TENCIN, Claudine-Alexandrine Guérin de
Scrittrice, nata a Grenoble nel 1681, morta a Parigi nel 1749. Figlia di un alto magistrato, sorella del cardinale Pierre Guérin (v.), non fatta per vivere in clausura e bramosa anzi di primeggiare nel mondo, si valse dell'autorità del fratello per ottenere di gettar l'abito religioso, che non le aveva impedito di seguire le sue inclinazioni galanti, e, a Parigi non tardò a incontrare fortuna. Abilissima negl'intrighi, senza scrupoli nella scelta dei mezzi per trionfare, annoverò fra i suoi non platonici ammiratori un diplomatico inglese, M. Prior, un giovane francese Marc-René d'Argenson (v.), lo stesso reggente (durante la minorità di Luigi XV), duca Filippo d'Orléans. Quando questi, sdegnato che i segreti d'alcova fossero fatti servire a scopi politici, la allontanò da sé, ella non esitò a dargli per successori il Dubois, e, contemporaneamente, un ufficiale d'artiglieria, il Destouches: da quest'ultima unione nacque il d'Alembert (v.). Un'ultima avventura amorosa, a tragico epilogo, quella col La Fresnaye, rinvenuto in casa sua ucciso da un colpo di pistola, la condusse alla Bastiglia (1726); ma presto ella seppe liberarsi da ogni accusa e dal carcere, indi s'ingolfò, col compiacente appoggio del cardinale, in operazioni finanziarie che le permisero, per mezzo della banca Law, di guadagnare, con speculazioni losche, grosse somme. Succeduta, come reggitrice d'un salotto parigino, frequentato da uomini ragguardevoli, a M. me de Lambert, M. me de Tencin cederà, a sua volta, lo scettro a M. me Geoffrin, alla quale, arbitra del buon gusto nelle lettere, seppe dare eccellenti consigli. Il Marivaux - che col Montesquieu, il Duclos, il La Motte, il Fontenelle, il Piron, l'Helvétius era tra i suoi più assidui (di quella che la Tencin, spregiudicata nel linguaggio, denominava la propria ménagerie, qualificando di bêtes i frequentatori) - ce ne lasciò un profilo nel suo prolisso romanzo Marianne.
Sul declino della vita, sedate le passioni, spirito, ormai, equilibrato e sereno, in perfetto contrasto col carattere ardente e inquieto d'un tempo, non s'appaga di dirigere, con fine ingegno, le conversazioni letterarie e filosofiche, e le discussioni politiche dei suoi "martedì"; impugna anche la penna e, sia pure coadiuvata dal nipote Antonio de Ferriol, conte di Pont de Veyle (1697-1774), dal di lui fratello, conte d'Argental (1700-1788), e fors'anche da altri, compone alcune opere di pregio, edite durante la sua esistenza, e, in parte, postume; fra queste è il suo epistolario, che ce la mostra nel periodo tempestoso dei suoi maneggi politici e delle sue trame accademiche. Figura tipica della "Reggenza", M. me de T. appartiene alla storia letteraria per le qualità di stile e di lingua dei suoi scritti; e, soprattutto, per quell'"esprit", che rifulse nel suo salotto, rendendolo celeberrimo fra i "salotti" letterarî del sec. XVIII.
Opere: Les Mémoires du Comte de Comminges, 1735; Le Siège de Calais, 1739, in due volumi; Les Malheurs de l'Amour, 1747, in due volumi; e postumi: Anecdotes de la cour d'Edouard II, 1776; Correspondance avec le cardinal de Tencin, 1790, voll. 2; Lettres au duc de Richelieu, 1806.
Bibl.: T. M. Masson, Une vie de femme au XVIIIe siècle, M.me de T., Parigi 1909, rist. 1910; "Gaio", Gli scrupoli di Casanova autore-editore (Le Siège de Calais de M.me de T.), in Il Marzocco, XXXI (1926), n. 48.