Gable, Clark (propr. William Clark)
Attore cinematografico statunitense, nato a Cadiz (Ohio) il 1° febbraio 1901 e morto a Los Angeles il 16 novembre 1960. Star fra le più carismatiche dell'industria hollywoodiana, è stato emblema della mascolinità americana nell'immaginario collettivo, e ideale di bellezza e virilità per generazioni di spettatrici. Nel 1935 ottenne l'Oscar come miglior attore protagonista per It happened one night (1934; Accadde una notte) di Frank Capra.
Rimasto orfano di madre a soli sette mesi, G. ebbe un'infanzia itinerante al seguito del padre, trivellatore di pozzi di petrolio in Oklahoma. Dopo aver lavorato in una fabbrica di pneumatici di Akron, cominciò a studiare recitazione, finché l'attrice Josephine Dillon, direttrice di una compagnia teatrale di Portland (destinata a diventare per qualche anno sua moglie) lo portò con sé a Hollywood. Tra il 1924, anno del suo debutto in Forbidden paradise (La zarina) di Ernst Lubitsch, e il 1926, G. partecipò in ruoli minori a vari film, tra i quali The merry widow (1925; La vedova allegra) di Eric von Stroheim, ma, dati i modesti risultati conseguiti sullo schermo, preferì trasferirsi a Broadway. Nel 1930 divorziò dalla Dillon e ritentò la fortuna a Hollywood. Dopo essere stato scartato da Darryl Zanuck e da Jack Warner venne messo sotto contratto da Irving Thalberg per la Metro Goldwyn Mayer. Nel solo 1931, anno del suo improvviso successo, G. apparve in ben dodici film, tra i quali il western The painted desert di Howard Higgins, Night nurse (L'angelo bianco) di William A. Wellman, in cui è un diabolico e spietato autista che schiaffeggia l'infermiera interpretata da Barbara Stanwyck, e soprattutto il melodramma A free soul (Io amo) di Clarence Brown, in cui è il gangster Ace Wilfong, del cui fascino pericoloso s'incapriccia la figlia di un avvocato (Norma Shearer). Ebbe accanto a sé le dive più celebrate ‒ e a volte discusse ‒ dell'epoca: nel 1931 Joan Crawford in Dance, fools, dance (La via del male) di Harry Beaumont e Possessed (L'amante) di Brown, nonché Greta Garbo in Susan Lenox ‒ Her fall and rise (La cortigiana) di Robert Z. Leonard; nel 1932 Marion Davies in Polly of the circus di Alfred Santell e di nuovo Norma Shearer nella versione cinematografica del dramma di E. O'Neill Strange interlude (Strano interludio) di Leonard; nel 1933 Carole Lombard ‒ futura moglie di G., la terza ‒ in No man of her own (Nessun uomo le appartiene) di Wesley Ruggles. Ma fu al fianco dell'esplosiva bionda platinata Jean Harlow ‒ e di Mary Astor ‒ nel torrido e (per i tempi) scandaloso Red dust (1932; Lo schiaffo) di Victor Fleming, in cui è il capo di una piantagione in Indocina, diviso fra l'attrazione per una giovane prostituta e quella per una donna sposata, che G. divenne improvvisamente una star e il perfetto sex symbol del suo tempo, naturale sostituto di divi come John Gilbert e Ramon Novarro, elaborando una recitazione antieroica, elegante e rilassata. Costruì così (con l'attiva collaborazione degli 'uomini immagine' della MGM) il personaggio cui si sarebbe attenuto per gran parte della sua carriera: l'ironico seduttore sfrontato e sorridente, beffardo e romantico, il duro dal cuore tenero e dal sopracciglio inarcato, la simpatica canaglia, l'adorabile mascalzone la cui figura inconfondibile (caratterizzata dai famosi baffetti e dalla ciocca ribelle sulla fronte) avrebbe popolato per anni i sogni del pubblico femminile. Ormai lanciato, G. ‒ che fino al 1943 fu uno dei primi dieci attori da incasso al botteghino ‒ per aver rifiutato un ruolo in un film della MGM venne temporaneamente ceduto alla Columbia Pictures Corporation per un'opera a basso costo: il capolavoro di Capra It happened one night, enorme successo e deliziosa commedia on the road sull'America determinata a uscire dalla Grande depressione, con