CAZZOLA, Clementina
Nata da Giuseppe e Claudia Bragaglia, entrambi attori, a Sermide (Mantova) il 26 ag. 1832, aveva dato prova del suo talento fin da bambina negli atti unici Pitocchetto e Giovannina dai bei cavalli che al Regli parvero annunciare il suo lusinghiero avvenire. All'età di dieci anni la C. era entrata in un collegio religioso a Gandino (Bergamo); parve anzi che stesse per abbracciare la vita monastica, ma il padre, prevenendola, la riprese con sé. A sedici anni, aggregata alla compagnia di C. Asti, esordì al teatro Re di Milano come amorosa. Per il 1848-49 fu scritturata nella compagnia di A. Papadopoli e F. Lottini, e per il 1850 da A. Giardini, col quale colse i primi successi.
La C. divenne prima attrice assoluta a partire dal 1851 presso la formazione di C. Romagnoli e A. Dondini (successivamente ebbe a fianco A. Maieroni come primo attore e G. Brizzi come amoroso). Il 16 dic. 1853 interpretò la parte di Nicoletta Connio in Goldoni e le sue sedici commedie nuove di P. Ferrari al teatro Gallo di S. Benedetto di Venezia (A. Maieroni era Goldoni, C. Dondini Medebac; A. Dondini Tita, L. Piccinini Zigo). Nella primavera del 1854, al teatro Gerbino di Torino, furono rappresentati tre drammi di G. Revere, Sampiero da Bastelica, Il Marchese Bedmar, I Piagnoni e gli Arrabbiati, nei quali la C. piacque ai critici, che la accostarono al modello di Adelaide Ristori. Nella primavera del 1855 la compagnia agiva al teatro Valle di Roma; qui ottenne un successo trionfale nella ripresa di Una Lezione agli innamorati (ovvero La Scuola degli innamorati) di P. Ferrari, rappresentata in prima al teatro Comunale di Modena il 13 dicembre dell'anno precedente (parte di Eloisa), e ne La Suonatrice d'arpa di D. Chiossone. La C. entusiasmò il pubblico in Cuore ed arte di L. Fortis (parte di Gabriella, per la quale fu definita "sublime"). A luglio la formazione era a Livorno, all'arena Labronica, dove esordì con Giulietta e Romeo di C. Della Valle duca di Ventignano, cui seguì la Luisa Strozzi di G. Battaglia (la C., protagonista in entrambe le opere, riscosse entusiastici consensi, soprattutto nella seconda, per la dizione modulata sulle note di uno struggente dolore).
In quell'occasione, per la sua beneficiata, l'attrice scelse Battaglia di dame di E. Scribe ed E. Legouvé, nella quale seppe distinguersi per brio e vivacità. Il direttore del teatro però aveva puntato soprattutto sull'interpretazione de La Pazza di Tolone di J. A. Saint-Amand Lacoste, H. Lefèvre ed H. Alix (parte di Giulietta), che in effetti fanatizzò il pubblico fino al clamore e alle lacrime: tale era il prestigio della C. che, anche se i lavori, spesso raffazzonati dal francese o rielaborati in chiave sentimentale dal repertorio classico italiano e straniero, erano decisamente scadenti, ella vi riscuoteva un gran successo personale.
Nel novembre la compagnia recitò al teatro Re di Milano, dove fu sempre calorosamente applaudita nonostante il cattivo assortimento del repertorio. Nel dicembre la C. sposava il Brizzi, che continuava a recitare accanto a lei. Il 26 dello stesso mese la formazione iniziò le sue recite al teatro del Cocomero di Firenze con La Donna in seconde nozze di P. Giacometti, portata dalla C. al trionfo insieme con La Vita color di rosa di T. Barrière e H. de Hock.
Per capire la esaltazione e la tensione che doveva suscitare, può servire quanto il cronista de L'Arte di Firenze scrisse il 23 genn. 1856: la C., nonostante fruisse del giorno di riposo, fu pregata dal direttore del teatro del Cocomero di intervenire sul palcoscenico per rabbonire il pubblico che fischiava una commedia francese; accolta con un applauso prolungato, rappresentò la farsa di G. Giraud I Gelosi fortunati.Entrò allora nella compagnia Dondini, con primo attore T. Salvini, che assumerà un ruolo decisivo nella vita dell'attrice. Ai primi di febbraio iniziarono insieme le recite presso il teatro Carignano di Torino, dove rimase fino al 19 marzo (vi si ebbe una ripresa della fortunata La Donna in seconde nozze), quindi si recarono a Vicenza e successivamente a Venezia dove il Salvini rappresentò l'Otello di Shakespeare, con la C. nella parte di Desdemona. Nel nutrito repertorio estivo presentato all'arena Acquedotti di Livorno (accanto ai classici figuravano autori minori e minimi in una caotica successione) la C. continuò a prodigare le sue energie, stimolata, oltre che dai consensi del pubblico, dal consiglio e dall'affettuosa amicizia del Salvini; fu così di volta in volta la protagonista in Francesca da Rimini di S. Pellico, in Parisina di A. Somma, in Pia de' Tolomei di C. Marenco, in Elisabetta regina d'Inghilterra, di P. Giacometti, che ottenne il maggior numero di repliche.
