EASTWOOD, Clint
Regista e attore cinematografico statunitense, nato a San Francisco il 31 maggio 1930. Dopo decenni di attività attoriale, recitando principalmente in ruoli da duro individualista, E. si è dedicato progressivamente alla regia: nel 1994 il film da lui diretto, prodotto e interpretato, Unforgiven (1992; Gli spietati), western dall’atmosfera cupa, ha ottenuto ben quattro premi Oscar, tra cui quelli per il miglior film e la miglior regia. Nel 2000 gli è stato conferito il Leone d’oro alla carriera alla Mostra del cinema di Venezia. Negli ultimi anni si è affermato come regista dallo stile classico, in grado di mettere in scena personaggi sempre più complessi, conquistando nuovamente l’Oscar nel 2005 per il miglior film e la miglior regia con Million dollar baby (2004).
Esordiente come attore negli anni Cinquanta, E. conseguì il successo alla metà degli anni Sessanta come protagonista dei western di Sergio Leone e, nel decennio successivo, come interprete di film polizieschi, in particolare la serie dell’ispettore Callaghan. Già in questo periodo, tuttavia, l’attore aveva cominciato a cimentarsi nella regia dei film da lui interpretati, e nel corso degli anni Ottanta intensificò quest’attività. Nel decennio successivo si allontanò progressivamente dal personaggio dell’eroe spesso apparentemente insensibile per dare spazio, sia nella recitazione sia nella regia, a ruoli più ricchi di sfumature.
Dopo aver diretto e interpretato Blood work (2002; Debito di sangue), nel ruolo di un agente dell’FBI che subisce un trapianto di cuore, nel 2003 E. si è dedicato alla sola regia con Mystic river, riuscito thriller dalle atmosfere tenebrose per il quale Sean Penn e Tim Robbins hanno ottenuto l’Oscar, rispettivamente come miglior attore protagonista e non protagonista. Ma sarebbe stato l’anno successivo a vederlo riconosciuto come uno dei più significativi cineasti dei primi anni Duemila, con Million dollar baby: l’incontro tra una giovane donna che aspira a divenire campionessa di pugilato (Hilary Swank) e un allenatore solitario e ormai anziano (lo stesso E.), che sviluppa per lei un affetto paterno, viene descritto nella sua complessità, con uno stile rigoroso.
Negli anni successivi la sua attività registica ha mantenuto ritmi molto sostenuti: nel 2006 sono usciti due film per la sua regia, entrambi incentrati sulla battaglia di Iwo Jima avvenuta durante la Seconda guerra mondiale. Il primo, Flags of our fathers, adotta il punto di vista dei marines americani, il secondo, Letters from Iwo Jima (Lettere da Iwo Jima), quello speculare dei soldati giapponesi. Nel 2008, con Changeling, E. ha abbandonato temi epici e ricostruzioni corali per raccontare la vicenda, realmente avvenuta alla fine degli anni Venti, di una donna (interpretata da Angelina Jolie) dichiarata folle a causa del suo rifiuto di riconoscere il figlio scomparso in un bambino a lei estraneo. Nello stesso anno è tornato a recitare nel film da lui anche diretto Gran Torino, incentrato sulla figura di un uomo anziano e astioso, reduce della guerra di Corea, che si lascia toccare dall’incontro con un giovane asiatico fino a provare per lui sentimenti quasi paterni. Nel 2009 con Invictus (Invictus - L’invincibile) ha raccontato il Sudafrica poco dopo l’insediamento di Nelson Mandela, attraverso le vicende della nazionale di rugby, mentre l’anno successivo, con Hereafter, ha affrontato il tema della morte e dell’aldilà seguendo tre storie parallele, una delle quali interpretata da Matt Damon, fortemente voluto da E. e già attore protagonista del film precedente.
Dall’inizio degli anni Dieci del Duemila E. ha realizzato tre film biografici, confermando le sue capacità narrative e il suo stile classico e lineare: J. Edgar (2011), sulla controversa figura del direttore dell’FBI J. Edgar Hoover, impersonato da Leonardo DiCaprio; Jersey boys (2014), trasposizione di un musical sul cantante italoamericano Frankie Valli e il suo gruppo musicale The four seasons; e American sniper (2014), basato sull’autobiografia di Chris Kyle, cecchino statunitense che ha ucciso più di 160 uomini durante le sue quattro missioni in ῾Irāq.
Bibliografia: A. Castellano, I film di Clint Eastwood, Roma 2010; A. Piccardi, Clint Eastwood. Un cinema che ci riguarda, Recco 2012; Clint Eastwood, a cura di A. Canadè, A. Cervini, Cosenza 2012.