PETRELLA, Clara
– Nacque a Greco di Milano (oggi un popoloso quartiere nella zona nord-est della metropoli lombarda), il 13 marzo 1914, da una famiglia di solide tradizioni musicali. Pronipote di Errico Petrella (1813-1877), illustre compositore, e nipote di Olivia Petrella (1880-?), soprano attiva in Italia e all’estero dal 1901 al 1920, per poi ritornare sulle scene nel 1926 al teatro Donizetti di Bergamo. Clara Petrella studiò canto a Milano con la sorella Micaela e col soprano Giulia Tess (all’anagrafe Tessaroli, 1889-1976). La Petrella debuttò il 24 novembre 1939, Mimì nella Bohème al teatro Puccini di Milano; nel 1940 fu al teatro della Triennale di Milano per Il Gioco del barone di Valentino Bucchi e l’anno successivo in marzo alla Scala, Fatina in Soleida di Max Donisch, e in novembre al Comunale di Alessandria, Liù nella Turandot.
Iniziò una brillante carriera, che si indirizzò verso due ambiti, la Giovane Scuola e la produzione italiana contemporanea. Nel 1942 fu Suzel (Amico Fritz, teatro Italia di Milano) e Vivetta (Arlesiana, Regio di Parma), nel 1946 Nedda (Pagliacci, Regio di Parma), che divennero suoi cavalli di battaglia: li cantò anche nel 1946 al Comunale di Modena, nel 1948 al Kongresshaus di Zurigo, nel 1955 alle Terme di Caracalla e al Liceu di Barcellona, nel 1956 e 1957 alla Scala di Milano, nel 1960 nuovamente a Caracalla, all’Arena di Verona e all’Anfiteatro di Cagliari, nel 1962 al Bellini di Catania, nel 1965 al teatro de la Zarzuela di Madrid, nel 1966 al San Carlo di Napoli, nel 1968 al Théatre des Champs-Élysées e nel 1972 all’Opera di Roma. Nel 1947 al Borgatti di Cento debuttò in Manon Lescaut, di cui divenne interprete di riferimento, cantandola tra l’altro alla Fenice di Venezia nel 1952, alla RAI sia di Milano (poi ancora nel 1954 con Mario Del Monaco) sia di Torino nel 1953, all’Opera di Roma nel 1953 e 1956, alla RAI TV di Milano nel 1956, a Torre del Lago, al Capitoledi Tolosa, al Donizetti di Bergamo nel 1957, al São Carlos di Lisbona e all’Alighieri di Ravenna (con Carlo Bergonzi) nel 1958, al Municipale di Piacenza nel 1959, al Bellini di Catania nel 1964, al Grande di Brescia nel 1966, al Goldoni di Livorno e al Verdi di Pisa nel 1970, e infine al Cervantes di Malaga nel 1971. In questo stesso ambito va ricordata come appassionata Giorgetta (Il tabarro, La Scala, 1947), Manon nell’opera omonima di Massenet (Coliseu di Lisbona, 1947), Carlotta (Werther, 1949, RAI di Torino), Cio-Cio-San (Madama Butterfly, 1953, RAI di Milano), Iris nell’opera omonima di Mascagni (1955, Opera di Roma), Zazà nell’opera omonima di Leoncavallo (1968, Lirico di Milano), Fiora (L’amore dei tre re di Italo Montemezzi, 1948, Verdi di Trieste), Adriana (Adriana Lecouvreur, 1948, RAI di Torino), Oceàna nell’opera omonima di Antonio Smareglia (Teatro Verdi, Trieste, 1949), Cecilia nell’opera omonima di Licinio Refice (1950, Opera di Roma), Maliella nei Gioielli della Madonna di Ermanno Wolf-Ferrari (1953, Opera di Roma), Katiuscia in Resurrezione di Franco Alfano (1965, S. Carlo di Napoli), Beppe nell’Amico Fritz (1971, Massimo di Palermo).
