BONSI, Clemente
Nacque nel 1598 da Pietro e da Lucrezia Manelli. All'indomani del conclave che aveva portato all'elezione di papa Gregorio XV, lo zio del B., il cardinale Giovanni Bonsi, gli ottenne un canonicato della basilica di S. Pietro, vacante per l'elevazione alla porpora del cardinale Stefano Pignatelli. Egli ne prese possesso il 28 febbr. 1621 e lo conservò fino alla sua accessione alla sede episcopale di Béziers (Bibl. Apost. Vat., ms. Vat. Lat., 10171, f. 63). Dopo la morte del fratello maggiore Domenico, vescovo coadiutore di Béziers (30 apr. 1621), il B. ricevette dal re di Francia Luigi XIII una pensione di 2.000 lire su questo vescovato assegnato all'altro suo fratello Tommaso. Il 26 luglio 1621 fu provvisto dal re dell'abbazia di Aniane, vacante per la morte dello zio. Prese possesso di questo beneficio tramite un procuratore il 17 apr. 1622 e personalmente il 5 sett. 1627. In conformità con la richiesta espressa fin dal 1625 dai religiosi dell'abbazia, desiderosi di ristabilire nel loro monastero la disciplina monastica, egli vinstallò il 22 ott. 1633 i benedettini della congregazione di San Mauro. Fu anche, dal 1647 fino alla morte, abate commendatario di Saint-Sauveur di Lodève.
Alla morte del fratello Tommaso, avvenuta il 7 ag. 1628, il B. fu nominato da Luigi XIII vescovo di Béziers. Preconizzato nel concistoro del 17 sett. 1629, prese possesso della sua sede nel novembre o dicembre dello stesso anno. L'inizio del suo vescovato coincise con i torbidi suscitati dopo la pace d'Alès dai due editti di Nîmes (luglio 1629), uno dei quali fissava l'istituzione di un ufficio d'élection inciascuna delle ventidue diocesi della Linguadoca.
Gli Stati di Linguadoca, riuniti a Pézenas, rifiutarono di registrare quest'editto che attentava ai loro privilegi fiscali. Tre anni dopo gli Stati, riuniti di nuovo a Pézenas, si associarono al governatore ribelle, il duca di Montmorency, e dichiararono di sottrarsi all'autorità reale (22 luglio 1632). Il B., adottando un atteggiamento contrario a quello della maggior parte degli altri vescovi della provincia, aderì alle proteste elevate da Claude de Rebè, arcivescovo di Narbonne, rifiutò di firmare la dichiarazione e si ritirò nella città vescovile. Chiuso nel suo palazzo, assistette impotente all'occupazione di Béziers da parte delle truppe del Montmorency, che arrivò nella città il 14 agosto, e vi fu raggiunto lo stesso giorno da Gaston d'Orléans, fratello del re, anch'egli in rivolta. Ma dopo la disfatta del Montmorency alla battaglia di Castelnaudary (1º sett. 1632), Béziers si sottomise il 19 settembre al re, che entrò nella città il 6 ottobre e alloggiò nel palazzo vescovile. L'11 dello stesso mese presiedette nel convento degli agostiniani all'apertura degli Stati di Linguadoca. Nel corso di questa assemblea fu imposto l'editto di Béziers che, se revocava l'istituzione delle élections prevista dall'editto del luglio 1629, riduceva però i privilegi degli Stati e accresceva i tributi fiscali del paese.
La sua fedeltà al re nel corso di questo periodo così tormentato valse al B. l'attribuzione del diritto, per sé e per i suoi successori, di nominare il secondo console di Béziers: la nomina del primo era riservata al re e la designazione degli altri tre avveniva per elezione.
Anche se continuò a partecipare alla vita politica della provincia - nel 1637 egli arruolò a sue spese ed equipaggiò un reggimento di fanteria che condusse personalmente al soccorso della città di Leucate assediata dagli Spagnoli - il B. consacrò la maggior parte della sua attività all'amministrazione della diocesi, dove egli risiedette abitualmente, e alla visita della quale procedette nel 1633. Fondò o autorizzò nuove comunità religiose, introdusse in particolare le orsoline a Béziers, i domenicani a Notre-Dame-de-Mougères, i cappuccini a Servian e concesse ai minimi la chiesa di Notre-Dame-de-Consolation. In perfetto accordo con la municipalità di Béziers, il 27 nov. 1645 installò nell'ospedale maggiore della città i religiosi della Charité de Notre-Dame. Fece ricostruire il castello di Lignan, che apparteneva alla mensa vescovile ed era stato rovinato dagli ugonotti. Fece anche completare nella chiesa dei giacobini la cappella di S. Carlo Borromeo, iniziata dal fratello Tommaso, facendovi apporre delle iscrizioni per commemorare i prelati della sua famiglia che l'avevano preceduto nella sede vescovile di Béziers. Il B. morì a Béziers il 6 ott. 1659. Gli successe il nipote Pietro, più tardi arcivescovo di Narbonne e cardinale.
Fonti e Bibl.: P. Andoque, Catalogue des évesques de Béziers, Béziers 1650, pp. 165-168;J.-B. L'Hermite de Soliers, La Toscane françoise, Paris 1661, pp. 203 s.; E. Gamurrini, Istoria genealogica delle famiglie nobili toscane et umbre, I, Firenze 1668, p. 495; Gallia christiana, VI, Paris 1739, coll. 375-376, 853;E. Sabatier, Histoire de la ville et des évêques de Béziers, Béziers 1854, pp. 363-374;H. Fisquet, La France pontif. (Béziers,Lodève,Saint-Pons-de-Thomières), Paris 1870, jpp. 186-188; A. Soucaille, Etat paroissial de Béziers... (1633), in Bull. de la Soc. archéol. de Béziers, s. 3, V (1903), pp. 5-187;M. Bellaud-Dessalles Clément de Bonsi et la révolte de 1632, ibid., VII, (1907), pp. 261-284;P. Gauchat, Hier. cath. medii et rec. aevi, IV, Monasterii 1935, p. 116; Dict. d'Hist. et de Géogr. Ecclés., IX, coll.1140 s.; Dict. de biographie franç., VI, coll. 1061s.