Lelouch, Claude
Regista, sceneggiatore e produttore cinematografico francese, nato a Parigi il 30 ottobre 1937. Lontano dall'industria cinematografica e libero dai suoi meccanismi, L. ha sempre orgogliosamente vantato la propria autonomia creativa e produttiva rivestendo il ruolo di autore anomalo, eccentrico e molto prolifico (ha infatti diretto oltre trenta lungometraggi). Sin dagli esordi ha praticato quella commistione di generi ‒ il dramma, la commedia, il comico, il farsesco, il noir, l'avventura, il western, la fantascienza, il musical, il bellico, lo storico, lo spionistico ‒ dei quali non ha mai rispettato le convenzioni fino in fondo e che costituisce una delle principali cifre stilistiche del suo cinema 'emotivo', costruito su strutture narrative a incastro e sull'alternanza di diversi piani temporali. Nei suoi numerosi film ha raccontato l'eterna dialettica tra caso e destino e le tante variazioni sul tema dell'incontro tra un uomo e una donna, la 'storia delle storie'. Per Un homme et une femme (1966; Un uomo, una donna) ha vinto la Palma d'oro al Festival di Cannes e nel 1967 gli Oscar per il miglior film straniero e la migliore sceneggiatura originale (scritta da L. insieme a Pierre Uytterhoeven). Proveniente da una famiglia di origine ebraica vissuta per più generazioni in Algeria, L. abbandonò gli studi per seguire la passione per il cinema: il suo primo cortometraggio fu Le mal du siècle, girato nel 1953. Esercitò la professione di cinereporter di attualità, lavorando anche per il Service cinéma des armées (SCA) e realizzando numerosi documentari all'estero (Stati Uniti, Unione Sovietica, Algeria), fino al 1960, anno in cui fondò la sua casa di produzione, Les film 13, mentre il successivo esordì con un lungometraggio di finzione, Le propre de l'homme, scritto e interpretato dallo stesso L. ma andato perduto, che racconta la storia della giornata parigina di una coppia anticipando temi e stili delle opere successive. Umorismo e parodia caratterizzano il primo L., quello de L'amour avec des si (L'amore senza ma…), realizzato nel 1963 ma uscito nelle sale soltanto nel 1966, La femme spectacle (1963; La donna è uno spettacolo), sullo sfruttamento del corpo femminile, che fu però censurato, Une fille et des fusils (1965; Una ragazza e quattro mitra), che mescola noir, azione, gangster film e western, e Les grands moments (Operazione golden car), rivisitazione del film di spionaggio alla James Bond, girato nel 1965 ma mai distribuito per volontà del regista. In quegli stessi anni L. realizzò inoltre numerosissimi scopitones (sorta di videoclip musicali che si proiettavano in particolari jukebox) e una dozzina di spot pubblicitari. Il primo grande successo arrivò però con Un homme et une femme, intensa storia d'amore tra due vedovi, Anne (Anouk Aimée) e Jean-Louis (Jean-Louis Trintignant), tormentati dal ricordo del loro passato, accompagnata dalla colonna sonora di Francis Lai, le cui musiche anche in seguito hanno accentuato la malinconia caratteristica di molti personaggi delle sue opere. Questo film avrebbe poi avuto un 'finto' remake in Another man, another chance (1977; Un altro uomo, un'altra donna), unica opera statunitense di L., ambientata nel West del 1878, e un sequel con gli stessi protagonisti del celebre precedente, Un homme et une femme: vingt ans déjà (1986; Un uomo, una donna oggi). Il dramma sentimentale anima anche Vivre pour vivre (1967; Vivere per vivere), vincitore di un Golden Globe, in cui un reporter televisivo sconvolto dalla guerra del Vietnam tradisce la moglie disposta però a perdonarlo, Si c'était à refaire (1976; Chissà se lo farei ancora), Édith et Marcel (1983), storia d'amore fra la cantante Edith Piaf e il