SUSINI, Clemente Michelangelo
– Nacque mercoledì 18 dicembre 1754 alle ore 5:30 di notte nel popolo di San Lorenzo a Firenze, da Lorenzo e da Maria Annunziata Vernaccini. Non è nota la professione del padre.
Clemente Susini si avviò agli studi artistici, specializzandosi nella pittura su vetro, nella scultura in bronzo, nell’incisione su rame e nella lavorazione della scagliola. Nel 1771 si iscrisse all’Accademia di belle arti con ottimo profitto, tanto che l’Accademia del disegno gli conferì, per il primo e il secondo anno di corso, il premio per la scultura. Alla fine del 1772 lavorava già nello studio dello scultore Pompilio Ticciati, quando fu notato da Felice Fontana.
La ceroplastica era stata introdotta a Firenze da Bologna, dove il cardinale Prospero Lambertini, poi papa Benedetto XIV, aveva realizzato dal 1741 un museo di cere anatomiche presso l’Accademia delle scienze dell’Istituto di Bologna, a opera di artisti tra cui Ercole Lelli e Anna Morandi Manzolini. Nel 1770 Giuseppe Galletti, chirurgo dell’arcispedale fiorentino di S. Maria Nuova, che era stato a Bologna, aveva ingaggiato lo scultore Giuseppe Ferrini per la realizzazione di modelli ostetrici e anatomici, ben presto notati da Fontana. Nel 1771, quest’ultimo aveva ottenuto dal granduca Pietro Leopoldo l’introduzione di un’officina di ceroplastica all’interno dell’Imperiale e regio museo di fisica e storia naturale (detto La Specola): il granduca, dapprima contrario a causa del suo disgusto per le autopsie, era stato convinto da Fontana con la tesi che una raccolta completa di cere anatomiche avrebbe reso superflua la dissezione dei cadaveri.
Fontana, esecutore delle prime dissezioni operate a La Specola, malgrado le proteste di Galletti, aveva ingaggiato Ferrini e nel 1773 arruolò il diciannovenne Susini in qualità di secondo modellatore e aiuto settore. Successivamente, assunse il dissettore Antonio Matteucci e il pittore Claudio Valvani che realizzò disegni e tabelle esplicative. Negli anni seguenti vennero ingaggiati altri dissettori, modellisti e lavoranti, alcuni dei quali si dedicarono a compiti come il posizionamento dei vasi sanguigni e linfatici e dei nervi. A differenza delle cere bolognesi che sono esemplari singoli, spesso contenenti lo scheletro, i modelli fiorentini ne sono privi e hanno supporti interni di metallo. Sono inoltre realizzati con il metodo del calco in gesso che permette la creazione di multiple copie.
Nel 1780 visitò La Specola l’imperatore Giuseppe II di Asburgo-Lorena, fratello maggiore di Pietro Leopoldo, in compagnia di Giovanni Alessandro Brambilla, suo chirurgo personale e consigliere. Giuseppe II ordinò un tal numero di modelli che il granduca pose il veto alla richiesta, poiché avrebbe rallentato il completamento della collezione del museo. La commissione fu poi accettata da Fontana, che nel suo laboratorio privato assunse fino a 200 collaboratori, coadiuvato da Susini e da Paolo Mascagni come supervisore del progetto. Nel lasso di un lustro, tra il 1784 e il 1788 ben 1192 modelli, molti dei quali fatti con i calchi di La Specola, raggiunsero Vienna. Salvo quelli che furono inviati a Budapest, dove sono esposti nel Museo Semmelweis, la massima parte di essi è presente nel Museo dello Josephinum.
Nel 1782 Susini divenne modellatore capo a seguito del licenziamento di Ferrini, colpevole di aver sottratto argento alle lamine usate per i modelli. Susini era stato costretto a testimoniare contro di lui sotto le minacce di Fontana. Sembra che Ferrini, trasferitosi alla corte di Napoli, abbia continuato la sua attività presso la locale Scuola di ceroplastica.
Prima che Ferrini partisse, Susini aveva collaborato con lui nella realizzazione della famosa statua smontabile di donna gravida (1,64 metri di lunghezza) nota in seguito con il nome di Venere dei Medici. Questa cera era stata lodata da Fontana, che aveva gratificato Ferrini e Susini con una somma di denaro. Tale statua, replicata per lo Josephinun, fu la prima di altre ‘Veneri’ presenti non solo a Vienna ma anche a Budapest, Pavia e Bologna. Le Veneri, come anche le figure maschili in posizione michelangiolesca lodate da Antonio Canova, corrispondevano all’intento di Fontana, condiviso dallo stesso granduca, di istruire in anatomia non solo gli addetti alle professioni sanitarie ma anche il pubblico.
Dopo il 1782, lavorarono per il museo, come dissettori, Paolo Mascagni, noto per gli studi sui vasi linfatici, Tommaso Bonicoli e Filippo Uccelli. Entrarono poi, dal 1784, Francesco Calenzuoli, come secondo modellatore, e, più avanti, Carlo Calenzuoli e Luigi Calamai. Sotto la direzione di Mascagni, Susini realizzò statue di linfatici per La Specola, non firmate; tra le 12 dello Josephinum, il solo modello 191 presenta l’iscrizione con la sua firma sotto l’ascella sinistra.
