CLASSE (lat. classis)
Dal punto di vista sociologico, il nome di classe serve in generale a indicare un gruppo d'individui la cui unità non è data (o non è necessario sia data) da ragioni di stirpe, di sede o di religione, ma solo da una comunanza di situazione economica, sia nel possesso di beni sia nell'esercizio d'un mestiere o professione. Tale comunauza determina nei componenti della classe una analogia d'interessi, la consapevolezza della quale (detta perciò "coscienza di classe") è elemento essenziale per l'affermazione di tali interessi in contrasto con quelli di classi diverse. Di qui l'importanza del concetto di classe per quelle dottrine che, come il marxismo (v. marx e materialismo storico), hanno dato importanza fondamentale, per la comprensione della storia, ai fattori economici. Per il Marx, infatti, non c'è distinzione di classi sociali che non si riduca, in ultima analisi, alla fondamentale antitesi della classe capitalistica e della classe operaia: e il loro contrasto forma quella "lotta di classe"), onde nasce l'intera storia dell'umanità, che, allontanatasi dal primitivo comunismo, mira a ritornarvi col superamento della fase storica della proprietà individuale. E da questa dottrina non divergono molto le altre concezioni sociologiche e politiche della classe, sia che l'origine di questa venga veduta nella comunanza del possesso, sia che venga veduta nella comunanza del lavoro: ché in tutte la classe è considerata come semplice aggregato d'individui, posteriore e inessenziale alla natura dei singoli che di essa si valgono come di un mezzo per il raggiungimento di dati fini. Nettamente invece ne divergono quelle dottrine che mirano a intendere la classe non come semplice risultato estrinseco e transitorio di un'unione d'individui in vista di particolari scopi economici, bensì come costitutivo essenziale dello spirito e delle azioni degl'individui, che perciò non la precedono ma la seguono nell'ordine ideale (v. anche società; sociologia).
Bibl.: Sulle concezioni antiche e moderne della classe v. l'art. storico-bibliografico di O. Spann, in Elster, Weber e Wieser, Handwörterbuch der Staatswissenschaften, 4ª ed., V, Jena 1924 segg., pp. 692-705.
Le classi del censo in Roma. - Verso la fine dell'età regia, secondo la tradizione da Servio Tullio, fu introdotto un ordinamento timocratico, per il quale tutti i cittadini possidenti (adsidui, locupletes) erano distribuiti in cinque classi secondo il patrimonio fondiario proprio o del pater familias; a seconda della classe venivano graduati gli obblighi militari, e in primo luogo quello di fornirsi di un dato armamento, e i correlativi diritti politici. Questo ordinamento superava la primitiva organizzazione patrizia e gentilizia del comune e consentiva una più razionale utilizzazione, specialmente militare, di tutte le forze che nella città accresciutasi s'erano venute aggiungendo al più antico nucleo patrizio. Classis è originariamente l'intero esercito, e il nome si conservò in questo senso per la flotta; anche poi la massa della fanteria pesante (classis clipeata, Festo, p. 48, 22) di fronte alla leggiera non scudata, e ciascuna delle cinque categorie dell'ordinamento serviano, nel quale sono classici tutti i cittadini iscritti nelle classi di fronte ai proletarii; ma classis continuarono a chiamare per spiegabile orgoglio di rango la prima classe i cittadini che vi appartenevano, e sé stessi classici, di fronte alle classi inferiori e ai cittadini in esse iscritti, detti infra classem. E attestato l'uso di classis anche per la sola categoria degli iuniores (Festo, p. 290, 16). In ogni singola classe i cittadini erano poi divisi a seconda dell'età in iuniores (dai 18 ai 46 anni) e seniores (dopo i 46 anni), e gli uni e gli altri in un egual numero di centurie, che variava a seconda della classe. Le centurie erano nello stesso tempo unità militari (perciò la cittadinanza così divisa era detta exercitus centuriatus) e sezioni elettorali (perciò i comizî in cui la cittadinanza votava secondo questo ordine erano detti c. centuriata). Inoltre c'erano fuori delle classi alcune centurie di cavalleria, alcune centurie di artefici (genio), di suonatori e di disarmati (accensi; v. accenso) e una centuria di proletarii e capite censi. In base ai dati delle fonti (v. specialmente Livio, 1, 43; Dionigi, IV, 16-17), non sempre concordi, si può compilare la seguente tabella dell'ordinamento per classi della cittadinanza romana. I dati risalgono alle tabulae censoriae, lo schema dell'ordinamento che serviva di guida ai censori e che sarebbe derivato dai commentarii Servi Tullii ove si conteneva la discriptio classium quam fecit Servius Tullius.
