Eastwood, Clint
Attore, regista e produttore cinematografico statunitense, nato a San Francisco il 31 maggio 1930. Inizialmente tacciato di scarse possibilità espressive, nel corso degli anni ha maturato uno stile recitativo sobrio e intenso e notevoli qualità registiche, imponendosi come uno dei maggiori attori e registi statunitensi. L'identificazione con i ruoli interpretati contraddistingue la prima fase della sua carriera, in cui, spesso come eroe duro, solitario e individualista, è divenuto un simbolo del cinema d'azione. Criticato negli anni Settanta per il tratto violento dei suoi personaggi, e probabilmente insoddisfatto della unilateralità di certi ruoli, si è poi orientato verso scelte più personali, caratterizzate da temi problematici e personaggi complessi, non di rado tormentati. Ciò gli ha consentito di modificare la sua immagine di attore e regista attivo solo in generi minori, dimostrandosi molto più che un semplice esecutore, per quanto dotato, di opere di puro intrattenimento, e di definire un suo stile. Nel 1993 il suo western Unforgiven (1992; Gli spietati) ha ottenuto nove nominations agli Academy Awards, ricevendo quattro premi Oscar (tra cui migliore regia e miglior film). Il film era stato significativamente dedicato da E. a Sergio Leone e Don Siegel, i registi che lo avevano diretto nei suoi primi lavori e che sono stati i suoi maestri di regia. Interprete di oltre quaranta film e regista di più di venti, nel 2000 gli è stato conferito il Leone d'oro alla carriera alla Mostra del cinema di Venezia.
Dopo l'infanzia al seguito della famiglia, costretta a frequenti spostamenti alla ricerca di quella stabilità economica minata dagli anni della Depressione, si diplomò alla Technical High School di Oakland (California). Prestato il servizio militare in Corea (1951), al suo ritorno si stabilì a Los Angeles, dove frequentò alcuni corsi di recitazione (1951-1954) e approfondì la sua preparazione grazie a un contratto presso la Universal Pictures (1954-55). Ricoprì quindi alcuni ruoli secondari in mediocri produzioni televisive e in film a basso costo prima di ottenere un ruolo da coprotagonista nel serial televisivo western Rawhide (Gli uomini della prateria). Notato da Leone, fu scritturato dal regista italiano per il ruolo di protagonista di Per un pugno di dollari (1964), film che, sia per lo stile innovativo di Leone sia per il personaggio che E. vi interpreta ‒ un antieroe cinico, imperturbabile e laconico, ma con un singolare senso di giustizia, molto diverso dai personaggi dei western classici ‒ riportò un successo sorprendente in Italia e in Europa. Fu in seguito l'interprete dei due successivi western di Leone, Per qualche dollaro in più (1965) e Il buono, il brutto, il cattivo (1966). Conclusa la collaborazione con il regista italiano, tornò negli Stati Uniti (1967), dove, per mantenere una propria autonomia nella scelta dei film, fondò una propria società di produzione, la Malpaso. La prima opera da lui prodotta e interpretata negli Stati Uniti fu il western Hang'em high (1968; Impiccalo più in alto) di Ted Post, storia di un ex sceriffo ingiustamente sottoposto a sommaria impiccagione e che, rimasto fortunosamente in vita, cerca di assicurare alla giustizia i suoi linciatori, entrando in conflitto con un giudice che abusa della legge. Con questo film E. si liberò del cinismo dell'"uomo senza nome" (the man with no name, come era stato ribattezzato negli Stati Uniti il personaggio dei film di Leone), fornendo una visione problematica di una tipica situazione del western classico, del quale evitò le semplificazioni etiche e la rassicurante, quando non falsa, retorica sul trionfo della giustizia. Subito dopo iniziò la collaborazione con Siegel, che lo diresse in Coogan's bluff (1968; L'uomo dalla cravatta