pugile Marcel Cerdan, morto in un incidente aereo, e l'episodio France del film collettivo 11'09''01 September 11 (2002; 11 settembre 2001), nel quale la crisi di una coppia diventa la metafora della fine del mondo. L'alchimia che regola gli incontri tra uomini e donne e le dinamiche che muovono la psicologia di due amanti si riaffacciano in Un homme qui me plaït (1969; Un tipo che mi piace), in cui un compositore e un'attrice, conosciutisi su un set a Los Angeles, si danno appuntamento a Nizza, e in Mariage (1974; Il matrimonio), storia di un'infernale vita coniugale piccolo-borghese. Rifacendosi alla tradizione francese della farsa e del burlesco, L. ha poi diretto Smic, Smac, Smoc (1971; 3 dritti a Saint-Tropez), commedia sulla follia delle classi abbienti, L'aventure, c'est l'aventure (1972; L'avventura è l'avventura), su cinque malviventi salvati dalla prigione a furor di popolo, Tout ça… pour ça (1993; L'amante del tuo amante è la mia amante), nel quale il regista si prende gioco dei complicati intrighi sentimentali dell'alta borghesia. Ma fra i generi prediletti di L. vi è anche il noir, che gli ha consentito di mettere in scena simpatiche canaglie, antieroi solo apparentemente destinati alla sconfitta oppure personaggi che interpretano la legge in maniera ambigua, come il delinquente complice di un banchiere nel finto rapimento del figlio in Le voyou (1970; Voyou ‒ La canaglia), vincitore del David di Donatello, il rapinatore di una gioielleria di Cannes che si innamora della proprietaria del negozio vicino in La bonne année (1973; Una donna e una canaglia), l'ispettore parigino di Le chat et la souris (1974; Il gatto, il topo, la paura e l'amore), ma anche il commissario di polizia Deschamps che in Le bon et les méchants (1976; La fabbrica degli eroi) uccide la moglie per salvarsi.L'intreccio di diversi piani narrativi e temporali, il cortocircuito tra caso e destino viene usato da L. in Toute une vie (1974; Tutta una vita) per raccontare la storia del 20° sec. attraverso le vite parallele di un uomo e una donna, ma tornano anche in Les uns et les autres (1981; Bolero) sui destini di quattro famiglie tra Mosca, Berlino, Parigi e New York dal 1936 al 1980, in Partir, revenir (1985; Tornare per rivivere), su una famiglia ebrea denunciata alla Gestapo, Il y a des jours et des lunes (1990; Ci sono dei giorni… e delle lune), film corale che vede diversi personaggi comportarsi in modo anomalo a causa della concomitanza del plenilunio con l'ora legale, La belle histoire (1992), sulla Storia come eterno ritorno dell'identico, Les misérables (1995; I miserabili), vincitore di un secondo Golden Globe nel 1996, in cui la lettura ad alta voce del romanzo crea un intreccio tra la storia narrata da V. Hugo e quella di un pugile (Jean-Paul Belmondo) che nasconde una famiglia ebrea durante la guerra. In Hommes, femmes: mode d'emploi (1996; Uomini e donne: istruzioni per l'uso) si accentua il gioco delle casualità attraverso il personaggio di una dottoressa che scambia i referti medici di un industriale (interpretato da Bernard Tapie) con quelli di un attore di scarso successo. Sempre seguendo questa struttura stilistica, ha diretto Hasards ou coïncidences (1998; Per caso o per azzardo), su una diva italiana della danza che non riesce però a conservare mai la propria felicità sentimentale, e Une pour toutes (1999; Una per tutte), su tre attrici teatrali che decidono di interpretare nella vita reale personaggi studiati per sedurre e derubare uomini famosi e facoltosi. Nel 2002 ha realizzato And now… ladies & gentlemen.
G. Guidez, Claude Lelouch, Paris 1972; P. Ronchetti, Claude Lelouch, Firenze 1979; P. Lev, Claude Lelouch, film director, Rutherford (NJ)-London 1983.