SAINT-MAURICE, Claude-Jêrome Chabod
marchese di. – Figlio di Guillaume-François (1550 ca.-1622), signore di Jacob e conte di Saint-Maurice, e di Louise Marguerite de Seyssel de Serraz, sposatisi nel 1571, nacque nel 1583 (non si conosce la data esatta, ma fu battezzato il 15 novembre).
Noto come «le sieur de Jacob», il padre era fra le figure più rilevanti della corte di Carlo Emanuele I. La sua carriera era iniziata con Emanuele Filiberto, da cui era stato inviato presso i cantoni svizzeri (vi fu ambasciatore dal 1574 al 1579); egli riuscì allora a stipulare l’alleanza del 1577, fra i più importanti successi diplomatici del duca. Carlo Emanuele I ebbe sempre per lui grande stima e nel settembre lo inviò alla Dieta di Baden per difendere le ragioni del duca di Savoia sulla città di Ginevra e, nel dicembre di quello stesso anno, lo nominò cavaliere del Senato di Savoia. Negli stessi anni gli diede il governo della fortezza di Montmelian, la carica di gran maestro d’artiglieria in Savoia, e lo creò conte di Bourg Sainte-Maurice. Nel febbraio del 1593, infine, lo nominò governatore della Savoia (lasciandogli il governo di Montmelian) e luogotenente generale del Ducato. Nel 1596 Carlo Emanuele I lo inviò presso Enrico IV, incaricandolo di seguire le trattative di pace allora in corso, che due anni dopo nel 1598, portarono alla firma del trattato di Vervins. Nel 1600 fu rimosso dall’incarico di governatore, ma vi fu ricollocato nel 1608, alla morte di Charles de Simiane d’Albigny. Lo stesso anno fu nominato ambasciatore in Francia, carica che ricoprì sino al 1614, prima per trattare l’alleanza fra il duca di Savoia e il re di Francia (nell’ambito della quale avrebbe dovuto organizzare il matrimonio fra l’erede al trono sabaudo e Cristina di Borbone, figlia del re) e poi, quando Enrico IV fu assassinato, per gestire i nuovi rapporti fra il Ducato e la reggente Maria de Medici. Nel 1610 fu creato cavaliere dell’Annunziata e nominato gran ciambellano, carica che ricoprì quando tornò a Torino.
Grazie alla brillante carriera del padre, l’educazione di Saint-Maurice si svolse alla corte di Carlo Emanuele I, dove servì sia nella corte del duca sia in quelle dei pricipi. Nel 1609 era gentiluomo di camera del duca. Per differenziarsi dal padre, usava il titolo di «sieur de la Dragonièrre». Mentre il padre era ancora ambasciatore alla corte francese, nel giugno 1610 Claudio Gerolamo fu inviato in Francia dal duca quale ambasciatore straordinario per portare condoglianze e omaggio a Luigi XIII allora asceso al trono. Nel 1611 fu incaricato di una nuova ambasciata in Francia ufficialmente per portare le condoglianze del duca per la morte della duchessa di Mantova, ma in realtà per cercare di combinare le nozze del principe di Piemonte Vittorio Amedeo con la principessa Cristina.
Il 10 gennaio 1619 sposò Claudine- Adrienne de Mouxy (1600-post 1643), che gli portò in dote il feudo di Treyvernay, nella Bresse, e il castello di Chitry, a Vallières, principale residenza della famiglia sino alla sua estinzione a inizio Ottocento. Negli anni Venti risulta essere alla corte del principe Tomaso di Carignano, allora fortemente legato alla Francia (nel 1625 sposò Marie de Bourbon-Soissons): ancora nel 1637 il cardinale Richelieu definiva Saint-Maurice «un fort bon homme», anche se era stato a lungo legato al Carignano, allora nemico della Francia (Richelieu, 1696, pp. 343 s.).
Nel 1629 Carlo Emanuele I lo inviò a Lione per incontrarvi Richelieu. Sebbene Saint-Maurice non riuscisse a conseguire lo scopo della sua missione, stabilì un buon rapporto con il cardinale. Di questo si ricordò Vittorio Amedeo I – duca dal 1630 – quando nel 1633 decise di nominare Saint-Maurice nuovo ambasciatore sabaudo in Francia. Il duca aveva da poco assunto il titolo di re di Cipro e voleva che la corte francese gli riconoscesse gli onori regi. Il conte Francesco Provana di Druent, precedente ambasciatore sabaudo a Parigi, era riuscito a ottenerli, ma solo come un favore alla duchessa Cristina. Quando Saint-Maurice giunse alla corte di Luigi XIII, quindi, Richelieu si oppose alla richiesta. Saint-Maurice restò allora otto mesi a Parigi in incognito, impegnato in complesse trattative che, però, non portarono a nulla. Alla fine, il 22 settembre 1634 fu ammesso a corte con gli onori soliti tributarsi ai duchi.