Verso la fine del sec. III a. C. (241 o 220), questo ordinamento subì una riforma, della quale però sappiamo con certezza solo questo, che le centurie della prima classe furono ridotte a 70, una di iuniores e una di seniores per ciascuna delle 35 tribù; e mentre secondo alcuni tutte le classi avrebbero avuto 70 centurie e il totale delle centurie sarebbe quindi salito da 193 a 373, secondo altri invece, che riferiscono all'ordinamento riformato le notizie di Cicerone (De re publ., IV, 22, 39), il totale sarebbe rimasto lo stesso e le 10 centurie tolte alla prima classe sarebbero state aggregate ad altra classe; altri cercò infine di conciliare le due ipotesi.
La maggior parte dei moderni ritiene che questo ordinamento sia stato introdotto verso la fine del sec. V o nel IV e qualcuno scese fino al II; ma non c'è alcuna grave ragione per allontanarsi dalla tradizione che lo attribuisce all'ultimo periodo della monarchia; né è verosimile che la tradizione stessa, che ricorda i fatti più importanti del sec. V, abbia dimenticato una riforma cosi fondamentale. Alcuni hanno poi negato che l'ordinamento avesse scopo militare e politico insieme, e che esso costituisse un tempo l'effettivo esercito romano. In realtà le tre prime classi rappresentano per il loro armamento la fanteria di linea della più antica falange romana e le sessanta centurie di iuniores sono le sessanta centurie di fanteria pesante della legione. Né vale dire che le centurie di un ordinamento militare dovevano avere tutte la stessa forza, mentre per la graduazione del voto si deve necessariamente supporre che le centurie di una classe comprendessero meno uomini delle centurie della classe inferiore: si può infatti ritenere o che in un'ordinanza a falange le unità potessero anche avere una forza diversa o che i cittadini delle classi inferiori prestassero servizio non tutti contemporaneamente, ma per turno (tranne il caso di leva in massa), in modo che sui minori censiti pesasse un obbligo minore anche per il tempo del servizio; il turno si aveva più tardi per tutte le classi e anche per la cavalleria. Un'altra questione è, invece, se l'ordinamento fosse in origine così complesso come è stato tramandato a noi. Le fonti antiche non accennano ad alcuna mutazione. Si potrebbe però pensare che la divisione in iuniori e seniori sia stata introdotta più tardi, quando per l'aumento della popolazione non fu più necessario pretendere dagli anziani il servizio di campagna, mentre d'altra parte una riserva diveniva opportuna una volta che l'esercito di campagna operante in regioni più lontane non proteggeva più direttamente la città: in tal caso le centurie delle classi sarebbero state originariamente la metà. Ma ad un numero originario minore, che alcuni hanno supposto, non pare sia il caso di pensare, perché il numero di 60 centurie per la fanteria di linea è così radicato nelle istituzioni militari romane, che deve essere antichissimo. Aumentate furono invece certamente le centurie della cavalleria da 6 a 18, ma non sappiamo quando. Si è pensato anche che le classi fossero originariamente due, delle quali la seconda sarebbe stata poi divisa in quattro; ma senza ragione. Non pare dubbio invece che siano recenti i dati sui censi delle varie classi. Infatti gli assi delle nostre fonti sono assi di un decimo di denaro, cioè di due oncie o un sesto dell'asse librale, detti perciò sestantarî, che si cominciarono a coniare poco prima o all'inizio della prima guerra punica. E poiche, ridotto l'asse a sestantario, si soleva considerare l'asse delle leggi più antiche uguale a un sesterzio di un quarto di denaro o due assi sestantarî e mezzo, i censi più antichi dovevano rispettivamente essere 40.000, 30.000, 20.000, 10.000, 5000 assi librali. Ma anche queste cifre può darsi non siano le originarie; e v'ha chi pensa che i censi siano stati indicati in denaro solo dal tempo di Appio Claudio Cieco e fossero prima espressi in misure di superficie della proprietà fondiaria; il Mommsen computava queste originarie misure rispettivamente in 20, 15, 10, 5, 2 iugeri. Ma si tratta di ipotesi assai malsicure, al pari dei calcoli che in base all'ordinamento per classi furono fatti sulla popolazione e la ricchezza del più antico stato romano.
