CLEPTOMANIA (dal gr. κλέπτω "rubo" e μανία "mania")
Tendenza morbosa al furto. Sotto questa denominazione sono accomunati casi profondamente diversi per la loro genesi psicologica e per il loro valore clinico. Assai più frequenti sono le forme demenziali. Nella demenza senile la cleptomania si può presentare come uno tra i primi siutomi, come segno di decadenza intellettuale ed etica: si tratta di piccoli furti di denaro, d'oggetti domestici, d'alimenti, per avidità istintiva liberatasi da ogni freno inibitore, o per delirio di miseria. Nella paralisi progressiva è l'effetto d'una inconsideratezza che rasenta l'incoscienza: il malato s'impadronisce degli oggetti che gli piacciono senza riflessione, senza destrezza, palesemente; si tratta quasi sempre d'oggetti di minimo valore.
I maniaci rubano senza premeditazione, con la spavalderia del conquistatore piuttosto che con l'astuzia del ladro, o con l'idea di fare uno scherzo, o spensieratamente, per levarsi una voglia. Tra le isteriche si reclutano le ladre abituali dei grandi magazzini: esse rubano sotto l'impulso d'una bramosia irrefrenabile, ma con abilità, mettendo in opera accortamente gli espedienti più ingegnosi e più sicuri per nascondere la refurtiva. Molto raro è il furto per cleptomani a ossessiva che il malato compie contro il proprio desiderio e il proprio volere, soggiogato da un'idea incoercibile, che suscita ripugnanza e timore, ma riesce a imporsi perché soltanto obbedendo a essa ne può vincere l'insistenza tormentosa. Pure sotto l'impero d'una bramosia che diventa ossessionante e tormentosa avvengono i furti per opera di certi collezionisti frenetici.