e lavorate. Questa industria è diffusa fino in Ungheria. Essa è ben rappresentata in Francia, in Italia, in Germania, nella Spagna centrale e meridionale.
b) Mousteriano di tradizione acheuleana: caratterizzato da amigdaloidi a contorno triangolare e cordiforme di varia grandezza (4-15 cm.), piccole asce con faccia inferiore piana, grandi utensili tipo Levallois, punte e lame larghe. A questi manufatti si associano anche selci lavorate con la classica tecnica mousteriana. Il Mousteriano di tradizione acheuleana è comune negli abitati della Dordogna (Le Moustier, La Ferrassie, Laussel, Combe-Capelle); lo si trova anche nella Charente e nelle grotte dei Pirenei e dei Cantabridi. Nel nord della Francia appare nel löss recente di Saint-Acheul. Manufatti di tradizione acheuleana sono segnalati anche nell'Obere Singensteiner Stufe della Germania. Nel Périgord il Mousteriano tipico e quello di tradizione acheuleana appaiono sovrapposti o alternati in uno stesso abitato. Nello strato inferiore (n. 8) di Le Moustier si hanno grossolani strumenti lavorati su una sola faccia a base larga, i quali ricordano gli amigdaloidi. Negli strati superiori (n. 3), dove riappare questa tecnica grossolana, M. Bourlon trovò una dozzina di amigdali a lavorazione bifacciale e punte molto grosse simili a quelle dello strato inferiore. Anche nel Mousteriano finale tipo Abri Audi, accanto alle tipiche punte asimmetriche (derivate probabilmente dalle cuspidi ovali del mousteriano di tipo piccolo), compaiono piccoli amigdaloidi. Nei giacimenti mousteriani della Spagna centrale (valle del Manzanares) furono anche osservate ripetute alternanze delle due industrie ora nominate, nei diversi livelli stratigrafici. In alcune località della stessa valle venne notata la presenza di manufatti silicei uguali a quelli dell'Africa settentrionale, come punte tenuifoliate di tipo esbaikiano e raschiatoi ateriani. Questi fatti, messi in luce da H. Obermaier e da J. Pérez de Barradas, hanno grande importanza per lo studio dei movimenti delle popolazioni mousteriane della Penisola Iberica e dei loro rapporti con quelle nordafricane.
I due tipi culturali ora descritti hanno origini separate. Il Mousteriano di tipo piccolo deriva probabilmente dalle industrie premousteriane di Taubach e di Weimar; quello di tradizione acheuleana si sviluppa, indipendentemente dal primo, dall'Acheuleano superiore.
c) Mousteriano alpino: l'industria litica è scadente. I manufatti, di piccole dimensioni, sono ricavati da schegge irregolari di calcare, quarzite, selce e altre rocce, e talora anche da ciottoli fluviali spezzati. Si osserva un grande numero di raschiatoi larghi a contorno irregolare, punteruoli, dischi e qualche punta di tipo Le Moustier. In certi abitati si trovano raschiatoi che non superano i 2-3 cm. di lunghezza. Il ritocco laterale è scarso. Caratteristica è l'industria delle ossa. Gli oggetti sono ricavati comunemente da diafisi di Ursus spelaeus e di grossi ruminanti. Per quanto è possibile giudicare dalla forma e dai segni lasciati dall'uso, questi manufatti poterono servire da raschiatoi, da lisciatoi o spatole e da punteruoli. Questo strumentario doveva venire impiegato con ogni verosimiglianza nella preparazione delle pelli. Certe robuste diafisi appuntite paiono pugnali. Sembra che i Mousteriani alpini adoperassero le mandibole dell'orso delle caverne come armi e gli acetaboli, isolati dalle ossa che li circondano, come recipienti o come lampade. Dai canini dell'orso speleo pare che staccassero lamelle taglienti. Tra i più caratteristici prodotti dell'osteotecnica del Mousteriano alpino sono le fibule o bottoni d'osso, fatte con pezzi di coste dell'orso e ossa cave di animali di taglia minore (lunghezza 24-58 mm.). Nella metà superiore dell'osso venivano praticati due tagli obliqui in modo da lasciare nel mezzo un ponticello. Numerosi esemplari contenevano le grotte bavaresi di Velden, Kummetsloch e Tücherfeld; alcuni pezzi furono raccolti nella grotta di Mixnitz in Stiria e a Equi nelle Alpi Apuane. Da Velden provengono alcuni curiosi oggetti di uso ignoto, ottenuti ritagliando parte dell'estremità prossimale delle scapole di orso. Nella caverna Pocala (Trieste) si rinvenne un canino dello stesso animale con due solchi mediani, intorno ai quali doveva venir legata una cordicella (pendaglio, amuleto). Gli abitati trogloditici di queste comunità primitive di caccatori d'orsi sono situati nelle alte vallate alpine della Svizzera, della Baviera e della Stiria. Più a sud troviamo tracce d'industrie simili a quelle delle caverne alpine a Krapina in Croazia, nella Pocala (Carso triestino) e in due o tre grotte delle Alpi Apuane (Equi, Buca del Tasso).
