TILLIER, Claude
Libellista e romanziere francese, nato a Clamecy (Nevers) nel 1801, morto a Nevers nel 1844. Figlio d'un modesto artigiano, istruitosi fra gli stenti, dopo sei anni di servizio militare, fu nominato maestro nella sua città natia, dove presto si guadagnò reputazione di scrittore collaborando a un giornale d'opposizione, l'Indépendant.
Osteggiato nell'esercizio del suo insegnamento, cui attendeva con cura esemplare, scagliava contro gli amministratori del comune un "pamphlet", il suo primo, che gli indicava la strada da seguire, ponendogli in mano quella frusta letteraria, religiosa, politica, che fece di lui uno scrittore stimato e temuto. Dotato di solido raziocinio, di piacevole umorismo, di ironia mordente, d'animo di poeta e di mente di pensatore, paragonato per un verso al Rabelais, e per l'altro a un "pamphlétaire" celeberrimo, a Paul-Louis Courier, il T. svolse sotto forma di libelli audaci, di romanzi arguti, la sua quotidiana battaglia contro tutto quanto gli sembrava falso o ingiusto nella società del suo tempo.
Nel 1841 fu invitato a dirigere, a Nevers, un giornale letterario e politico, l'Association; cessato il quale, il T., già colpito dalla malattia che doveva togliergli precocemente la vita, attese di lena alla lunga serie dei suoi "pamphlets". Spirito volterriano, può dirsi discepolo del grande scrittore di Ferney. Oggi egli è noto particolarmente per un romanzo: Mon oncle Benjamin (1843), tradotto in tutte le lingue.
Opere: Øuvres complètes, Nevers 1846; Øuvres complètes, Bruxelles 1855. L'ed. di Nevers comprende: trenta "pamphlets" e quattro romanzi: Mon oncle Benjamin; Belle Plante et Cornélius; Comment le chanoine eut peur; Comment le capitaine eut peur. - Nuova ed. di Mon oncle Benjamin, Parigi 1920.
Bibl.: M. Gérin, Études sur C. T., Parigi 1902.