Bibl.: Fondamentale: Th. Mommsen, Römische Staatsrecht, III, Lipsia 1887, p. 240 seg. (vers. francese, in Manuel des antiquités romaines, VI, i, Parigi 1889, n. 271); G. Humbert, in Daremberg e Saglio, Dict. des antiquités gr. et rom., I, p. 1224; A. Rosenberg, Untersuchungen zur römischen Zenturienverfassung, Berlino 1911; W. Soltau, Classis und Classes in Rom, in Philologus, LXXII (1913), p. 358; G. De Sanctis, Storia dei Romani, II, Torino 1907, p. 192 seg.; III, 1916, p. 336, 353; É. Cavaignac, Population et capital dans le monde méditerranéen antique, Strasburgo 1923, p. 86 seg. e gli altri scritti dello stesso autore ivi citati; J. Beloch, Römische Geschichte, Berlino 1926, p. 283.
Biologia. - Si chiama classe uno dei gruppi più comprensivi della sistematica botanica e zoologica. Linneo suddivise il regno ammale e il regno vegetale in classi. G. Cuvier introdusse nella sistematica zoologica la categoria embranchement, a significare l'insieme di forme che presentano un medesimo piano di organizzazione, e gli embranchements suddivise in classi. Oggi si sogliono chiamare tipi i complessi di forme corrispondenti al concetto di embranchement. Per esempio, il tipo degli Echinodermi si suddivide nelle classi: Blasioidea, Cystoidea (estinti), Crinoidea, Echinoidea, Asteroidea, Holothurioidea; il tipo, o sottotipo Vertebrati, nelle classi: Ciclostomi, Pesci, Anfibî, Rettili, Uccelli, Mammiferi.
I caratteri di classe sono desunti dalle modalità dei singoli sistemi organici: così, per es., la circolazione nei pesci è semplice, il cuore biloculare, negli anfibî è doppia con cuore triloculare, negli uccelli e nei mammiíeri doppia con cuore quadriloculare; organi cutanei o di rivestimento: nei pesci squame, negli anfibî pelle nuda ricca di ghiandole, nei rettili formazioni cornee a scaglie e scudi, negli uccelli penne, nei mammiferi peli.
Anche per la delimitazione e distinzione delle singole classi s'incontra, come per tutti i gruppi sistematici, la difficoltà di trovare i caratteri necessarî e sufficienti. Per es., se si considera il carattere desunto dal modo di riproduzione e si definiscono, come un tempo si faceva, i mammiferi come vertebrati vivipari, ne rimarrebbero esclusi i monotremi, i quali poi, per la presenza di una cloaca e di un'apertura esterna unica per l'apparato digerente e per quello genito-urinario, si allontanano dagli altri mammiferi e si avvicinano invece ai sauropsidi (rettili e uccelli); ma per il sistema pilifero, la presenza di ghiandole mammarie e altri importanti caratteri, rientrano nella classe dei mammiferi. I coccodrilli, che indiscutibilmente fanno parte della classe dei rettili, hanno alcuni caratteri (cuore quadriloculare, denti alveolati e altri) che mancano agli altri rettili e li avvicinerebbero piuttosto ai mammiferi.
È pertanto necessario, per definire una classe, o qualsiasi altro gruppo, valersi d'un complesso di caratteri e rilevare quelli che meglio servono allo scopo e non consentono dubbî.