CLEMENZA
Nacque dal conte Raimondo (morto prima del 1158), figlio cadetto di Radulfo di Loritello, il quale era stato infeudato della contea di Catanzaro probabilmente soltanto dopo la morte del fratello Goffredo (1111-1144), e da Segelgarda (morta nel 1167), di cui si ignora la famiglia benché ella abbia esercitato per parecchio tempo la tutela della figlia minorenne e il governo della contea dopo la morte del marito.
In base ad un'indicazione equivoca di Ugo Falcando, nella letteratura più antica C. è sempre stata identificata con la "filia regis Rogerii spuria, que Hugonis comitis Mollisini uxor fuerat", che intorno al 1160 viveva a Palermo, corteggiata da Matteo Bonello. L'identificazione sembrava tanto più verosimile perché Ugo Falcando e Romualdo da Salerno riferiscono anche che nello stesso anno i baroni calabresi, proprio con la promessa di un suo matrimonio con "Clemencia comitissa Catanzarii", riuscirono a convincere Matteo Bonello a partecipare alla congiura contro Maione di Bari, suo protettore fino a quel momento. Non era però stato considerato che Maione aveva osteggiato i progetti di matrimonio del Bonello con la figlia di Ruggero soltanto perché al Bonello egli voleva dare in isposa la propria figlia e che la contessa di Catanzaro era la naturale alleata dei baroni calabresi in rivolta. Evelyn Jamison poté provare che la figlia di Ruggero si chiamava Adelaide, era la vedova del conte Ugo di Molise, morto intorno al 1154, e viveva ancora nel 1206, sgomberando così il terreno da ogni equivoco. Tutte le considerazioni devono quindi partire dalla premessa che C. deteneva la contea di Catanzaro in base a un qualche titolo ereditario e che doveva quindi discendere dalla famiglia dei signori di Catanzaro ricordata a partire dal 1088, un ramo collaterale della nobile famiglia normanna dei Loritello imparentata con la futura dinastia reale, di cui furono capostipiti Rao (Radulfo) di Loritello (morto prima del 1111) e sua moglie Berta (morta dopo il 1145).
C. sembra aver passato la giovinezza soprattutto nella sede calabrese della contea detenuta dalla sua famiglia, che aveva anche feudi in Puglia, a Deliceto e a Montilari presso Bovino. Come erede della contea di Catanzaro acquistò peso politico nel 1160, quando la nobiltà calabrese guidata da Ruggero di Martirano si associò alla fronda contro Maione di Bari, conquistando alla congiura, di cui l'ammiraglio rimase vittima nel novembre del 1160, Matteo Bonello con la prospettiva di un matrimonio con C. e dell'ascesa alla nobiltà comitale del Regno. Il matrimonio non si realizzò, perché Matteo Bonello, dopo iniziali successi, nel 1161 sparì nell'oscurità di un carcere palermitano, ma C. decise di rimanere fedele alla linea politica che aveva determinato l'accordo matrimoniale. Mentre il conte Roberto di Loritello e Conversano e la maggioranza degli altri conti si sollevarono contro Guglielmo I nelle province settentrionali del Regno, C. si mise alla testa della rivolta in Calabria e nel 1161 si asserragliò con la madre e un grande numero di cavalieri a, Taverna per bloccare l'avanzata del re in Terraferma. Guglielmo I accettò la sfida, assediò C. a Taverna, conquistando la piazzaforte già al secondo assalto. C. cadde nelle mani del re, come sua madre Segelgarda e gli zii Alferio e Tommaso. Ma la sua sorte fu diversa da quella subita dai parenti maschi che furono giustiziati. C. e Segelgarda furono portate prima a Messina, poi a Palermo in prigione.