di cuoio), il suo primo film d'azione, che, con la sua storia dello sceriffo dai modi rudi in missione a New York, segnò il provvisorio congedo di E. dal western. Dopo il musical Paint your wagon (1969; La ballata della città senza nome) di Joshua Logan e due film bellici d'azione diretti da Brian G. Hutton (Where eagles dare, 1968, Dove osano le aquile, e Kelly's heroes, 1970, I guerrieri), produsse e interpretò, con la regia di Siegel, il western Two mules for sister Sara (1970; Gli avvoltoi hanno fame) e, soprattutto, The beguiled (1971; La notte brava del soldato Jonathan), un tetro dramma ambientato in un collegio femminile durante la guerra di Secessione, nel quale dimostrò la sua versatilità nell'ambiguo ruolo di un soldato ferito che, cercando di approfittarsi delle sue salvatrici, ne diventa la vittima. Subito dopo esordì nella regia con Play misty for me (1971; Brivido nella notte), un originale thriller imperniato sulla persecuzione di un disc jockey (interpretato dallo stesso E.) da parte di una psicopatica innamorata. Per la quarta volta con la regia di Siegel, interpretò quindi il poliziesco Dirty Harry (1971; Ispettore Callaghan: il caso Scorpio è tuo), che lo consacrò come star, anche se i modi sbrigativi e non ortodossi dell'ispettore gli valsero l'accusa di rappresentare un'ideologia reazionaria. L'enorme successo del film diede origine a una lunga serie sull'ispettore Callaghan, che E. interpretò in ben altri quattro episodi, chiudendola nel 1988 con lo stanco The dead pool (Scommessa con la morte) di Buddy Van Horn. Nei primi anni Settanta diresse, senza interpretarlo, Breezy (1973), storia d'amore tra un uomo maturo (William Holden) e una ragazza, e interpretò il film on the road, che segnò l'esordio nella regia di Michael Cimino, Thunderbolt and lightfoot (1974; Una calibro 20 per lo specialista). I lavori migliori di E. in quegli anni sono i due western che produsse, diresse e interpretò e il quinto film realizzato con la regia di Siegel. Con High plains drifter (1973; Lo straniero senza nome) E. dirigeva per la prima volta sé stesso in un western: per gli oscuri moventi del suo personaggio, rivelati progressivamente mediante l'uso del flashback, per una certa lentezza descrittiva e narrativa e per l'assenza di manicheismo, il film appare influenzato dal cinema di Leone, ma testimonia anche l'approccio eastwoodiano al genere, pessimistico, cupo e ben poco consolatorio. Ancor più interessante si rivelò l'altro western, The outlaw Josey Wales (1976; Il texano dagli occhi di ghiaccio), dove le influenze leoniane si diradano a favore di una regia più classica e dove viene tratteggiata un'evoluzione etica del personaggio, un contadino cui è stata massacrata la famiglia e che, alla ricerca della vendetta, scopre i valori della solidarietà e il senso della comunità attraverso il rapporto con diseredati che vedono in lui il loro difensore. Nel 1979 ‒ dopo un'incursione nella commedia farsesca, Every which way but loose (1978; Filo da torcere) di James Fargo ‒ fu l'interprete di un film di Siegel, l'essenziale Escape from Alcatraz (Fuga da Alcatraz), storia di un'evasione dal celebre carcere. Dal 1980 sono ben pochi i film di cui E. non sia stato anche regista. Tra le sue regie vanno segnalate quelle di Bronco Billy (1980), in cui interpreta un patetico personaggio legato agli anacronistici valori del vecchio West, che cerca di far rivivere in improbabili spettacoli; e quelle di Honkytonk man (1982), dove è un malinconico cantautore country fallito, ammalato e in cerca di un'ultima occasione di notorietà. Dopo un'interessante prova nell'avventura fantascientifica (Firefox, 1982, Firefox ‒ Volpe di fuoco), fu il protagonista di Tightrope (1984; Corda tesa) di Richard Tuggle, un noir che gli offrì la possibilità di dar