Vittorio Amedeo I gli ordinò, quindi, di proseguire per Londra, così da poter inviare al suo posto come ambasciatore il principe Tomaso di Carignano. La speranza era che il principe, in virtù e del rango e della parentela con i Borbone, avrebbe ottenuto quel trattamento regio che a Saint-Maurice era stato negato. Ma il principe, proprio in quello stesso periodo, passò dalla parte spagnola e, lasciato di nascosto il Piemonte, si portò nelle Fiandre. Il duca quindi ordinò a Saint-Maurice di tornare a Parigi e assumere le funzioni d’ambasciatore senza più preoccuparsi, almeno per il momento, della questione del trattamento regio. Saint-Maurice avrebbe mantenuto tali funzioni sino al 1645, ricoprendo l’incarico, già di per sé delicato, nei drammatici frangenti della guerra civile (1638-42) e della difficile pace che a questa seguì. Fu il preciso ed efficiente esecutore delle volontà politiche di Cristina, che cercava di armonizzare con quelle – non sempre convergenti – di Richelieu: basti pensare agli arresti del padre Pierre Monod e del conte Filippo d’Agliè. Durante la sua lunga ambasciata egli fece erigere il feudo di Saint-Maurice in marchesato (17 maggio 1635), fu cooptato nell’ordine dell’Annunziata (1636) e nominato capitano dei gentiluomini arcieri della Guardia del corpo del duca (14 maggio 1641).
Nel 1645 fu inviato a Münster, dove partecipò alle conferenze di pace che condussero al trattato di Westfalia. Nella città tedesca restò per quattro anni, assistito prima dal senatore Giovan Francesco Bellezia (con cui ebbe pessimi rapporti a causa della posizione filospagnola di questi) e poi dal conte Lorenzo Nomis. Durante il suo lungo soggiorno in Germania, ottenne, nel 1646, l’investitura imperiale per i Ducati di Savoia, Chiablese, Aosta e per il Principato di Piemonte a Carlo Emanuele II. Rientrato in patria, nel giugno 1650 fu nominato da Carlo Emanuele II, appena uscito dalla minorità, fra i membri del Consiglio.
Morì a Chambéry il 1° ottobre 1653 (Claretta, 1868-1869, II, p. 364, lo dice morto fra il 1° e il 3 dicembre 1659, data poi ripresa da Carutti, 1876, p. 496, ma la data corretta è fornita nell’Armorial di De Foras, 1863, p. 332, che va usato per correggere anche altri dati erronei di Claretta).
Dal matrimonio con Claudine de Mouxy ebbe almeno tre figli maschi e tre figlie femmine. I primi furono Thomas (1620/1621-1682); Maurice (1623-1709), barone di St. Joire, che divenne gran maestro d’artiglieria in Savoia; Emmanuel (1632), che morì giovane. Delle tre figlie femmine, Péronne fu monaca visitandina; Françoise (1622-1678) fu figlia d’onore di Cristina e sposò il 10 febbraio 1643 Vittorio Maurizio Pallavicino delle Frabose (1617-1691), divenendo in seguito prima dama d’onore di Madama Reale; Louise (1634), sposò il conte Filiberto Solaro di Monasterolo, altro esponente di spicco della fazione filofrancese.
Fonti e Bibl.: J. Davy du Perron, Les ambassades et negotiations de l’illustrissime et reuerendissime cardinal du Perron, Paris 1633, p. 1247; S. Guichenon, Histoire de Bresse et Bugey, Lyon 1650, pp. 118 s.; F.A. Della Chiesa, Corona reale di Savoia o sia relatione delle province e titoli ad essa appartenenti, I, Cuneo 1655, pp. 34 s.; S. Guichenon, Histoire généalogique de la Royale Maison de Savoye, Lyon 1660, pp. 754, 796, 855 s., 1204 s.; A. van Wicquefort, L’Ambassadeur et ses fonctions, I, La Haye 1682, pp. 342, 383-384; G. Ponza, La science de l’homme de qualité, ou l’idee generale de la cosmographie, de la cronologie [...] et de l’histoire sacrèe et profane, Turin 1684, p. 264; Richelieu, Lettres, I, Paris 1696, pp. 343 s.; J. Le Clerc, Negociations secretes touchant la paix de Munster et d’Osnabrug, I, La Haye 1725, pp. 379, 419; V.A. Cigna Santi, Serie cronologica de’ Cavalieri dell’Ordine Supremo di Savoia, Torino 1786, pp. 138 s., n. CLXXVII; J. Baux, Histoire de la réunion à la France des provinces de Bresse, Bugey et Gex, Bourge-en-Bresse 1852, pp. 59 s.; A. De Foras, Armorial et nobiliaire de l’ancien Duché de Savoie, Grenoble 1863, pp. 327-333; G. Claretta, Storia della reggenza di Cristina di Francia duchessa di Savoia, I-III, Torino 1868-1869, passim; D. Carutti, Storia della diplomazia della corte di Savoia, II, 1601-1633, Torino 1876, pp. 471, 484-497; G.A. de Gerbaix de Sonnaz, Quelques diplomates savoyards et niçards au service de la Maison de Savoie, de France, de l’Empire et du Saint Siège, in Miscellanea di studi storici in onore di Antonio Manno, Torino 1912, pp. 279-281; S. Foa, Vittorio Amedeo I, Torino 1930, pp. 214, 218, 225 s., 246, 273 s., 276; S. Gal, Charles-Emmanuel de Savoie. La politique du précipice, Paris 2012, p. 392.