Ma alcuni anni più tardi C. fu graziata dal re e riottenne la sua libertà. A quanto pare ancora al tempo di Guglielmo I sposò il nobile Ugo Lupinus, che era stato mandato dal re in Calabria come magister iustitiarius et magister comestabulus e che in virtù del suo matrimonio con C. diventò conte di Catanzaro e uno dei più grandi feudatari della Calabria. Nel 1167 C. accompagnò la madre in Puglia dove questa, poco prima di morire, fondò la chiesa di S. Cristoforo a Deliceto. Dopo il 1166, al tempo della reggenza della regina Margherita, Ugo Lupinus si era schierato dalla parte del nuovo cancelliere Stefano di Perche, per cui dopo la caduta in disgrazia di questo, nell'estate del 1168, la posizione a corte di Ugo e di C. era in grandissimo pericolo. Il partito vincente rinunciò però a bandire Ugo dalla corte: egli infatti ancora nel 1177 compare tra i testimoni, tutti dell'alta nobiltà, del diploma che stabiliva il dovario della nuova regina Giovanna. Non gli furono però più affidati altri incarichi.
Tra il 1171 e il 1181, probabilmente nel 1179, C., nella sua qualità di contessa di Catanzaro, si rivolse ad Alessandro III per ottenere la protezione pontificia per l'ospedale di S. Tommaso a Buonalbergo presso Ariano, fondato da Berardo di Pietrabbondante, un nobile abruzzese presente in Calabria già nel 1158. Non si hanno altre notizie sul suo conto.
Dal suo matrimonio con Ugo Lupinus nacquero due figli: Ugo (II) e Giordano, infeudati intorno al 1190 da re Tancredi delle contee di Conversano e di Bovino, ma che dopo il 1197 non sono più ricordati dalle fonti. Si può presumere che siano caduti vittime della grande congiura nobiliare di quell'anno contro l'imperatore Enrico VI.
Fonti e Bibl.: Annales Ceccanenses, in Mon. Germ. Hist., Scriptores, a cura di G. H. Pertz, XIX, Hannoverae 1866, p. 285; U. Falcando, La historia o Liber de regno Sicilie..., a cura di G.B. Siragusa, Roma 1897, cap. 13, pp. 32, 35, 37; cap. 23, pp. 75, 77; C. A. Garufi, I docum. ined. dell'epoca normanna in Sicilia, in Docum. per servire alla storia di Sicilia, s. 1, XVIII, Palermo 1899, pp. 96 s. n. 42; Chronicon Romualdi Salernitani, in Rer. Ital. Script., 2 ed., VII, 2, a cura di C.A. Garufi, p. 245; P. Kehr, Papsturkunden in Sizilien, in Nachrichten von der Gesellschaft der Wissenschaften zu Göttingen, phil. hist. Kl., 1899, pp. 322 s. n. 16; Italia Pontificia, IX, a cura di W. Holtzmann, Berlin 1962, p. 139 n. 1; F. Chalandon, Histoire de la domination normande en Italie et en Sicile, II, Paris 1907, pp. 269, 284, 286; E. Rogadeo, L'ultimo conte normanno di Conversano, in Rassegna pugliese, XXIX (1912), pp. 176 s.; G.B. Siragusa, Il regno di Guglielmo I in Sicilia, Firenze 1929, pp. 165 s., 169, 203, 214; E. Jamison, Note e docum. per la storia deiconti normanni di Catanzaro, in Arch. stor. per la Calabria e la Lucania, I (1931), pp. 451-463; Id., I conti di Molise e di Marsia nei secoli XII e XIII, in Atti e memorie del Convegno storico abruzzese-molisano,25-29 marzo 1931, I, Casalbordino 1933, pp. 89-91; A. Sanfelice di Monforte, La "contessa di Catanzaro", dei tempi normanni, in Arch. stor. per la Calabria e la Lucania, XIX (1950), pp. 35-39; E. Jamison, Admiral Eugenius of Sicily, London 1957, pp. 88, 159; T. De Luca, La contessa di Catanzaro(1160-1162), in Almanacco calabrese, VII (1957), pp. 57 ss.