Sempre più frequenti furono da questo momento i paragoni con la Ristori e gli epiteti come "divina musa del Parnaso italiano" in effetti amava, soffriva e moriva sulle scene in modo così autentico per il gusto del tempo che l'ingegnosa interpretazione di un pessimo dramma francese, la Gioconda, poteva indurre pubblico e critici all'esaltazione e al pianto più che non le pur notevoli prestazioni nel Saul dell'Alfieri e nella Zaira del Voltaire.
Per il carnevale 1856-57 la compagnia si trasferì al teatro Valle di Roma, dove quel repertorio fu ripreso quasi senza variazioni; il successo confermò i due attori nella simpatia del pubblico romano che li applaudì di nuovo durante il carnevale 1857-58 al teatro Argentina. Questa stagione fu inaugurata con una memorabile esecuzione della Pamela nubile di C. Goldoni (dopo che la C. aveva rifiutato di recitare ne La Locandiera, la cui protagonista, secondo lei, era priva di nobiltà). Degne di rilievo furono le rappresentazioni de La Cameriera astuta di R. di Castelvecchio, ritenuta immorale dai censori più intransigenti, e della Saffo del Marenco.
Nell'estate del 1858 la relazione della C. col Salvini era divenuta di dominio pubblico, e conseguentemente il Brizzi aveva abbandonato la formazione. Presto però i due dovettero separarsi perché la C. era scritturata con la compagnia romana del Domeniconi: tra loro si svolse una fitta corrispondenza epistolare, documento assai vivo delle condizioni del teatro italiano e del gusto degli spettatori degli anni immediatamente precedenti l' Unità. Nell'aprile 1859 la C. inaugurò la stagione del teatro Valle con La Contessa d'Altemberg del Royer e, dopo alcune settimane di prove e di recite a ritmo frenetico (le crinoline le nascondevano la gravidanza), la C. dette alla luce, il 24 maggio, a Civitavecchia, il primo figlio, Gustavo. A questo periodo risale l'incontro con l'autore L. Dasti che affidò alla compagnia, nella primavera, l'esecuzione di Pietro il Grande e, dopo il lusinghiero successo di questo lavoro, scrisse per lei Erminia la cantante, replicata per sei sere, e Le Gare municipali, proibite dopo una sola rappresentazione dalla censura pontificia nel novembre.
Il 1860 fu l'anno dei successi nel repertorio francese, all'insegna del fasto e della mondanità: la C. trionfò ne La Signora delle camelie di A. Dumas fils e in Adriana Lecouvreur di E. Legouvé ed E. Scribe, a Bologna, a Firenze, a Torino, dove, per la sua serata d'onore, prescelse il capolavoro del Dumas. Nella quaresima del 1861, in occasione del debutto al teatro Carignano di Torino, l'attrice e il Salvini si riunirono e la critica fu unanime nel rilevarne l'affiatamento e la cura minuziosa degli allestimenti (il 21 dicembre nascerà a Firenze il terzogenito, Alessandro, mentre l'anno precedente aveva visto la luce la secondogenita, Emilia). Dopo i trionfi di Roma, dove il contratto prevedeva la rappresentazione di sedici commedie e sedici farse nuove, un vero tour de force, da settembre a gennaio, sono da segnalare le recite del carnevale 1862 presso il teatro Carignano di Torino, tra le quali spiccarono le riprese de La Morte civile del Giacometti (parte di Rosalia), che era caduta a Brescia col Rossi e a Napoli col Maieroni, e della Francesca da Rimini del Pellico. Dopo essersi scritturata con A. Stacchini per il 1863 (in quest'anno nacque il quartogenito, Mario), i due attori passarono, nel 1864, al teatro dei Fiorentini di Napoli, dove esordirono alla fine di febbraio con La Signora delle camelie; nel maggio, tra il delirio del pubblico, riproposero l'Otello, nel luglio La Duchessa di San Giuliano di F. Dall'Ongaro, il 12 settembre Il Ritorno di Colombo, opera postuma del duca di Ventignano, nella quale la C. si riservò una piccola parte, in quanto si andavano manifestando i primi segni del male che doveva condurla alla tomba, e nel dicembre La Missione della donna di A. Torelli, che ebbe diverse repliche.
