CLITUNNO (lat. Clitumnus)
Fiume dell'Umbria, che nasce presso il villaggio di Campello sul Clitunno in località Le Vene, a 19 Km. da Spoleto, da alcune celebri e ricche sorgenti che formano un laghetto di acqua limpidissima e fresca, chiuso tra rive verdeggianti di erbe alte e folte, di pioppi e di salici piangenti. Il fiume corre parallelo al Maroggia (affluente del Topino-Chiascio-Tevere), a 200-300 m. di distanza, fino alla località l'Occhio, dove si divide in due rami. Quello di sinistra, con ⅓ della portata, sottopassa il Maroggia (che in questo tratto ha il nome di Teverone), e vi sbocca 5 km. a valle. Quello di destra, con ⅔ della portata, sbocca nel Maroggia (che in questo tratto prende il nome di Timia) presso Bevagna. Il Clitunno ha una portata quasi costante di 1,2 mc. al m. Le sue acque servono ad azionare cinque mulini e, in piccola parte, per irrigazione.
Il Clitunno era nell'antichità fatto segno di culto speciale da parte delle popolazioni umbre, che ad esso, al fiume cioè personificato e divinizzato, dedicarono un tempio e un bosco. Al tempio era annesso un oracolo che prediceva l'avvenire. Il tempietto di stile classico che oggi si ammira presso le sorgenti del Clitunno è un sacello cristiano (indicato come tale dal simbolismo dei rilievi decorativi), costruito non prima del sec. IV, con gli avanzi architettonici di qualche prossimo monumento sepolcrale. La fama del luogo, descritto da Plinio il Giovane (Epist., VIII, 8) e cantato da antichi e recenti poeti, da Properzio, da Virgilio e Claudiano a Byron, è stata rinverdita dall'ode del Carducci, Alle fonti del Clitunno.
Bibl.: Ch. Hülsen, in Pauly-Wissowa, Real-Encycl., IV, col. 57; G. B. De Rossi, Del tempietto sulle rive del Clitunno conservato al culto cristiano, in Bull. d'arch. crist., II (1871), p. 143 segg.; H. Grisar, Il tempio di Clitunno e la chiesa spoletina di S. Salvatore, in N. Bull. d'arch. crist., I (1895), p. 313 seg.; Pila-Carocci, Sul tempio e fiume Clitunno, Roma 1895.