Cleobulo
. Nacque a Lindo, nell'isola di Rodi. Diogene Laerzio (I 89-93) lo dice figlio di Evagora, che faceva risalire la sua stirpe sino a Ercole, e padre di Cleobulina. È annoverato come uno dei sette sapienti già in Platone, che (Protagora 343a) accenna alla leggenda come a un fatto già universalmente noto, e poi in quasi tutte le fonti successive. Com'è noto, tale leggenda andò soggetta a modificazioni e alterazioni, riguardanti talora gli stessi nomi, tanto che dalle liste delle varie fonti si può ricavare un elenco di ventidue sapienti, ma si conservò sostanzialmente immutata attraverso i peripatetici, Plutarco, Diogene Laerzio, Ausonio, s. Agostino, sino al Medioevo e dopo.
Di C. non sappiamo molto. Gli si attribuisce una raccolta di poesie e indovinelli assai noti nell'antichità (tremila versi in tutto). Fu famoso per sagacia e abilità politica. Diogene Laerzio (I 93) cita, tra l'altro, anche una lettera di C. a Solone, che è tarda e sicuramente spuria.
D. ricorda C. come quarto dei sette sapienti in Cv III XI 4, dove riprende e svolge più diffusamente l'episodio appena accennato alla fine del secondo trattato per illustrare l'origine e il significato del termine ‛ filosofia '. Egli però cade in errore, per " fretta o poca attenzione di memoria o lettura ", come hanno osservato G. Busnelli e G. Vandelli, indicando come quinto Lindio (al posto di Talete), che designa invece la patria di Cleobulo, così come subito dopo indicherà settimo Prieneo (al posto di Pittaco), che designa invece la patria di Biante. Sua fonte è s. Agostino (Civ. XVIII 25).
Bibl. - Per le sentenze: H. Diels-W. Kranz, Fragmente der Vorsokratiker, Berlino 19345, I 63; sugl'indovinelli attribuiti a Cleobulo: U. Von Wilamowitz, Die Textgeschichte der griechische Lyriker, in " Abhandlungen der Gesellschaft der Wissenschaften zu Göttingen " n.s. IV (1900-01) 40 n. 3; per le fonti latine che menzionano C., v. I. Perin, Onomasticon totius latinitatis, sub v.; per il periodo medievale: Vincenzo Di Beauvais, Speculum histor. II 119; infine P. Renucci, D. disciple et juge du monde grécolatin, Parigi 1954, 262 ss. (che considera il passo dantesco alla luce di s. Agostino Civ. XVIII 25).