Clemenza d'Asburgo, regina titolare di Ungheria
Figlia di Rodolfo, re dei Romani, nacque presumibilmente intorno al 1272.
Era una bambina quando il papa Gregorio X, a cui stava particolarmente a cuore la pace tra le potenze cristiane in vista della riconquista della Terra Santa, prospettò, in occasione del concilio di Lione del 1274, l'unione della casa angioina con la casa d'Asburgo, proponendo il matrimonio tra Carlo Martello d'Angiò e una figlia del re dei Romani. Tuttavia non fu possibile per allora attuare il progetto, che però fu ripreso vigorosamente da Niccolò III, con altre mire politiche. Nel 1281 C. fu condotta da Vienna a Napoli, dove poi, secondo il costume del tempo, crebbe insieme a Carlo Martello e agli altri figli di Carlo II. Durante il viaggio, nel marzo del 1281, s'era fermata a Firenze, dove è probabile che il giovane D. la vedesse, mentre veniva acclamata come speranza di pace. Dalle nozze, celebrate nel 1287, nacquero Carlo Roberto, Beatrice e Clemenza. Nel 1295 morì improvvisamente a Napoli, quasi contemporaneamente a Carlo Martello in una di quelle epidemie estive assai frequenti nel Medioevo.
Poiché nessuna fonte riferisce che C. fosse insieme a Carlo Martello durante il soggiorno fiorentino di questo, del 1294, non è possibile precisare se D. in quell'occasione l'abbia incontrata. Ma la circostanza non è da escludere, perché la giovane principessa seguiva il marito ovunque si recasse. Peraltro, la questione dibattuta non è tanto questa, quanto l'altra, circa l'identità della bella Clemenza di Pd IX 1-3. Dice D.: Da poi che Carlo tuo, bella Clemenza, / m'ebbe chiarito, mi narrò li 'nganni / che ricever dovea la sua semenza. Il poeta riferisce qui le ultime battute del colloquio avuto con lo spirito di Carlo Martello nel canto precedente: ma chi è la bella Clemenza: la moglie di Carlo Martello (come ritennero l'Ottimo, Pietro, le Chiose Vernon, Benvenuto, il Serravalle) o la figlia, come pensarono altri antichi (Lana, Buti, Anonimo, Landino, Postille Cassinesi)? La maggioranza dei commentatori moderni è per la seconda interpretazione, soprattutto perché nel 1300 la moglie di Carlo Martello era già morta, così che l'apostrofe, riferita sia al tempo della visione, sia a quello della composizione del canto, non potrebbe essere indirizzata che alla figlia allora in vita. Ma l'apostrofe è una figura retorica per sua natura atemporale e perciò il poeta può benissimo essersi indirizzato a C. d'Asburgo, anche se nel 1300 era già morta (cfr. Roedel, p. 1510). E anzi la critica più recente (Gmelin, Pézard, Esposito) è giunta all'identificazione della bella Clemenza con C. d'Asburgo, avanzando l'ipotesi " che quel vocativo voglia indicare la presenza lì stesso della sposa accanto al marito, sia pure in secondo piano, di modo che alla coppia del secondo cerchio dell'Inferno, seguace dell'amore peccaminoso, farebbe qui riscontro, secondo un criterio di parallelismo, non infrequente nel poema, la coppia legittima seguace di Venere celeste " (Pézard, p. 1495). Ma, a prescindere da questa forse troppo sottile ipotesi, si può pensare fondatamente, col Roedel (p. 1510), che D., riferendosi ai torti che erano stati fatti a Carlo Roberto, abbia rievocato, rispettoso e commosso, oltre che il padre di lui anche la madre. Si deve inoltre osservare con il Del Lungo (ripreso dal Sapegno) che l'espressione Carlo tuo sembra essere in effetti appellativo essenzialmente coniugale; che la moglie, non la figlia, " ebbe comuni col suo Carlo i danni recati loro "; e che " la... lode di ‛ bellezza ' meglio si adatta ed ha del rimpianto, al ricordo d'una donna morta giovane ". Crediamo perciò che la bella Clemenza sia effettivamente C. d'Asburgo, il cui matrimonio con Carlo Martello suscitò tante speranze e a cui D. si rivolge con lo stesso moto di affetto e di rimpianto con il quale aveva condotto tutto il dialogo con il principe amico nel canto precedente. E appunto a questo clima sentimentale e poetico del canto VIII ci sembra che vada ricondotta l'apostrofe dei primi versi del canto IX, in cui la presenza della figlia invece della moglie di Carlo Martello non sarebbe coerente, nello sfondo del cielo di Venere.
Bibl. - Oltre alla generale bibliografia relativa agli Angiò, si veda: E. Böhmer - O. Redlich, Regesta Imperii, VI, Innsbruck 1898, nn. 1256-1256a; O. Redlich, Habsburg, Ungarn und Sicilien und ihre ersten Beziehungen, in Festgaben zu Ehren Max Büdinger's von seinen Freunden und Schülern, ibid. 1898, 193-206; ID., Rudolf von Habsburg, ibid. 1903, ad indicem; Davidsohn, Storia II II 158-159, 195, 259-260 (dove però per la data dell'arrivo di C. a Firenze si traduce erroneamente " seconda metà di aprile " invece di " seconda settimana di marzo ", 661); M. Schipa, Un principe napoletano amico di D. (Carlo Martello D'Angio), Napoli 1926, 15, 25, 27, 36, 41-46, 80, 97 e passim; E.G. Léonard, Gli Angioini di Napoli, Varese 1967, 144, 151, 157. Per le varie opinioni sull'identità della bella Clemenza, v. il commento dello Scartazzini, che riassume, sia pure con qualche inesattezza, la situazione fino al tempo suo, e i commenti successivi; per la critica più recente si veda H. Gmelin, Kommentar, Stoccarda 1954-1957; T. Bergin, Il canto IX del Paradiso, in Nuova Lect., Roma 1959; A. Pézard, Il canto VIII del Paradiso, in Lett. dant. 1495; R. Roedel, Il canto IX del Paradiso, ibid. 1509-1511; E. Esposito, Lettura del canto IX del Paradiso, in " Giorn. Ital. di Filologia " XIX (1966) 307-309.