cui ottenne la definitiva consacrazione a star di prima grandezza vincendo l'Oscar nel ruolo del giornalista licenziato Peter Warren, che finisce per innamorarsi dell'ereditiera in incognito (Claudette Colbert), cui all'inizio vuole soltanto strappare uno scoop. Sempre nel 1934, dopo il ruolo del gangster Edward 'Blackie' Gallagher, che si redime per amore della protagonista (Myrna Loy) nel fortunato Manhattan melodrama (Le due strade), diretto da W.S. Van Dyke, fu di nuovo accanto a Joan Crawford in Chained (Incatenata) di Brown, così come, nel 1935, in Forsaking all others (La donna è mobile) di Van Dyke. Sempre nello stesso anno, tentando di uscire dai cliché del melodramma, G. interpretò tre kolossal d'avventura: fu il cercatore d'oro Jack Thornton in Call of the wild (Il richiamo della foresta), altalenante trasposizione del celeberrimo romanzo di J. London per opera di Wellman, quindi il capitano di un traghetto assalito dai pirati nello spettacolare ed esotico China seas (Sui mari della Cina) di Tay Garnett, infine il ribelle Fletcher Christian che si rivolta contro il terribile capitano Bligh ‒ impersonato da Charles Laughton ‒ nel classico Mutiny on the Bounty (La tragedia del Bounty o Gli ammutinati del Bounty) diretto da Frank Lloyd, per il quale ebbe una nomination all'Oscar. Il ritorno alla commedia sofisticata avvenne nuovamente con una regia di Brown in Wife versus secretary (1936; Gelosia), al fianco di Myrna Loy e Jean Harlow. Torbido gestore di un locale nel kolossal sentimental-avventuroso-catastrofico San Francisco (1936) di Van Dyke, incongruo leader nazionalista irlandese nel biografico Parnell (1937) di John M. Stahl, seducente bookmaker in Saratoga (1937) di Jack Conway (film che venne funestato durante la lavorazione dalla morte della partner storica di G., Jean Harlow, sostituita da una sosia), intrepido pilota collaudatore in Test pilot (1938; Gli arditi dell'aria) di Fleming, G. spiazzò pubblico e critica con il personaggio negativo di Chris Hunter, il giornalista spavaldo e senza scrupoli, disposto a tutto pur di inventare uno scoop, in Too hot to handle (1938; L'amico pubblico n° 1), diretto da Conway. Tornò a lavorare con Norma Shearer, ancora diretto da Brown, in Idiot's de- light (1939; Spregiudicati), film musicale in cui è un impresario che s'innamora di un'acrobata. Ma il ruolo memorabile grazie al quale G. sarebbe entrato per sempre nella leggenda è quello del fascinoso avventuriero e gentiluomo del Sud Rhett Butler ‒ uno dei personaggi cinematografici più popolari del Novecento, secondo il produttore David O. Selznick fatto su misura per lui, ma che l'attore stava per rifiutare ‒ innamorato di Rossella O'Hara (Vivien Leigh) nel kolossal epico-storico Gone with the wind (1939; Via col vento) di Fleming, tratto dal romanzo di M. Mitchell, straordinario successo di pubblico e, nel tempo, semplicemente il film più celebre della storia del cinema, con il quale G. ottenne una seconda nomination all'Oscar. L'anno successivo, tornato per l'ottava (e ultima) volta a duettare con Joan Crawford nel ruolo del galeotto nel curioso Strange cargo (L'isola del diavolo) di Frank Borzage, G. ‒ ormai noto a Hollywood come 'The King' ‒ interpretò un pioniere alla ricerca del petrolio in Boom town (La febbre del petrolio) di Conway, il giornalista-spia nella farsesca Unione Sovietica del poco riuscito Comrade X (Corrispondente X) di King Vidor, e, nel 1941, il baro ubriacone della commedia western Honky tonk (Se mi vuoi sposami), ancora una volta diretto da Conway ma con Lana Turner come partner. Dopo la morte della moglie Carole Lombard in un incidente aereo, G. entrò nell'aviazione degli Stati Uniti per partecipare alla Seconda guerra mondiale. Raggiunse così il grado di maggiore, partecipò a numerose missioni e venne decorato, ma finì per disertare