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CLARENDON CASTLE

di Pio Paschini - Enciclopedia Italiana (1931)
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CLARENDON CASTLE

Pio Paschini

CASTLE Castello reale, situato nella contea di Wiltshire non lungi da Salisbury.

Il Parlamento di Clarendon. - Il 30 e 31 gennaio 1164 si tenne in Cl. un parlamento del regno d'Inghilterra, per volere del re Enrico II, allo scopo di fissare le consuetudines avitae e restringere la libertà della Chiesa inglese. Già nel parlamento tenuto a Westminster il 1° ottobre 1163, Enrico II aveva tentato di limitare il privilegio del foro ecclesiastico. Sostenuto dai vescovi, l'arcivescovo Thomas Becket s'era opposto; e allora il re, mostrando di cedere, aveva chiesto ai vescovi che si conformassero alle consuetudines avitae, cioè ai diritti tradizionali dei sovrani nei rapporti con la Chiesa. Il Becket e i vescovi avevano dichiarato di accettarle "salvi però i diritti del clero e della Chiesa", provocando con questa clausola la collera del re. Infatti a Clarendon Enrico II volle senz'altro il riconoscimento delle consuetudines. Il rifiuto del Becket provocò un tumulto nell'assemblea, e ne profittarono i vescovi per indurre il Becket a promettere almeno di osservare bona fide quelle consuetudines. Enrico II l'indomani fece stendere in 16 articoli le consuetudines stesse, e dichiarare, secondo gli usi, ch'esse erano state sino allora osservate. Per esse, le controversie sui diritti di patronato o presentazione ai benefici ecclesiastici dovevano essere risolte nel tribunale reale, e ivi dovevano comparire i chierici quando venivano citati per qualche causa; senza permesso del re non era lecito ai vescovi far viaggio fuori d'Inghilterra e a nessuno di appellare a Roma; le elezioni di vescovi, abati e priori si dovevano fare nella cappella del re e con il suo consenso; le entrate delle prelature vacanti erano di spettanza del re, ecc. Il Becket e i vescovi accettarono questi articoli, chiedendone a papa Alessandro III l'approvazione. Ma il papa non consentì, e nel novembre condannò espressamente dieci degli articoli di Clarendon. Il Becket fu prosciolto dal papa dalla promessa fatta a Clarendon; ma si trovò esposto alle rappresaglie del re.

Bibl.: G. Hergenröther, Storia univ. d. Chiesa, trad. it., Firenze 1905, IV, p. 172; Ch. J. Hefele, Hist. des conciles, Parigi 1913, V, p. 978 segg.

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