vita a un poliziotto dalla personalità ambigua, oscura e macerata, mentre il suo terzo western da regista, Pale rider (1985; Il cavaliere pallido), si rivelò non più di una rivisitazione dallo stile leoniano del capolavoro di George Stevens Shane (1953). Di particolare vitalità fu il successivo Heartbreak ridge (1986; Gunny), in cui impersona un militare vittima della propria ideologia maschilista e fallito sul piano privato. Appassionato di jazz, nel 1988 diresse, senza interpretarlo, Bird, che racconta l'ultimo periodo della vita del grande sassofonista Charlie Parker: un'opera malinconica e claustrofobica che, in un continuo andirivieni di flashback, presenta più le caratteristiche del cinema della memoria che quelle di una tradizionale biografia hollywoodiana. In seguito, dopo aver diretto e interpretato White hunter, black heart (1990; Cacciatore bianco, cuore nero), in cui prendeva le distanze da certo avventurismo pseudoeroico fine a sé stesso, produsse, diresse e interpretò il suo quarto western, Unforgiven, premiato con l'Oscar e considerato unanimemente il suo capolavoro. Il film, con le sue ambientazioni notturne e piovose, accentua l'atmosfera cupa dei precedenti western di E., e, con i suoi tragici personaggi vittime dell'avidità, dell'autoinganno e dei propri conflitti etici, ma incapaci di sottrarsi a un destino di violenza, fornisce notevoli considerazioni metalingui-stiche sul genere, volte a smitizzare le celebrazioni hollywoodiane dell'epoca del West, ma anche a scardinare le convenzioni cinematografiche sul modo di rappresentare il bene e il male. Tra le opere successive dirette da E. sono da ricordare A perfect world (1993; Un mondo perfetto) e The bridges of Madison County (1995; I ponti di Madison County). Il primo, la tragica storia di un evaso (Kevin Costner) che nella sua fuga porta con sé un bambino come ostaggio, si segnala per la capacità con cui l'E. regista, attratto dalla commistione di bene e male, delinea il rapporto paterno che l'evaso instaura con il bambino. L'altra opera, forse la più atipica di E., è una breve e impossibile storia d'amore tra due perdenti (una donna sposata, temporaneamente sola in casa, interpretata da Meryl Streep, e un fotografo, lo stesso E., che si incontrano per caso), raccontata con asciuttezza, senza indulgere a facili sentimentalismi. Dopo il notevole Absolute power (1997; Potere assoluto), E. ha diretto, senza interpretarlo, il raffinato Midnight in the garden of good and evil (1997; Mezzanotte nel giardino del bene e del male): tratto dalla ricostruzione di John Berendt di un episodio reale, il film ‒ la storia di un omicidio in una relazione omosessuale ‒ esplora la complessa psicologia di un personaggio ambiguo sullo sfondo di un ambiente vittima delle convenzioni e intriso di super-stizioni. True crime (1999; Fino a prova contraria), Space cowboys (2000) e Blood work (2002; Debito di sangue), dove compare di nuovo come protagonista, costituiscono mature riflessioni sulla ricerca di un'autentica giustizia, sulla vecchiaia, sui rimpianti che questa porta con sé, sul riscatto morale e su tutto ciò che una volontà non domata può ancora ottenere.
S.M. Kaminsky, Clint Eastwood, New York 1974.
Ph. J.-P. Ferraris, Clint Eastwood, Paris 1980.
I. Johnstone, The man with no name: Clint Eastwood, London 1981.
Ch. Dureau, Clint Eastwood, Paris 1985.
Il cinema di Clint Eastwood, a cura di P. Detassis, P. Romano, Verona 1986.
Ch. Frayling, Clint Eastwood, London 1992.
M. Munn, Clint Eastwood: Hollywood's loner, London 1992.
A. Pezzotta, Clint Eastwood, Milano 1994.
B. McCabe, Clint Eastwood, Avenel (NJ) 1996 (trad. it. Roma 2000).
R. Schickel, Clint Eastwood: a biography, New York 1996 (trad. it. Milano 1999).
Clint Eastwood, a cura di L. Barisone, G. D'Agnolo Vallan, Milano 2000.