Gli strati delle caverne alpine appartengono all'ultimo periodo interglaciale (Riss-Würm); quelli delle grotte italiane appartengono invece all'età würmiana. In tutti questi abitati l'animale predominante è l'orso speleo.
In Italia predomina il Mousteriano di tipo piccolo, con centri importanti in Liguria (grotte di Grimaldi, livelli inferiori), nell'Emilia e nell'Umbria (giacimenti di superficie sulle terrazze del Panaro, del Samoggia, del Chiascio, ecc.). In alcune località apparvero piccoli amigdaloidi molto simili a quelli del Mousteriano francese di tradizione acheuleana. Nelle caverne della Toscana (Equi) e della Carsia Giulia (Pocala) s'incontra il Mousteriano alpino. Nella valle del Bradano, presso Matera, il Rellini trovò in posto selci peduncolate di tipo ateriano.
Industrie litiche mousteriane furono scoperte, come abbiamo detto, anche fuori d'Europa, principalmente nell'Asia anteriore e nell'Africa settentrionale: anche in queste località il Mousteriano si trova spesso nelle caverne. In Algeria M. Reygasse scoperse una nuova industria mousteriana, denominata Ateriana (da Bir-el-Ater, Costantina). Essa si trova in giacimenti di superficie e anche in posto al Douar Dukhane (Tebessa) e nell'Oued Djebana. L'industria si compone di manufatti uguali a quelli del Mousteriano europeo di tipo piccolo, di lame ritoccate che preludono a quelle dell'Aurignaciano e di una cuspide, spesso irregolare, munita di un peduncolo di base grossolano: la cuspide ateriana. L'Ateriano venne segnalato anche in Egitto e in Cirenaica. A nord esso si diffuse fino nella Spagna e in Italia (Matera).
L'apparizione del Mousteriano in Europa coincide con la diffusione del Palaeanthropus Neanderthalensis. Dalla Penisola Iberica alla Crimea i resti di questa specie umana estinta apparvero in strati mousteriani o in regioni note per la presenza di resti appartenenti a questa civiltà paleolitica. Scheletri neanderthaliani furono scoperti in Francia, nel Belgio, in Germania (Neanderthal), nella Penisola Iberica, in Italia (Roma), in Croazia e in Crimea. È dubbio se i resti umani di Podkumok, nel Caucaso settentrionale, appartengano alla specie neanderthaliana o a qualche sua varietà. Anche le ossa umane della grotta di Mugharet-ez-Zuttiyeh (Galilea), presentano caratteri alquanto diversi da quelli dei neanderthaliani europei. Al Mousteriano appartiene probabilmente il craniti dell'Olmo (Arezzo), il quale presenta caratteri morfologici simili a quelli dell'uomo attuale.
Una parte di questi avanzi umani erano sepolti in fosse scavate artificialmente o in depressioni naturali del suolo, nell'interno delle abitazioni trogloditiche. Piastre di pietra venivano talvolta poste sopra il cadavere. Sepolture neanderthaliane furono scoperte a La Chapelle-aux-Saints, e a La Ferrassie (Dordogne), a Kiis-Koba in Crimea e forse a Spy nel Belgio. La grotta di La Ferrassie conteneva ben sei deposizioni, due di adulti, maschio e femmina, e quattro di bambini. Gli scheletri erano deposti in fosse separate; una tomba infantile era coperta da una lastra calcarea, sulla quale erano incavate dodici coppelle disposte a coppie intorno a una cavità più grande. Sopra un'altra sepouura di bambino erano deposte alcune selci, eccezionali per dimensioni e finezza di lavoro. Gli scheletri erano orientati in direzione E.-O.
Altri costumi o altri riti rivelano le scoperte fatte nelle grotte di La Quina (Charente) e di Krapina (Croazia). A La Quina ossa umane di parecchi individui provengono dagli strati n. 2 e 3. Raramente si trovano parti dello scheletro in regolare connessione anatomica. Per lo più si tratta di ossa isolate, spezzate intenzionalmente e disseminate in mezzo ai resti dei pasti e alle selci lavorate. H. Martin osserva che, malgrado questo fatto, nessun indizio lascia supporre l'esistenza dell'antropofagia tra gli abitatori di La Quina. Resti di un banchetto di cannibali sono invece, con ogni verosimiglianza, le ossa umane di Krapina. Nelle caverne della Svizzera (Drachenloch) e della Baviera (Petershöhle) furono scoperti teschi e ossa di orso speleo deposte in nicchie e in arche di pietra. L'orientazione costante data ai cranî di orso, la cura con cui furono ammucchiate in gruppi separati ossa appartenenti a parti differenti dello scheletro, lasciano sospettare l'esistenza di qualche primitiva cerimonia religiosa o rito propiziatorio. Alcuni studiosi pensano che si tratti di depositi di viveri.
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