Negli anni seguenti, in aggiunta ai lavori anatomici, Susini realizzò opere di carattere religioso fra cui, firmati, i Cristi morti dell’oratorio di S. Filippo Neri di Vicchio del 1798 e quello del 1805 della pieve di Fagna a Scarperia. Altri lavori devozionali di piccole dimensioni si trovano in chiese e in conventi della Toscana e nella importante collezione del castello dei conti Villasanta a Sanluri in Sardegna. L’unico ritratto rimasto è quello del cardinale Scipione de’ Ricci, conservato nel Museo di Casa Martelli a Firenze e datato a circa il 1810. Dal 1799 Susini fu assunto dall’Accademia di belle arti di Firenze dove, fino alla morte, insegnò disegno dal vero e ricoprì l’incarico di esaminatore.
Oltre alle cere anatomiche per La Specola e per Vienna, Susini produsse modelli per commissioni pervenute al museo da istituzioni italiane e straniere. Tra di esse, spiccano le due statue di femmina (scomponibile) e di maschio con la preparazione dei linfatici, rispettivamente del 1794 e del 1795, per Antonio Scarpa dell’Università di Pavia, e nel 1798 la testa con preparazione del nervo facciale per il Museo di storia naturale di Parigi. Dal 1803 al 1805, quando Fontana non era più responsabile della ceroplastica di La Specola, Susini eseguì, in collaborazione con l’anatomico sardo Francesco Antonio Boi, le cere anatomiche per Cagliari, ordinategli da Carlo Felice di Savoia, viceré di Sardegna. Questa collezione, l’unica in cui le bacheche portano la data e la firma di Susini, rappresenta, per gli intrinseci valori artistici e scientifici, uno dei vertici della sua maturità. In aggiunta agli impegni presso l’Accademia delle belle arti e al suo lavoro a La Specola, Susini realizzò molte cere anatomiche nel suo studio privato, tra cui quelle ordinate dal 1803 al 1813 dal professore Alessandro Moreschi e tuttora esposte al Museo delle cere anatomiche Luigi Cattaneo di Bologna.
Nei quarant’anni di lavoro al museo fiorentino, egli sovrintese alla produzione di oltre 2000 modelli. Nel fondo Gaslini della Biblioteca universitaria di Genova esiste, sotto il nome di Clemente Susini, con segnatura ms. D.X.1, un atlante anatomico con didascalie manoscritte e disegni policromi, simili a quelli esposti a La Specola.
Negli anni finali della vita, la salute di Susini fu compromessa dalla tubercolosi, e altrettanto precarie erano le sue condizioni economiche, come dimostrato dal fatto che dopo la sua morte, avvenuta il 22 settembre 1814, Ferdinando III concesse alla vedova, Rosa Pieralli, una pensione di sussistenza in riconoscimento del lavoro da lui svolto al museo. Dei tre figli avuti dal matrimonio (Leopoldo, Luigi e Angiolo) gli sopravvisse di due anni il solo Angiolo; è stato ipotizzato che la prematura morte dei figli sia stata provocata dal contagio ricevuto dal padre.
Dopo la sua morte, Susini fu ricordato da un necrologio anonimo apparso sul supplemento della Gazzetta di Firenze del 15 ottobre 1814 e dall’iscrizione fatta incidere in latino dal conte Girolamo Bardi, al tempo direttore del museo, sul marmo della sua lastra tombale nel chiostro della Ss. Annunziata di Firenze. Entrambi i testi sono riprodotti integralmente da Luigi Castaldi, anatomista dell’Università di Cagliari dal 1926 al 1943, che riporta anche, tradotta dal latino, l’affermazione dettata da Bardi: «Bene ammaestrato nella scultura in bronzo e nella pittura su vetro, superò tutti i modellatori in cera e non sarà vinto da alcuno dei posteri» (Castaldi, 1947, p. 46). Solo dal 1803, per un breve periodo, i modellisti, e Susini in particolare, iniziarono a ricevere il giusto riconoscimento. Successivamente, con la diffusione, verso la fine del XIX e prima metà del XX secolo, di modelli didattici in materiali resistenti più economici come la cartapesta e il gesso, le cere anatomiche caddero nell’oblio e Susini divenne uno sconosciuto.
I primi autori che parlarono di Susini come del vero realizzatore delle cere di La Specola furono, nei primi anni Quaranta, il medico e scrittore ferrarese Corrado Tumiati e, soprattutto, Castaldi. Nel giugno del 1991, nella Cittadella dei musei di Cagliari, è stata aperta al pubblico la Raccolta delle cere anatomiche di Clemente Susini, il primo museo dedicato alle opere del grande ceroplasta. Infine, nel luglio del 2000 è stata fondata a Cagliari, con il patrocinio dell’Ordine provinciale dei medici e degli odontoiatri, l’associazione Clemente Susini per la storia della medicina in Sardegna.
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