gli schermi per tre anni. Tornò a recitare nel ruolo del marinaio che s'innamora di una bibliotecaria (Greer Garson) nel modesto Adventure (1945; Avventura) di Fleming. Nel successivo The hucksters (1947; I trafficanti), commedia satirica diretta dal fidato Conway, G. fornì una delle sue performances più brillanti interpretando un cinico pubblicitario che deve reclamizzare una marca di sapone e intanto s'innamora della giovane vedova inglese interpretata da Deborah Kerr. Seguì una serie di commedie mediocri, fiacche e prevedibili: Any number can play (1949; Fate il vostro gioco) di Mervyn LeRoy, Key to the city (1950; La chiave della città) di George Sidney, To please a lady (1950; Indianapolis) di Brown. G. tornò quindi al western nel ruolo della guida Flint Mitchell di Across the wide Missouri (1951; Il cacciatore del Missouri) di Wellman e in quello dell'avventuriero Devereaux Burke nell'affresco storico Lone star (1952; Stella solitaria) di Vincent Sherman, ambientato nel Texas del 1845. In Mogambo (1953) di John Ford (remake che tentò di rinverdire le fortune di Red dust di Fleming) ambientato in Congo anziché in Indocina come il precedente, G., senza risentire molto dei vent'anni trascorsi, interpreta il cacciatore che, già innamorato di una ballerina (Ava Gardner), s'invaghisce della giovane moglie (Grace Kelly) dell'antropologo per il quale sta organizzando un safari. La sua carriera seguitò a svolgersi senza particolari slanci, in progressivo declino, e nessuno dei film cui prese parte a metà degli anni Cinquanta si rivelò di particolare interesse. Di nuovo giornalista nella Russia della guerra fredda di Never let me go (1953; Arrivò l'alba), diretto da Delmer Daves, per la quarta (e ultima) volta con Lana Turner nel melodramma bellico Betrayed (1954; Controspionaggio) di Gottfried Reinhardt, G. si rifugiò ancora nel western con l'epico The tall men (1955; Gli implacabili) di Raoul Walsh. Ambientazione esotica per il drammatico Soldier of fortune (1955; L'avventuriero di Hong Kong) di Edward Dmytryk, ed ennesima prova come avventuriero nella stravagante commedia western The king and four queens (1956; Un re per quattro regine) di Walsh. Quest'ultimo diresse G. nel successivo Band of angels (1957; La banda degli angeli, noto anche come La frusta e la carne), appassionante melodramma storico in cui l'attore tornò finalmente alla ribalta in un ruolo all'altezza delle aspettative del pubblico, offrendo la sua prova più incisiva dai tempi di Gone with the wind tratteggiando la figura del proprietario terriero Hamish Bond, ex trafficante di schiavi che, mentre divampa la guerra civile, vive una travagliata storia d'amore con la schiava di sangue misto Amantha Starr, interpretata da Yvonne De Carlo. Prestato il volto a un altro esperto e beffardo giornalista nell'innocua commedia Teacher's pet (1958; 10 in amore) di George Seaton, fu poi il comandante di un sottomarino nel dramma bellico Run silent, run deep (1958; Mare caldo) di Robert Wise, l'impresario teatrale che s'innamora della segretaria (Carroll Baker) nella commedia brillante But not for me (1959; Ma non per me) di Walter Lang, l'avvocato statunitense che sbarca in Italia per riportare negli Stati Uniti il nipote orfano nella commedia sentimentale It started in Naples (1960; La baia di Napoli) di Melville Shavelson, con Sophia Loren nel ruolo della zia del ragazzino. Poco prima di morire, G. fece in tempo a fornire un'interpretazione emblematica e malinconica, dando vita al maturo e amareggiato cowboy Gay Langland, innamorato di una signora in procinto di divorziare (Marilyn Monroe, anche lei al suo ultimo film) nel western crepuscolare di ambientazione contemporanea The misfits (1961; Gli spostati), diretto da John Huston e sceneggiato da Arthur Miller.
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