CLONO (dal gr. κλόνος "scossa")
Si chiama così, in neuropatologia, la serie di contrazioni successive d'un muscolo eccitato con la distensione. È espressione d'una spiccata esagerazione dei riflessi tendinei e indica, nella maggioranza dei casi, una lesione delle vie piramidali. Si può ottenere al piede, alla rotula e più raramente alla mandibola. Negli stati convulsivi si parla di scosse cloniche in opposizione alle scosse toniche (v. convulsione).
Il clono del piede si provoca imprimendo al piede stesso, a gamba semiflessa e sostenuta dalla mano dell'osservatore, un brusco movimento d'estensione, continuando poi, per tutta la durata dell'esperienza, a esercitare con le dita una modica pressione sulla superficie plantare. Per provocare il clono della rotula si fa assumere al paziente il decubito dorsale, quindi si applicano i polpastrelli del pollice e dell'indice della mano destra sul contorno superiore della rotula e, con movimento brusco, si sospinge questa in basso. Insorgeranno così delle contrazioni ritmiche del muscolo quadricipite femorale che potranno durare anche un tempo lunghissimo, a patto che non si stacchino mai le dita dalla rotula e che si continui a esercitare su questa una pressione moderata in basso. Per provocare il clono della mano si pone l'avambraccio in pronazione e semiflessione sul braccio, sostenendolo al polso con la mano sinistra, quindi con la destra s'imprime alla mano un brusco movimento d'estensione, senza abbandonarla. Per provocare, infine, il clono della mandibola basta talora il semplice abbassamento passivo di questa.