VANNETTI, Clementino
Letterato, nato a Rovereto il 14 novembre 1754, morto ivi il 13 marzo 1795. Fu uno dei più fervidi campioni della purità della lingua italiana; i suoi spogli di autori trecentisti e cinquecentisti, rimasti inediti, furono usufruiti dal suo amico e biografo Antonio Cesari per le Giunte al Vocabolario della Crusca (1805). Ebbe cultura larga, fine gusto classico, e all'amore delle lettere congiunse quello delle arti. Stette, in genere, coi difensori degli antichi, ma godette anche l'amicizia di S. Bettinelli, di M. Cesarotti e d'altri novatori. Dal suo carteggio, se fosse interamente raccolto, si potrebbe trarre un interessante giornale letterario dell'ultimo quarto del Settecento.
Scrisse in latino, fra l'altro, la vita di Adamo Chiusole pittore e letterato, e il Liber memorialis de Caleostro quum esset Roboreti (1789), che narra vivacemente nello stile della vulgata il soggiorno nel Trentino del grande impostore. In italiano, oltre le lettere e qualche novelletta boccaccevole, scrisse, un po' lezioso, ma sempre dignitoso e qua e là lepido e arguto, il Lazzaretto letterario (1778), bizzarra satira della letteratura francesizzante allora di moda; tredici Dialoghi satirici e ironici, che fecero da introduzione ad almanacchi roveretani dal 1783 in poi; le Osservazioni intorno ad Orazio (1792), l'opera sua più nota, con un discorso Sopra il sermone oraziano imitato dagl'Italiani, compiuta ed elegante rassegna di tutti gli autori italiani di sermoni dal Muzio al Pindemonte; e altre cose minori. Scarso valore hanno i suoi versi italiani, se se ne toglie qualche vivace epigramma.
Bibl.: A. Cesari, Vita di C. V., Verona 1795; G. Picciola, L'Epistolario e gli amici di C. V., Firenze 1881; V. Vittori, C. V., ivi 1899; C. T. Postinger, C. V. cultore delle belle arti, Rovereto 1896; F. Pasini, Il V., profilo, ivi 1906; G. Natali, Il Settecento, Milano 1929, pp. 1181-83.