Per quanto riguarda la produzione contemporanea, il contributo della Petrella è dimostrato dal seguente elenco di debutti: 1943, Venere in Dafni di Giuseppe Mulè, l’Angelo nella Sacra rappresentazione di Abram e d’Isaac di Pizzetti, ambedue alla Fenice di Venezia; 1947, Marù nella Monacella della fontana di Mulè (Politeama Garibaldi, Palermo); 1948, La figlia negli Incatenati di Renzo Bianchi (prima assoluta, Scala) ed Euridice nei Malheurs d’Orphée di Milhaud (La Fenice); 1949, Rosanna in Re Ruggero di Karol Szymanowski (Massimo, Palermo); 1950, Manuela, protagonista dell’opera omonima di Pasquale La Rotella (Bellini, Catania); 1951, Magda nel Console di Gian Carlo Menotti, voluta espressamente dall’autore (prima italiana, Scala), e Popelka in Commedia sul ponte di Bohuslav Martinů (prima rappresentazione teatrale, La Fenice); 1952, Caterina nell’Uragano di Lodovico Rocca (prima assoluta, Scala), Jaele in Debora e Jaele (Scala) e Serafina in Cagliostro (RAI di Torino) di Pizzetti; 1953, Mariola in Fra Gherardo di Pizzetti (Comunale, Bologna); 1954, Mila nella Figlia di Iorio di Pizzetti (prima assoluta, S. Carlo, Napoli); 1955, Emma in Madame Bovary di Guido Pannain (prima assoluta, ibid.); 1958, Anna nel Vortice di Renzo Rossellini (ibid.) e Maria in Maria Golovin di Menotti (Scala); 1961, Vivì nell’opera omonima di Franco Mannino (RAI di Torino) e Beatrice in Uno sguardo dal ponte di Rossellini (Opera, Roma); 1963, Jeanne La Motte nel Diavolo in giardino di Mannino (prima assoluta, Massimo, Palermo); 1965, Clitennestra nell’opera omonima di Pizzetti (Scala); 1969, la Baronessa nel Rosario di Jacopo Napoli (Bellini, Catania); 1971, Ifigenia in Clitennestra di Pizzetti (Auditorium, Roma); 1972, Donna Veniera in Uno dei dieci di Gian Francesco Malipiero (Massimo, Palermo). Si accostò all’Otello (Desdemona) e al Falstaff di Verdi (Nannetta e Alice), al Lohengrin (Elsa), al Faust (Margherita) e alla Carmen (Micaëla). Diede l’addio alle scene nella primavera del 1973 al Bellini di Catania con Uno sguardo dal ponte di Rossellini.
Morì a Milano il 19 novembre 1987.
Forte di una voce piena, timbrata, luminosa nell’acuto, capace anche di dense ombreggiature, Petrella sfoggiava un canto tecnicamente sicuro, sempre sostenuto da uno slancio intenso, appassionato, alla perenne ricerca di un acceso realismo. Non temeva l’enfasi, al contrario la cercava, modellando la parola e la frase con plastica incisività, spingendo il suono fino al limite della rottura così da mettere in risalto il lato espressivo della vocalità nelle opere affrontate. Nelle sue interpretazioni stupisce la forza, anche nei passi più roventi, e la coerenza drammatica. Per questo talune di esse, per esempio in Madama Butterfly o in Adriana Lecouvreur, risultano in controtendenza rispetto alla definizione intimamente belcantistica di un soprano coevo come Magda Olivero, il cui repertorio ha molti punti di contatto con quello della Petrella. Tuttavia la sua impostazione giova a molti personaggi, per esempio Giorgetta nel Tabarro, e alle tante eroine della produzione più recente, dove Petrella si mostra come uno dei più compiuti esempi di cantante-attrice del secondo dopoguerra. Era donna avvenente, dal viso luminoso, dallo sguardo intenso, dal bel portamento, attrice abile e convincente, al punto da essere chiamata la ‘Duse della lirica’.
Documenti probanti della sua arte sono le incisioni uscite per l’etichetta discografica Decca (Pagliacci con Del Monaco, 1952) e per la Cetra (Il tabarro, 1940; L’amore dei tre re, 1950; Madama Butterfly e Manon Lescaut, 1953). Si apprezza il gioco scenico nei video della Manon Lescaut e del Tabarro (RAI di Milano, 1960).
Fonti e bibl.: C. Marinelli, Opere in disco, Firenze 1982, pp. 334 s., 345, 348, 399, 407 s.; R. Celletti, Il teatro d’opera in disco 1950-1987, Milano 19883, ad ind.; P. Gruber, The Metropolitan Opera: guide to recorded opera, New York 1993, pp. 212 s., 256, 392, 430; G. Marchesi, Canto e cantanti, Milano 1996, p. 297; C. Pelletta, Giacinto Prandelli. Del recitar cantando, Parma 2003, pp. 68, 79, 135, 138, 166, 172, 178 s., 181 s., 185, 187, 190, 218 s., 230, 238.