Nel marzo 1865 l'attrice fu riconfermata col Salvini per altri due anni dal direttore A. Alberti presso lo stesso teatro. Furono le ultime manifestazioni del talento della C. che prodigò tutta se stessa al repertorio che il compagno le proponeva o imponeva, premurandosi di conformarlo più sulle prodigiose possibilità di lui attore tragico che non su quelle di lei, ormai minata dalla tisi e non più in condizioni di dar vigore a personaggi fortemente caratterizzati. Nell'aprile furono rappresentate le novità del Torelli La Verità e del Ferrari Prosa, accolta con favore la prima, con freddezza la seconda. Fu, per il teatro dei Fiorentini, l'anno dei successi dumasiani: l'autore francese, che "spezzava i cuori anche i più duri", non era più soltanto un fenomeno di moda, ma di costume teatrale; egli stesso, dopo aver presenziato a una ennesima rappresentazione del suo capolavoro, dichiarava che si sarebbe considerato ben fortunato se avesse avuto nel suo paese un'interprete della levatura della Cazzola. Questa, nell'estate, interpretò "in modo sublime" la parte di Matilde ne Il Supplizio di una donna di E. de Girardin e del Dumas, e quella di Marzia in Catone in Utica di P. Metastasio. Ai primi del 1866 le sue condizioni di salute peggiorarono al punto che fu costretta a comparire sempre più di rado sulle scene (nell'estate del 1867 IlPirata di Milano ne annunciava la fine imminente). Nell'ottobre, rimessasi alquanto, raggiunse la compagnia del Salvini, che nella quaresima si era sciolto dal contratto col teatro napoletano. Dopo essere tornata a Pisa nel dicembre, nel marzo 1868 prese alloggio a Firenze, di fronte al teatro della Pergola, rimanendovi, salvo brevi spostamenti in campagna e a Livorno, dove il Salvini recitava all'arena Acquedotti, fino alla morte avvenuta a Firenze nella notte del 31 ag. 1868.
Il Colomberti dette della C. un esauriente ritratto fisico: capelli e occhi nerissimi, volto non bello ma intensamente espressivo, voce armoniosa, altezza media, proporzioni normali. Quanti la conobbero, dal giovane E. Panzacchi a E. Rossi, furono concordi nel ravvisare in lei l'attrice romantica per eccellenza che, invasa dal sacro fuoco dell'arte, le prodigò tutto il suo essere fino al sacrificio della vita. Paragonata ad A. Desclée e ad E. Duse, si disse di lei che non era nata per la tragedia classica, ma per il dramma e la commedia moderni; in effetti nel repertorio francese e italiano della prima metà dell'Ottocento non ebbe rivali; il calore delle interpretazioni, l'inventiva nell'impostare le parti e lo sguardo magnetico, presto divenuto famoso, che sottolineava la dizione dalle tonalità di volta in volta delicate o robuste, le conquistarono un pubblico di ammiratori fanatici (critici compresi) che videro sempre accanto all'artista, di cui non avvertirono o dimenticarono i limiti, la donna, di cui esaltarono l'innegabile forza d'animo.
Fonti e Bibl.: Roma, Biblioteca del Burcardo, ms. 42.8.33: A. Colomberti, Dizionario dei comici italiani dal 1780 al 1880, pp. 108-109; IlPirata Milano), 23 dic. 1852; 30 genn. 1853; 16 febbr. 1854; 6 maggio, 8 nov., 27 dic. 1855; 10 febbr. 1856; 8 genn., 8, 15 febbr. 1857; 7, 10, 31 genn., 14 febbr. 1858; 6 genn., 10 apr., 19 nov. 1859; 11, 16, 21 apr., 27 dic. 1860; 26 febbr., 6 apr., 26 dic. 1861; 21 febbr., 26 apr. 1863; 1º marzo, 1º giugno, 1º ag., 1º ott. 1864; 1º genn., 24 febbr., 26 marzo, 6, 26 maggio, 21 giugno, 21 luglio, 1º sett. 1865, 31 ott., 5 dic. 1866; 20 marzo, 28 ag., 11 sett., 23 ott. 1867; 2 sett. 1868 (necrol.); L'Arte (Firenze), 9, 11, 18, 20 luglio, 27, 29 dic. 1855; 2, 19, 23, 26 genn., 9 febbr., 2, 16, 23 ag., 24 sett. 1856; La Riforma (Firenze), 2 settembre (necrol.), 3, 6, 9 sett. 1868; Il Trovatore (Milano),6 sett. 1868 (necrol.); P. Ferrari, Opere drammatiche, I,Milano 1877, pp. 8, 204; E. Panzacchi, Al Rezzo - Soliloqui artistici, Roma 1885, pp. 175 ss.; E. Rossi, Quarant'anni di vita artistica, I, Firenze 1887, p. 58; T. Salvini, Ricordi, aneddoti ed impressioni, Milano 1895, pp. 130-135; G. Costetti, Il teatro ital. nel 1800, Rocca San Casciano 1901, pp. 164, 212 s., 423; C. Salvini, T. Salvini nella storia del teatro ital. e nella vita del suo tempo, Rocca San Casciano 1955, p. 124 e passim; F. Regli, Diz. biogr. ..., pp. 123 s.; L. Rasi, Icomici italiani, I, pp. 620-625; Enc. d. Spett., III,coll. 289 s.